GUARDATE COME LA UE CI FRENA. Persino in confronto all’Africa…

 

“Frena il Pil, crescita zero”, “L’Italia è ferma. La UE attacca” :

https://www.huffingtonpost.it/2018/07/12/leurozona-rallenta-ma-litalia-di-piu-ultimi-sul-pil-pesa-lincertezza-politica_a_23480298/

i giornali mainstream si sono accorti che l’Italia è in recessione. La classica situazione per sormontare la quale Keynes consigliava di fare debito pubblico per dare lavori, anche far scavare buche e farle riempire. Ma  palesemente l’Italia ha una quantità di grandi lavori da fare, necessari per cresce anche domani:  ponti di autostrade,  strade e coste,  infrastrutture equipaggiamento del territorio, wifi….

Invece  proprio in questo momento   “L’Europa”  manda la seconda lettera minatoria a questo paese in cui intima di fare meno spesa,  “avete un debito troppo alto”. Non è  possibile che anche loro non sappiamo che è  il contrario di quel che bisogna fare, che lo dovrebbero fare anche loro, gli “europei”, spendere in deficit il denaro – creato dal nulla dalla BCE, mica prestato dai mercati – in questo frangente.

Tutta la zona euro rallenta, anche la Germania. Ovviamente l’Italia di più.

Lo sanno e lo fanno apposta.  Sono giunto alla conclusione che  la recessione permanente degli europei è nel loro programma. Non bisogna mai dimenticare la celebre frase di Tommaso Padoa Schioppa: “Nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali   […]  dev’ essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità.[1]

Gli “europeisti” e i loro serventi italiani, sui loro media,  si rallegrano apertamente sia della crescita zero italiana, sia della lettera UE che ingiunge di risparmiare e tagliare.  Perché vedono nella  recessione – depressione che incombe –   la leva per far cadere il governo sulla sua promessa primaria:  l’affermazione che fare debito avrebbe “ridotto” il debito pubblico anziché aumentarlo,  perché avrebbe innescato una ripresa dei consumi, dai salari, dei grandi investimenti pubblici necessari.   Savona  ha promesso che la spese avrebbe  prodotto una crescita del PIL dello 0,5 a trimestre.

Ma, osserva Katharina Utermoehl, economista capo di Allianz, “l’ìItalia, per  raggiungere  i suoi ambiziosi obiettivi di crescita che   giustificano  il piano di bilancio 2019 , deve avere  una crescita media del PIL di 0,5  per trimestre fino alla fine 2020” Se questo non avviene, il rapporto debito/Pil invece di diminuire come aveva sperato Savona, aumenta:

Il debito sperato da Savona, 126 sul Pil (dunque calato) e il debito previsto dall’economista di Allianz: oltre il 135.%. Se i grillini con la loro opposizione ai lavori pubblici fanno i capricci, fanno fallire il progetto.

Zibordi (il trader di riferimento) è stato il primo a  dire,  già a settembre, che l’Italia va in recessione e quindi il nostro Pil decrescerà, anziché aumentare:  quindi il governo si troverà con maggior debito e nonostante la maggior spesa in deficit, e finirà per dar ragione  alla UE  e ai nemici interni della crescita. E’ questo il pericolo mortale che il governo corre, e per il quale occorre che agisca immediatamente nel  lanciare lavori ed opere.

Specialmente grillini in rivolta per TAP e TAV e amanti della decrescita felice devono rendersene  conto:   anche le lo proteste sono in pricolo, se il progetto fallisce.

Due tweet di Zibordi che spero siano chiari:

   Tutte le statistiche dell’Italia  –  occupazione, investimenti, produzione industriale, fiducia delle imprese, credito e ora anche PIL stanno peggiorando da maggio.  –   Il motivo è anche la congiuntura globale, ma il governo e specialmente il M5S sta peggiorando tutto con il caos che fa”.

Contro l’orchestrato terrorismo mediatico, ricordiamo  che è tutta l’Europa  dell’euro  che sta decrescendo:  il terzo trimestre il Pil scende  allo 0,2,mentre era previsto lo 0,4.  L’Italia è la prima a cadere in recessione solo perché è già da prima  stagnante, ed è la prima all’interno  del sistema recessivo burocratico.

