ENNIO INNOCENTI
in memoria di un maestro
Ho appena avuto notizia della chiamata in Cielo di un caro amico e maestro, don Ennio Innocenti, teologo della scuola romana, quella di un tempo. Cristiano insieme “pacelliano” e “montiniano”.
Fedele alla Tradizione ma senza cadere negli eccessi di un certo tradizionalismo museificante. Tomista serio sulla scia di padre Cornelio Fabro ma anche “mistico” alla scuola di don Divo Barsotti, a lui si devono importanti e fondamentali studi sulla “gnosi”. Una categoria, quest’ultima, all’interno della quale, ed a dispetto di tanta confusione alimentata da certuni che fanno della riflessione tomista un becero razionalismo teologico, Ennio Innocenti ha avuto il merito di enucleare la “gnosi pura” differenziandola dalla “gnosi spuria”. La prima finisce per identificarsi con la Rivelazione, piuttosto che soltanto con le sue declinazioni teologiche e filosofiche, mentre la seconda mostra chiare radici ofidiche che sono quelle della suadente tentazione originaria per la quale l’uomo sarebbe “dio” per natura e non per gratuita partecipazione (Genesi 3,5).
Questa distinzione innocentiana, che poi non è altro che quanto tramanda la Rivelazione, se da un lato contribuisce a chiarire dove, nella storia e nella cultura umana, si nasconde il pericolo, l’inganno luciferino, dall’altro sbarra la strada all’ignoranza di ritorno del “tradizionalismo formalistico”, incapace di apertura mistica e privo di qualsiasi sensibilità, pur nella assoluta fedeltà alla Tradizione, verso la dimensione storica.
Quella dimensione che, con le sue pur ambigue dinamiche, si snoda all’interno del chiaro-oscuro nel quale l’uomo, a rispetto della sua libertà, certamente rischiosa ma senza della quale egli non potrebbe mai fare una libera scelta, è chiamato ad operare nella “cerca” del Sommo Bene. Potendo, pertanto, anche fallire e rimanere sedotto dalla “gnosi spuria”.
Ecco perché i contributi in materia di Ennio Innocenti possono essere considerati uno strumento della Provvidenza Divina, un salvagente da Dio lanciato a noi naufraghi. Sono sicuro che per questo Dio gli ha reso merito. Lo conobbi personalmente intorno al 2004 quando ebbe la gentilezza di seguire un mio intervento, in un convegno sull’equivoco del neoconservatorismo, organizzato dall’amico Siro Mazza nella sala cerimoniale del Senato della Repubblica. Dopo quel primo approccio ebbi altre occasioni di collaborare con lui in altri convegni come quello sulla “cosmovisione di Giuseppe Sermonti”, a Roma, o quello sulla “gnosi”, a Napoli, e di aiutarlo per diverse sue pubblicazioni. Mi chiamò anche a contribuire ad opere collettanee da lui curate con somma attenzione. Nel 2018 è uscito, per i tipi della Sacra Fraternitas Aurigarum Urbis (un sodalizio di cattolici impegnati nell’apostolato culturale, da lui fondato sull’eredità della antica corporazione romana degli aurighi), il mio libro “Il confronto con la gnosi spuria secondo Ennio Innocenti”.
Si tratta di una sintesi della sua opera sulla gnosi che egli ha realizzato in ben quattro corposi volumi che coprono uno spazio di circa vent’anni di ricerche. Quella sintesi mi era stata chiesta da lui medesimo, tre anni prima, onde rendere più facilmente accessibile, come una sorta di introduzione, l’intero arco delle sue ricerche in materia. In questo momento ringrazio il Signore di avermi dato la forza per riuscire nell’impresa in tempo utile affinché lui potesse vederla compiuta.
Ennio si convertì e divenne sacerdote nel dopoguerra. Figlio di un fascista che aderì alla RSI, appena dodicenne fuggì di casa per raggiungere suo padre nella Guardia Nazionale Repubblicana. Il genitore voleva rimandarlo a casa ma il suo comandante propose di farne la mascotte della compagnia. Fu così che cadde prigioniero degli americani che rinchiusero lui, il padre e gli altri nel campo di prigionia per fascisti a Coltano, vicino Pisa, in una delle famose gabbie, a cielo aperto, nelle quali venivano ammassati i prigionieri repubblichini in condizioni disumane.
Ha personalmente raccontato allo scrivente, e poi anche pubblicamente testimoniato in una intervista, che dalla sua gabbia ebbe modo per alcune settimane di assistere agli insulti ed ai più crudeli maltrattamenti che, in quanto americano, Ezra Pound, chiuso da solo in un’altra gabbia poco distante, subì da parte dei suoi connazionali. Poi don Ennio e gli altri furono portati altrove mentre Pound rimase a Coltano per essere, come noto, portato negli Stati Uniti, processato e chiuso in manicomio criminale da dove uscì solo diversi anni dopo per la pressione, sul governo statunitense, dei maggiori esponenti della cultura internazionale che protestarono per la sua liberazione. Ora il caro don Ennio ha raggiunto Ezra Pound nel Cuore di Dio. Che riposi nella Sua Luce Ineffabile.
Ciao Ennio, sempre presente!
Luigi Copertino