“Tsipras ha capitolato”, dicevano i primi titoli. Ma certo, cosa vi aspettavate? Anche nell’aprile ’43 poterono durare pochi giorni, contro la Germania. L’esercito greco, abbandonato da tutti i presunti alleati, capitolò. Anche oggi ha ceduto davanti a forze schiaccianti e brutali,e perché non è riuscita a sollevare accanto a sé i popoli oppressi, paralizzati dalla paura e abituati a servire.
La guerra non è finita però. La Germania, con i suoi satelliti (fra cui Italia e Francia) ha riscosso solo una vittoria, come ha sempre fatto prima di perdere le guerre. E questa è una “vittoria” che è una sconfitta, non solo morale. Il disgusto dei commentatori lo testimonia.
Wolfgang Munchau, firma principe del Financial Times: “I creditori hanno distrutto l’eurozona, demolito l’idea di una unione monetaria come passo verso una unione politica democratica. (Hanno) tramutato l’eurozona in un sistema a cambi fissi velenoso, gestito nell’interesse della Germania, tenuto insieme dalla minaccia di gettare nell’assoluta indigenza chi osa discutere l’ordine vigente”.
Francois Leclerc (il commentatore di Paul Jorion), sui vincitori : “La loro concezione dell’Europa è oggetto ormai di un profondo malessere che non potranno cancellare. La crisi politica avrà libero corso, in Grecia e in tutta l’Europa. E’ il prezzo che i creditori pagano”.
“la Germania ha assestato un grave colpo all’Europa, e l’ha scossa”: Joseph Stiglitz.
“Un catalogo delle atrocità”: così Der Spiegel chiama l’elenco dei punti dell’ultimatum (detto “accordo” dai media collaborazionisti) imposto a greci.
“Angela Merkel e Wolfgang Scauble in poche ore hanno trasformato la UE in una entità che non è più tenuta insieme dalla fiducia, ma solo dalla nuda paura. La vita in Europa non è più determinata dai contratti, ma dalla legge della giungla”. così DWN, il giornale online Deutsche Wirtschafts Nachrichten (Notizie economiche tedesche)
Persino Goldman Sachs in un comunicato esprime la perplessità degli “investitori” per “la sempre più forte evidenza della inadeguatezza della governance di bilancio della area euro, che assorbe troppe risorse ed espone l’intero sistema al collasso”.
Dunque sono in molti e qualificati a preconizzare il collasso del’Unione Europea. La disfatta della Grecia sotto il cingolo germanico è solo una battaglia persa.
Adesso almeno però è chiaro che non si chiama UE; si chiama guerra. Siamo in guerra. Una lunga, costosa guerra per la riconquista dei diritti politici che ci sono stati espropriati.
Da questo punto di vista, si può essere tragicamente allegri. Sono sei, diconsi 6, i parlamenti che devono approvare il cosiddetto “accordo”. Per accorgersi che la la punizione della Grecia, per loro, ha come contropartita da sborsare molto più degli 87 miliardi di euro; almeno un 120. E all’Italia, aver partecipato a questa cattiva azione, non essersi ribellata, costerà una trentina i miliardi in più.
E per cosa, poi? Per imporre la ricetta austeritaria tedesca che ha già fallito, che ha fatto salire il debito greco e ridotto la sua capacità di farvi fronte (perché ha fatto calare il Pil del 25%). Sempre più forti dosi di austerità germanica, e “l’economia greca continuerà ad affondare nella depressione. Le risorse fiscali diminuiranno anche se la pressione tributaria aumenta come impone l’accordo. Il debito dunque, in proporzione alla ricchezza prodotta, diverrà sempre più pesante….Fra poco tempo bisognerà trovare nuovo denaro per la Grecia. Uno dei motivi per cui il piano (tedesco) è odioso è che non regola niente, nè economicamente, nè finanziariamente” (Jacques Sapir).
Pura crudeltà
E’ pura crudeltà. Lo scopo lo spiega Tim Geithner riferendo dei suoi colloqui con Schauble quando era advisor del Tesoro Usa: il tedesco voleva già allora cacciare la Grecia, perchè pensava che “il Grexit sarebbe stato abbastanza traumatico da indurre col terrore il resto d’Europa a cedere altra sovrabitàò per un sistema di banca e di bilancio più forte”. Come è stato detto, “Schauble tortura i greci perché l’Italia senta le grida”; o anche “per insegnare il timor di Dio alla Francia”, che continua a non stroncare il suo deficit di bilancio come voluto da Berlino, e sfora oltre il 4 per cento.
Almeno, i popoli debitori, italiani, spagnoli, portoghesi, irlandesi, e francesi, sanno questo: che l’Unione Europea significa – per usare una parola antica che ora torna attuale – servaggio. Perché è servaggio dover da debitori consegnare i beni di unn paese ai creditori, perché se ne servano come garanzia.
E servaggio senza prospettive, senza alcuna contropartita da parte teedsca né eurocratica. “Se non lo si fosse ancora compreso è oggi perfettamente chiaro: l’euro significa austerità, scrive Sapir. “ Finché si resta nell’euro, è impossibile condurre una politica che non sia d’austerità”. Oggi lo sappiamo. Il povero Renzi che patetico andava all’Eurogruppo perchè si parli, finalmente, di crescita, è uno dei peggiori sconfitti. Hollande un altro. Si vanta di aver salvato l’euro…”Ma il mantenimento della Grecia nell’eurozona non salva affatto l’euro. Da una parte perché i problemi economici e finanziari della Grecia non sono risolti. Dall’altra perché altri paesi oggi sono in gravi difficoltà, come l’Italia” (Sapir).
Chissà. Magari proprio la tattica di terrorizzare deliberatamente i debitori susciterà in loro il coraggio della disperazione, la coscienza che devono unirsi contro il mostro. La coscienza che la UE è “guerra”, e che gli europeisti interni, i cantori dell’euro, hanno oggi il nome che loro compete: collaborazionisti, traditori. Magari i governanti d’oggi (traditori e collabò) saranno abbattuti dai loro governati.
Quello che i mostri hanno costruito sulla Grecia disfatta è, in fondo, un “villaggio Potiomkin”, uno scenario di cartapesta, un altro calcio al barattolo per poter andare in vacanza – avendo accollato altri 8 mila euro di debiti (e interessi sui debiti) da pagare ad ogni greco, lattanti e monaci dell’Athos inclusi. Ma hanno posto le basi per le convulsioni finanziarie e poltiiche dell’autunno. Sempre più gente si accorge che questa è guerra, che l’acquiescenza significa servaggio, e l’adesione alla UE, miseria sicura.
E quelli che “io voglio restare nell’euro perché mantiene il mio potere d’acquisto” se lo vedranno diluire del 20 per cento dal quantitative easing prossimo venturo che Draghi farà per “stabilizzare la situazione”. Per non parlare della concreta possibilità che, per salvare l’euro, si vedano falcidiare i depositi bancari: i loro governanti (collaborazionisti traditori) hanno approvcato, hanno accettato anche questo. E’ la guerra ragazzi. E bisogna combatterla, si voglia o no. Una battaglia persa, ed è solo l’inizio. Bisogna essere tragicamente allegri. I tedeschi, non hanno mai vinto le guerre. E adesso vedete chiaro il perché.