Grazie allo sparacchiatore di Macerata, tutti i media e i politici hanno potuto cancellare dalla prima pagina il fatto orribilmente vero e spaventoso: un nigeriano pregiudicato, spacciatore di droga recidivo, senza permesso di soggiorno, con foglio di via di cui si è infischiato, ha squartato una giovane donna (con una perizia da far pensare che al suo paese o anche qui, l’abbia fatto più di una volta) strappandole prima gli organi interni.
Un orribile crimine, con l’aggravante di essere un “femminicidio”, ma le femministe non gridano contro l’assassino,ma contro Salvini. Un orribile squartamento africano, che incarna in sé l’atto di accusa diretto dell’inadempienza delle sinistre di governo. Inadempienza e stupidità di Renzi e soci che hanno preteso dalla UE che l’accoglienza fosse concentrata in Italia, furbissimi, credendo (così ha detto la Bonino) che il fenomeno fosse “transitorio” e non strutturale – quindi senza un briciolo di capacità di previsione e comprensione dei processi, il minimo che si deve esigere da aspiranti a governare uno Stato. Inadempienza dei giudici che fermano e lasciano libero irresponsabilmente un simile personaggio che non ha nessun diritto di restare fra noi. Inadempienza delle polizie (che sono le meno colpevoli). Inadempienza dei servizi sociali. Inadempienza e irresponsabilità delle istituzioni degradate, parassitarie, che hanno perso persino il ricordo del loro dovere essenziale verso gli italiani, specie i più deboli.
Una breve biografia dello squartatore illustra la somma delle colpevoli inadempienze del Sistema delle sinistre:
L‘assassino di Pamela, “Innocent” è arrivato in Sicilia il 26 agosto 2014 con un gommone. In Nigeria era un decoratore edile, dice lui. Nell’aprile 2015 entra nel progetto Sprar (Servizio centrale del sistema di protezione dei richiedenti asilo), MACERATACCOGLIE. Partecipa a due corsi di formazione per pizzaiolo e saldatore.
Sorpreso a spacciare ai minori, il 6 febbraio 2017 viene allontanato dal progetto, bocciata la sua domanda di asilo (niente galera..). Ma lui, nonostante il permesso di soggiorno scaduto da un anno, a Macerata mette radici: a Natale è nata SUA FIGLIA, NATA DA UN COMPAGNA ITALIANA (erede dei partigiani), mentre pende un ricorso sul diniego della richiesta di rifugiato.
E invece a chi si fa il processo? Alla Lega. A Salvini. Gli strilli mediatici sono tutti per il pericolo fascista rappresentato da questo Luca Traini, “candidato della Lega”, “simpatizzante per Casa Pound e Forza Nuova”, che si fa prendere dopo essersi messo sulla spalle un tricolore e fatto il debito saluto fascista.
Chi è questo sparatore? Un semisquilibrato in cura psichiatrica. Seguito dai servizi sociali. Quindi noto alle “autorità”. Con il permesso di possedere un’arma da fuoco.
Se fossimo negli Stati Uniti, direi che è questo il profilo tipico del “solitary assassin” che di tanto in tanto appaiono e sparano a un presidente o in un attentato “islamico”, ne abbiamo avuto anche in Francia. Sempre così: già noto ai servizi, squilibrati, in cura psichiatrica, con porto d’armi. Un Oswald che sparò a Kennedy (o così si disse, perché il giorno dopo fu ammazzato), quel Sirhan Sirhan che sparò al fratello Robert, quel John Hinckley che sparò a Ronald Reagan per attirare l’attenzione di Jodie Foster di cui s’era innamorato (ma guarda caso era amico della famiglia Bush).
Lo sparacchiatore di Macerata è arrivato con tempismo perfetto modificare la narrativa. Pensate solo: senza di lui, i media avrebbero dovuto per giorni riferire i dettagli delle indagini, macabri e sanguinolenti. Invece non sappiamo nemmeno se il nigeriano l’ha uccisa, anzi ancora adesso si mantiene che “forse è morta per overdose”. Nemmeno se l’ha violentata: anzi, all’inizio, i media hanno riferito che non c’erano segni di violenza carnale – per poi ammettere sottovoce che i segni non c’erano, perché lo squartatore le aveva asportato anche la vagina, insieme al cuore.
Una pessima settimana per le sinistre, in campagna elettorale. Ma ecco il Traini: spara, fa il saluto fascista, è’ leghista, un po’ Casa Pound. Provvidenziale.
