Marco Rizzo: “Le oligarchie europee vogliono davvero la guerra”
HenryLevy:
“Putin odia l’Unione e vuole dominarla, Kiev protegge la nostra esistenza
Il Cremlino vuole trasformare l’Est in una sua zona di influenza, con Donald coppia diabolica. Tra noi ci sono struzzi che negano il pericolo. Dovremmo ringraziare Zelensky perché esiste
BERNARD-HENRI LEVY
Thierry Meyssan
Il possibile ritiro degli Stati Uniti dalla posizione di preminenza nella Nato, pur senza ritiro dall’ Alleanza Atlantica, mette l’Occidente politico di fronte a se stesso. Come riuscire ad assicurare la pace sul continente?
Il progetto di difesa europea, sviluppato a partire dall’iniziativa di François Mitterrand e Jacques Chirac, non consente di difendere l’area europea; fornisce all’Ue solo i mezzi per intervenire in caso di massacro all’estero. I progetti di Emmanuel Macron e Keir Starmer rispondono alle esigenze dei rispettivi Paesi, ma in nessun modo a quelle del continente.
Il tempo stringe giacché si profilano conflitti nel nord dell’Ucraina, in Moldavia e in Bosnia Erzegovina.
Rete Voltaire | Parigi (Francia) |
Il quartier generale della Nato alla periferia di Bruxelles. Quando fu fondata, l’Alleanza si avvaleva di molti ex ufficiali nazisti, tra cui Klaus Barbie, che ne fu espulso solo su esplicita richiesta della Francia. L’architetto che progettò la nuova sede non aveva notato che, vista dall’alto, la nuova sede riproduceva il simbolo delle SS.
Le molte riunioni a Parigi, Londra e Bruxelles sul futuro dell’Occidente politico si sono basate tutte sul presupposto di un ritiro parziale o totale degli Stati Uniti dalla Nato. La questione dell’Ucraina era mero pretesto, cui erano interessati pochi partecipanti.
Cosa comporta il ritiro degli Stati Uniti?
Nel suo primo mandato, Donald Trump partì dall’idea di un ritiro completo degli Stati Uniti dalla Nato, per limitarsi infine a far pressione sugli Stati membri a elevare le spese per la difesa al 3% dei rispettivi PIL. Trump agiva da “jacksoniano”: voleva sostituire la guerra con il commercio.
All’epoca, la questione era stata considerata solo dal punto di vista della partecipazione finanziaria di ogni Stato membro. Sebbene i contributi all’Alleanza di ciascun Paese non siano chiari, è tuttavia certo che il Pentagono assicura il 16% del bilancio annuale, nonché molti servizi che solo le sue forze armate sono in grado di fornire. Per sottrarsi al pagamento della quota francese, il presidente Macron nel 2019 dichiarò che la Nato è «in stato di morte cerebrale» [1].
La situazione attuale è radicalmente diversa. Il presidente Trump deve perentoriamente tagliare le spese: gli Stati Uniti hanno accumulato un debito vertiginoso e andrebbero in bancarotta se i creditori chiedessero il rimborso dei prestiti. Due settimane fa ho spiegato che «Trump sta cercando di gestire il possibile crollo economico dell’impero americano di Joe Biden allo stesso modo in cui Iuri Andropov, Konstantin Cernenko e Mikhail Gorbaciov tentarono di gestire il tracollo dell’impero sovietico di Leonid Breznev» [2].
Così come fece Gorbaciov con il Patto di Varsavia, Trump non si ritirerà dalla Nato, ma smetterà di pagare per essa. In pratica, non uscirà dall’Alleanza Atlantica ma dalla sua organizzazione, la Nato appunto; il che implica abbandonarne il comando. Dalla sua costituzione, la Nato è sempre stata guidata dal Comandante supremo alleato per l’Europa (SACEUR), che deve essere statunitense. Questa carica è oggi ricoperta dal generale Cristopher G. Cavoli, simultaneamente anche Comandante delle forze degli Stati Uniti in Europa.
