Il premier israeliano ricevuto a Mosca. Al termine un comunicato generico e misurato parola per parola, buone intenzioni per ridurre le tensioni nella regione
di Umberto De Giovannangeli
Benjamin Netanyahu è l’invitato speciale di Vladimir Putin alla parata sulla Piazza Rossa che celebra la vittoria dell’Urss sulla Germania nazista. Un invitato molto interessato non solo alla potenza militare esibita dalla Russia, ma anche – e per certi versi soprattutto – dal ruolo del neo-eletto presidente russo che saluta visibilmente compiaciuto la sfilata di soldati e mezzi militari avveniristici, dal carro armato robot al super missile.
La visita di Netanyahu era stata fissata già da tempo, ma la sua importanza è cresciuta ulteriormente perché avviene a poche ora dall’annuncio di Donald Trump dell’uscita unilaterale degli Usa dall’accordo con l’Iran sul nucleare, siglato nel 2016 dal Gruppo “5+1” del quale la Russia fa parte. Una scelta ispirata e particolarmente gradita da Israele, una “profonda delusione” per Mosca. Netanyahu sa bene che una guerra diretta con l’Iran in Siria – se mai scoppierà -non dovrà riguardare la Russia. “I nostri incontri sono sempre importanti – aveva sottolineato Netanyahu prima della partenza per Mosca – e questo lo è in modo speciale. Alla luce di quanto sta accadendo in Siria, è necessario assicurare un coordinamento continuo tra i militari russi e quelli israeliani”. Israele è estremamente preoccupato per la presenza iraniana in Siria, dove Teheran, come Mosca, sostiene il presidente Bashar al-Assad.