IL VOLTAFACCIA DI ERDOGAN CONTRO MOSCA. CONCORDATO CON USA E MACRON.

Martedì il ministro degli esteri turco ha convocato gli ambasciatori di Russia ed Iran: ed ha ingiunto loro di “fermare il regime  [di Assad] a Idlib.  Perché l’attuale  avanzata dell’esercito siriano  appoggiato dall’aviazione russa nel sud della provincia siriana di Idlib violerebbe l’accordo di pace di Astana (concordato  appunto fra Russia, Iran e Turchia).  In realtà, Idlib è una zona di de-escalation concordata.  Il progetto di de-escalation , concepito da Mosca, comprende   di coinvolgere   i gruppi d’opposizione combattenti  nelle trattative. E’ proprio quel che Cavosoglu , il ministro turco, ha rimproverato ai due ambasciatori: volete ”far andare a Soci [al tavolo negoziale]   gruppi di opposizione che non vogliono.  Se sei un garante – e lo sei – devi fermare il regime”.

https://www.dailysabah.com/diplomacy/2018/01/11/iran-russia-must-stop-syrian-regimes-violations-in-idlib-ankara-says

Dopo l’attacco coi droni alle basi russe

Dunque è confermato il sospetto   che abbiamo avanzato il 9 gennaio: Erdogan   – con il pretesto di proteggere gli oppositori  “moderati” e legittimi di Assad  (in realtà Idlib è dominata da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), un gruppo legato ad al-Qaeda prima noto Jabhat al-Nusra)  sta rigettando l’accordo di Astana che ha sottoscritto.  Il punto  allarmante è che, se martedì   Cavusoglu  ha convocato i due ambasciatori, il giorno dopo ha convocato l’ambasciatore americano  Philip Kosnett.

Il “Poseidon” guida-droni

Il voltafaccia  di Erdogan infatti avviene poche ore dopo che le basi russe di Kmeimim e Tartus sono state attaccate da  “misteriosi” sciami di droni esplosivi,  che Mosca ha esplicitamente attribuito   ad un aiuto tecnico americano ai ribelli (un aereo-radar  Usa sorvolava la zona, evidentemente  radio-guidando i droni)  ma anche alle forze turche stanziate, come “osservatori di pace”  in adempimento di Astana , “nel settore di Muazzara nella parte occidentale della zona di de-escalation”, dove  i turchi “convivono con  i guerriglieri invece di frenarli”  – e i droni  sono partiti proprio da quel settore, dicono i russi

Non si può più parlare   di una ripicca Usa,   per questo attacco di  droni lanciati dai “ribelli”, provocatoriamente,  il giorno del Natale ortodosso:  qui siamo davanti a un confronto diretto tra Usa e Russia- che tra l’altro, se Mosca dice il vero, è fallito, essendo stati i 13 droni intercettati o deviati. Tuttavia, è un salto di qualità gravissimo.-

E’ chiaro che Erdogan si sente   le spalle  coperte,  e non solo dagli Usa. Il 5 gennaio ha fatto visita all’Eliseo e con Macron si è accordato su un noto progetto: la nascita di un nuovo  stato finto,  il Rojava, su  una lingua di  territorio preso alla Siria del Nord. Abitato quasi esclusivamente da belle guerrigliere laicissime  molto pubblicizzate dai media occidentali  (vedere Wikipedia), il Rojava sarà il Kossovo della Siria.  Erdogan ci scaricherà una parte dei suoi curdi, Macron   ci vuole mantenere i “suoi” jihadisti, che la Francia ha mandato a migliaia a battersi per Al Nusra, e che ora non vuole più indietro.

Le truppe del “Rojava”. Secondo l’Occidente.

