Diversi lettori sono allarmatissimi per il titolo apparso su SputnikNews: “La Russia sarà al fianco di Israele in caso di attacco da parte dell’Iran”. Cosa succede? Un rovesciamento di alleanze?
A parte che non credo ci sia un’alleanza formale fra Teheran e Mosca, il vice-ambasciatore a Tel Aviv Leonid Frolov ha voluto chiaramente cercare di sedare la più recente manifestazione parossistica del noto disturbo psichiatrico ebraico. Intendo quella che Gilad Atzmon ha genialmente identificato come “Sindrome da Stress PRE traumatico”: la tendenza a soffrire di un pericolo non ancora avvenuto, immaginato e in genere immaginario, per difendersi dal quale – e dall’angoscia che gli produce – la Tribù sente necessario spingere la Superpotenza del momento alla guerra contro il nemico della sua immaginazione, per incenerirlo e cancellarlo dalla faccia della Terra.
Che la sindrome pre-traumatica si manifesti in Netanyahu con incoercibile agitazione psico-motoria ( una dozzina di viaggi a Mosca, USA ed Europa in un mese per gridare che l’Iran è un pericolo per il l’intera umanità, in quanto la vuole carbonizzare con le sue bombe atomiche – che non ha) e con frenesia delirante, lo ha mostrato lui stesso alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, dove ha brandito quello che sembra un alettone affumicato che ha detto essere i resti del drone-spia “iraniano” partito secondo lui dalla Siria, il cui sorvolo sulle teste del popolo eletto si configura come un tentato Olocausto, anzi di fatto già iniziato: lo stress PRE-traumatico è così. E’ un disturbo serio. Mica c’è da scherzarci.
Quanto questa affezione psichica sia pericolosa – non per il malato, ma per tutti i vicini geopolitici, è ormai comprovato dai 17 anni dì guerre, stragi di minoranze e pulizie etniche e milioni di profughi, destabilizzazioni e istigazioni alle guerre civili, che USA ed Occidente – su istruzioni della Lobby – hanno condotto dall’Irak alla Libia, dall’Afghanistan alla Somalia alla Siria, nella speranza di calmare l’ansia di Sion eliminando e devastando tutti i suoi avversari circonvicini futuri, potenziali, onirici, fittizi fantastici.
Una terapia che invece di placare l’angoscia della Vittima per eccellenza, non ha fatto che renderla più acuta e parossistica; Essa si sente ancor più in pericolo di prima. Perché, per una serie di errori di calcolo che mai ammetterà, la distruzione dell’Irak laico governato dal dittatore sunnita Saddam (che la Vittima credette il Nemico Principale) ha praticamente fatto gravitare il nuovo Irak, a dominanza sciita, nella sfera dell’Iran. La guerra per interposti Jihadisti decapitatori sferrata in Siria ha parimenti aumentato e avvicinato – invece di allontanarlo – quello che la PRE Vittima adesso vede come il grande pericolo esistenziale imminente e concreto, il corridoio sciita formato dagli stessi interventi ebraico-americani, che ha reso comunicante Hezbollah e gli alawiti con l’Iran. Con tutte le sue 200 testate atomiche, Israele si sente insicura. L’Iran ha acceduto ad una moratoria sul nucleare, ma ciò ha reso acutissime le prospettive del Popolo Eletto di sentirsi vetrificare dalle bombe atomiche iraniane; detto Popolo Eletto è riuscito a far sì che il presidente Trump stracciasse, per la parte Usa, l’accordo con l’Iran, e Netanyahu con la nota lobby stanno facendo tutte le più forti pressione sull’Europa, perché faccia altrettanto e stracci quest’accordo – accordo, si badi, per cui Teheran ha rinunciato per decenni allo sviluppo del nucleare, e quindi dovrebbe tranquillizzare: invece è il contrario.
Ma chi può giudicare quell’anima collettiva che tanto ha sofferto per colpa dei goym fin dai tempi dell’Esodo? Israele dormiva tranquilla quando sul Golan, ossia ai suoi confini, c’erano Al Qaeda e il suo ISIS; non riesce a chiudere occhio perché teme ci vengano gli iraniani. Allo stesso modo, Israele si sente più sicura con un Iran che recuperi, sul nucleare, la mano libera. E’ esattamente come nel racconta La Tana di Franz Kafka (1923): un roditore si è costruito una tana così perfetta, impenetrabile, ricca di cunicoli e labirinti, che il suo facitore si sente perfettamente al sicuro da ogni nemico non standoci dentro, ma standone fuori, e guardando dall’esterno come l’entrata del suo rifugio sia perfettamente mimetizzata.
Così si capiscono le parole del vice-ambasciatore Leonid Frolov: “In caso di aggressione contro Israele, non solo gli Stati Uniti saranno dalla parte di Israele ma anche la Russia si schiererà al suo fianco. Molti dei nostri compatrioti vivono qui in Israele e Israele è un paese amico. Quindi non permetteremo alcuna aggressione contro Israele”.
L’intenzione emolliente e lenitiva del PRE-Traumatizzato è evidente: SE l’Iran ti fa la guerra, ti difendiamo noi. Sarai difeso dalla Superpotenza ed anche dalla potenza regionale, la Russia. E’ ovvio che, trattandosi qui di un adulto sano di mente, Frolov sa benissimo che l’Iran non aggredirà mai Israele, non avendo nessun desiderio di ricevere un bombardamento atomico; e che è invece la Vittima PRE-Traumatica ad aggredire l’Iran e a cercare in tutto i modi di farlo bombardare dalla Superpotenza PRIMA, in anticipo, o di destabilizzarlo armando le sue minoranze interne, insomma rendendo ancora più sanguinosamente intricato il caos sterminatore che la Vittima e i suoi servitori occidentali hanno creato nell’inutile sforzo di far sentire sicura Israele. Siccome il diplomatico russo non soffre di Sindrome da Stress Pre-Traumatico, sa di poter impegnare la Russia in una eventualità che non ha alcuna ragionevole possibilità di accadere; anche perché la Russia sta al centro della diplomazia dell’area; sta trattando anche coi nemici che ha bombardato fino a ieri (o ancora bombarda) per convincerli a sedersi attorno ad un tavolo a far ascoltare le loro ragioni legittime; parla con Teheran e sa che potrebbe sventare un colpo di testa improvviso, da cui peraltro il regime degli ayatollah non sembra incline.
“Dare garanzie”, era diplomazia una volta
D’altra parte capisco il disorientamento di alcuni lettori a questa profferta della Russia. Il motivo è che il ventennio dell’eccezionalismo talmudico-americano ci ha abituato a credere che la “diplomazia” nei rapporti con stati esteri consista nella minaccia di incenerirli con attacchi preventivi, nel bollare come pazzi criminali i loro capi, nell’accusarli di ingerirsi negli affari interni americani con blog e con le batterie degli smartphone Made in China; ormai crediamo che sia “diplomazia” il pagamento di rivoltosi interni per rovesciarne i governi, l’imposizione di ultimatum atomici e di sanzioni che impediscano agli stati “nemici” anche di acquistare medicinali o ricambi di aereo. Frolov, con la sua profferta emolliente a Sion, ha usato invece un accorgimento diplomatico che si chiama “dare garanzie”. Una volta si usava, anzi la diplomazia era essenzialmente un dare garanzie. Non credo che funzionerà, con Netanyahu. Ma è stato bello tentare.