HITLER E L’ESOTERISMO
A proposito dell’ultimo saggio di Giorgio Galli
Un libro che per me è stato molto importante, allo scopo di comprendere, a fondo, la storia contemporanea e che consiglio di leggere, è quello di Giorgio Galli “Hitler ed il nazismo magico – le radici esoteriche del Reich millenario”. Il noto studioso e docente di scienza della politica, da anni impegnato nella ricerca dei rapporti tra esoterismo, filosofia politica e storia dei movimenti politici, è tornato di recente sull’argomento con “L’esoterismo di Hitler”, l’ultimo suo libro. Qui sopra il link della dettagliata recensione di Luigi Mascheroni apparsa su Il Giornale e ripresa dal sito Dagospia.
Il filone di ricerca battuto da Galli è di capitale importanza per comprendere certi retroscena della storia che ormai sono un dato acquisito dalla storiografia e che dimostrano, senza ingenui complottismi d’accatto, quanto talune culture, in apparenza del tutto estranee al razionalismo occidentale, abbiano invece attraversato la modernità quasi a costituirne l’anima più profonda e a modo suo “religiosa”. Benché di una religiosità ambigua ed inquietante. Va comunque osservato che, nel complesso di una valida ricerca come quella del Galli, sussistono alcune incongruità che, a mio giudizio, risalgono alla originaria formazione illuministica dello studioso.
Innanzitutto l’uso del termine esoterismo, per un movimento politico come il nazismo, non può che essere controverso. Infatti esoterismo, nel suo senso più autentico, sta a significare un livello di comprensione del Sacro che va oltre l’aspetto devozionale benché non in opposizione a quest’ultimo. Esotericamente il livello teologico-devozionale comunque resta importante e fondamentale in una prospettiva soteriologica (l’elitismo soteriologico, con la distinzione tra “spirituali” e “carnali”, gli uni eletti e gli altri condannati per predestinazione, è infatti l’indizio principale che segnala la natura spuria di un esoterismo). In questa, autentica, accezione l’esoterismo non si oppone all’exoterismo – come troppo sovente viene affermato da scuole che non riescono a concepire l’idea di un “esoterismo aperto” nel quale il sacramento ha valenza profondamente iniziatica a patto che chi lo riceve poi la coltivi accrescendo nel suo cuore la Grazia sacramentalmente infusa – ma lo completa nel senso di avviare ad un itinerario per “entrare nel” Cuore di Dio. In un certo qual modo, benché la cosa farà storcere il muso a molti presunti esoteristi, si può affermare che il rapporto tra esoterismo ed exoterismo altro non è, in ambito abramico, che il rapporto tra mistica e teologia. Non opposizione né esclusione ma, casomai, integrazione e superamento.
Nel 1960 apparve a firma di Louis Pauwels e Jacques Bergier un saggio, “Il mattino dei maghi”, che ben presto divenne un best seller. In esso, indagando sui rapporti tra esoterismo e mondo della tecnica e della scienza ma anche della politica, il nazismo veniva definito come “guenonismo più divisioni corazzate”. Anche nella recensione del libro di Galli, cui ci riferiamo, viene citato René Guénon in relazione al mito di Agharti, sede dell’antica saggezza primordiale, che i nazisti, organizzando spedizioni in Tibet, hanno cercato di individuare ritenendola la fonte principiale della purezza aria originaria connessa alla sapienza perenne. Il recensore tuttavia ha avuto l’intelligenza di specificare che l’opera di Guénon non è, come ritenevano Pauwels e Bergier, collegabile direttamente alle divisioni corazzate. Il noto esoterista francese è autore da approcciare certamente senza pregiudiziali ma anche con somma prudenza, perché in lui sussiste una incomprensione verso il Cristianesimo probabilmente retaggio, non superato, delle sue giovanili esperienze massoniche. Tuttavia Guénon non è ascrivibile, sic et simpliciter, all’esoterismo nel senso inteso dal Galli ossia come conoscenza magica volta ad affermare una visione del mondo anti-illuminista e, quindi, matrice potenziale di fenomeni spirituali, culturali e politici pericolosamente distruttivi a causa della loro ribellione verso il potere della Ragione e della Tecnica.
