Berlusconi ha pagato 13 olgettine fino a pochi mesi fa’, dicono i giornali. La magistratura riapre il fascicolo. Benchè senza alcuna simpatia per questo imbecille, non posso far a meno di notare la coincidenza di questa scoperta degli inquirenti milanesi con la scalata di Bolloré a Mediaset. Nei momenti cruciali per il saccheggiatore globale, si può sempre far conto sulla magistratura nostrana.
Qualche curiosità su Vincent Bolloré, questo capitano d’industria che si è fatto le ossa nella Compagnie financière Edmond de Rothschild, ed oggi è maggiore azionista di Havas, sesto gruppo mondiale di telecomunicazioni, primo azionista di Vivendi, secondo azionista di Mediobanca, padrone di fatto di Telecom Italia, ora scalatore delle residuali ricchezze del Berlusconi.
Una puntuta biografia di Le Point, risalente al 2003, lo dice “capace del peggio e del meglio” e “fervente cattolico” perché, dice lui, “amo questa religione perché ci si può far perdonare” .
Cattolico certo. Ma con una nonna materna di nome Nicole Goldschmidt: donna di gran carattere “che ha contato molto per lui, fino a farlo dubitare della sua propria identità” (sic). Sposata all’industriale cartario Henry Follot, nonna Goldschmidt (1899- 1993) si mise immediatamente dalla parte di De Gaulle; lo seguì nel “governo” in esilio a Londra, entrò nella resistenza e divenne una colonna dei servizi di spionaggio del Generale. Dopo la guerra, sotto la copertura di dama della Croce Rossa, ha continuato “una lunga carriera di agente segreto in seno ai servizi operativi dello Sdece, specialmente assicurando i collegamenti del servizio con i suoi omologhi israeliani”.
Un collegamento molto efficiente. Secondo il sito Panamza, nonna Goldschmidt era anche assistente di Henry Fille-Lambie, il direttore del “service-action” (assassinii di stato) collaterale al controspionaggio. E con questo sinistro personaggio ha partecipato alla formazione del gruppo clandestino “Battaglione 55” dell’Haganah, illustratosi in massacri-attentato contro i britannici nel 1947.
Nonna Nicole era, ovviamente amica di Edmund De Rotschild (il ramo francese della dinastia) e anche di Anthoine Bernheim: personaggio ragguardevole anche questo. Noto in Italia a malapena come padrone di fatto delle Generali di Trieste (fondata da Morpurgo) attraverso un pacchetto di controllo sottratto a tutti gli sguardi (la finanziaria Euralux di Lussemburgo), Bernheim è stato uno dei pilastri della banca d’affari Lazard francese – in cui entrò su raccomandazione di André Meyer, il padrone della Lazard americana, amico di Enrico Cuccia.
Un uomo durissimo, depositario dei segreti dei banchieri “faiseurs de rois” un banchiere spietato, Bernheim, scomparso nel 2012. Con una sola debolezza: per Vincent Bolloré. “Che ragazzo meraviglioso”, disse quando già stava male, sciogliendosi in lacrime: “Sono triste se penso che morirò prima di vederlo compiere la sua avventura industriale”. Da questo indizio, le malelingue sostengono che Vincent sia figlio naturale di Bernheim. Fatto sta che con questo tipo di affetti familiari, non è stato difficile a Bolloré trovare i capitali per la sua avventura.
Edmond De Rotschild, nipote di uno storico finanziatore del sionismo, membro del direttorio del Bilderberg, era l’azionista principale della cartiera di famiglia Bolloré, e datore di lavoro del giovin signore nella banca d’affari Edmund De Rotschild C.ie dal 1976 all’81. Lì divenne direttore aggiunto; lavorava a fianco di Roger Cukierman, altro gran banchiere, oggi presidente del CRIF (Conseil Représentatif des Institutions Juives de France), l’ente che sorveglia e punisce ogni minimo sospetto di “antisemitismo” nel goym d’Oltralpe. Del resto anche il defunto Antoine Bernheim ha avuto per padre Léonce Bernheim “militante sionista vicino a Chaim Weizmann, fondatore e primo presidente di Israele”.
