Ha ragione Orsini:
A coloro che dicono che l’Italia è moralmente e giuridicamente superiore all’Iran ricordo che, dopo tre settimane, Abedini si trova in carcere senza accuse. Gli Stati Uniti non hanno ancora inviato ai magistrati italiani la documentazione con le prove a carico di Abedini.
I giornalisti che mi attaccano dicendo che le prove contro Abedini sono “precise e circostanziate” affermano il falso. Aggiungo che, quando Abedini è stato arrestato, il governo Meloni ha trattato Abedini come un animale, sbattuto senza accuse nel carcere peggiore di tutti per lui, il carcere di Rossano Calabro, pieno di terroristi sunniti nemici di Abedini, che, invece, è sciita.
Ad Abedini sono stati negati tutti i diritti fondamentali. Non ha potuto parlare con il console, con gli avvocati e con i familiari.
La situazione di Abedini è migliorata soltanto quando il governo Meloni ha saputo che l’Iran aveva iniziato a trattare una nostra connazionale con gli stessi metodi con cui l’Italia stava trattando Abedini.
È falso che, quando Abedini è stato arrestato, abbia avuto la possibilità di parlare con il console e con gli avvocati. Ha potuto parlare con loro soltanto quando l’Iran ha arrestato la giornalista italiana.
Siccome l’Italia trattava Abedini come una bestia, l’Iran ha detto al governo Meloni: “O rispettate i diritti umani di Abedini oppure si mette male”.
Quasi tutto quello che i media italiani vi stanno dicendo sull’Iran, su ciò che l’Iran sta dicendo, facendo e chiedendo, è falso. Il sistema dell’informazione in Italia sulla politica internazionale è completamente corrotto e funziona esattamente come nelle dittature.
La sua funzione, in queste ore, è di demonizzare l’Iran per coprire gli abusi del governo Meloni e della Casa Bianca. Se l’Iran non avesse contrattaccato, Abedini sarebbe ancora trattato in Italia come un terrorista-animale-bestia dimenticato da tutti in un carcere orrendo.
Nella società libera, il dovere etico-professionale dei giornalisti è di essere fedeli alla verità sostanziale dei fatti. La verità sostanziale dei fatti è che l’Italia ha operato come uno Stato terrorista contro Abedini su ordine della Casa Bianca. Non abbiate paura di parlare. Siate sempre fedeli alla verità. Difendete la società libera, lottate per un mondo migliore.
Alessandro Orsini
Ha ragione anche Pino Cabras:
CASO ABEDINI-SALA: LA MORALE A SENSO UNICO DI UN OCCIDENTE IN CRISI DI SOVRANITÀ
Più passano i giorni, più intorno al caso Abedini-Sala si rinfocolano gli atteggiamenti insolenti di politici e giornalisti italiani che hanno interiorizzato passivamente la visione del mondo che hanno i loro padrini neocon, i falchi liberal d’Oltreoceano e i suprematisti del Sionismo Reale. Siccome hanno quelle travi negli occhi, urlano contro le pagliuzze che vedono negli altri popoli.
Nel mio saltellare annoiato fra i diversi programmi di chiacchiere che dilagavano nei vari canali del tabernacolo infernale, ieri sera, vedevo crescere l’intransigenza di questi guerrieri da divano, che volevano intimare all’Iran la liberazione «senza condizioni» di Cecilia Sala. Si è distinto su La 7 l’ex direttore di Repubblica e attuale editorialista del Corriere della sera, Carlo Verdelli, che ha dichiarato che il problema è che l’Iran, dove sta in prigione Sala, «è una dittatura e quindi non garantisce i diritti dei detenuti, mentre noi siamo democrazie e li garantiamo». Verdelli non era collegato dal lager caraibico statunitense di Guantánamo né dalla prigione inglese di Bellmarsh (che ha ospitato per anni in condizioni di tortura Julian Assange) ma da uno studio televisivo, e questo gli bastava per volerci rassicurare e per dare sante lezioni a Teheran. Ma non è l’unico che ora si mette a fare il “ganassa” (direbbero a Milano) o il “barrosu” (diremmo in Sardegna). È tutto un sollevarsi di ditini puntati verso la Persia per dire: “spetta solo a voi fare qual cosa, dunque scarceratela!”
