Un breve recupero dei fatti della settimana per rilevare fino a che punto l’euro-oligarchia ha assunto i modi, costumi, le arroganze e soprattutto la stolidità dell’antica nobiltà di sangue – quella che per lo più sotto la ghigliottina perse la testa: testa della quale non aveva mai fatto uso, per secoli non avendone avuto bisogno per comandare.
Il primo caso plateale è ovviamente quello del ministro lussemburghese Asselborn a Vienna. Siccome lui ha detto che l’Europa ha bisogno di immigrati perché invecchia, per lui questa è le verità definitiva. Non si aspettava nessuna contraddizione. Sicchè la pacata osservazione di Salvini – “Ho una prospettiva completamente diversa. Io penso di essere al governo per aiutare i nostri giovani a tornare a fare quei figli che facevano qualche anno fa e non per espiantare il meglio dei giovani africani per rimpiazzare i giovani europei che per motivi economici oggi non fanno più figli” – lo ha fatto soffocare di rabbia. L’ha sentita come un insulto personalmente a lui, il barone Asselborn da Steinfort: dove andiamo a finire, se i subalterni cominciano a risponderti? Se un discendente di un servo italiano si permette di contraddirti? Soprattutto mostrandosi più ragionevole di te? E’ un affronto scandaloso.
Infatti l’antica aristocrazia reazionaria, i Polignac, i Courvoisier magistralmente descritti da Proust, hanno sempre ritenuto qualunque manifestazione, anche minima, di intelligenza, qualcosa di sconveniente; una cosa da contabili o da scrittori, da sensali o da scienziati – insomma da borghesi da non invitare nei salotti. Come disse la duchessa Madame de Guermantes del conte Breuté-Consalvi detto Babal: “Babal uno snob? Ma è tutto il contrario, caro amico! Detesta le persone brillanti!”
Infatti quando la duchessa Oriane (progresista) invitava musicisti, pittori, grandi medici, “Babal” si rifiutava di andare al ricevimento: questi borghesucci, con le loro chiacchiere e nozioni, disturbavano la conversazione fra i nobili, che verte incessantemente su un unico argomento: chi di noi è parente di chi. Una continua, estasiata rivisitazione degli alberi genealogici reciproci, e il loro intrecciarsi.
L’osservazione di Salvini non è che fosse brillante. Semplice buonsenso. Ma il ministro del Lussemburgo ha sentito l’urgenza di lavare l’offesa fatta al suo rango, in un modo rivelatore: “Io sono il ministro del Lussemburgo e controllo le mie finanze e voi in Italia dovete occuparvi dei vostri soldi per aiutare a dare da mangiare ai vostri figli” – frase sconnessa e idiota, che sottintende l’altra: non osate ribattere, voi straccioni pieni di debiti, a me che sono ricco di famiglia mentre voi siete poveri, “merde alors”. Si è intuito che è stato sul punto di chiamare i suoi servi in polpe e livrea per far buttare giù dalla scalea questo discendente di immigrati italiani che osava mancargli di rispetto, esibendo quella facoltà indecorosa che è il pensiero.
Prudono le mani a lorsignori, per la comparsa di questi bassi sediziosi nella scena elettorale. Guy Verhofstadt, a proposito di Orban, che “ha deviato troppo dai valori europei”, ha promesso: “faremo abbassare la testa a chiunque mira a distruggere il progetto europeo”.
L’espressione che usa, “face down”, è quella che adottano i poliziotti verso il delinquente: “Faccia a terra!”, “Non osare alzare gli occhi verso di noi, inferiore!”. Gli eurocrati vogliono fare “abbassare la cresta” a tutti i capi plebei che danno segni di non voler obbedire al loro ordine.
Pierre Moscovici: “L’Italia è un problema nella zona euro”, ci stanno nascendo dei piccoli Mussolini (cui faremo abbassare la cresta). La saggista francese Coralie Delaume gli ha twittato: “L’Italia è un problema per la zona euro. La Grecia è un problema per la zona euro, l’Ungheria è un problema per l’Unione Europea, la Polonia è un problema per l’Unione Europea… Guardi in faccia la realtà: gli europei sono un problema per l’Europa”.
“L’Europe c’est Nous!”.
Un piccolo contributo alla riflessione, per chi ne è capace. Ma l’oligarchia – come l’antica nobiltà di sangue – non si abbassa ad argomentare con questa subalterna che ha l’impertinenza di voler essere brillante. E Moscovici la mette al suo posto:
“Per detestazione dell’Europa, lei sostiene tutte le democrazie illiberali, gli avversari dello stato di diritto e delle libertà: bella ammissione!”. E non contento, lo stupido aggiunge: “E no, la Grecia non è un problema per l’Europa: è la sua culla, e resta il suo cuore.