Anche l’economia tedesca sta rallentando brutalmente. Seocndo i dati del loro ministero economico, la crescita del Pil  nel 2018  (che avevano sperato del 2,3%)  sarà dell’1,8. E così nel 2019.  Quindi la Germania fortissima è sotto il 2% di crescita. Ma è  recessione mondiale, direte voi.

la UE che frena e sabota la crescita, con la sua  dottrina eocnomica “ordoliberismo”.

Come possiamo vederlo? Chiedendoci quanto  stanno  crescendo nel 2018 le economie mondiali  al difuori dei 27 paesi dell’area dell’euro.

Ricordiamo che la zona euro cresce meno del  2% quest’anno.

Confrontiamo con:

7.5% Etiopia

7.3% India

6.6% Cina

6.6% Vietnam

6.5% Filippine

6.0% Kenya

5.3% Egitto

5.1% Indonesia

4.7% Malaysia

4.1% Peru

4.0% Cile

3.7% Kazakhstan

7.4% Costa d’Avorio

7.2% Ruanda

6.8% Laos

6.4% Dominican Rep

6.3% Ghana

6.3% Nepal

6.2% Mongolia

5,9% Uganda

5.8% Guinea

5,8 Tanzania

5.0% Uzbekistan

4.6% Panama

4.4% Paraguay

4.3% Bolivia

3.7% Iceland

3.5% Turkey

3.4% Guyana

Direte: va bene, ma questi sono paesi in sviluppo, è logico che crescano tanto.  Ebbene, vediamo i paesi sviluppati.

3.2% Australia

2.9% USA

2.8% S Korea

Ed Australia e Corea del Sud si ritengono oggi in recessione. Ma  nulla in confronto al 2% della zona euro.

Ho  sottolineato i paesi  dell’Africa:  per far vedere che nonostante  non abbiano, in genere, governi di alta qualità e incorruttibili , crescono dal 5 al quasi 8 per cento l’anno. E per domandarci cosa possa spingere i giovanottoni negri a pagare per abbandonare paesi che crescono del  7% per venire in un paese che cresce dello 0%….se non la necessità di cambiare aria per esfuggire alle loro polizie.

 

Controprova? Vediamo il Pil pro capite calcolato in dollari, a  Parità di Potere d’Acquisto (PPP, un calcolo che tiene conto dei diversi livelli dei prezzi in paesi diversissimi)  secondo i dati della Banca Mondiale:

$93,905 Singapore

$73,879 UAE

$65,006 Svizzera

$61,540 Hong Kong

$60,978 Norvegia

$40,917 Nuova Zelanda

$38,413 Israele

$38,260 Corea del Sud

$31,578 Trinidad & Tobago

$30,430 Bahamas

$29,432 Malaysia

 

Chiedete di vedere   paesi del primo mondo, ma al di fuori dell’euro?

$59,532   Stati Uniti

$47,047 Australia

$46,378 Canada

$43,877 Regno Unito

$43,876   Giappone

Confrontiamo con i paesi dell’euro o comunque  interni al sistema UE.

I vincenti:

 

52,941 Olanda +

$52,558 Austria *

$50,715 Germania *

$50,541 Danimarca

$50,070 Svezia

E  confrontiamoli coi perdenti del Sud-euro

 

42,779 Francia

$39,817 Italia

$38,091 Spagna

$36,916 Cechia

 

$29,291 Polonia *

$28,375 Ungheria *

$27,809 Grecia*

$27,598 Latvia *

$25,841 Romania *

$20,329 Bulgaria *

 

Vediamo una cesura notevole fra   “vincenti” e “perdenti” dell’euro;  ma  anche i “vincenti” crescono meno  in confronto ai  paesi  non euro. I paesi dell’Est che sono nel sistema UE e, anche se hanno la loro moneta sovrana,  hanno un Pil pro capite da Terzo Mondo: perché servono come riserva di manodopera a basso prezzo su cui Berlino attua i suoi mostruosi surplus dell’export.