A Teheran, dove da decenni subiscono assedi economici unilaterali (impropriamente dette sanzioni), pressioni terroristiche e intelligence in forma di attentati sul suolo iraniano e sedizioni, campagne di mostrificazione, infiltrazioni di Mossad e CIA, figuriamoci se leggono la vicenda di Cecilia Sala con la stessa lente di Verdelli e di tutti gli altri interventisti nostrani. Dalla loro lente vedono una giornalista che lavora in un quotidiano fondato da uno che ha servito la CIA, un giornale che supera in zelo sionista persino le veline del Mossad e tace in modo miserabile sulle condizioni orribili delle migliaia di detenuti palestinesi o sulla strage di giornalisti a Gaza. Figuriamoci quanto credono alle lacrime italiche sul giornalismo libero e sulle condizioni carcerarie mentre è in corso una guerra ibrida e tutto l’Occidente è da anni parte belligerante che macina milioni di vite nel mondo. Attenzione: non pongo queste osservazioni a nessuna giustificazione di eventuali trattamenti ingiusti e disumani. Credo sinceramente nella necessità di riportare a casa Cecilia Sala nelle migliori condizioni e intatta. Faccio queste osservazioni per ricordare una cosa semplice: se c’è chi vuole polarizzare la questione salendo su un piedistallo morale, qui può galvanizzare qualcuno, ma fuori dall’Occidente offre il fianco a ogni tipo di obiezione in ragione di fatti concreti che costano sangue a chi ci osserva.
L’arresto sul suolo italiano dell’ingegnere iraniano Abedini, un libero cittadino e non un terrorista, è stato l’ennesimo atto di obbedienza vassalla agli USA, che danno veste giuridica unicamente ai loro interessi, che non collimano con i nostri né con quelli dei soggetti sovrani nel campo del diritto internazionale. Le autorità iraniane hanno compiuto un arresto che può risolversi impedendo l’estradizione di Abedini negli USA. A sua volta, la scarcerazione di Abedini può creare una frizione fra l’Italia e gli Stati Uniti perché romperebbe una prassi di obbedienza, sempre pretesa duramente da Washington.
Capirete che a Teheran hanno buon gioco a dire il classico: “non è un problema nostro”. Infatti, è un problema delle classi dirigenti italiane che non brillano per rivendicazioni di sovranità. Come per altre questioni, anche in questa la soluzione implica un atto di autonomia e sovranità, con buona pace di ogni “barrosu” che voglia dettare l’agenda a un mondo che ha già pesato bene la nostra morale e ci osserva sconcertato mentre “ce la raccontiamo”.
Pino Cabras
Guardate come quei due si sono precipitati a baciare le mani all’ebreo dell’ISIS – Usa evidentemente su ordine USA
Siria, Baerbock e Barrot incontrano al-Jolani a Damasco – Il Sole 24 ORE
(LaPresse) La ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock e il suo omologo francese Jean-Noël Barrot sono stati ricevuti dal leader siriano de facto della Siria, Ahmad al-Sharaa, precedentemente noto come Abu Mohammed al-Jolani, come riporta Ard. Il leader dell’ex gruppo ribelle islamista Haiat Tahrir al-Sham (Hts) ha accolto i ministri degli Esteri, che hanno viaggiato per conto dell’Ue, nell’ex palazzo di Bashar al-Assad, rovesciato circa quattro settimane fa, a Damasco.
E ha ragione anche Chance:
https://twitter.com/ChanceGardiner/status/1875236167790293169
7. Renato Sala padre di Cecilia è amministratore di MPS, advisor per l’Italia di J.P. Morgan, advisor di Banca Finnat, CEO di Advisor, partecipa al think tank Greenmantle
Si scrive “MPS” ma si legge Monte dei Paschi di Siena del PD della Regione Toscana del PD, che nel 2022 non trovò nessuno più meritevole di Cecilia Sala a cui assegnare il Pegaso del “Next Generation Fest” di “GiovaniSì” della Regione Toscana del PD.
Renato Sala padre di Cecilia è socio fondatore del Canova Club, una specie di super lobby/loggia che raggruppa tutte le società e i dirigenti più potenti d’Italia. Elencarli tutti è impossibile e vi dovete fare un bel giro sul sito del Canova Club.