Con Macron, fa rinascere il “Rojava”

Anche se sembra incredibile, il progetto è molto avanzato. Benjamin Griveaux, il portavoce del governo francese e segretario di stato, ha spiegato sia a  Radiomontecarlo sia a BFM TV, il 4 gennaio (ossia prima della visita di Erdogan) che ijihadisti “francesi” catturati dalla “coalizione internazionale contro Daesh”  (ossia  dal Pentagono più sauditi) potranno essere giudicati dallo stato che sta per nascere a Nord della Siria  una volta appurato che  “le istituzioni giudiziarie” (del Rojava!)  “sono in grado di un equo processo dove i diritti di difesa sono rispettati”. Saranno rispettati senza dubbio,  e lo attesteranno  Transparency International, Amnesty,   l’ONU e la UE  : il Rojava è già uno stato modello prima ancora di nascere.  Sarà riconosciuto dall’Onu e dalla UE e ovviamente dagli Usa.

http://www.voltairenet.org/article199282.html

Il Rojava come progettato dal “Washington Institute for Near East Policy”, noto pensatoio della Israeli lobby.

Erdogan si è già detto d’accordo purché non  serva ad armare il PKK. Ma è tranquillo: la Rojava non è stata assegnata al PKK, bensì al PYD, un partito curdo “leninista duro” fino a ieri,  ma da pochi mesi improvvisamente diventato anarco-libertario, amico dei LGBT e degli Stati Uniti, e pronto  a sostenere i valori della laicità contro l’estremismo  islamista di Daesh . Ne ho parlato in questo precedente articolo:

https://www.maurizioblondet.it/la-pace-siria-nate-le-brigate-lgbt/

A Parigi, con Macron a fianco, Erdogan ha appunto indicato che il Rojava deve “prevenire ogni possibilità per il PKK crei un corridoio che gli permetta di  importare armi dal Mediterraneo versol’Anatolia di Sud-Est”.   Per questo, occorre che la Rojava non abbia accesso al mare. Accordato da  MAcron. L’accesso al mare  della Siria del Nord se lo prenderà Erdogan  – è  il  compenso che ha ottenuto dall’Occidente –  come già  gli ha consigliato qualche giorno fa il nuovo sito di George Friedman, lo stratega di “Stratfor”:

La Turchia non può rimanere fuori dalla Siria – se non riempie il vuoto nel nord-est siriano,  qualcun  altro   se lo accaparra”,   scriveva   un  analista di nome Jacob  H. Shapiro (j)  su “Geopolitical Futures” –  che è,  è utile saperlo, la nuova versione del celebre sito Stratfor di George Friedman (j). Dopo aver detto esplicitamente che “la Turchia  sostiene i ribelli anti-Assad che sono trincerati a Idlib, ma con linee di rifornimento perlomeno dubbie”, Shapiro aggiunge:

Per Ankara,  dicono gli J, “Idlib è importante perché è collocata nelle vicinanze di un  piccolo valico tra le montagne di al-Nusayriyah , il territorio alawita fedelissimo ad Assad, e  le pianure   dominate dagli arabi sunniti. Se la Turchia controllasse Idlib,  controllerebbe questo passo, e importanti tratti della carrozzabile 60,  che potrebbe usare per rinforzare i suoi  “proxy” [ossia i ribelli anti-Assad]. Controllare  questo passo sul lato siriano renderebbe più facile difendere l’accesso meridionale della striscia costiera della Turchia adiacente al confine occidentale della Siria. Metterebbe la Turchia in posizione molto migliore per proiettare la potenza nei combattimenti prossimi sul futuro della Siria”.

Il consiglio di Israele a Erdogan: occupa tu quella  lingua…

Shapiro consiglia Erdogan: occupa tu quella zona.

Il progetto di smembramento della Siria è ripreso in pieno;  per attuarlo,  il Pentagono sta osando  anche lo scontro diretto ed aperto con le forze russe; queste se la dovranno probabilmente vedere anche con le forze turche che Erdogan ha ammassato ai confini. Se non  è uno scernario da guerra mondiale questo.

 

 

 

 

Mappa dello smembramento dei paesi islamici , pubblicata sul New York Times del 28 settembre 2013, nove mesi prima che l’ISIS comparisse a ritagliare uno stato “sunnita” tra Siria e Irak. . E’ ancora e sempre il Progetto Kivunim. E USrael non vi ha rinunciato. 
Il “Sunnistan” di Daesh progettato da Usrael.