Capito? La Grecia è tornata cara alla dinastia, perché si è sottomessa. Ridotta a faccia in giù, è di nuovo amata dalla Real Casa. Non siamo lontano dai celebri versi di Dario Fo: “Noi villan – noi sempre allegri bisogna stare/ ché il nostro piangere fa male al re/ fa male al ricco, al cardinale / diventan tristi se noi piangiam”.
Mario Draghi, con pari degnazione, ha espresso inarrivabili idiozie di quell’aristrocrazia che sa, per lunga ereditaria tradizione, di non aver bisogno di alcuna intelligenza per comandare – e farsi obbedire. Ha detto che certe “parole” del governo italiano “hanno creato qualche danno: i tassi sono saliti, per le famiglie e le imprese». Naturalmente nessuno dovrà rimbeccare un sì nobile signore ricordandogli che ben altri danno ha fatto a tutti la Banca Centrale che ha il privilegio di dirigere. Tralasciamo il ricordo del suo predecessore Trichet che alzò i tassi quando tutti gli economisti e premi Nobel gli dicevano di abbassarli, provocando una recessione non necessaria e dimostrando che i “competenti” non sono in realtà competenti in nulla. Tralasciamo il golpe di Draghi contro il governo italiano nel 2011; tralasciamo i danni che ha inflitto alla Grecia. Ci basti dire che il nostro continua da anni a fallire nel creare un minimo d’inflazione nell’eurozona, perché applica ricette platealmente cretine; e insiste ad applicarle nonostante la loro comprovata inefficacia.
Ora, “fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi” è, secondo Einstein, la definizione stessa di stupidità. Ma non se ne stupiremo, sapendo che la casta euro-aristocratica sa che non le occorre alcuna attività cerebrale per dominare, bastandole il bastone contro gli inferiori insubordinati, e le lodi rapite dei cortigiani, specie nei media.
Così, quando Sua Altezza ha esalato (in polemica contro Savona e Borghi, che non ha nominato perché subalterni) che “il nostro mandato non è di garantire il finanziamento del debito governativo”, manco si è accorto di aver formulato una assurdità logica, detta “contraddizione in termini”: ogni altra banca centrale infatti fa’ proprio questo, garantire il debito del suo governo; quindi la BCE, nonostante si chiami banca “centrale” europea, non è una banca centrale. E’ una banca d’ emissione della Casata.
Luciano Barra Caracciolo, insigne giurista ed oggi sottosegretario agli affari europei del nuovo governo, ha commentato: “Quindi l’indipendenza [della BCE] consente di dare istruzioni ai governi e di fare le pagelle selettive dei membri del governo? “L’indipendenza” trasmoda in assunzione di ruolo gerarchico e di valutazione politica”.
E’ qui formulato il principio – rivoluzionario per l’aristocrazia – che il diritto implica reciprocità: se la BCE è indipendente e non accetta suggerimenti dai governi, reciprocamente non si deve permettere di dare istruzioni ai governi o di cambiarli (come fece nel 2011 sostituendo il Berlusca con Monti).
Interessante la reazione dei media “europeisti” italiani: “Si è mai visto un sottosegretario menare sulla BCE? No, ma ora sì!”.
E’ la stupefazione, la scandalizzata incredulità, dei servitori in polpe che vedono la plebe mancare di rispetto ai loro nobili padroni. Dove andremo a finire di questo passo, signora duchessa…
Paolo Savona e l’ambasciatore
Il ministro Paolo Savona ha elaborato una importante proposta di riforma dell’Unione, che ne sarebbe la salvezza e il vero rafforzamento.
Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa di Paolo Savona, Ministro Affari Europei
Ebbene: l’ambasciatore italiota a Bruxelles si è rifiutato di obbedire al ministro, e consegnarlo al capo della UE, Juncker.
Ciò, in piena consonanza con la mentalità che la servitù in livrea presso le casate assumeva durante l’ancien régime: non si accorgono questi pescivendoli, questi fornitori di pollame e verdure delle cucine, che stanno pretendendo di discutere alla pari con il Signor Nostro? Presentano una “riforma”, nientemeno questi villani, vogliono che la legga, che si scervelli a cercar di capire di cosa parla – disturbano, sono impertinenti, pretendono che il Signor Nostro utilizzi il cervello! Che offesa! Al più, gli rivolgano una supplica: in ginocchio e soprattutto a voce, per non affaticare la mente del Commissario Juncker costringendolo a leggere; è noto che ha difficoltà con i postumi della sua sciatica – malattia che ha sostituito la gotta, che affliggeva allora i gran feudatari a causa della loro dieta esclusiva di pernici ed ottarde.