Gli stessi dubbi sonoventilati da Imola Oggi:
Macerata: chi ha sparato davvero ai migranti?
CRONACA, NEWSdomenica, 4, febbraio, 2018
di Armando Manocchia
In un clima di tensione, scaturita dalla cruenta fine di Pamela Mastropietro, massacrata da uno spacciatore nigeriano, ieri, 3 febbraio 2018, a Macerata c’è stata una sparatoria nella quale sono rimasti feriti sei stranieri, colpiti da qualcuno che, dall’interno di un’auto in corsa, sparava con una pistola semiautomatica. Questa vicenda ha distolto l’attenzione dall’atroce assassinio di Pamela, ha ribaltato la situazione ed ha focalizzato l’attenzione dei media sugli stranieri feriti, distraendo così i più suggestionabili dalla morte della 18enne.
La sparatoria
Nei due video che vi mostriamo, si vede chiaramente il braccio dell’uomo che impugna l’arma, vestito con un indumento scuro a maniche lunghe.
(leggete il resto dll’originale:
Noi ci limitiamo a riportare la conclusione:
Questo espisodio ci ha fatto tornare alla mente l’omicidio di Jo Cox, la deputata laburista uccisa durante la campagna elettorale sul referendum per la Brexit, mentre era con la sua amica musulmana Fazila Aswat, la quale, a quel che sappiamo, non ha mai testimoniato che il killer avrebbe pronunciato le parole “Britain first”. “Omicidio Cox, chi sono i veri mandanti?”
Leggi: Come il sistema s’inventa i razzisti di destra per fini politici
A confermare il gesto politico in cerca d’autore, ci aiutano i media stranieri, solite aquile dell’informazione. “Il razzismo irrompe nelle elezioni“.
MANIPOLAZIONE DELLE MENTI
NON C’ENTRERÀ NIENTE, MA CERTI FATTI MI RICORDANO QUALCOSA. VE LI RACCONTO .
Nel 1968, un giordano-palestinese, certo Sirhan Sirhan, sparò a Robert Kennedy (il sicuro, ma non voluto, futuro presidente Usa, che morì poi con altri colpi “misteriosi” che non si è mai saputo chi ha sparato).
Il bello è che questo mezzo palestinese non riusciva a spiegare il perché di questo gesto, e mai lo ha spiegato, tranne inneggiamenti alla Palestina, facendosi decenni di galera
Al tempo, un mio informatissimo amico d’infanzia, introdotto in “certi” ambienti e molto competente, era certo che le cose, apparentemente inspiegabili, erano andate così:
persone preposte e altamente qualificate e professionali, avevano intercettato e “conosciuto” il palestinese che ben sapevano essere psicolabile e suggestionabile . A poco a poco gli avevano infuso e sviluppato un certo odio verso il Kennedy per non si sa quali torti verso i palestinesi.
Il resto non si conosce, ma è intuibile: al comizio di Kennedy, il soggetto doveva essere sul posto armato, per fungere da capro espiatorio.
Ma al tempo, anche da noi in Italia, funzionava un controllo della mente, molto pragmatico e casareccio, ma efficace.
Purtroppo non è dato sapere in quanti crimini e attentanti i responsabili erano stati “manipolati” e li hanno eseguiti senza neppure saperlo.
Funzionava, e forse funziona ancora, così: attraverso le centrali di spionaggio interno, i Servizi e altri agenti preposti, che frequentano certi luoghi, ambienti , movimenti e gruppi, vengono individuati i soggetti esaltati, quelli suggestionabili e simili.
Poi ci sono anche i ricattabili, ma questi ultimi sono un’altra cosa. Il soggetto viene avvicinato, circuito e , a poco a poco, gli viene insufflata la giustezza e la necessità di una certa “azione” (per esempio: “eh, a quelli ci vorrebbe, una bomba”, e simili).
Alla fine ci scappa il crimine, di vario genere: dalla sparatoria, alla bomba, all’aggressione, e i “suggeritori” erano talmente abili da non far mai comprendere al “pollo”, che erano stati loro a spingerlo verso quell’atto.
Ecco questo mio ricordo, non c’entrerà nulla, ma quando leggo che il soggetto di Macerata era in cura psichiatrica e poi aveva anche agibilità per una pistola, i dubbi mi vengono.
Del resto la sparatoria di Macerata è stato un regalo di Natale per gli “afrikanizzatori” che erano in crisi per il crimine del nigeriano. Ora si parla di tutt’altro, di fascisti, di razzisti e di Main Kampf. Complimenti, il regalo è arrivato