Un amico mi gira questo:
“All’interno del comitato centrale di Mosca si stanno delineando chiaramente due posizioni che se non sono antitetiche comunque sono divergenti. Putin e i suoi sostengono ancora che si debba allungare più possibile la guerra in modo da fare esplodere le contraddizioni in America (linea che dal punto di vista politico sembra molto appropriata, con Biden che si sta liquefacendo sorto gli occhi degli elettori americani). Dall’altro lato i militari sono convinti che lasciare ancora 8 o 9 mesi alle potenze occidentali sia un grosso errore e serva solamente a far sì che si attrezzino meglio per un conflitto diretto.
Quindi se vogliamo sono arrivati a una sorta di compromesso. Se dal punto di vista del conflitto di terra la superiorità russa – che che se ne dica – è schiacciante, il punto forte della NATO si è sempre detto che è la strabordante superiorità dal punto di vista tecnologico della sua aviazione.
Ecco che diventa particolarmente sorprendente la richiesta da parte dei vertici dell’aviazione (che ancora non è una decisione solo dal punto di vista formale) di andare a vedere quello che loro ritengono il bluff occidentale. Cioè andare a sfidare direttamente nei cieli le potenze occidentali e la loro aviazione.
In apparenza si tratta solo della proposta di abbattere i droni occidentali che si avvicineranno alla Crimea volando in acqua internazionale sul Mar Nero (e che sono quelli che “dirigono il tiro”). Ovviamente, date le caratteristiche, è come fare tiro al piccione e quindi la risposta obbligata della NATO è quella di scortarli. Cioè farli accompagnare da jet da combattimento.
E altrettanto ovviamente, trattandosi di una missione di scorta “vecchio stile”, rendendoli vulnerabili, visibili ed esposti sia alla contraerea che alla caccia russa.
E poi quello che stanno cercando i russi per poter dare via ai duelli aerei e vedere alla fine chi ce l’ha più duro. Quindi la strategia di provocazione basata sul lancio di missili a lunga gittata sul territorio della Crimea alla fine sta scalciando indietro in maniera inaspettata.
La provocazione ha funzionato, ma potrebbe dare il via ad una provocazione più grossa, che porta dritto dritto ad una trappola. Kiryll Budanov, capo della intelligence ucraina, avrebbe detto ai suoi alleati che i russi hanno già Questo spiegherebbe l’improvvisa voglia di Lloyd Austin – ieri l’altro – di parlare col nuovo ministro della difesa russo, dopo mesi di assoluta mancanza di contatti. In gergo pokeristico si chiama “all in”, e gli americani vorrebbero evitarlo.
Che questo sia vero,appare dal comunicato del ministro delal Difesa russo:
Il Ministro della Difesa Andrey Belousov, in relazione alla maggiore intensità dei voli di droni strategici degli Stati Uniti sul Mar Nero, ha incaricato lo Stato Maggiore di avanzare proposte per adottare misure di risposta tempestiva alle provocazioni.
Il messaggio diffuso dal Ministero della Difesa russo può essere interpretato come un avvertimento pubblico ai Paesi della NATO sulla disponibilità di Mosca a iniziare a contrastare i droni che formalmente operano nello spazio neutrale sul Mar Nero, ma che che effettuano ricognizione e designazione di bersagli da trasmettere ai dispostivi missilistici ad alta precisione, forniti alle forze armate ucraine dagli stati occidentali, per colpire obiettivi sul territorio della Federazione Russa.
Il Ministero della Difesa ha aggiunto che queste attività indicano il crescente coinvolgimento degli Stati Uniti e dei Paesi della NATO nel conflitto in Ucraina a fianco del regime di Kiev.
Il politologo Marat Bashirov spiega che i funzionari russi non daranno mai apertamente un comando per attaccare i droni della NATO, ma è proprio così che si può interpretare il messaggio di Belousov.
Escalation dopo escalation NATO e superamento di linee rosse USA e UE, ora vela fa la Russia.