Dal Corriere: «In Europa, non aver votato la mozione contro il dittatore Lukashenko è stato un errore strategico», ha detto senza mezzi termini Giorgetti, il responsabile Esteri della Lega. Il partito è “additato pubblicamente nella plenaria dell’Europarlamento tra «i populisti che stanno con Putin» e colpito da “ostracismo”
Vero, e ciò dice cosa è veramente “l’Europa”: un circolo serrato ed esclusivo di fanatici che hanno preso una direzione (lo scontro con Mosca) e ti discriminano e satanizzano se non obbedisci alla linea. Non sono ammesse più opinioni in dissenso, minority reports.
Quindi, “se vorremo in futuro governare”, dice Giorgetti, bisogna “ricostruire un rapporto più stretto e non conflittuale con l’establishment europeo”. Perché se no, per quanti voti prendesse, se fosse pure maggioranza assoluta nel paese, senza placare l’odio che ha suscitato nell’establishment europeista “non riuscirebbe a governare. Anzi, non arriverebbe a governare”.
E’ verissimo, e dovremo ricordarci come Berlusconi (e l’intelligente, Tremonti) non è riuscito a governare: è bastato che Merkel ordinasse di vendere qualche miliardo di titoli italiani per far salire lo spread a 500 e, con la complicità di Draghi, mettere rovesciare il Pompetta porre al governo in Italia il loro Monti. Loro hanno tutti i mezzi del potere sovrannazionale: dobbiamo elencarli ancora una volta? controllano la moneta, la “legalità” di Bruxelles e la “ortodossia” ideologica, hanno il blocco germanofono che spadroneggia e nasconde gli scandali delle sue banche mentre accusa le nostre e le obbliga a svendere i “non performing loans”, hanno i media che gli danno sempre ragione e nascondono i loro crimini, hanno l’impunità dagli atti criminali che compiono contro nazioni intere (vedi Grecia), non possono essere chiamati in giudizio, né sono soggetti al voto popolare.
E chi può abbatterli? Non certo andando a fare comizi, men che meno suonare citofoni, mostrare foto dove mangi la pizza, chiedendo pieni potere al Papeete; o ancor peggio, facendo oggi il filo-Trump e filo-Bibi, e domani il filo-Putin. L’establishment ha serrato le mascelle perché per un momento ha creduto che l’Italia potesse, per opera tua, uscire dall’euro. Adesso è rabbiosa e chieed vendetta.
Quindi Giorgetti ha ragione: “Se vorremo in futuro governare, Matteo dovrà incontrare Draghi e poi chiedere l’iscrizione al Ppe».
Una resa senza condizioni, la presa d’atto di una disfatta. E il commissariamento di Salvini. Molti che hanno creduto al progetto, sono rabbiosi contro Giorgetti. Perché non capiscono – rozzi – la sua premessa: “Se vogliamo in futuro governare..” Giorgetti pratica una dote che non solo non è diffusa in quest’area che ha creduto nel Capitano, ma è odiata dai più: il realismo.
Governare non è andare per comizi e urlacchiare contro le ONG tedesche che sbarcano clandestini. Può significare entrare in un governo di unità nazionale che fa schifo, magari con Draghi il drago a capo, perché lo si può condizionare. Restando fuori non si condiziona, loro possono fare di te quello che vogliono,e i voti che hai nei sondaggi si riducono, si riducono col tempo e i tuoi errori …
E poi, è una sconfitto per Salvini? Sarebbe una sconfitta se si potesse essere sicuri che aveva in mente il progetto che gli abbiamo attribuito, il serio tentativo di liberare l’Italia dalla moneta e della regole che la stanno facendo morire. Ma non ne sono sicuro. Me lo dice il fatto che “ raccontano che Salvini abbia riconosciuto «l’errore» dell’euro-gruppo leghista”, ossia di astenersi nel voto contro Lukashenko; dovevano dare anche loro il calcio dell’asino. Insomma, Salvini ha scaricato i suoi euro-deputati, ai quali non aveva dato alcuna direttiva, e che hanno votato secondo quello che credono il progetto. Ora, Salvini dimostra non solo di non avere alcuna idea ferma in politica estera, ed poterla cambiare riconoscendo “l’errore”… degli altri, mai i suoi. E’ un’abitudine: anche sui fantasmagorici “fondi russi alla Lega”, ha mollato il povero Savoini. Come non l’avesse mai conosciuto.
E’ il momento di riconoscere non solo che le sconfitte di Salvini sono tutte auto-inflitte; ma che c’è un elemento di viltà e bassezza intellettuale che aggrava la situazione.
Ora, secondo Giorgetti, dovrebbe recuperare la fiducia della cosca europeista. “ Matteo dovrà incontrare Draghi e poi chiedere l’iscrizione al Ppe». Ma non può farlo lui. Tener testa con onore e dignità alla cosca eurocratica poteva e doveva farlo nel 2018: indicendo un congresso internazionale, a Roma, in cui invitare tutti i grandi stranieri che hanno scritto criticando l’euro, dal Nobel Stiglitz a De Grauwe, della London School of Economics, da Jacques Sapir ad Ashoka Modi di Princeton, senza dimenticare il finnico Tuomas Malinen – con Bagnai a fare gli onori di casa e la regia del convegno.
Un simile parterre di competenti mondiali euro critici, che i media avrebbero dovuto ascoltare (e non far finta che non esistano) sarebbe stato un evento politico di prima grandezza, e non avrebbe dato motivo alla “diffidenza mista a ostilità di Bruxelles e delle cancellerie internazionali”, gli avrebbe dato un prestigio nel consesso europeista che la cosca non avrebbe potuto non riconoscere. Non l’ha fatto, ha perso l’occasione. Ed ora basterebbe che “Incontrasse Draghi e chiedesse l’iscrizione al PPE?”. Sicuramente Giorgetti non è così ingenuo da crederci. Salvini deve farsi da parte; Paolo Mieli (il figlio, va ricordato, del “colonnello Ralph Merrill” – ufficiale dei servizi d’intelligence inglesi Psychological Warfare Branch nel 1944) gli consiglia, mellifluo, di presentarsi come sindaco di Milano. Dio ne scampi i milanesi. Che sparisca, è necessario.