A dire il vero Galli sembra nutrire simpatia verso questo ribellismo soprattutto quando esso assume caratteri di “sinistra”, piuttosto che di “destra”, come nel caso dell’esoterismo sotteso al pensiero egalitario, anarchico o femminista (Galli ha dedicato diversi saggi all’indagine sulla stregoneria al femminile quale rivolta, appunto anarchico-egalitaria, contro l’oppressione gerarchica, maschile e teologica-politica della Chiesa cattolica e delle monarchie d’Ancien Regime, ricalcando tuttavia un cliché esegetico d’antan e vetero-socialista, sostanzialmente improponibile, se preso in assoluto, come chiave di interpretazione della stessa stregoneria).
Il nostro studioso, almeno nei suoi libri sul “nazismo magico”, sembra dimenticare le radici “esoteriche” dell’illuminismo. Radici rivelate persino dal nome assunto dal movimento filosofico settecentesco che ha fondato l’estremo mondo moderno, ossia il nostro, ora in transizione verso l’esito nichilista della postmodernità. Infatti, i “lumi” ai quali facevano riferimento i philosophes erano quelli della conoscenza occulta coltivata nelle logge massoniche e la stessa “Ragione”, ovvero secondo altra accezione la “Natura”, era, in ambito illuminista, la realtà panteista nascosta dietro il mondo, l’“anima mundi” segreta dalla quale, in un’ottica occulta, emana la realtà fenomenica ed apparente. E’ ormai ampiamente noto, agli studiosi, il sottofondo occultistico e teosofico della filosofia idealista, derivata dall’illuminismo.
Siamo così giunti a delineare un primo punto di difficoltà nell’opera del Galli: nei riguardi del nazismo non di esoterismo si dovrebbe parlare quanto piuttosto, e con miglior pregnanza, di “occultismo”. L’uso ambiguo ed improprio del termine esoterismo, applicato al nazismo, è implicitamente colto, almeno stando alla recensione, dallo stesso Galli laddove, in seno alla cultura occulta che alimentava il nazismo, egli distingue tra «un esoterismo volto al Male, il cui obiettivo è la conquista e l’esercizio del Potere, e che ebbe come esito la manifestazione più autodistruttiva che l’occultismo abbia mai conosciuto», ossia la guerra totale del nazismo hitleriano fino alla vita dell’ultimo tedesco, ed «un esoterismo volto alla Conoscenza, il cui fine è comprendere il Mondo e cosa siamo noi nel Mondo». Quest’ultimo esoterismo “buono” – al quale aderirono Ernst Jünger nonché i membri di club occultisti come la Thulegesellschäft, il circolo di Kreisau ed il cenacolo di Stefan George, ossia il vertice dell’ambiente aristocratico e politicamente nazional-conservatore che, dopo aver contribuito all’ascesa di Hitler, con l’illusione di controllare la rivoluzione di massa, in sostanza plebea ad anti-aristocratica, del nazionalsocialismo, guidò nel 1944 la mano attentatrice del colonnello von Stauffernberg – viene identificato con la Gnosi contrapposta alla Volontà di Potenza espressa, ai massimi livelli, dal nazismo.
Galli aveva già dimostrato, nel suo “Hitler ed il nazismo magico”, le strette connessione tra i circoli occultisti tedeschi, come appunto la Thulegesellschaft, e l’inglese Golden Dawn. La società occultista inglese costituiva il canale di trasmissione dell’iniziazione gnostica riservata alla crema della Finanza e della Nobiltà britannica, con forti entrature persino presso la Corona. L’aristocrazia inglese infatti coltivava la mitologia del “British Israel” secondo la quale il popolo inglese è il Vero Israele, discendente dalle bibliche “tribù perdute”, destinato a dominare il mondo per via della sua superiorità spirituale e, guarda un po’, razziale. L’ideologia kiplinghiana del “fardello dell’uomo bianco” ne costituiva un precipitato letterario ad uso e consumo del volgo. Il misterioso volo aereo in Inghilterra, effettuato, nel 1941, a guerra iniziata, da Rudolf Hess, il delfino del Fürher, nascondeva, secondo Galli, il tentativo, concertato con lo stesso Hitler e le più alte gerarchie del regime nazista, di mettersi in contatto con gli affiliati e confratelli inglesi allo scopo di raggiungere, per mezzo della loro influente mediazione presso la Corte ed il governo inglese, una pace tra Londra e Berlino premessa ad una condivisa spartizione del mondo (all’Inghilterra sarebbe spettato il dominio dei mari, con la conservazione del suo impero coloniale, ed alla Germania quello delle terre euroasiatiche, secondo prospettive geopolitiche in qualche modo debitrici del Carl Schmitt di “Terra e Mare”).
