ET PROCIDENS ADORAVIT EOS – L’UMILIAZIONE DEL VICARIO DI CRISTO E L’UMILTÀ DI BERGOGLIO
Lo scorso 11 Aprile abbiamo assistito all’oltraggiosa, ennesima umiliazione del Vicario di Cristo, genuflesso dinanzi ad alcune personalità civili, prostrato a baciar loro i piedi (qui). L’indecoroso evento si è svolto alla Domus Sanctae Marthæ, dopo la conclusione di un cosiddetto ritiro spirituale in cui i leader politici e religiosi del Sudan si sono riuniti per invocare la pace. Con quella proskynesis innaturale, il Satrapo di Santa Marta si conferma un consumato attore, ma anche un irrimediabile ipocrita, per il quale la somma dignità e la sacralità della persona del Romano Pontefice possono essere offese, pur di metter in mostra un’umiltà d’accatto tanto stucchevole quanto artefatta. Il Vicario di Cristo è così messo in ombra dall’ingombrante Argentino: la Chiesa di Cristo è eclissata dalla chiesa di Francesco. Il Papato è oggetto di un abuso, di una violenza che scredita la più alta carica spirituale esistente al mondo, ad opera di chi dovrebbe invece esercitarla cum timore et tremore.
L’unico aspetto positivo di questo Pontificato consiste nell’aver svelato, estremizzandola in Bergoglio, la vera natura del Concilio. Vien da chiedersi se quella frase che riecheggiò quattro anni fa nella camera lacrimatoria della Sistina – «Sono finite le carnevalate» – non si riferisse tanto all’eclissi delle cerimonie e del vestiario papale tornati momentaneamente in auge sotto Benedetto XVI, quanto piuttosto al fatto che il nuovo corso sudamericano avrebbe lasciato definitivamente cadere la maschera sino ad allora indossata per camuffare la colossale frode conciliare. Fino a quel 13 Marzo 2013 – dies nigro notanda lapillo – i Papi avevano mantenuto quel minimo di contegno, che consentisse loro di presentarsi al popolo cristiano ed al mondo come persone degne di rispetto e quindi rivestite di una qualche autorevolezza. Certo, anch’essi – da Roncalli in poi – avevano abbracciato il mondo cercando di mostrare il volto umano della Chiesa, quasi essa fosse stata retta da crudeli tiranni sino al Duodecimo. Il Papa buono: gli altri, tutti cattivi? il Papa del sorriso: gli altri, tutti musoni? Ma, al confronto dell’agghiacciante «Buonasera» di Bergoglio, il Discorso alla Luna di Roncalli dell’11 Ottobre del 1962 suona di un’ingenuità disarmante.
Eccolo dunque, il Papa che ci è stato inflitto in isconto delle colpe della setta conciliare: un protagonista, un commediante di primo livello, che ha saputo reinterpretare la persona Papæ nel senso etimologico del termine latino: la maschera del Papa. Una maschera grottesca, in verità.
Alle vesti che tutti i suoi immediati Predecessori avevano conservato egli ha sostituito un paio di scarpe nere, i pantaloni che si vedono sotto la talare, la borsa da venditore porta a porta. Ai saloni del Palazzo Apostolico ha preferito il design alberghiero della Domus Sanctæ Marthæ, consumando i pasti in un refettorio in stile aziendale anziché nel proprio appartamento. Nei riti, Bergoglio supera il tetro grigiore di Montini, che pure era un esperto di squallore calvinista: non una nota in canto; il broncio e lo sguardo livido anche nei momenti più sacri della celebrazione; e quell’ostentata omissione della genuflessione dinanzi al Santissimo; anche per il Corpus Domini: nel 2014 si fece notare come grande assente, come se avesse voluto deliberatamente eclissare il Divino Presente. Et pour cause: sotto il baldacchino e tra le volute d’incenso, i fedeli adoravano l’Ostia Santa e non lui, così ha dato forfait, lasciando sdegnosamente la scena per andare a cena da un cerimoniere ora giubilato.
Se non ci trovassimo a contemplare con i nostri occhi queste scene racapriccianti; se non vedessimo accadere realmente tutto ciò, potremmo pensare che azioni del genere possano collocarsi negli ultimi giorni del regno dell’Anticristo. Se vedessimo un video di Bergoglio senza sapere ch’egli è Papa, e ci dicessero che si tratta di un film, saremmo indotti a ritenere che il regista abbia voluto rappresentare – in quell’atteggiamento che traspare dallo sguardo, dalla voce, dalla postura – quella ripugnanza che prova di fronte a Dio chi si sente irriducibilmente vinto da Lui: come l’espressione di sconfitto raccapriccio che assumono le sembianze di un posseduto dal Maligno, prima che questo lo abbandoni per ordine dell’esorcista. Ma non è un film, purtroppo. Questi eventi sono parte di una cruda e tremenda realtà, costituita essenzialmente da uno spirito di ribaltamento, da una volontà di capovolgimento che reca il marchio del Nemico. E questo ribaltamento, questa rivoluzione, consiste nel sovvertire l’ordine voluto da Dio, attribuendo alla creatura gli onori divini con lo scopo di negarli al Creatore.
