Primo titolo: Gli Stati Uniti consentono alla Turchia di avanzare nel nord della Siria.
Lunedì, forze turche hanno marciato nella città siriana di Manbijk . La Reuters ha reso noto che i veicoli militari turchi, in coordinamento con i veicoli militari statunitensi, abbiano iniziato le pattuglie lungo una linea di divisione. All’inizio di giugno, la Turchia e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo preliminare per porre fine a mesi di scontri sulla città. L’accordo afferma che le milizie curde YPG dovrebbero ritirarsi dalla città in modo che le forze armate turche e statunitensi possano garantire congiuntamente la sicurezza della città.
Il portavoce del Pentagono Adrian JT Rankine-Galloway ha confermato l’accordo tra Washington e Ankara: “I pattugliamenti coordinati (fra Usa e Turchia) sono parte del processo in corso di attenuazione delle attuali tensioni lungo la linea di demarcazione tra il Consiglio militare di Manbij (milizia curda, ndr) e l’opposizione siriana (Esercito siriano libero mercenario, ndr) a nord di Manbij. ”
Secondo l’analista turco-siriano Hüsnü Mahalli, la Turchia avrebbe concesso agli Stati Uniti, in cambio di Manbijk (ossia della neutralizzazione del “pericolo curdo”) , i territori ad est dell’Eufrate. Dove sorgono dodici basi statunitensi, e da 60.000 a 80.000 combattenti del PKK a est dell’Eufrate. Ma questo significherebbe che lungo un confine di 600 chilometri, quei combattenti del PKK, che lavorano con gli Stati Uniti, diventeranno i nuovi vicini meridionali della Turchia.
Il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu s è vantato del successo alla tv turca NTV: “Manbijk è importante per facilitare il ritorno dei siriani dalla Turchia. Serve da modello. Queste aree non appartengono al PKK o al YPG (…) Non abbiamo piani segreti, lavoriamo con ogni parte che lavora per la sicurezza e la stabilità della Siria. Ci sono stati alcuni disaccordi con gli Stati Uniti e la Russia. L’YPG / PKK voleva strumentalizzare gli Stati Uniti e la Russia per i propri scopi. Ma entrambe le parti lo hanno capito ora. La nostra cooperazione con la Russia e l’Iran mira a stabilire un cessate il fuoco tra il regime e i suoi oppositori al fine di trovare una soluzione politica. La Turchia funge da “locomotiva” nei colloqui per la pace di Ginevra, i colloqui di Sochi e i colloqui di pace di Astana. Anche a Manbijk la Turchia ha una “funzione locomotiva”. ”
Çavuşoğlu ha aggiunto che le milizie kurde devono essere disarmate. “Trump ed i suoi amici ci hanno promesso che disarmeranno il YPG / PKK.. Ancora più importante, le milizie curde a Manbijk sono completamente disarmate. Se c’è ancora un disarmo a est dell’Eufrate, ciò equivarrebbe a una completa attuazione del nostro accordo “, ha affermato il ministro degli Esteri turco.
Dunque è tornata – sulla pelle della Siria – l’amicizia fra Pentagono ed Erdogan (che affronta elezioni non del tutto sicure). Lo conferma la consegna da parte americana dei primi due F-35 alla Turchia, nonostante qualche opposizione mediatico-politica contraria della NATO, perché Erdogan ha comprato gli S-400, sistemi antimissile del Nemico.
Per contro, l’agenzia iraniana Pars Today dà conto di divergenze sorte fra russi e turchi sulla futura costituzione siriana, da redigere, durante la riunione tripartita (Russia Turchia Iran) cui partecipa il mediatore ONU Staffan De Mistura. Il disaccordo verte ovviamente sulla minoranza curda, e di altri “oppositori” siriani al regime di Assad, che i russi vorrebbero far partecipare alla Commissione costituzionale, e quindi contribuire all’estensione della futura Costituzione come parti legittime. Ankara, ovviamente, è contro i curdi.
http://parstoday.com/fr/news/middle_east-i67356-syrie_le_non_d’ankara_%C3%A0_poutine
Aleksander Lavrentiev, il diplomatico russo nella riunione, s’è felicitato del “ritorno alla normalità nella Ghouta Orientale e a Homs”, dove “decine di migliaia di abitanti sono tornati lasciando i campi-profughi”. Quanto alla zona di de-escalation di Idlib e sud siriano, dove ancora resistono Daesh e Al Nusrah, il diplomatico ha detto di “aspettarsi” che gli “oppositori moderati” cessino la “collaborazione con gli estremisti” e partecipino al Comitato costituzionale – aggiungendo che una ripresa dei bombardamenti russi su Idlib non è da escludere.
Ha anche detto che l’80 per cento del territorio siriano è ormai liberato, sotto il controllo di Damasco; che nonostante le sanzioni europee, il governo di Damasco “sostiene finanziariamente gli abitanti delle regioni sotto il controllo degli oppositori, e sostiene anche progetti di ricostruzione delle infrastrutture”; e che ha promesso di pagare gli stipendi dei dipendenti comunali e degli insegnanti anche in quelle regioni. Una grandiosa opera di pacificazione dopo la guerra civile, che l’Europa sta ovviamente ostacolando con le sanzioni.
Frattanto,incontri i conciliaboli ad Amman presso il re di Giordania segnalano una ripresa del conflitto “Per Sion” alsud della Siria. Col re si sono incontrati Jard Kushner, e l’inviato speciale per il Medio Oriente Jason Greensblatt (j ovviamente), e separatamente Netanyahu.
Ciò, per vari indizi che le forze siriane vogliono riconquistare il Sud strappandolo ai jihadisti protetti da Israele. L’aviazione di Damasco ha moltiplicato i raid nei covi dei terroristi a Quneitra, Deraa e ad ovest di Soueida, radunato migliaia di soldati e un centinaio, pare, di carri armati.. Per mesi i negoziatori russi hanno provato a convincere la popolazione locale a riconciliarsi col governo, ma i terroristi per la linea dura hanno ucciso tutti quelli che dialogavano coi russi. Il governo ha lanciato un altolà contro un attacco a Deraa. I russi sono tornati avvertire che un “incidente chimico” false flag è in preparazione nel governatorato di Deir Ezzor, dove i resti dello Stato Islamico sopravvivono sotto la protezione diretta delle forze armate americane, che nella zona hanno basi militari.
Tutto prospetta una ripresa in grande stile dell’offensiva occidental-jihadista per Israele contro la stabilità della Siria. In questo quadro, la posizione di Erdogan rispetto a !quale alleato” scegliere, può essere decisiva.
http://parstoday.com/fr/news/middle_east-i67368-syrie_le_grand_conflit_est_en_chemin
Un lettore in vacanza a Chio segnala, allarmato, che in quest’isola greca troppo vicina alla costa turca ha visto: dodici navi militari elleniche di cui sei attraccate nel porto secondario dell’isola; sedici elicotteri; 10 carri armati; cinque o sei caccia che sfrecciano a bassa quota, e diverse centinaia di soldati. Gli ho ricordato le profezie del santo monaco Paisios dell’Atos. Queste forze saranno sufficienti a trattenere Erdogan dall’aprire un altro fronte oltre quelli che ha aperto in Siria.