“Il più pericoloso antisemitismo è tornato nel cuore dell’Europa…E’ la stessa feroce dinamica da cui si originavano i pogrom in Russia ai tempi degli zar, in Germania al tempo dei nazisti, nei paesi arabi – da Baghdad a Tripoli – negli anni Quaranta e Cinquanta”.
Cosi, il direttore della Stampa Maurizio Molinari, ha voluto dedicare un fondo di suo pugno alla aggressione (verbalmente) antisemita che i Gilet Gialli hanno diretto ad Alain Fikelkraut, un nouveau philosophe che tiene una rubrica settimanale France Culture, radio pubblica, dove parla solo per difendere Israele ed attaccare, insultare e schernire i cittadini francesi di discendenza maghrebina.
L’anti-islamismo primario a sfondo razzista è la costante degli interventi di F. Si è detto urtato da “l’accent des beurs”, ossia dall’accento maghrebino (beur è una forma offensiva)..
http://www.panamza.com/03022014-finkielkraut-beurs-musulman/
- ha proclamato che gli animali “sono più sensibili degli abitanti delle banlieues” , tra i quali imperano “il sessismo e l’antisemitismo”.
http://www.panamza.com/04112013-finkielkraut-quartiers-sensibles/
“Mettere milioni di musulmani su una nave” ed espellerli è un proposito enunciato da Eric Zemmour (un altro intellettuale…) su cui F. si è detto “certamente non scandalizzato”
http://www.panamza.com/241214-finkielkraut-zemmour/
Insomma si capisca il tipo: un provocatore, un po’ sul modello da noi del vecchio Vittorio Feltri, su posizioni ultra-sioniste e islamofobe, che parla dalla radio pubblica.
Questo è importante per capire la cosiddetta “aggressione antisemita” che ha subito, in favore di telecamere, e che (sia detto tra parentesi) ha tutta l’aria di una scena artefatta: chiunque può indossare un gilet giallo e recitare una parte in commedia.
DzjunCOXcAAL-W2.jpg
https://twitter.com/i/status/1096783822488780806
Così come sarà possibile dubitare dei “casseurs” che a Bordeaux, approfittando della fine della manifestazione dei Gilet Gialli nell’Atto 14mo, , spaccano arredi urbani e rovesciano una Mercedes : in nero e faccia nascosta, tipici black bloc – pari a quelli che vedemmo a Genova in un luglio 2001. L’estrema sinistra sempre a servizio dei capitalismo, o agenti del potere costituito.
https://twitter.com/i/status/1096827285783617536
Ma i media, Macron, il suo ministro degli interni, sono balzati su questo micro-episodio: l’identificazione dei Gilet Gialli con l’antisemitismo nazista serve a delegittimarli radicalmente, e giustifica che le loro richieste sociali e fiscali non vengano ascoltate. A vedere le tv francesi, i giornali francesi, gli intellettuali “moderati” – e al seguito la 7, Il Foglio e La Stampa, ossia i mezzi neocon fra noi – sembrava che le SS del Quarto Reich stessero scatenando un pogrom nel centro di Parigi.
Gli stessi intellettuali che sostengono i Gilet Gialli si sono sentiti in dovere di prendere le distanze, “Cose simili sporcano il movimento, tradiscono il suo spirito originale e rendono impossibile il compito a quelli che si sforzano di difenderli”, ha scritto Coralie Delaume.
Per 24, 48 ore, unanime la condanna. Corale. Assordante. Totalitaria.
Anche se lo stesso Finkelkraut, intervistato a caldo, ha sminuiti:”No, non ho sentito l’espressione sporco ebreo di merda [tutti i media l’hanno strillato] …a cominciare non è stato un Gilet Giallo ……Era un tipo con un po’ di barba, mi ha detto “Dio ti punirà”, una frase da retorica islamista…”
https://twitter.com/i/status/1097112732221014016
I “bianchi” omofobi e trumpiani che hanno “aggredito” il cantante Smollet
Quasi nello stesso momento, un falso in qualche modo simile avveniva dall’altra parte dell’Atlantico. Il cantante Jussie Smollet, negro e sodomita militante, ha denunciato di essere stato aggredito – il 20 gennaio scorso, alle due del mattino, in un quartiere elegante (gay) di Chicago, da due uomini che a viso coperto gli hanno gridato frasi razziste e “anti-gay”, ripetendo per di più: “Questo è il paese MAGA”, ossia Make America Great Again – con i che gli aggressori mascherati si dichiaravano seguaci di Trump e del suo slogan di successo. A conferma delle loro fede odiosa e razzista, avevano in testa i berrettini rossi di Trump. Sicuramente bianchi e trumpiani.
