di Giulio Giampietro
Ho tre domande sul testo seguente, e poi due domande riepilogative.
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL MEETING REGIONALE EUROPEO
DELLA “WORLD MEDICAL ASSOCIATION”
SULLE QUESTIONI DEL “FINE-VITA”
[Vaticano, Aula Vecchia del Sinodo, 16-17 novembre 2017]
Al Venerato Fratello Mons. Vincenzo Paglia
Presidente della Pontificia Accademia per la Vita
[…]Per stabilire se un intervento medico clinicamente appropriato sia effettivamente proporzionato …. Occorre un attento discernimento, che consideri l’oggetto morale, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti.
Nel “discernimento” non hanno alcun ruolo la Fede, e la Dottrina della Chiesa ?
[…]Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità» (ibid.). È anzitutto lui che ha titolo, ovviamente in dialogo con i medici, di valutare i trattamenti
La citazione è monca, e così monca abbandona di fatto la persona malata all’imperio arbitrario dei “competenti”
[…]Ciascuno dia amore nel modo che gli è proprio: come padre o madre, figlio o figlia, fratello o sorella, medico o infermiere.
Il sacerdote non ha più nulla da dire al capezzale del malato ?
I senatori a vita, che si sono affrettati a dichiarare dopo le parole d’El Papa, l’urgenza di procedere con la legislazione civile sul fine vita, prendono dunque ordini dal Papa ? E gli stessi ordini li prende anche la polizia di stato che ferma un camion vela omaggiante il cardinal Carafa, e inquisisce (termine appropriato) l’autista disquisendo sull’ereticità del personaggio ? Che fine ha fatto lo Stato laico ? O meglio, che fine ha fatto la Chiesa non-di-questo-mondo ?