Ma – giungiamo così all’altro punto di debolezza della ricostruzione del Galli – questo “esoterismo buono” in realtà non ha alcun vero carattere differenziale rispetto a quello “cattivo”. Proprio le strette relazioni tra i circoli occultistici tedeschi e quelli inglesi lo dimostra. Siamo in realtà in presenza di quella che, con Ennio Innocenti, Attilio Mordini ed altri studiosi, possiamo ben definire Gnosi Spuria, ovvero libido di auto-deificazione, per distinguerla dalla Gnosi Pura del Verbo ossia dalla donativa Sapienza Originaria perduta dall’umanità che ha scelto la suadente übris autodivinatoria della conoscenza spuria. E’ questo, infatti, il significato autentico della narrazione di Genesi 3,5-7 laddove la forma spuria della conoscenza è simboleggiata dal serpente ouroborico, simbolo – in questa narrazione – non di Eternità, come in altri contesti sapienziali, ma del perenne divenire ciclico che invita ad abbandonarsi al flusso del dinamismo cosmico promettendo un ingannevole risveglio iniziatico del sé inteso come il “dio” dormiente connaturato per natura, non per Grazia, all’io. L’iniziazione qui promessa, però, è quella ai misteri di colui, angelo caduto, o meglio respinto, dal Cielo, a causa del suo orgoglioso rifiuto di adorare, in visione, il Dio Incarnato (è il tema tradizionale della “prova degli angeli viatori”, presente, in modi differenti, sia nell’ebraismo, sia nel Cristianesimo, sia nell’islam), che come attesta il suo nome, ossia Lucifero, “porta la luce della conoscenza” ma della conoscenza spuria perché travisamento e manipolazione della Sapienza autentica. Dunque non di iniziazione si tratta quanto invece di “contro-iniziazione”.
Al contrario, la Gnosi Pura, la Gnosi Vera, è la conoscenza essenziale di Dio nel suo mistero donativo per il quale Egli, l’Irraggiungibile, per amore dell’uomo, si svela, donandosi, alla creatura per offrirle gratuitamente, ossia per “gratia”, il conseguimento di quello stato dell’essere che la mistica chiama, con simbolismo agapico-erotico, “Matrimonio Spirituale”. Come nel matrimonio umano i due pur uniti restano distinti, comunicandosi reciprocamente l’uno all’altro, così nel Matrimonio Spirituale Dio e la creatura, Dio e l’anima incarnata, pur restando distinti e senza alcuna confusione panteistica, diventano uno nell’unità ontologica della comunicazione dello Spirito santificante ovvero dello Spirito che gratuitamente deifica la creatura umana se questa si dispone a riceverLo nel cuore, che è la Coppa, il Ricettacolo, il Graal.
In Galli, come del resto in molte impostazioni esoteriche, fa difetto proprio questa distinzione tra la Gnosi Pura e la Gnosi Spuria, ingenerandosi in tal modo una confusione perniciosa che porta – tragico errore! – ad elevare a via salvifica la seconda ed a misconoscere la prima. Nella vicenda dell’umanità post-adamica l’evento spirituale che la Rivelazione chiama “peccato originale” ha prodotto confusione tra le due Gnosi. Una confusione che si è trascinata lungo le ere in modo che, per dirla parafrasando il Vangelo (Matteo 7,6), la perla è stata gettata ai porci, nascosta nel fango. Dopo il peccato d’origine si trattava, dunque, di ritrovare la perla sotto il fango del porcile per ripulirla ossia di rinvenire i “Semi del Verbo” nel panorama universale della spiritualità umana. Ed è quel che hanno fatto, nella Luce di Cristo, i Padri della Chiesa radicando la Sapienza del Dio di Abramo, Incarnato in Cristo Gesù, sul tronco della saggezza ellenistica ossia la versione occidentale della saggezza orientale (il platonismo ed il neoplatonismo, ad esempio, avevano, forse per la mediazione egiziana, strette connessioni con il Vedanta).
