Nell’incontro con Trump ah Helsinki, Vladimir Putin ha offerto di consentire a Robert Mueller, il procuratore speciale del Russiagate che cerca prove contro Donald, di interrogare i 12 funzionari russi che Mueller accusa di avere intercettato e infiltrato i gruppi Democratici sabotando l’elezione di Hillary Clinton. Chiedendo però che in cambio, gli Usa lasciassero che i procuratori russi interrogassero “persone di interesse” americane, fra cui l’ex ambasciatore a Mosca Michael McFaul ed altri, in “relazione alle accuse penali contro Bill Browder”.
Orbene: è bastato che la portavoce della Casa Bianca rendesse noto che Trump sta “lavorando col suo gruppo a proposito della richiesta”; per scatenare il rabbioso panico di tutto il Deep State. Specialmente dei due nominati: Mc Faul è apparso alla tv per bollare come “folle e vergognosa” la sola ipotesi che Trump potesse accedere alla richiesta russa. Quanto a Bill Browder, ha dichiarato a Fox New, fra rantoli di rabbia: “Sono un cittadino britannico, e dunque il presidente non ha giurisdizione su di me. Deve chiederlo a Theresa May, e lei non sarà felice di consegnarmi a Putin”.
A questo punto vi chiederete chi sia questo Bill Browder, di cittadinanza britannica ma nato in Usa, miliardario, ebreo, figlio di un dirigente del partito comunista USA che poi divenne un testimone utile alla “caccia alle streghe” maccartista, che la Procura russa accusa di essere uno degli oligarchi grandi saccheggiatori della ex Unione Sovietica nella fine degli anni ’90, e specificamente di aver riciclato 1,5 miliardi di dollari (presi alla Russia) attraverso conti esteri, cifra da cui avrebbe donato 400 mila dollari per la campagna di Hillary.
Se non avete mai sentito parlare di Bill Browder, non è colpa vostra. Il personaggio è riuscito a impedire che un documento filmato sulla sua vita ed opere, “L’Effetto Browder”, venisse mostrato al Parlamento europeo (a questo servono i “deputati amici di Israele”)
http://russiepolitics.blogspot.com/2016/05/arte-censure-un-film-russe-dopposition.html
E persino la voce di Wikipedia che lo riguarda è stata corretta e depurata dai suoi avvocati. Per Israel Shamir, “è l’uomo che più ha contribuito a scatenare la nuova guerra fredda tra l’Occidente e la Russia”. Browder stesso bolla Putin come “assassino a sangue freddo” e “dittatore criminale che non differisce in nulla da Hitler, Mussolini o Gheddafi”.
Eppure Browder ne parlava in modo diverso quando, insieme agli altri oligarchi come Khodorkovski, Berezovski e Gushinski (j), era atterrato nella Russia indebolita dal crollo sovietico, per accumulare una fortuna incalcolabile grazie a transazioni finanziarie mai spiegate. Khodorkovski che prese la Gazprom è finito in galera, Berezovski e Gushinski se la sono filata in Inghilterra; Browder, unico a non prendere la cittadinanza russa, ha sperato per qualche tempo di farla franca schierandosi fra i lecchini ed adulatori di Vladimir. Putin non pare sensibile all’adulazione. A Browwder è stato vietato l’ingresso in Russia. E nel 2009, la giustizia russa ha sbattuto in galera il fiscalista del britannico, Sergei Magnitski, che in assenza del capo “seguiva i suoi affari”. Orbene, Magnitski è morto in carcere. Torturato e picchiato a morte, ha proclamato Bill Browder,perché il suo avvocato stava per denunciare dei funzionari russi corrotti: accusa e “narrativa” divenuta certezza nei media mainstream (ma che ora il documentario che Browder ha impedito all’europarlamento di visionare mette in fondati dubbi). Su tale accusa però il Congresso Usa, sempre al servizio della Lobby, ha emanato il Magnitsky Act, il primo atto della nuova guerra fredda contro la Russia: una legge che stabilisce la “colpa collettiva” dei russi nella morte di Magnitsky e nel sequestro delle ricchezze di Browder. Da allora in Usa, scrive Shamir, “si può congelare ogni conto bancario di cittadini russi senza la minima formalità giuridica”. I russi a vario e discutibile titolo “benestanti” e filo-occidentali avevano messo in conti occidentali diverse centinaia di miliardi di dollari; se li sono visti in pericolo in quella che loro consideravano il civile Occidente e la terra del diritto, con l’effetto di far passare a molti il filo-americanismo che li dominava.
Ora, è il caso di capire che cosa ha fatto Magnitsky, la povera vittima dei crudeli russi, per il suo cliente Browder. Ha aperto società fittizie in Kalmukia, una provincia buddhista e autonoma, a cui Mosca ha dato importanti esenzioni fiscali nella speranza che investimenti stranieri potessero innescare lo sviluppo economico. Quelle che vi ha aperto Magnitsky non hanno certo innescato alcun miracolo economico; non erano che caselle postali in cui transitavano milioni e miliardi per poi venir dichiarate fallite e chiuse. Il punto è che queste società, formalmente di cittadini russi, acquistavano azioni di società russe che Mosca, memore del gran saccheggio degli oligarchi, vieta di vendere a stranieri.
