“Il gioco ambiguo della Turchia in Siria: Erdogan pressato di scegliere il suo campo: o l’alleanza regionale con Russia e Iran, o il cieco allineamento con gli Stati Uniti”. Questo titolo sul sito libanese Alahed, datato 15 settembre, ha segnalato che l’incontro di Teheran del 7 fra russi, iraniani e turchi era sostanzialmente fallito, perché Erdogan ha avanzato mire sul territorio di Idlib, rendendo ancor più complessa e pericolosa la liberazione di quest’ultima fortezza del terrorismo “islamico” sostenuto militarmente dagli Usa, Israele e Saudi. Alla conferenza-stampa congiunta, Putin ha dato sulla voce al turco: il presidente Assad deve poter controllare l’intera sua frontiera con la Turchia.
In realtà, Putin e Rouhani hanno dovuto almeno parzialmente cedere ad Erdogan, perché costui, per mettere le mani su Idlib, ha lasciato intendere di poter provocare l’intervento NATO al suo fianco, mettendo Mosca a rischio di un confronto diretto con le truppe occidentali.
Anzi, tale intervento Erdogan l’ha esplicitamente invocato – in un editoriale a sue firma comparso sul Wall Street Journal il 10:
“Il mondo deve fermare Assad”, proclamava il titolo: “Se il regime siriano attacca Idlib, sarà un disastro umanitario e geopolitico”. “Se la comunità internazionale, Europa e Stati Uniti, non agisce ora, non solo i siriani innocenti, ma il mondo intero pagherà il prezzo. La Turchia ha fatto tutto il possibile per fermare lo spargimento di sangue della porta accanto….”.
portavoce di Erdogan Ibrahim Kalin ha minacciato una nuova inondazione di rifugiati dalla Turchia, allo scopo di spaventare la Merkel: “Un’altra ondata di migranti che arriva in Turchia in un momento in cui ospitiamo già milioni di rifugiati causerà altre complicazioni”, ha detto. ” Questo si diffonderà da qui in Europa e in altri paesi. ”
Ha allarmato Mosca il fatto che Erdogan abbia fatto proprio la narrativa occidentale su Assad che userà le armi chimiche nell’attacco ad Idlib, vecchio trucco e false flag da cui il Cremlino mette in guardia da settimane come pretesto che sarà usato per giustificare bombardamenti americani in difesa dei terroristi assediati ad Idlib. Ma soprattutto ha allarmato il fatto che Angela Merkel , di punto in bianco, abbia cominciato a dichiarare che “Se la Siria usa le armi chimiche la Germania non potrà guardare dall’altra parte”, e stavolta i soldati tedeschi dovranno proprio intervenire direttamente in Siria – il che fa pensare ad un ovvio coordinamento fra Erdogan e la Cancelliera, nel quadro di una strategia NATO.
Per di più, visto che nell’incontro del 7 settembre Erdogan non è riuscito a dissuadere definitivamente gli “alleati” dall’assalto finale ad Idlib, ha mandato in appoggio ai suoi “ribelli”, che definisce “opposizione moderata”, armamento, corazzati ed artiglieria compresa, apparentemente anche 400 commandos, “promettendo”, in caso di un’offensiva delle forze siriane di Damasco, “completo supporto militare turco per una battaglia prolungata”.
Di fatto tutte le aree di confine tra Idlib e Turchia sono ora controllate dai turchi insieme ai “ribelli”. Che sono i jihadisti di Hayat Tahrir Al Sham (HTS), la vecchia JAhbat al Nusra, una formazione di stranieri, senza nessun siriano – per lo più uzbeki e uiguri – che terrorizzano la popolazione civile impedendo che fugga dalla città, e fanno arresti in cordiale collaborazione coi “ribelli” armati da Ankara, i quali peraltro hanno organizzato “pacifiche proteste della popolazione civile” contro Damasco, in favore di telecamere internazionali.
Ora, Erdogan ha accettato il concetto che HTS è un gruppo terroristico criminale, da sciogliere ed eliminare – come ha promesso a russi e iraniani. Invece oggi “tutte le aree di confine tra Idleb e Turchia sono sotto il controllo di HTS, il quale si prende una quota di ogni carico che passa attraverso il confine. La Turchia sta effettivamente armando l’organizzazione che dovrebbe eliminare”.
Sembra di essere tornati ai vecchi tempi quando il figlio di Erdogan acquistava il greggio rubato dall’ISIS alla Siria, business a cui mise fino il bombardamento russo delle autobotti (e a cui Erdo rispese abbattendo un caccia di Mosca).
