Nel 1992 Maurizio Blondet pubblicò un interessante libro (I fanatici dell’Apocalisse, Rimini, Il Cerchio) sul piano, ben studiato e già allora molto avanzato, per la ricostruzione del terzo Tempio di Gerusalemme, portato avanti da alcuni partiti estremisti del Sionismo israeliano. Il primo Tempio fu progettato dal re David, ma fu realizzato da suo figlio Salomone circa 1000 anni prima di Cristo, fu distrutto nel 586 a. C. dai Babilonesi e fu fatto ricostruire da Ciro (il re dei Persiani, che liberò gli Ebrei dalla cattività babilonese, durata 70 anni) nel 516; infine esso fu fatto restaurare per ordine di Erode il Grande a partire dal 19 a. C. sino a pochi anni prima della sua distruzione nel 70. Da allora sino ad oggi i Giudei non hanno più Tempio, Sacrificio e Sacerdozio. Quindi cercano disperatamente di ricostruire il primo per riavere anche gli altri due.
Verso la fine del 2018, un giovane studioso di storia delle religioni nonché autore di numerosi volumi, Gianluca Marletta, ha pubblicato per le Edizioni Irfan, di San Demetrio Corone in provincia di Cosenza, un libro (La guerra del Tempio. Escatologia e storia del conflitto mediorientale)1. Il libro è molto ben strutturato e documentato sul medesimo tema, ma visto da angolazioni diverse.
Il punto da cui parte l’Autore (La guerra del Tempio. Escatologia e storia del conflitto mediorientale, cit., p. 11) è l’atto con cui Donald Trump, il 14 maggio del 2018, ha deciso di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme2, la quale viene presentata dal neo-Presidente statunitense non più come città internazionalizzata, ma come capitale del solo Stato d’Israele e degli Israeliani, escludendo quindi i Palestinesi (cristiani e islamici), che sono “un popolo senza Stato” e tra poco senza più quel poco di terra (il solo 22% della Palestina) che resta ancora loro.
Marletta (cit., p. 12) documenta, mettendo in nota tutte le referenze esatte, come il Mikdash Education Center ha recentemente fatto coniare una medaglia con i volti di Trump e Ciro il Grande, l’antico re di Persia (558-529 a. C.), che permise il ritorno degli Ebrei in Patria nell’anno 539, dopo che Nabucodonosor II, il re babilonese (605-562 a. C.), aveva conquistato e distrutto Gerusalemme con il primo Tempio nel 587/586, deportandone gli abitanti a Babilonia. La scritta apposta sulla medaglia in ebraico, arabo e inglese celebra Trump come “colui che, secondo le aspirazioni del Nuovo Sinedrio ricreato in Israele, porterà alla ricostruzione del Tempio ebraico su quella che ora è la cosiddetta Spianata delle Moschee, nel cuore di Gerusalemme. Il Mikdash Education Center è uno dei tanti gruppi rabbinici che caldeggiano il progetto di riedificazione del Tempio, che fu distrutto nel 70 d. C. dai Romani.
“Il curioso collegamento tra il Presidente Trump e Ciro il Grande trova spiegazione proprio in questa analogia: come (Esdra, I, 2-3) Ciro fece ricostruire il secondo Tempio (dopo che il primo, quello di Salomone, era stato distrutto dai Babilonesi nel 586 a. C.), allo stesso modo si auspica che l’attuale Presidente americano (ben noto per le sue simpatie filoisraeliane) possa finalmente realizzare il sogno di riedificare il Santuario” (G. Marletta, cit., p. 12).
La ricostruzione del Tempio, insieme alla pretesa su ogni centimetro quadrato della Terra d’Israele (Eretz Israel) e la necessità di allontanare i goyim (i non-ebrei) da quello che vuol essere uno Stato etnico di soli Ebrei è stata sponsorizzata dalla passeggiata sulla spianata del Tempio compiuta il 28 settembre del 2000 di Ariel Sharon: fu un gesto simbolico che affermava la necessità di arrivare il più presto possibile alla ricostruzione del Tempio.