E non basta: Magnitsky ha intestato queste società a handicappati fisici e psichici kalmukki, approfittando del fatto che le leggi russe hanno esentato queste povere persone da ogni imposta. Proprio nel docu-film che gli europarlamentari non hanno potuto vedere, alcune di queste persone, limitate e talora analfabete, si fanno intervistare: e raccontano la di come siano state fatte firmare loro delle carte che non hanno potuto leggere, e di come avessero ricevuto per questo un po’ di denaro: modestissimi compensi, in confronto ai miliardi che passavano nei “loro” conti per finire chissà dove. Più precisamente, in una rete finanziaria oscura, gestita da grandi nomi dell’ebraismo: l’editore Robert Maxwell, britannico nato in Cecoslovacchia, il banchiere “libanese” Edmon Safra (alla cui banca il FMI affidò 4 miliardi destinati ad aiuti speciali alla Russia in rovina: ovviamente spariti) e Boris Berezovski: tutti e tre morti in circostanze misteriose ed atroci, tutti e tre indicati poi come agenti del Mossad che forse avevano avuto un ripensamento.
Proprio per sapere dove sono finiti i soldi, la procura russa ha avanzato formale richiesta di poter interrogare Browder in Usa: cosa a cui Browder si rifiuta con scatti ridicoli, e vere e proprie fughe davanti ai mandati di comparizione, accusando Putin di essere il nuovo Hitler, al punto da suscitare qualche dubbio anche negli americani informati: capisco che non si fidi dei procuratori di Mosca, ma perché fugge la giustizia americana?
La posizione di Browder si fa sempre meno sicura. Boris Berezovsky, lì oligarca ebreo che abitava a Londra, si disse, è stato ucciso perché aveva avanzato personale richiesta a Putin, per lettera, chiedendo di poter tornare in Russia. Ora il capo delle sue guardie del corpo, Sergei Sokolov, è arrivato a Mosca portando i documenti che Berezovsky aveva raccolto e che intendeva portare come “agevolazione” del suo ritorno: da essi risulta che Browder era un agente ella Cia negli anni in cui operava in Russia, per poi passare ai servizi britannici M16, e che le sue attività finanziarie erano solo parte del progetto generale di condurre una guerra economica contro la Russia.
Nello stesso docu-film che gli europarlamentari non hanno potuto vedere, appare anche una intervista a Magnitky in prigione, dove costui dice che teme che il suo cliente Browder la farà ammazzare per impedirgli di chiamarlo in correità.
A questo punto, avete il diritto di chiedervi come mai questo documentario doveva proprio essere presentato all’euro-parlamento. Semplice: perché è stato il Parlamento Europeo a pagarlo, finanziando il suo realizzatore, il giornalista russo Andrei Nekrassov. E perché Nekrassov? Perché è ostilissimo a Putin e noto per aver attaccato in modo documentato il suo sistema di potere, autore di inchieste scottanti contro Putin che gli hanno valso persino la richiesta di arresti a Cipro.
Il fatto è che Nekrassov, partito con le migliori intenzioni di esaltare Magnitsky come martire innocente dell’ex Kgb, e Browder come il nobile milionario che opera per la libertà della Russia dal nuovo Hitler, cammin facendo, in tre anni d ‘inchiesta e ascoltando decine di testimoni, si è trovato davanti a prove incontrovertibili del contrario: è la versione delle procure russe questa giusta, mentre la versione di Browder è solo narrativa e fake news.
http://russiepolitics.blogspot.com/2016/05/arte-censure-un-film-russe-dopposition.html
Nekrassov ha persino avuto una crisi di coscienza e superato una depressione, dopo la scoperta, come ha scritto nel suo blog
https://echo.msk.ru/blog/andnekrasov/1757476-echo/
Ma ecco:
Gli avvocati di Browder hanno minacciato l vie legali se i parlamentari europei avessero visto il video che hanno pagato, e l’europarlamento è stato ben felice di rinunciare. Anche la tv eurocratica ARTE ha dunque cancellato la programmazione. Il documento è stato visto solo da russi sulle tv russe.
Ma l’offerta di Putin a Trump, e la sola ipotesi che Trump possa accettarla, ha prodotto gli strilli del Deep State che dicevamo: strilli che non denotano tanto forza, quanto disperazione a paura. Segno che Mr. Browder è proprio l’uomo-chiave per capire la delirante operazione Russiagate ed anche dei tentativi dell’intelligence britannica di condurre l’Occidente ad una rottura definitiva con Mosca con la falsa storia del Novichok che avrebbe avvelenato gli Skipal padre e figlia. Sergei Skripal infatti aveva dato segno di voler tornare in Russia, e poteva “agevolare” questa ritorno con prove imbarazzanti per l’M16.
E non è affatto un caso che proprio nelle stese ore in cui mr. Browder, l loro agente, viene così esposto da doversi fare intervistare dalle tv, Londra annuncia di avere “identificato gli avvelenatori dell’ex spia russa”. Tutti russi, ovvio.
I nostri media riprendono fedelmente la notizia. Senza porre la sola domanda che conta: dov’è adesso Sergei Skripal, il sopravvissuto al Novichok russo? E dove è sua figlia Yulia, parimenti miracolata? E’ cittadina russa; perché non è ancora tornata al suo paese? Dove trattengono i due , gli inglesi? Sarebbe così utile mostrarli e farli intervistare, sentirli accusare il diabolico Putin che li ha fatti avvelenare. Invece sono scomparsi. Saranno ancora vivi?