Il 13 febbraio scorso Trump ha informato Mark Rutte dell’imminente ritiro delle truppe statunitensi in Europa e della rinuncia degli Usa alle prerogative di SACEUR.
È questa l’opzione che il presidente Trump sembra aver privilegiato il 13 marzo, quando ha accolto alla Casa Bianca il segretario generale della Nato, Mark Rutte: gli Stati Uniti diventerebbero una delle componenti dell’Alleanza, al pari del Lussemburgo, per esempio. Ma senza le considerevoli risorse statunitensi di intelligence e di trasporto truppe, la Nato sarebbe privata di ogni capacità offensiva. Si ridurrebbe a un insieme di piccoli eserciti impossibilitati a muoversi al di fuori del territorio nazionale.
Cosa significa Difesa europea?
Durante la Guerra fredda il Regno Unito e gli Stati Uniti, che all’epoca dirigevano congiuntamente l’Alleanza, avevano un piano per coordinare gli alleati dell’Europa occidentale al fine di mandarli a combattere in Corea. Si trattava della Comunità europea di difesa (CED), che i patrioti francesi, cioè i gollisti e i comunisti, fecero fallire nel 1954. Gli anglosassoni crearono in alternativa l’Unione dell’Europa occidentale (UEO), il cui compito fu principalmente di organizzare il riarmo della Germania.
François Mitterrand e Helmut Kohl crearono l’Eurocorps e la Politica estera e di Sicurezza Comune (PESC) a garanzia che i rispettivi Paesi non si sarebbero mai più fatti la guerra.
Con la riunificazione della Germania nel 1991, la Comunità economica europea si trasformò, con il Trattato di Maastricht, in Unione Europea e gli Stati membri si dotarono di una Politica estera e di sicurezza comune (PESC). Ciononostante, malgrado l’istituzione dell’Eurocorps, durante le guerre della Jugoslavia la Germania sostenne la Croazia, mentre la Francia sostenne la Serbia. Tuttavia, al vertice di Saint-Malo del 1998 il Regno Unito accettò l’idea di una difesa europea indipendente dalla Nato. Pochi giorni dopo gli europei allargarono la PESC, integrandovi la Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), che affidarono all’ex segretario generale della Nato, Javier Solana. In questo modo l’Ue è in grado di organizzare di propria iniziativa operazioni di mantenimento della pace.
Tony Blair e Jacques Chirac crearono la Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) per consentire alla Ue di organizzare operazioni congiunte di mantenimento della pace.
Nel 2003 quando, al termine della Seconda guerra del Congo, nella provincia dell’Ituri le milizie delle etnie rivali Lendu e Hema si scontrarono sanguinosamente, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, lanciò un appello cui rispose l’Unione europea. Nacque l’Operazione Artemis: vi parteciparono oltre duemila uomini di 18 nazioni; in realtà quattro quinti dei soldati erano francesi.
Sulla scia di questa operazione, Francia, Regno Unito e Germania proposero la creazione dell’Agenzia europea di difesa (AED) per sviluppare capacità militari, ricerca e armamenti. Nello slancio, il Trattato di Lisbona del 2009 istituì il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) per la gestione delle capacità di risposta civile e militare della Ue alle crisi. Nel 2015, dopo gli attentati del Bataclan e di Saint-Denis, ordinati dalla Turchia [3], la Francia invocò la clausola di difesa reciproca (articolo 42.7 del Trattato di Lisbona) della Ue.
Federica Mogherini e i 23 ministri della Difesa (all’epoca Ursula von der Leyen era ministra della Germania) attivano la Cooperazione strutturata permanente, per permettere ad alcuni Stati della Ue di cooperare ad azioni militari congiunte nell’ambito dell’Unione.
Nel 2016, con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, Federica Mogherini, alto rappresentante della Ue per gli Esteri e la Politica di sicurezza, propose una Strategia Globale per la Politica estera e la sicurezza dell’Unione europea (SGUE).
