Di Enrica Perucchietti
Approvata alla Camera la Commissione d’inchiesta contro le fake news. Composta da 20 deputati e senatori, la Commissione avrà 18 mesi di tempo per inquadrare il fenomeno della disinformazione e dell’odio on line e proporre nuove leggi.
La battaglia mainstream contro le fake news, sfruttando l’attuale emergenza sanitaria, sembra oggi riproporre una moderna forma di caccia alle streghe che ha come obiettivo la repressione del dissenso. Essa strumentalizza il dilagare di bufale sul web in un momento delicato per l’intera società, per portare all’approvazione di una censura della Rete e più in generale dell’informazione alternativa (leggi articolo).
Sull’ondata della paura e dell’emotività, infatti, si stanno legittimando misure liberticide che rischiano di stringere sempre di più le maglie del controllo sociale.
Misure che negli ultimi tre anni si sono moltiplicate e avvicendate, dal ddl Gambaro alla task force sulle fake news ufficializzata dal sottosegretario Andrea Martella (leggi articolo).
Ora si passa all’approvazione alla Camera di una Commissione parlamentare sulle fake news.
La Commissione parlamentare sulle fake news
La proposta di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla disinformazione online a prima firma del deputato del Pd Emanuele Fiano era stata presentata nell’agosto del 2018 (leggi articolo).
L’esame del provvedimento, nelle commissioni congiunte Cultura e Trasporti della Camera, era iniziato un anno il 17 luglio del 2019. Ora, dopo il via libera alla Camera, la proposta passa in Senato.
La proposta di legge è stata approvata a Montecitorio con 234 voti a favore, 172 contrari e due astenuti. Contro la Commissione di inchiesta i deputati dell’opposizione.
Composta da 20 deputati e senatori, la Commissione avrà 18 mesi di tempo per inquadrare il fenomeno delle fake news e dell’odio on line e proporre nuove leggi.
Tra le priorità troviamo la disinformazione sul Covid-19 che ha già portato a legittimare la censura on line, finendo per abbattersi persino sulle voci scomode e controcorrenti.
Come ripeto da anni e documentavo in Fake news (Arianna Editrice), iniziative simili hanno come obiettivo non di garantire una informazione migliore, ma la creazione di un’informazione “certificata” accompagnata da un’attività censoria: solo le notizie con il “bollino” saranno reputate affidabili.
Le altre potranno essere addirittura espulse dal web e con il pretesto delle fake news si potranno oscurare pagine social, siti e blog di pensatori scomodi, introducendo di fatto la censura.
Verso un Miniver orwelliano?
Questa Commissione, peraltro, si concentrerà sulla disinformazione on line, quando proprio i media mainstream hanno negli anni divulgato, e continuano a farlo, innumerevoli fake news mostrando spesso di avere difficoltà a distinguere una notizia vera da una falsa (leggi articolo)
Il rischio di legittimare un moderno Ministero della Verità che si arroghi la presunzione di decidere cosa sia vero e cosa no e che silenzi le opinioni “dissidenti” si fa concreto, così come il rischio che da ciò derivi l’introduzione strisciante di una forma di psicoreato orwelliano (qualcosa di simile si era tentato con il ddl Gambaro).
In questo scenario, che ruolo può avere ancora il giornalismo?
Il giornalismo continuerà a essere fondamentale per orientarci nel mare delle fonti e delle notizie che rischia quotidianamente di soverchiarci, ma dobbiamo essere anche noi ad affinare le nostre capacità di discernimento e di senso critico, che si tratti di informazioni che vengono dai media mainstream o dalla Rete.
Non possiamo affidarci in modo passivo e acritico a un’autorità o seguire con cieca obbedienza qualunque notizia ci venga trasmessa da un media certificato.
Così facendo ci deresponsabilizziamo, facendoci trattare come soggetti minorenni che hanno bisogno di una guida per orientarsi nel mondo e ci sottomettiamo a un’autorità che avrà il potere di decidere cosa debba essere diffuso e cosa censurato, come nella peggiore delle distopie.