“Abbiamo passato ore ed ore al telefono per assicurarci che nessuno, all’epoca Hollande e (Matteo) Renzi, non lasciasse. Non volevano altre sanzioni contro la Russia. Aveva ripercussioni su di loro. In grosso [ho detto loro]: “Dovete farlo!”.
Così ha parlato Joe Biden, il vicepresidente di Obama, in una conversazione al globalista Council on Foreign Relations. Per fortuna, ha aggiunto, “Merkel era abbastanza forte all’epoca per sostenerci. Anche se a malincuore, non piaceva nemmeno a lei”. Era il luglio 2017. Obama impose nuove sanzioni, la Confindustria di Berlino provò ad eccepire che erano in violazione del diritto internazionale, dato il loro “carattere extraterritoriale”. Niente: “Dovete farlo!”, e loro l’hanno fatto.
Un esempio di sottomissione che sarà replicato adesso – se non cambia il governo – perché in vista delle elezioni di marzo le pressioni americane sui nostri “Più-Europa” si faranno imperiose. Ovviamente Mike Pompeo, il capo della Cia, ha appena accusato la Russia in anticipo di fare quello che gli americani fanno in Europa: “Si intrometterà nelle nostre elezioni di medio termine del 2018”. Loro no, non si intromettononelle nostre. Telefonano e i cagnolini obbediscono.
Frattanto, s’intende, Washington infrange le proprie sanzioni (quelle cui obbediscono Renzi, Macron,Merkel) rifornendosi di gas liquefatto dalla Russia perché l’ondata di gelo estremo ha infartuato la sua vantata produzione nazionale di GPL, e per risparmiare dopo che per questo motivo il prezzo del GPL è salito alle stelle in Occidente – ma non in Russia. Una nave-bombola è davanti a Boston dal 28 e aspetta di essere scaricata, un’altra sta arrivando ed è attesa il 12 febbraio.
La lista degli oligarchi corrotti da sanzionare: ci sono Lavrov, Medvedev…
Ciò, negli stessi giorni in cui il Tesoro Usa ha presentato la lista degli “oligarchi russi corrotti” da colpire con nuove sanzioni, minacciando la confisca dei loro cespiti all’estero e di bloccare la loro operatività economica. E’ una lista che ha dell’inaudito come arroganza e stupidità: comprende il ministro degli Esteri Lavrov e il primo ministro Dimitri Medvedev (cosa faranno?, ne ordineranno l’arresto se mettono piede, poniamo, in Italia?), 114 personalità del governo (“Hanno preso l’elenco telefonico del Cremlino”, ha commentato Konstantin Kosachev, presidente del comitato per gli affari esteri del Cremlino , che è ovviamente nella lista) 94 capi di brandi imprese e banche di Stato, come Sberbak e Rosneft. Esiste anche un elenco non pubblicato, il cui contenuto è ignoto: il Faro di civiltà e unica nazione necessaria, tipicamente, stila liste di proscrizione segrete – un apice nel diritto internazionale.
Donald Trump ha per il momento sospeso l’esecutività di queste nuove sanzioni; ma, come si ricorderà, egli è stato privato dal Congresso del potere di agire in modo autonomo verso la Russia. Infatti Eliot Engel, deputato della Camera, il principale democratico nella Commissione Esteri, ha proclamato via twitter: “Sono stufo di aspettare che la nostra amministrazione protegga il nostro paese e le nostre elezioni [dalla presunta ingerenza russa, ndt.], è tempo che il Congresso agisca”. Il che lascia pensare che la nuove sanzioni saranno comunque applicate.
La frase di Eliot Engel (j e democratico) poi ricalca quella proclamata dal deputato Adam Schiff (j e democratico) dopo che la Camera bassa ha votato – attenzione, è solo un primo passo – a favore della pubblicazione del misterioso “FISA Memo”, il rapporto che dimostra come lo FBI, CIA, NSA e il Ministero della Giustizia sotto Obama hanno usato il falso dossier della ex-spia britannica Steele, ed altri metodi penalmente punibili, per rovinare la campagna elettorale di Trump .