I media si sono buttati: ecco il razzismo, ecco tornato il fascismo, il nazismo! Trump! Finché i due mascherati che hanno aggredito Smollett sono stati arrestati: sono due fratelli nigeriani, maschioni, che hanno confessato di aver ricevuto 3500 dollari a testa dal divo Smollet, per inscenare la “aggressione anti-gay e razzista”, in perfetto accordo con lui. Più 500 dollari quando fossero tornati in Nigeria (ah, questi migranti che fuggono dalle guerre!)
La lezione da trarre da questi due apologhi è facile: sta nell’automatica, corale, immediata e totale adesione dei media sulla versione falsa. Qualunque false flag – dall’11 Settembre in poi – è reso possibile perché può contare sull’adesione meccanica dei media. Basta eccitarli nel senso del Credo Politicamente Corretto vigente – “Antisemitismo”, “anti-Sodoma” in America “Anti-Trump”, in Europa “Anti Gilet Gialli” – ed è come premere un pulsante: rispondono sempre, da bravi cani di Pavlov condizionati a sbavare quando suona il campanello.
Preti “pedofili” e Bergoglio
Questo vale per l’altro grande false flag in corso in questi giorni: Bergoglio contro “I preti pedofili”, lo scandalo dei preti pedofili in Vaticano”, “Bergoglio punisce i cardinali pedofili”.
Ma quali pedofili. Sono pedofili quelli che fanno atti sessuali coi bambini impuberi; questi sono sodomiti che hanno violato e corrotto seminaristi, ossia giovani adulti maschi.
“Parlare di abusi sui minori da parte di sacerdoti ignorando che oltre l’80% sono atti omosessuali significa non voler risolvere la questione”, aveva detto il cardinale Gerhard L. Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Ma i media devono assolutamente vietare che venga pronunciata la parola: omosessuale è oggi un comportamento che i media si prendono il compito di “proteggere” , perché deve passare il diktat che è “una scelta di vita” bella e giusta , un modo diverso di essere “normali” che gli altri devono non sono accettare ma approvare socialmente, perché i poveri “gay” sono vittime della “discriminazione”. Non deve risultare l’abiezione, l’insaziabilità che rivelano questi cardinali decrepiti e corruttori, i loro tiri di cocaina e le loro orge, la protervia e prevaricazione dell’autorità cui li ha portati il loro vizio senza fondo, che li domina e li possiede a tal punto da stuprare vocazioni sante, da corrompere future mani consacrate all’Eucarestia. Si potrebbe concludere che essere “gay” non è affatto “normale”, ma una malattia morale e mentale che giustifica “i pregiudizi” della gente. Non sia mai.
A questo proposito: parlo sempre meno e sempre meno volentieri di El Papa. I motivi li spiega egregiamente l’articolo dell’amico do Levi di Gualdo:
Quando la critica, di per sé legittima,non può produrre niente, perché talune particolari situazioni storiche, sociali ed ecclesiali le impediscono di generare qualsiasi efficacia, è sempre da evitare, perché in quel caso la critica annega in un circolo vizioso nel quale finisce col nutrirsi solo di sé stessa, aumentando le grandi confusioni ed i grandi disorientamenti, anziché dissiparli. E chi esercita questo genere di critica infruttuosa e dannosa, specie se sacerdote e teologo, rischia seriamente di macchiarsi d’una grave colpa.
Più avanti, Don Levi pone la domanda cruciale e dolorosa: quando Cristo dice a Pietro “che non venga meno la tua fede”, contempla una possibilità reale?