Marletta (cit., p. 14) capisce e coglie la valenza teologica di tale “passeggiata” di Sharon, alla quale seguì la “marcia notturna” il 23 luglio del 2000 di centinaia di coloni israeliani, che invasero la Moschea di Al-Aqsa, sulla Spianata del Tempio, con la celebrazione di riti liturgici ebraici (che potrebbero essere celebrati solo da Sacerdoti discendenti da Aronne ed eletti da altri Sacerdoti) su quello che era lo spazio in cui sorgeva il Tempio e in cui soltanto potevano essere offerti i sacrifici a Dio nel Vecchio Testamento e col rischio di calpestare il pavimento dellaSancta Sanctorum, che poteva essere calpestato solo dal Sommo Sacerdote una sola volta all’anno3, come segnale della volontà d’Israele di ricostruire il Tempio dopo aver fatto brillare la Moschea di Al-Aqsa e la Moschea di Omar o Cupola d’Oro. I media del mondo laico e occidentale/atlantico non capirono la valenza teologica di tali avvenimenti o non vollero capirla. La discernettero invece molto bene i Palestinesi, che come risposta fecero scoppiare la “Seconda Intifada”. Inoltre la Knesset (il Parlamento Israeliano) il 19 luglio del 2018 definì Israele come “Stato/Nazione del popolo ebraico” e declassò la lingua araba (parlata da circa 2 milioni di uomini in Palestina) da “lingua ufficiale” a “lingua d’interesse”.
Inoltre, il 13 febbraio 2002 mezzo milione d’Israeliani marciarono, in una manifestazione organizzata dai Fedeli del Tempio, fin verso la spianata delle Moschee, giurando di impossessarsi di tutta Gerusalemme. Il 28 aprile 2017 l’Unesco ha biasimato le “provocazioni continue, che rendono difficili gli atti di culto islamici sul sito delle due Moschee” (www.repubblica.it/esteri/2017/05/02/news). Al tempo stesso in Israele da anni esistono associazioni che si adoperano, praticamente, per la “prossima” ricostruzione del Tempio. Una delle più attive e potenti è laAteret Cohanim Yeshivà, una scuola rabbinica che si occupa di formare i futuri Sacerdoti del Tempio.
L’Autore (cit., p. 16) mette giustamente in rilievo l’importanza del ruolo giocato dalla lobby giudaico/americana, chiamata inesattamente “Cristiano/Sionista”, quando dovrebbe essere nominata più precisamente “Protestante/Sionista”, perché composta da circa 20/40 milioni di Protestanti Evangelici statunitensi, che si rifanno quasi esclusivamente alla storia d’Israele del Vecchio Testamento, senza pressoché alcun riferimento a Gesù Cristo e al Nuovo Testamento. Costoro ritengono che occorra far ritornare tutti gli Ebrei in Palestina affinché possano ricostruire il terzo Tempio per accelerare la seconda venuta di Gesù.
Secondo alcuni Padri della Chiesa (S. Ireneo da Lione4, S. Ippolito Romano5, S. Cirillo da Gerusalemme, S. Giovanni Damasceno), durante il Regno dell’Anticristo finale (prima della Parusia), molto probabilmente sarà ricostruito il Tempio di Gerusalemme in parte o interamente, ma poi l’Anticristo perseguiterà anche il Giudaismo rabbinico, il Tempio verrà distrutto ed allora “Omnis Israel salvabitur / Israele in massa si convertirà a Cristo” (Rom, XI, 26). Cfr. Augustin Lémann, L’Anticristo, Proceno di Viterbo, Effedieffe, 2014, pp. 100-102.
I Giudei, cacciati dalla Palestina definitivamente dall’Imperatore Adriano nel 135 d. C., con la proibizione di rientrarvi sotto pena di morte, nel VII secolo d. C. (non essendoci più l’Impero Romano d’Occidente) tentarono di riprendere Gerusalemme e la Giudea, approfittando della debolezza dell’Impero Romano d’Oriente o Bizantino. Essi, chiamarono in loro aiuto, e mal gliene incolse, il re persiano Cosroe II (590-628), ribellandosi all’Imperatore Bizantino Eraclio (610-641). Il re persiano nel 613 conquistò e distrusse Gerusalemme, ma poi fu vinto a Ninive nel 627 dall’Imperatore Bizantino Eraclio. Tuttavia i Persiani danneggiarono le chiese cristiane di Gerusalemme, comprese quelle che si ergevano vicino alle rovine del Tempio e dettero “agli Ebrei loro alleati l’occasione d’impossessarsi della Città Santa e massacrare i Cristiani. Gli Israeliti per 15 anni (sino al 628) poterono reinsediarsi in Gerusalemme, creando un loro governo autonomo sotto le dipendenze di Cosroe. […].
