Nel giorno del Natale ortodosso, il presidente Putin è arrivato di sorpresa a Damasco, ha incontaro Assad e insieme sono andati al centro di comando del corpo di spedizione russo.
Cose più importanti avvengono in Irak: dopo la richiesta del Parlamento iracheno che le truppe USA abbandonino il paese – come conseguenza dell’assassinio del generale Kassem Suleimani mentre era ospite del governo iracheno e in una missione diplomatica (nella quale era stato attratto da Trump, secondo l’accusa del primo ministro iracheno: “Mi ha chiesto di fare da mediatore” adesso il governo dell’Irak è in trattative col governo di Teheran: chiede che le Guardie della Rivoluzione Islamica si insedino nel territorio iracheno, stabilendo un centro di comando e controllo e due basi militari presso Baghdad e nell’Ovest del Paese – insomma come se gli occupanti militari americani stessero per andarsene. Prendendo in parola la lettera che il governo ha effettivamente ricevuto da Pentagono, dove si annunciava il ritiro, e che ora è stata descritta come “una bozza da non inviare”.
Immediatamente, il ministero della Difesa russo ha offerto a Baghdad gli S-400, il miglior sistema di difesa antimissile, aggiungendo “L’Iraq è un partner della Russia nel campo della cooperazione tecnico-militare e la Federazione russa può fornire i fondi necessari per garantire la sovranità del paese e una protezione affidabile dello spazio aereo”
Insomma tutti si comportano come se gli americani davvero se ne andassero?
Va notata la dignità – e il coraggio – del primo ministro irakeno Abdul Mahdi di fronte alle minacce e peggio, che sta ricevendo da Trump .
Ma di questo, domani.