(Andrea Cavalleri)
Sant’Agostino a proposito degli eretici:
“In molte cose concordano con me, in alcune poche no; ma per quelle poche cose in cui non convengono con me, a nulla giovano loro le molte in cui convengono con me”
[S. Augustinus, In Psal. LIV, n. 19]
Forse, il tempo delle operazioni “salviamo il salvabile” è concluso.
Chi si ricorda un minimo di catechismo, sa che gli uomini sono creature -amate- da Dio e diventano suoi figli (e solo allora e solo per questa ragione, fratelli) esclusivamente grazie al battesimo.
Punto.
Chi non si ricorda nemmeno questo è un non credente e quindi penserà che un’enciclica non riguardi la sua vita.
A chi giovano poi le operazioni di discernimento, per trovare ciò che di buono contiene l’ultima enciclica dell’attuale Pontefice?
A chi è rivolta l’enciclica?
Rispondo da solo alle due domande: secondo la saggia massima di sant’Agostino qualcosa di buono possono dirlo tutti, anche gli eretici, i catari, Nerone e Stalin, Hitler e Mao-Tze-Tung, e allora?
La seconda domanda integra la prima: l’enciclica dovrebbe essere rivolta ai cattolici credenti; ma dato che costoro sono una minoranza rigorosamente esclusa dagli incarichi politici, i consigli di natura politica appaiono più che altro gettati al vento.
Manca invece totalmente la presa di coscienza che la maggioranza dei battezzati sono pseudocredenti e non praticanti, il vero grande problema della Chiesa su cui tranquillamente si sorvola; e costoro, in ogni caso, non prenderanno nemmeno in lontana considerazione l’idea di leggere le 130 pagine del documento.
Per cercare o trasmettere la verità il dialogo non serve a nulla (stampatevelo in testa!).
Il dialogo ha al massimo la funzione propedeutica di creare le condizioni per cui la verità possa essere ascoltata. L’unico dialogo che è veramente sempre fruttuoso è quello con Dio.
Ho già detto troppo e scusate la prolissità.