La presa di Gerusalemme da parte dei Persiani fu possibile anche grazie alla collaborazione di un vero e proprio esercito ebraico della Diaspora: una milizia di circa 20 mila Israeliti comandati da un capo di nome Nehemiah ben Hushiel. I primi a farne le spese furono i Cristiano-Romani di Gerusalemme, che nei primi giorni della presa della città furono vittime di una strage indiscriminata, con decine di migliaia di morti e la profanazione di tutte le chiese. La vendetta ebraica sui Cristiani fu terribile. […]. Al momento della conquista e con l’iniziale beneplacito di Cosroe, Nehemiah prese di fatto il dominio della città, dimostrandosi interessato a ricostruire il Tempio. Il potere ebraico durò solo alcuni anni, finché la controffensiva bizantina ristabilì il dominio cristiano sul Medio Oriente nel 628” (G. Marletta, cit., p. 51). Gerusalemme ritornò ai Cristiani, ma per pochi anni. Infatti nel 635 i musulmani Arabi la occuparono e vi rimasero stabilmente ad eccezione del periodo che va dal 1096-1099 sino al 1187.
I Cristiani ricostruirono e restaurarono le chiese distrutte e danneggiate, Eraclio espulse la popolazione ebraica da Gerusalemme e vietò nuovamente l’ingresso degli Israeliti nella Città Santa. All’arrivo degli Arabi in Gerusalemme, il Patriarca cattolico di Gerusalemme, Sofronio, ottenne la libertà di culto dietro il pagamento di una tassa relativamente onerosa e anche l’impegno dei Musulmani di difendere i Cristiani dalla vendetta dei Giudei. Il califfo Omar, visitando la Città Santa, decise di sgomberare la spianata del Tempio e di costruirvi la Moschea di Al-Aqsa e la Cupola d’oro o Moschea di Omar, edificati da architetti di scuola bizantina, secondo la tradizione architettonica cristiano-orientale. Inoltre i califfi musulmani dettero agli Ebrei il permesso di ritornare a Gerusalemme e di ricostituirvi una comunità religiosa giudaica. Il rapporto tra Islam e Giudaismo fu in generale più pacifico che tra Islam e Cristianesimo. Tuttavia sino all’XI secolo vi fu una certa tolleranza dell’Islam anche riguardo ai Cristiani di Terra Santa, ma con l’ascesa al potere in Egitto dell’imam Al-Hakìm, della setta ismaelita, iniziò una vera e propria persecuzione anticristiana, che portò alla distruzione della Basilica del S. Sepolcro e, quindi, alla reazione della Cristianità (1095) con le famose Crociate.
Le prime chiese cristiane iniziarono ad essere edificate in Gerusalemme con la conversione di Costantino al Cristianesimo (anno 312). Sul Monte del Tempio (primo Tempio 1000 a. C., secondo Tempio 516 a. C.) o Monte Moria – in cui, secondo la tradizione, fu creato e morì Adamo e ove Abramo nel 1900 a. C. stava per sacrificare Isacco, dove Adriano edificò il tempio a Giove Capitolino (132) e donde Maometto sarebbe asceso al cielo – venne eretta la chiesa del S. Sepolcro di Cristo e dedicata ufficialmente il 13 settembre del 335, vicino al Golgota ove Cristo fu crocifisso. Con la dominazione musulmana (635) le chiese cristiane pur non essendo distrutte vennero a non essere più edificate. Sulla spianata del Tempio e nei pressi della chiesa del S. Sepolcro fu edificata, verso la metà del VII secolo, la Moschea di Omar e poi nel 691-692 la Cupola della Roccia al centro della spianata. Fu proprio l’islam ad aver acconsentito alla conservazione di una presenza ebraica a Gerusalemme (cfr. Vincent Lemire, Gerusalemme. Storia di una città-mondo dalle origini ad oggi, Torino, Einaudi, 2017, pp. 71-81).
È interessante leggere il libro di Marletta per capire come il mondo corra disperatamente verso una guerra nucleare pur di ricostruire il Tempio e di affrettare la venuta del Messia, che il Giudaismo talmudico sta ancora aspettando.
d. Curzio Nitoglia