“Ancora una volta”, ha sibilato Schiff, “la Camera ha scelto di mettere l’interesse del presidente al disopra dell’interesse delle istituzioni”.
Espressione altamente rivelatrice, perché dimostra come la nota lobby ritenga il Deep State coi suoi metodi illegali la “Istituzione”, e come identifichi se stessa col Deep State ossia l’Istituzione che si oppone alla non-istituzione chiamata Presidente Usa. Evidemente non è bastato l’impegno di The Donald di riconoscere Gerusalemme capitale a placare la Nota Lobby (l’Istituzione); essa vuole di più.
Netanyahu ha di nuovo incontrato Putin. Cosa ha minacciato?
Cosa? Qualche indicazione potrebbe venire dall’ennesimo incontro con Putin che Netanyahu ha sollecitato ed ottenuto – il settimo in meno di due anni – lunghissimo: 90 minuti a quattr’occhi, e poi con la presenza del capo ebraico dell’intelligence militare , generale Herzi Halevi, e per la parte russa il ministro della Difesa (vincitore in Siria) Sergei Shoyu. Il punto è che su questo incontro, Mosca ha mantenuto il più impenetrabile (e insolito) silenzio.
Netanyahu e il suo seguito invece hanno più o meno raccontato: l’israeliano “ha sollevato il tema dell’accordo iraniano sul nucleare, e informato Putin che se non si cambia questo accordo, è probabile che gli Usa lo denuncino”. Dal che si può vedere come Bibi possa parlare a nome degli Stati Uniti, il che non è strano, visto quali personalità si identificano con l’Istituzione o Deep State. Ma non basta. Netanyahu racconta: “L’Iran si trincererà in Siria o questa prassi sarà fermata? Perché se non si ferma, ho detto chiaro a Putin che noi la fermeremo. Stiamo già agendo per fermarla”. Ha detto anche l’Iran “sta fabbricando missili ad alta precisione in Libano” (sic: per Hezbollah), cosa che lui vede come “una grave minaccia”, per cui, ha detto a Putin, “se dobbiamo agire, noi agiremo”. Adesso che c’è una possibilità di stabilizzare Siria e Libano, ha aggiunto, “l’Iran sta facendo il contrario”. Ha detto che lui e Putin hanno “parlato di vari scenari di escalation nella regione e come trattarne”. E la discussione è stata”concreta”, non “teorica”.
Uno degli accompagnatori di Netanyahu, Ze’ev Elkin, ha trovato l’incontro “Molto fruttuoso e che ha “contribuito molto alla sicurezza del nostro paese”.
Il silenzio di Mosca dopo questo incontro, la non diffusione di alcun comunicato, è probabilmente il sintomo che Putin ha ricevuto a quattr’occhi un messaggio di minaccia totale, di cui non ritiene opportuno far sapere qual è la valutazione di Mosca. Aveva incontrato Bibi nel Museo Ebraico della Tolleranza nel centro di Mosca, dove hanno celebrato insieme la “memoria”. Putin ha regalato al suo interlocutore una lettera autografa di Oskar Schindler, il tedesco che salvò 1200 ebrei durante la guerra. Ha anche dichiarato che la memoria della Shoah è “un avvertimento contro ogni tentativo di cavalcare l’idea di dominazione globale, di annunciare, costruire o affermare la propria grandezza basata su razzismo supremazia etnica o di altro genere. La Russia rigetta categoricamente ogni tentativo simile”. Nel che qualcuno può leggere un messaggio alla Istituzione che occupa gli Usa.
Aspettiamoci nelle prossime settimane che i nostri politici si pieghino a nuove sanzioni perché glielo chiede l’Istituzione. Essa lo esige per avvelenare la rielezione di Putin, e la nostra economia ne pagherà come sempre il prezzo.