Da Clemente d’Alessandria ad Origene, da San Gregorio Nazianzeno ad Agostino, da Ireneo a Dionigi Pseudo-Areopagita – quest’ultimo principale “maestro” di Tommaso d’Aquino – la via seguita, mentre la fede cristiana si diffondeva, fu quella del recupero della perla nascosta, ma al tempo stesso preservata, nel fango “pagano”. Recupero che è stato soprattutto una purificazione della spiritualità precristiana che, dopo la fase del mito, aveva iniziato, nell’area mediterranea, ad esprimersi nelle forme della filosofia dell’essere. Ecco perché Benedetto XVI ha potuto affermare che «il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana».
Orbene, mentre ai Padri, dei primi secoli cristiani, riuscì l’operazione di armonizzazione della saggezza extrabiblica con la novità apportata dalla Rivelazione abramica – che prima in Noé e la sua discendenza universale e dopo in Abramo e la sua discendenza particolare, eletta esclusivamente in vista dell’Incarnazione (e non di altro!), costituì il riapparire nella vicenda umana della Sapienza Originaria del Verbo Divino poi fattosi Uomo in Cristo –, rendendo così possibile lo sviluppo della grande spiritualità medioevale, sia nell’occidente latino che nell’oriente greco, la rottura di questa armonia intervenne con l’umanesimo che rappresentò il riemergere di un retaggio antico, precristiano, non più però concepito come “preparazione a Cristo” ma come sapienza primordiale in opposizione alla Rivelazione che o venne tacciata di essere anti-tradizionale oppure relativizzata alla stregua di uno dei molteplici rami, tutti eguali per valore spirituale e conoscitivo, di una supposta unità trans-religiosa globale.
In questa rottura dell’armonia tra Sapienza rivelata e saggezza extrabiblica consiste, soprattutto, il “neopaganesimo” della modernità. Alla rottura, come ha dimostrato Theobald Beer, ha potentemente contribuito Martin Lutero, il cui pensiero teologico fu profondamente influenzato dal riemergente “ermetismo a-cristiano” (altro che Agostino!), per sfociare in un unilateralismo apofatico che nega l’analogicità dell’essere. Non a caso, anche per la mediazione dell’occultismo teosofico sette-ottocentesco, il nazismo si abbeverò al nazionalismo ecclesiale tedesco, inaugurato da Lutero, fino all’assurda teorizzazione da parte protestante del “Cristo ariano”, basata in sostanza sulla riesumazione della leggenda ebraica anticristiana sulla discendenza di Gesù da un legionario romano. Il “Cristo ariano” fu, per essere precisi, il credo della “chiesa dei cristiano-tedeschi” cui, va pur detto, si oppose la “chiesa confessante” del pastore luterano Dietrich Bonhoeffer.
Dunque, alla luce di quanto abbiamo spiegato, si può ben dire che il nazismo fu un momento di forte coagulo degli sparsi rivoli della Gnosi Spuria mai del tutto scomparsa, neanche nei secoli cristiani (si pensi al catarismo medioevale che, infatti, sarà rivendicato come uno dei propri ascendenti dall’occultismo nazista), e riemersa a partire dalla rivolta umanistica del XV secolo per attraversare l’intero percorso della modernità, compreso l’illuminismo, fino all’esito nichilista della nostra post-modernità. L’ammonizione del Pio XI della “Mit Brennender Sorge” (1937), a guardarsi dal “neopaganesimo nazista”, aveva dunque profonde motivazioni metafisiche. Le stesse che sfuggono a tutti coloro che misconoscono la differenza tra la Gnosi Pura e la Gnosi Spuria.
Luigi Copertino