Nel 2017 fu attivata la Cooperazione strutturata permanente (CSP), prevista dal Trattato di Lisbona: un nucleo duro di Stati che perseguono progetti ambiziosi e inclusivi per integrare azioni comuni. Allo stesso tempo fu creato il Fondo europeo di Difesa per favorire il finanziamento di questa cooperazione rafforzata.
Con la guerra in Ucraina, ove la Ue è schierata con i nazionalisti integralisti ucraini contro la Russia, le cose accelerano: Bruxelles smobilita decine di miliardi di euro per produrre armi da fornire all’Ucraina. Contemporaneamente la Nato coordina gli eserciti europei attorno al campo di battaglia per raccogliere informazioni militari e assistere l’esercito ucraino. Questa simbiosi è improvvisamente messa in discussione dalla rielezione del presidente Trump.
Quali opzioni hanno gli Europei occidentali?
Quando è apparso chiaro ad alcuni Paesi europei (in primo luogo a Francia, Germania e Danimarca, ma non agli Stati Baltici, né alla Polonia e alla Romania) che gli Stati Uniti intendono concludere un accordo di pace separato con la Russia, gli europei occidentali (Regno Unito compreso, che non è membro della Ue, e Russia esclusa) si sono trovati a fare i conti con loro stessi.
Le varie riunioni improvvisate a Parigi, Londra e Bruxelles hanno partorito un piano per evitare il caos che un improvviso ritiro delle truppe statunitensi dall’Europa inevitabilmente provocherebbe.
Tutti i partecipanti si sono trovati d’accordo su: 1) la necessità di acquisire armi che oggi non possiedono; 2) la necessità di addestrare nuovi soldati.
Questo piano richiede da cinque a dieci anni per cominciare a dare risultati [4].
Per il momento tutti gli europei occidentali considerano, in misura minore o maggiore, la Russia un pericoloso nemico potenziale. In realtà, allo stato attuale, non c’è alcun rischio che la Russia invada i suoi vicini. Del resto Mosca non ha invaso l’Ucraina: vi ha solo condotto un’«operazione militare speciale» contro i nazionalisti integralisti, in applicazione della risoluzione 2202 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Dopo la fine della guerra in Ucraina c’è invece il rischio concreto di un’invasione della Galizia orientale da parte della Polonia, di un’invasione della Moldavia da parte della Romania, ma soprattutto della secessione della Repubblica Spriska dalla Bosnia-Erzegovina e la sua adesione alla Serbia [5].
Anche la questione di chi guiderà la “coalizione dei volenterosi” a difesa dell’Ucraina è particolarmente spinosa. Parigi e Londra sono in competizione, dal momento che Francia e Regno Unito sono le uniche potenze nucleari del gruppo. Ma la bomba atomica è inutile se non si dispone anche di una difesa convenzionale credibile. Quindi la maggiore potenza che Parigi e Londra vantano non esiste, non tutela loro né i loro alleati.
La Romania ha già chiarito di non aver bisogno dell’ombrello nucleare francese (sottintendendo che continua a far conto su quello degli Stati Uniti) [6]. Per quanto riguarda Londra, buona parte del Foreign Office insiste sul fatto che è inutile fare piani che non stanno né in cielo né in terra; sarebbe meglio concentrarsi su un’alleanza con la Cina contro la Russia.
Va ricordato che la Commissione europea è, storicamente, erede dall’Alta Autorità della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA). In quanto presidente della Commissione, Von der Leyen continua la politica del predecessore della CECA, Walter Hallstein. Orbene, questo alto funzionario europeo fu negli anni Trenta il giurista che ideò il progetto Neuordnung Europas (Nuovo ordine europeo) per conto del cancelliere Adolf Hitler. Anche Von der Leyen sta cercando di creare un esercito europeo per la difesa della Ue. Tuttavia il suo progetto è ancora più velleitario di quello del presidente Macron e del primo ministro Starmer, dato che non si può formare una Nato… senza i mezzi della Nato.