La  Francia sta malissimo sotto l’euro, persino peggio di noi: in 20 anni l’industria  manifatturiera è passata dal 17% del Pil ad essere solo l’11,8%: una deindustrializzaizone ancora più pronunciata dlla nostra, per “mancanza di competetività” (ossia: perché deve cavarsela con una moneta sopravvalutata per la sua economia)

https://www.lemonde.fr/entreprises/article/2018/10/24/la-competitivite-de-l-industrie-francaise-se-degrade-a-nouveau_5373624_1656994.html … via Le Monde

Questi dati insomma confermano ciò che abbiamo  ripetuto spesso: la UE come tale è  un freno. Un freno voluto.  Dall’ideologia anti-umana  enunciata da Padoa Schippa (e perseguita  con rigore  da Schauble)  e dalla necessità di nascondere il fatto che il denaro viene creato dal nulla e in caso di bisogno, una banca centrale sovrana può crearne quanto vuole – senza innescare inflazione finché  esiste manodopera non occupata  e utilizzo non pieno delle industrie.

Ora, come sapete,  la BCE  non solo ha già dichiarato che non stamperà per “salvare” l’Italia (decretando la sua inutilità per noi e la necessità di  disporre di una nostra banca centrale)  ma ha già platealmente fallito nello scopo istituzionale che si è fissata, mantenere l’inflazione sul 2 per cento.  L’inflazione è (salvo che in Germania) sotto il 2.

Eppure  la BCE, ha pur stampato dal nulla 2 mila miliardi di euro di “moneta base”,  ossia non solo creata dal nulla, ma senza  indebitare alcuno (anche le banche private creano  moneta dal nulla, ma solo indebitando, aprendo fidi e mutui): ebbene, questa liquidità non ha affatta fatto crescere l’economia, surriscaldando l’inflazione. Secondo gli ultimi dati, l’inflazione nell’ìarea euro è del 1,66% – coerente con la deflazione imposta dall’austerità, e si può ben dire che Draghi ha fallito il  suo compito di alzare l’inflazione al 2%. Per statuto non ha altro obbligo (mentre la Federsal Reserva ha due oblighi: controllare l’inflazione e favorire l’occupazione, cosa vietata dall’ordoliberismo tedesco).

 

Perché? Perché Draghi ha dato questi soldi creati dal nulla  alle banche private, e a tasso zero e sottozero; ma le banche private non le hanno prestate all’economia reale – perché l’economia reale essendo in decrescita, non “chiede” fidi  e prestiti.  E dove sono quei 2 mila miliardi? Ben 1800,  “sono incastonati nelle banche stesse in riserve in eccesso, o addirittura in depositi prezzo la BCE a tassi negativi”, a riprova che non sanno che farsene di quel denaro gratis, le banche private  – finché l’economia non riprende.

E non riprende finché non è lo Stato che spende  in grandi lavori e sviluppo. Ma  alla Banca centrale europea è “vietato positivamente” per statuto, di  prestare direttamente  agli Stati.

Non si può insomma tornare al “matrimonio” fra  banche centrali e ministeri del Tesoro che vigeva fino al 1981,  se si resta in Europa.

Concludo con una notizia  apparsa  sulle pagine locali del Corriere:

Verona salvata dalla piena dell’Adige
grazie a un’opera che risale al 1937

Iniziata ai tempi del fascismo, la galleria Adige-Garda consente di far defluire nel lago 500 metri cubi d’acqua al secondo, evitando alla città disastrose inondazioni. Un’idea che Mussolini voleva sfruttare anche a finalità di produzione idroelettrica

https://www.corriere.it/cronache/18_ottobre_30/verona-salvata-piena-dell-adige-galleria-nata-col-fascismo-evita-inondazioni-af7da6a0-dc24-11e8-8bd6-c59ffaae6497.shtml?refresh_ce-cp

Vallagarina e Alto garda, la Galleria Adige Garda, fiume Adige
Originali NEF

Cosa volete farci: si dovette fare a meno, allora, dei fondi europei. Eppure bastò la liretta italiana. Con una visione del futuro e del lungo termine da cui i grillini farebbero bene a imparare qualcosa.