E’ accaduto il 17 febbraio, al Congresso provinciale del partito (AKP). Intervenuto, il presidente Erdogan ha scandito queste agghiaccianti parole:
“Coloro che pensano che noi abbiamo cancellato dai nostri cuori le terre da cui, cento anni fa, ci siamo ritirati in lacrime, hanno torto. Noi diciamo in ogni occasione che la Siria, l’Irak ed altri luoghi nella mappa del nostro cuore non sono differenti dalla nostra patria. Dovunque si senta la chiamata alla preghiera, noi lottiamo perché non venga alzata una bandiera straniera. Le cose che abbiamo fatto [l’invasione in Siria] non sono niente in confronto agli attacchi ancora più grandi che prevediamo nel prossimo futuro. Dio lo vuole!”.
L’allusione ad “altri luoghi nella carta del nostro cuore” è chiarita da un precedente discorso, che Erdogan tenne il 15 ottobre 2016, in cui Erdogan aveva annunciato il progetto storico di riconquistare i territori di cui il paese (allora impero ottomano, benché molto diminuito) era stato privato in seguito alla sua sconfitta nella Grande Guerra. Aveva specificamente citato la Tracia e il Dodecanneso, le isole che l’Italia aveva strappato agli ottomani nel 1911. Del resto l’ultimo parlamento ottomano , prima di sciogliersi, pronunciò il giuramento (Misak-ı Millî) che impegnava la nazione proprio a questo. E’ uno spirito che non è confinato al delirio islamista neo-ottomano. Nel dicembre 2017 Kemal Kılıçdaroğlu, il capo dl partito repubblicano del popolo (CHP, socialista e ”laico”) ha annunciato che il suo paese, nel 2019, avrebbe invaso 18 isole greche, come Bulent Ecevit nel 1974 aveva invaso Cipro perché “non esiste alcun documento” comprovante che quelle isole appartengono all’Ellade.
Per intanto, le truppe turche che Erdogan ha inviato in Siria hanno sì bombardato le milizie filo-siriane che stavano entrando ad Afrin per proteggere i curdi locali, che sono pur sempre siriani; ed ha annunciato che metterà Afrin sotto assedio perché i curdi non possano ricevere aiuti; Erdogan ha anche minacciato Assad di invadere la Siria “fino ad Homs” (centro del paese) se Damasco aiuta i curdi, ma le sue forze armate regolari con F-16m Leopard e M-60, fatica ad imporsi di fronte ad una milizia che difende una piccola enclave a un tiro di schioppo dal confine turco. Le purghe che hanno “ripulito” i comandi turchi da veri o presunti soci di Gulen, ne ha minato palesemente la forza e leadership.
Germania verso la guerra
Ma non è solo l’ottomano islamico quello colto dal delirante bellicista. Il tedesco Willy Wimmer, ex segretario di Stato alla Difesa, ha rivelato che in Crimea il govenro russo trova sempre più resti di soldati tedeschi della seconda guerra mondiale; ma che queste ossa non possono riposare nel locale cimitero militare tedesco, tenuto con cura germanica a Sebastopoli, “perché le autorità tedesche rifiutano ogni cooperazione con le autorità russe. Cosa pensare di un paese che tratta così i suoi morti a motivo dell’attuale politica NATO?
Perché in Europa tutti parlano di nuovo di guerra contro la Russia, mentre noi faremmo meglio a ricordarci che è stata Mosca a che ci ha consegnato la chiave per la riunificazione nazionale della Germania? La risposta che la Russia e il suo popolo, con tutte le sofferenze che abbiamo loro fatto soffrire, è il desiderio sincero di viver da buoni vicini….Dei generali americani parlano di nuovo di una guerra in Europa, Si stenta a crederlo, e sembra completamente irreale visto che nell’estate 2012, la fanfara della Bundeswehr è stata invitata a suonare sulla Piazza Rossa. Morire per Washington?”. L’ex segretario denuncia l’avanzata di quel clima di tragica ineluttabilità, che sempre ha preceduto in Europa le grandi guerre.
Come ha detto Viktor Orban in un suo discorso elettorale (le elezioni legislative sono previste per l’8 aprile) “per quanto sembri assurdo, il pericolo che abbiamo di fronte viene da Ovest, dai politici di Bruxelles, Berlino e Parigi”.