A livello di pura speculazione teologica ho dissertato persino su una questione del tutto ipotetica: «Può un Romano Pontefice legittimamente eletto e Successore legittimo del Beato Apostolo Pietro essere privo della grazia di stato?» [vedere articolo, QUI]. E su questa ipotesi, che si sappia mai verificatasi nell’intera storia della Chiesa, ci ho molto riflettuto, perché Cristo Signore, a Pietro — come spiegherò avanti in modo molto più dettagliato —, prima di dire «conferma i tuoi fratelli nella fede», disse: «che non venga meno la tua fede», ed aggiunse «una volta ravveduto», solo dopo queste due premesse lo esortò dicendo «conferma i tuoi fratelli nella fede» [Lc 22, 31-33], ma di questo tratteremo appunto più avanti …
Ed anche Don Levi richiama la responsabilità dei media:
Non ho mancato poi di manifestare tutta la mia umana sofferenza, quando mi sono ritrovato ad assistere all’opportunismo inimmaginabile di alcuni giornalisti cattolici, che semmai conoscevo e frequentavo da quasi vent’anni e che consideravo amici veri e sinceri. Quella è stata forse la mia sofferenza più grande. Non però, come qualcuno potrebbe pensare, per essere divenuti costoro più clericali di quanto di fatto non lo siano gli stessi chierici; queste sono cose e debolezze che si possono tranquillamente perdonare. Nei riguardi degli opportunisti bisogna infatti esercitare una certa indulgenza, perché spesso dietro all’opportunismo si celano solo profonda debolezza e senso di grande insicurezza. Il mio rimprovero — di conseguenza la mia profonda sofferenza —, non è stata mossa da questi peccatucci, ma da un peccato di inaudita gravità che compromette in questo genere di persone la carità cristiana stessa, perché costoro conoscono bene ed a fondo le storie quasi sempre tragiche dei pochi e buoni ecclesiastici che continuano a sopravvivere nella Chiesa, che non sono stati semplicemente maltrattati, ma esposti a delle autentiche torture psicologiche, che come sappiamo sono le peggiori, perché sempre e di rigore esercitate con la più crudele cattiveria.
Mostrandosi totalmente indifferenti al dolore umano per ragioni dettate da cinico opportunismo, questi soggetti hanno negato ogni genere di difesa alla verità agendo nella totale indifferenza verso il sangue dei poveri innocenti. Questo li rende i moderni Giuda che baciano il Cristo per indicarlo ai soldati che devono arrestarlo [cf. Mc 14, 43-46], li rende la moderna turba che dinanzi alla domanda di Ponzio Pilato «Chi volete che rilasci, costui o Barabba?», sovrastando ogni altra voce urlano a squarciagola: «Barabba, Barabba!» [cf. Mt 27, 17-20]. E per queste cose, Dio non perde neppure tempo a condannarci all’Inferno, perché l’autostrada a sei corsie in rettilineo verso di esso se la sono spianata questi soggetti da loro stessi, se non si convertono, se non si pentono e se non fanno adeguata penitenza”.
Ma leggete tutto l’originale, è lungo ma ne vale la pena:
LA GRANDE DECADENZA E «IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI». QUANDO PER PROTEGGERE LA MADRE E LA FAMIGLIA I FIGLI DEVONO SUPERARE LA GRANDE PROVA DI FEDE: VIVERE E SOFFRIRE COME SE IL PADRE NON ESISTESSE, MA SENZA MAI DIMENTICARE CHE EGLI RIMANE SEMPRE IL LEGITTIMO PADRE
Ma è da leggere anche l’articolo di don Paolo Milani:
NELLA DECADENZA, SIA ESSA POLITICA, SOCIALE OD ECCLESIALE, SI FINISCE SEMPRE COL MORIRE D’INDIGESTIONE PER «PANE E CIRCO»
Posto solo l’incipit:
“Salviano di Marsiglia, nella sua opera De Gubernatione Dei [Sul governo di Dio], ci offre una efficace descrizione degli avvenimenti inerenti alla conquista di Cartagine, la capitale dell’Africa Romana, nel 439, ad opera dei Vandali: «Sia all’esterno che all’interno delle mura si udiva un fragore di battaglie e di divertimenti: le urla di chi stava morendo si confondevano col baccano di chi si dava alle orge, e a malapena si potevano distinguere i lamenti della gente che moriva in battaglia a causa del frastuono prodotto nel circo dal popolo»
.