Per Mattarella il bilancio UE è di diritto divino
Sulla stessa linea di servizio alla Casate di Sangue Blu, Mattarella, presidente e il Primo Maggiordomo dell’europeismo, dal Quirinale, ha giustamente ammonito: “Niente mercanteggiamenti sul bilancio UE”. Infatti il governo plebeo-populista ha volgarmente minacciato, visto che l’Italia paga – e tanto , più del Lussemburgo – per il bilancio UE, di non approvarlo se gli altri stati continueranno a fregarsene del peso che l’Italia sopporta per l’invasione dei clandestini, e non rispondono alle attese dei cittadini. Ciò ha suscitato l’ira aristocratica del commissario Von Oettinger da Stoccarda, e le sue minacce di bastonarci: “Gravi sanzioni se l’Italia non paga!”.
Ed ecco Sergio Mattarella in soccorso alle Famiglie Regnanti: “Niente mercanteggiamenti sul bilancio”, ci ha rimproverato.
Ora, essendo il presidente anche un docente di un qualche diritto in qualche modo in qualche università, per quanto poco attento, sicuramente gli è noto che discutere un bilancio significa appunto “mercanteggiare”, per la destinazione e ripartizione dei fondi, negoziando tra le parti che i fondi conferiscono. Se egli vieta ai populisti spregevoli di farlo, vuol dire che per lui il bilancio UE va sottratto al giudizio umano e delle plebi; ossia che esso è elevato per Mattarella nella sfera del Diritto Divino, dei Dieci Comandamenti: intangibili, infallibili ed eterni – proprio come il diritto dei re medievali a comandare unicamente “per grazia di Dio” e non per volontà della nazione. La sola pretesa di discuterlo, non si dice riformarlo, è per Mattarella un sacrilegio e un peccato. Anzi peggio: qualunque mutamento della sacra compagine in cui è discesa dal Cielo la Unione, è foriera di sconvolgimenti cosmici, come cinesi credevano avvenisse a danno di chi turbava l’ordine imperiale.
Ci crediate o no, l’inserto di venerdì del Corriere sparava questo titolo:
“…e la Brexit mette a rischio un milione di pinguini”. Un articolo scientificamente documentatissimo, come no; inteso ad ammaestrare le plebi sediziose che hanno votato Lega-5Stelle, come un tempo i miracoli di San Francesco nella Legenda Aurea ammaestravano i semplici. Se infatti l’uscita di Londra dall’UE già provoca tale apocalittica morìa di pennuti – e al Polo Sud ossia agli antipodi – immaginate cosa potrebbe provocare l’uscita dell’Italia dall’euro: un’estinzione di migliaia di specie viventi, la totale scomparsa dell’ottarda e della pernice di cui si nutrono i signori nostri, l’inflazione apocalittica e il diluvio universale preconizzato dal nobil huomo Giannino e dal sire Cottarelli, nostri benefattori che noi ricambiamo con tanta ingratitudine. Lasciamoli operare e governare loro, che sanno fare i miracoli: come la creazione di denaro dal nulla a beneficio delle banche e l’austerità che fa crescere, una meraviglia agli occhi del mondo. Non disturbiamo, noi villani, le Casate che stanno affrontando il difficile problema dinastico di chi mettere a capo della BCE ora che Draghi sta finendo il mandato. Poiché Donna Merkel rinuncia a metterci un suo lanzichenecco mirando alla Commissione, si profila un cambio della guardia brillante: la Lagarde esce dal Fondo Monetario e va alla BCE, Draghi esce dalla BCE e va alla testa del fondo monetario.
Draghi guarirà gli scrofolosi
Una volta risolta la questione, vedrete, i due svilupperanno anche la facoltà che fu propria dei monarchi per diritto divino: imporranno le mani e guariranno gli scrofolosi, come hanno fatto le dinastie dei re taumaturghi inglesi e francesi, e fece ancora Carlo X ben dopo la Rivoluzione Francese.
Perché, come vedete, tutto torna alla fine: dalla democrazia come sovranità popolare siamo passati all’euro-oligarchia per diritto divino, quasi senza accorgercene: continuiamo infatti a chiamare “democrazia liberale” questa, e “illiberali” populisti come Orban.
Per il momento scarseggiano, direte, gli scrofolosi. Ma poiché la scrofola affliggeva un popolo che per miseria si nutriva solo di grani vecchi ed avariati, non dubitate che anch’essi ricompariranno.
Tale è infatti il programma dell’Unione Europea, come lo tratteggiò il compianto sire Padoa Schioppa nel 2003 sul Corriere: “Nell’Europa un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’ essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità”.
Un programma perfetto di ritorno al feudalesimo: togliere le provvidenze sociali che ci fanno sentire “uguali” a lorsignori invece di villani assillati dalla fame e della durezza del vivere, tornati umili come nei bei tempi del regime aristocratico. Non dite che non vi hanno avvertito, voi europeisti dei media, dei partiti e della strada . Almeno, non chiamatela “democrazia”.