Compagno di giochi infantili di Vincente – abitavano tutti nel lussuoso 16ème – è Olivier Dassault; oggi deputato, uno dei rampolli della famiglia di fabbricanti d’armi, la Dassault, fra cui il caccia Mirage. Non è un bel nome per una famiglia del sistema militare-industriale? “Dassault”, d’assalto…Lo pensò anche il capostipite, Serge Dassault, che prima si chiamava Bloch: nome giudaico non particolarmente marziale, che Serge Bloch (sua madre era un’ebrea lituana) cambiò nell’impetuoso Dassault nel 1946. Non bastò: divenne cattolico, con tutta la famiglia, nel 1950.
Il che non impedisce a figli e nipoti di andare a cena con Netanyahu e finanziare l’estrema destra israeliana. Del resto, i 192 Mirages regalati da Dassault sono quelli che hanno dato la vittoria di Israele e nella Guerra dei Sei Giorni nel 1967: con l’attacco preventivo, a guerra non ancora dichiarata, distruggendo al suolo 286 dei 340 caccia dell’aviazione egiziana, e gli 88 di Siria e Giordania.
Possessori di media
Come dimenticare che Serge Bloch in arte Dassault è anche un ricco magnate dei media? Nel 2004 diventa presidente di SOCPresse, che controlla – guarda caso – il Figaro, il maggior giornale parigino, il settimanale L’Express ed un’altra dozzina di periodici, una squadra di calcio..
Giornalisti del Figaro hanno rivelato come l’editore faccia brutali pressioni sulla redazione esercitando una vera e propria censura. Per esempio nel 2004 impedì ai giornalisti di pubblicare un’intervista cruciale sul cosiddetto “affare delle fregate di Taiwan”, sei fregate della fabbrica francese Thomson-CSF per la marina di Taiwan, per cui furono pagate “commissioni” da mezzo miliardo di dollari, parte delle quali tornate in Francia come “retrocommissioni” : qualcosa che noi chiamiamo “mazzette e tangenti”, e per cui i nostri validi magistrati non mancano mai di incarcerare i vertici di ditte come l’Agusta, Finmeccanica, Eni. In Francia invece – nonostante la vicenda delle tangenti avesse provocato strane morti di personaggi al corrente dei fatti – la magistratura, aperto il fascicolo, l’ha subito richiuso: “secret défense”.
La differenza fra una nazione e una espressione geografica comandata da cosche prone agli interessi stranieri. Verità per Regeni!
Scusate, mi riprendo subito…
Ciò può spiegare perché anche Bolloré sia a capo dell’impero di media Vivendi. Ed anche perché voglia controllare Mediaset: dopotutto, è uno dei pochi gruppi semi-indipendenti rimasti, ed è opportuno e forse persino urgente, essendo il Cav amico di Putin. “secondo me”, mi dice l’amico americano, “è il gruppo Rotschild che non vuole permettere al gruppo Berlusconi, l’unico politicamente quasi indipendente in Italia – di rialzarsi, perché vicino a Putin e Trump lo può considerare amico”.
Vedete che la magistratura serve, in Italia: riapre il fascicolo sulle escort. Che idiota, il Silvio.
“Ma no, cosa vai a pensare”, rispondo al mio amico (fra me penso: che coglione, definitivo, questo Berlusconi: ancora non ha imparato che ti prendono sempre sul tuo punto debole). Nota piuttosto come sia cattolico non solo Bolloré, non solo la famiglia Dassault, ma tutti gli attori della vicenda portano nomi di santo: Nicole, Antoine, Serge, Vincent. Cattolici ma strettamente endogamici. Persino negli adulteri.