FORSE MEGLIO COSI’, DOPOTUTTO.

All’inizio di questa  triste storia, avevo detto che Salvini  aveva  avuto il merito di scegliere  gente migliore di lui,  da portare al parlamento e governo: cosa rara fra i politici. Pensavo a Bagnai,  Borghi,  Giulia Buongiorno.  Oggi si può chiedere: ma cosa serve  scegliere gente migliore di te, se poi non le chiedi consiglio?  Anzi, se non l’ascolti quando  te lo da?

«Io spero davvero che Matteo Salvini decida di non avallare la linea dell’autorizzazione a procedere nei suoi confronti», ha detto  Giulia Bongiorno, a due giorni dal voto in Senato.  Non solo perché conosce da avvocata il settarismo bieco dei giudici di  parte  – che del resto non hanno mai nascosto la voglia di liquidare Salvini usando il loro potere con ogni mezzo sleale e falso, come l’accusa sui milioni ricevuti da Putin –  ma per il motivo che  lucidamente la Buongiorno ha  espresso nella sua apologia in Senato: il Parlamento ha consegnato se stesso, e il potere esecutivo, nelle mani della  magistratura: e di “questa” magistratura, che mai ha avuto nemmeno la finzione di  equanimità.

Salvini ha fatto di testa  sua. A cominciare dal suo  invito ai leghisti di votare per la propria autorizzazione a procedere, egli ha appunto consegnato sé stesso, la funzione di ministro dell’Interno,  la sovranità ed autonomia politica,  sotto l’imperio e  arbitrio delle procure. Inutile la limpida apologia della senatrice, rivolta a vermi occupanti del parlamento:

In breve: Salvini ha commesso tanti e  così frequenti errori  politici, giuridici, psicologici ed umani in questi pochi mesi, a cominciare dal Papeete e  dalle sue dimissioni senza rete dal governo, passando per la inutile e   dannosa campagna elettorale in Emilia Romagna, al citofono a Bologna e a questo  epilogo in cui s’è tuffato a pié pari nella bocca del mostro giudiziario, di cui peraltro lui mai ha contestato costruttivamente la porzione mostruosa che ha preso nella politica – che viene da dire: speriamo che venga tolto di mezzo. Troppo incapace, pasticcione, superficiale e parolaio, privo di ogni fiuto politico e senso del momento,  ha commesso errori   sempre costantemente di   questo genere: autolesionistici, auto-distruttivi,  colpi di testa improvvisati e non meditati.  Ormai  la sua  cosiddetta  leadership danneggia la causa per cui l’avevo votato e nel mio piccolo fatto votare, ossia la difesa della dignità dell’Italia  di fronte alla UE  “prigione dei  popoli”, e  la lotta per riprendersi la parte di sovranità che governi servili e collabò hanno ceduto.

Con questo suo ultimo errore, fra l’altro, ha rafforzato il governo Conte bis che proclamava dove cadere.  Ulteriore caso dell’incapacità politica estrema, quello di  ottenere il contrario di  quel che ci si propone pubblicamente. E’ dal Papeete in poi che lo fa,   senza volerlo certo, ma con una costanza che deve porre il problema: togliere da quelle mani la  causa troppo nobile e complessa per lui.  Magari la sua  vita di processato – perché come l’ha pur avvertito  la Buongiorno “non sarà breve né prevedibile”  – di triturato dalla casta giudiziaria, potrà essere utile alla causa più che un suo (ormai improbabile) “trionfo elettorale”.  Perché in fondo c’era da aver paura di un futuro governo Salvini: cosa avrebbe fatto di autolesionistico, controproducente e distruttivo di sé e del progetto euro-critico? Sarebbe andato  a suonare a tutti i citofoni dei sospetti spacciatori..

Anche il progetto, è stato del resto da lui  molto dilavato e sbiadito, tanto che non si sa più se lo condivida.

Ma  del resto, che dire della sua “opposizione”?  Anche l’opposizione si  costruisce, si guida, è un “governo”;  si mobilita il partito e la base;  per fortuna che ci sono Bagnai e Borghi nelle commissioni a farla, perché il suo apporto s’è limitato  a  selfie con pizze e nutelle e twitter e qualche inarticolata esclamazione di protesta. Anche adesso, si è visto che lui viene consegnato ai giudici, e non c’è  attorno a lui una forza di opposizione. Nulla.  Vada ai processi, forse è meglio per la causa,  ed anche per  lui. Ma si faccia consigliare, non dica frasi che saranno  usate contro di lui, come “chiedo pieni poteri” o “ci vorrà un’aula molto grande per giudicarmi”:  quel popolo, lo doveva organizzare lui.

(Aggiungo un pro-memoria: nessun Prodi fu incriminato per  questa strage: