da Strategika51, titolo originale
Washington utilizza la Turchia come testa d’ariete geostrategico
“In Afghanistan dopo il ritiro delle forze statunitensi sconfitte e dei suoi servi NATO, La Turchia sta ora cercando di mantenere un ruolo di primo piano: La security dell’aeroporto internazionale di Kabul dovrebbe essere fornita da compagnie militari private turche o direttamente dalle forze armate turche. Da parte turca, ci si aspetta una cooperazione militare avanzata con il Pakistan, paese che detiene una grande influenza politica e strategica sull’Afghanistan e le cui élite e popolazione sono affascinate dal modello turco. Forze ungheresi potrebbero assistere le forze turche nella gestione della sicurezza delle infrastrutture vitali e delle missioni diplomatiche.
I diplomatici turchi non credono alla minaccia rappresentata dai talebani afghani, il cui movimento rimane contrario a qualsiasi presenza militare straniera continuata. Secondo i turchi, i talebani, soprattutto le nuove generazioni di questo movimento, sono fortemente influenzati dall’influenza culturale turca nel mondo e sarebbero più inclini a rispettare la Turchia e a negoziare con essa. L’influenza del vicino Pakistan e del ricco Qatar sui talebani può ridurre l’ostilità che le fazioni più radicali potrebbero manifestare contro la nuova configurazione politico-militare.
Il passaggio di un centinaio di talebani armi e bagagli a un’unità di guerra psicologica delle forze speciali turche che ha utilizzato come mezzo di convinzione il tema dell’Islam sunnita, prefigura uno dei metodi che i turchi utilizzeranno per avere successo lì o gli americani e i loro alleati europei si sono rotti i denti. Ma l’Occidente, lasciando Ankara in Afghanistan dopo il suo ritiro (e disfatta), punta a porre una spina nel fianco – o usare o un ariete – nel fianco di Cina e Russia:
- La Turchia sfrutterà questa svolta per rafforzare il panturkismo in Asia centrale e unirsi allo Xinjiang cinese o al Turkestan orientale seguendo gli obiettivi strategici turchi in un quadro rivisto puramente neo-ottomano;
- Ankara, che prevede il mantenimento della logistica militare statunitense presso l’aeroporto Hamid Karzai di Kabul e l’inclusione nel contratto dell’esercito pakistano, punta a formare una nuova alleanza – incentrata sulla Turchia. I turchi non nascondono il desiderio di uno status internazionale per la nuova missione.
In definitiva, sono i paesi occidentali che stanno costruendo il nuovo impero turco, pur criticando a parole il suo leader Tayep Reçep Erdogan. Quest’ultimo è oggi a capo di un Paese che è riuscito ad elevarsi a un livello di potenza mai eguagliato dal 1923; giustamente può vantarsi di aver portato l’intera Europa a pagargli un tributo annuale di oltre 3 miliardi, e di essere protagonista nel Mediterraneo, nel Levante, in Ucraina; protagonista in Libia con le truppe e mercenari; presente nel Nord Africa, in Asia centrale turcofona, nel Caucaso e presto nell’Africa sub-sahariana dove i turchi sono attivi come subappaltatori degli americani. Questo è un metodo collaudato di un ausiliario che prima o poi prenderà il posto dell’esercito imperiale. In ogni caso, questa è la ferma convinzione degli attuali leader turchi.