Tutto ciò ha costretto la Russia a rallentare il ritmo dei suoi attacchi dal cielo, e di fatto a rimandare la liberazione di Idlib. In una situazione in cui l’esercito di Assad, ormai pronto, potrebbe comunque partire all’attacco, trascinando con sé gli alleati in un conflitto maggiore, mondiale non escluso. Gli americani stanno da tempo provocando “sull’orlo dell’abisso”, contando sul fatto che Putin avrà il buonsenso che a loro manca, per non caderci. Ignorando che in questo sanguinoso teatro operano tanti attori, non tutti controllabili.
Sicché Mosca ha dovuto riconoscere che “La provincia di Idlib è … una sorta di zona di responsabilità della Turchia ; è loro responsabilità separare l’opposizione moderata dagli estremisti, da Jabhat al-Nusra e da altri gruppi, altri gruppi terroristici “, come ha detto ai giornalisti Alexander Lavrentiev, inviato russo della Siria, dopo i colloqui a Ginevra con l’inviato delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura.
Il punto è che Erdogan vuole tenersi la provincia di Idlib. Sta persino preparando un atto di rivendicazione “legale” su almeno “ 15 villaggi nel settore sud-orientale della campagna di Idlib, nell’area tra Maarrat Al-Nu’man e Sinjar, tra cui Al-Sayyadi, Barsah, Khyara, Seraa e Saree”, con la motivazione che sono stati “proprietà dei turchi, fin dai tempi della presenza ottomana”, oltre beninteso JArablus e Manbij. Zone in cui ha installato posti di osservazione onde “impedire alle forze del regime qualunque atto di guerra nelle campagne occidentali di Idlib”. Ha fretta di aprirvi le scuole elementari – in lingua turca. E’ evidenta la mira: costituire un “quasi stato” turco nel Nord della Siria, se non l’annessione vera e propria.
Secondo Eliah Magner, il miglior giornalista che scrive dalla zona, Putin trattiene Assad con questi argomenti:
“L’operazione di liberazione di Idlib deve attendere la fine delle elezioni del Congresso negli Stati Uniti, e così si allontani il pericolo di un’escalation degli Stati Uniti per ragioni di politica interna si allontani. La Russia teme anche che un attacco a Idlib in questo momento possa riunire gli Stati Uniti e la Turchia e portare a un nuovo assalto coordinato alla Siria.
Secondo The Arab Weekly, il Cremlino si aspetta che la crisi nelle relazioni turco-americane si approfondisca ulteriormente , e quindi conviene aspettare “ottobre o novembre” per scatenare l’attacco liberatorio “in un momento in cui la Turchia ha disperatamente bisogno del sostegno russo” e Ankara difficilmente aggiungerà una crisi con la Russia alle sue difficoltà con gli Stati Uniti, [Kerim Has, un analista con sede a Mosca di relazioni russo-turche] . Le sanzioni statunitensi contro l’industria petrolifera iraniana a partire da novembre sono una delle ragioni per cui le tensioni tra Turchia e Stati Uniti potrebbero presto peggiorare. La Turchia compra circa la metà delle sue importazioni di petrolio greggio dall’Iran e ha dichiarato che non si atterrà alle nuove sanzioni americane contro Teheran.
Vedremo se questo calcolo si rivelerà giusto, e basterà a calmare le pulsioni imperial-ottomane di Erdogan e il suo ravvicinamento strumentale alla NATO.
Le difficoltà non mancano nemmeno a lui:
“Erdogan ha invitato la banca centrale turca ad abbassare i tassi di interesse. Egli ritiene che i tassi di interesse elevati determinino un’inflazione elevata. La Lira turca è scesa del 3%. Due ore dopo la chiamata di Erdogan, la Banca Centrale ha innalzato il tasso di interesse di 625 punti base al 24% e la lira si è ripresa. Ciò col tempo ridurrà il tasso di inflazione, ma l’economia della Turchia si arresterà completamente” Inoltre, “ Lo HTS ha pubblicato una fatwa contro l’esposizione della bandiera turca di Idleb. Altri gruppi jihadisti in Idleb hanno anche rilasciato dichiarazioni contro “l’esercito turco apostata” e la sua presenza a Idleb.
Fatwa from Tahrir al-Sham’s Abu al-Fateh al-Farghali on flying Turkish flag in Idlib protests: Impermissible insofar as it represents “secular rule in contravention of Islamic rule,” plus amounts to illegitimate appeal for Turkish government to defend Idlib. pic.twitter.com/U5zvVn0D5U
— Sam Heller (@AbuJamajem) September 16, 2018
È probabile che la situazione in Siria ora si calmerà per un po ‘per poi degenerare di nuovo tra due mesi, quando l’operazione per liberare Idelb prenderà il via definitiva. Salvo imprevisti.