In questa farsa diabolica anche i protagonisti occasionali non sono che strumenti, usati per scandalizzare: i poveri, definiti carne di Cristo, in opposizione al vero Corpo di Cristo; i migranti, ontologicamente da accogliere proprio in quanto diversi e spesso nemici, in opposizione al diritto naturale che chiede la difesa della Patria dall’invasore e dal barbaro; gli eretici e gli idolatri, i cui errori vengono indicati come voluti da Dio stesso, fonte di arricchimento e di dialogo, contro la Legge divina che impone la predicazione della Verità e la difesa del gregge dai lupi rapaci; gli scandalosi, i lussuriosi, gli adulteri, i sodomiti, i cui vizi sono additati come debolezze perdonabili in nome di un frainteso concetto di amore che tutto giustifica, quale contraltare della virtù di castità e della verginità, derise come ipocrisie perbeniste e pretesto di fantasie morbose dei confessori: «E si fanno un film nella loro testa. Ma questi hanno bisogno di uno psichiatra», glossava il Nostro in un’intervista scandalosa (qui): ogni volta che Bergoglio si mostra per quello che è, parlando a braccio, si apre un abisso sul quale desta orrore anche solo gettare lo sguardo. Anche il rispetto per il creato, nelle mani dell’Argentino, perde il riferimento trascendente e diventa un facile argomento di affinità con i movimenti ambientalisti à la Greta Thunberg.
Ma poveri, migranti, eretici, adulteri e fornicatori sono solo i personaggi contingenti attraverso i quali Bergoglio vuole legittimare pauperismo, immigrazionismo, ambientalismo, mondialismo, eresia, adulterio e fornicazione; ed allo stesso tempo presenta come superstizione l’adorazione del Corpo di Cristo, condanna la fedeltà alla dottrina, si fa scherno della fedeltà coniugale – «Essere cattolici non significa fare figli come conigli», ha detto (qui) – e della purezza – «I peccati della carne sono i peccati più leggeri» (qui), deride l’amor patrio in nome di un’accoglienza suicida che sta cancellando quel che rimaneva del Cattolicesimo in Europa.
Con questi gesti teatrali Bergoglio offende Dio ed umilia la Santa Chiesa, e lo fa nelle vesti del Vicario di Cristo. I mezzi sono gli stessi, ma privi del loro necessario fine: gesti di scena volti solo a scandalizzare, a ribadire con ostinazione il non serviam luciferino. Una grottesca parodia di cui può essere ispiratore solo la simia Dei.
Questa sovversione ha un lato liturgico ed un lato ideologico, poiché anche la nuova lex orandibergogliana (e conciliare in genere) è espressione di una lex credendi, anzi direi di una lex apostatandi. Ecco allora la genuflessione al carcerato maomettano, ma non al Santissimo Sacramento; ecco la mano sottratta con villania ai fedeli che vorrebbero onorare il Santo Padre, ma il bacio dei piedi dei leader del Sud Sudan; eccolo ancora in ginocchio per farsi imporre lospirito dai neocatecumenali, ma ostinatamente in piedi davanti all’ostensorio. Ecco lo sdegnoso mutismo ai Cardinali dei Dubia, ma le udienze a eretici notori, la porta chiusa per Salvini ma spalancata per politici abortisti e sostenitori dell’agenda omosessualista. Ecco il Vescovo costretto alle dimissioni perché notoriamente conservatore, ma i peggiori corrotti ed eretici lasciati impunemente al loro posto, se non promossi. E l’udienza alla coppia di sodomiti sposati, ma il silenzio sdegnoso sul Family Day. «Davvero, io di politica italiana non ne capisco. Non capisco. Avevo letto sull’Espresso qualcosa di un “Family day”. Non so cosa sia, so che è uno dei tanti “day” che si fanno» (qui).
Questo è il Papa eletto in un conclave su cui grava l’ombra sinistra di ricatti e accordi clandestini ad opera della Mafia di San Gallo, nella quale convergevano Prelati eretici e pervertiti della peggior specie, come il card. Daneels o il suo infame confratello Mc Carrick, entre autres. Chi si ostina a guardare l’aspetto meramente giuridico e canonico del caso Bergoglio può disputare all’infinito sul fatto che un eretico possa esser Papa, se decada o meno dal Papato, se debba esser deposto da un Concilio o dal Sacro Collegio: non risolverà il problema che ormai chiunque ammette, e cioè che sul Soglio siede un individuo che, Papa o antipapa che sia, sta demolendo le ultime vestigia della Chiesa, trasformando l’unica Arca della salvezza in un postribolo ecumenico in cui tutti hanno accoglienza, ad eccezione dei Cattolici.
Lo stesso Ratzinger pare incapace di riconoscere che quella crisi che pure lamenta non sia frutto di un deplorevole equivoco, ma il risultato necessario e coerente di un’operazione astutissima e perversa che ha nel Vaticano II la propria Magna Charta. E in lui stesso uno dei principali artefici, nonostante le timide resipiscenze postume. [….]
Resipiscenze che – come sottolinea con vastissima documentazione e dotta analisi il prof. Radaelli (qui) – non hanno mai riguardato le sue proposizioni gravemente ereticali contenute inIntroduzione al Cristianesimo, nemmeno nel suo ruolo di custode dell’ortodossia prima come Prefetto del Sant’Uffizio e poi come Romano Pontefice.