di Roberto PECCHIOLI
Mi stupisco dello stupore. Carlo Calenda dice in televisione davanti a Bruno Vespa, gran cerimoniere della Repubblica, che Più Europa, il partito di Emma Bonino alleato di ferro del PD, ha ricevuto forti somme da George Soros, il gran burattinaio globale, il miliardario speculatore finanziario finto filantropo, regista di colpi di Stato, ufficiale pagatore di tutte le cause del mondo liberal. Si alza un polverone e si scopre l’acqua calda. Tutto molto italiano.
Chi scrive queste note è autore di George Soros e la Open Society, un libro nel quale sono descritte questa e altre prodezze del magnate ungaro-americano. Il volume è uscito da mesi, ha avuto un certo successo ed è pubblicato da un editore importante – Arianna Editrice- ma non in grado di spezzare la narrativa mainstream. I rapporti tra Soros, la sua organizzazione internazionale, la Open Society Foundation (OSF) e alcuni partiti e movimenti italiani, erano noti da tempo. Nessuna rivelazione, dunque, da parte di Calenda.
Tutto è alla luce del sole, documentato nei bilanci dell’OSF e nel suo sito ufficiale. Più Europa, del resto, ostenta con orgoglio la sua vicinanza a Soros. “Grazie, George! Rivendichiamo il suo sostegno a +Europa, per la nostra battaglia sui diritti umani, civili, la democrazia e lo Stato di diritto”, recita un messaggio ufficiale del partito. Soros santo (laico) subito! Ognuno sceglie gli amici che preferisce, ma fa sorridere una dichiarazione del partito che definisce “disinteressato” il gentile omaggio di Soros. Davvero un filantropo.
Peccato che, come dicevamo, tutto fosse noto e chiaro da anni e soprattutto che non abbia mai destato l’indignazione della stampa “indipendente”, della politica e della gente che piace ai potenti. Un ricco straniero paga un partito italiano – secondo Calenda ultimamente allo scopo di organizzare in Italia una lista elettorale “antifascista” – e nessuno fiata. Ma già, è un’antica abitudine italiana ricorrere agli stranieri per regolare i nostri affari interni.
E’ comunque un bene che si siano riaccesi i riflettori su George Soros, novantaduenne miliardario gran patrono del progressismo, pur se Carlo Calenda non è il soggetto più adatto a fare la morale ai suoi ex alleati politici. Lo statista dei Parioli, infatti, in un “cinguettio “del 14 gennaio 2019, difese apertamente Soros in una polemica legata a una campagna di stampa del Corriere della Sera. L’ex organo della borghesia lombarda aveva diffuso la notizia che la Commissione UE stava per attivare una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia- governata allora da Lega e Cinque Stelle- per affossare la legge di bilancio. Non era vero e il vice direttore del Corriere, Federico Fubini è un dirigente del ramo europeo dell’OSF. Nulla di illegale, ovviamente, e la notizia è un semplice infortunio professionale. Tuttavia Soros premeva molto in quella direzione sul suo amico Frans Timmermans, primo vice presidente della Commissione.
Nella polemica che ne seguì Calenda così scrisse: “Fubini è uno dei migliori giornalisti italiani, Soros è presidente di una fondazione che difende la società aperta e la democrazia. Io sto con Fubini e pure con Soros”. Una libera e rispettabile opinione, come quella di chi pensa che le rivelazioni strumentali di Calenda somigliano alla vecchia fiaba della volpe e dell’uva.
Nel merito, dunque, nessuna scoperta, solo la pubblica ammissione che una parte della classe politica italiana è – orgogliosamente- a libro paga di privati stranieri. Anni fa un rapporto diffuso dall’OSF indicava come “amici” (che non significa finanziati…) oltre duecento europarlamentari, tra i quali circa venti italiani. Parola loro.
I rapporti di Soros con il partito radicale sono antichi: Marco Pannella gli consegnò addirittura la tessera di iscritto. A onore del vero e dei militanti onesti, va detto che le polemiche interne per i finanziamenti di Soros furono durissime. Peraltro, generalmente l’Open Society finanzia in maniera indiretta. Aiuta – talvolta fonda essa stessa- organizzazioni affini impegnate in tematiche specifiche, commissiona dei rapporti, organizza e pubblicizza convegni pubblici o campagne dirette a un obiettivo. In Italia sono almeno settanta i beneficati di Soros, nonostante il budget destinato al nostro paese- estrema periferia dell’impero- sia modesto, il due-tre per cento di un bilancio che negli ultimi anni si è avvicinato al miliardo e mezzo annuo di finanziamenti.
Soros ha sostenuto associazioni giuridiche di sinistra, gruppi Rom, associazioni immigrazioniste, altre impegnate a favore di eutanasia e aborto libero, e perfino Carta di Roma, un’iniziativa dell’Ordine dei Giornalisti che ha prodotto una sorta di glossario, ossia le “giuste “parole da utilizzare nell’ambito delle notizie legate ai fenomeni migratori. Calenda tace al riguardo, ma la galassia Soros è tra i maggiori finanziatori e fiancheggiatori di organizzazioni e associazioni attive nel favoreggiamento dell’immigrazione. In America ha stanziato oltre cento milioni di dollari a favore dei candidati democratici alle elezioni di medio termine.
Fu una delle sue associazioni a fornire al governo tedesco il piano per la collocazione in Germania di un milione di immigrati nella fase più sanguinosa della guerra in Siria. L’Open Society è attivissima sul fronte delle politiche di depenalizzazione di alcune droghe ed ha largamente finanziato campagne ed operazioni politiche volte a rovesciare governi in almeno tre continenti, tra i quali, in collaborazione con la NED (National Endowment for Democracy) emanazione della CIA, il colpo di Stato in Ucraina del 2014.
Ha controllato a lungo, attraverso una rete associativa capillare, sempre provvista di fondi, la nomina di giudici della CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo), possiede una grande agenzia di stampa che fornisce contenuti a centinaia di testate di tutto il mondo. Ha persino costituito, sulla falsariga dell’americano CFR (Consiglio per le Relazioni Estere) legato ai Rockefeller, l’ECFR (European Council for Foreign Relations), cui partecipano diversi italiani, tra i quali la stessa Bonino e, in passato, Giuliano Amato, uno dei protagonisti del terribile 1992.
Potremmo continuare, ma lasciamo il resto alla lettura del libro (un po’ di pubblicità non guasta…). Insomma, Più Europa e personalmente Emma Bonino sono amici e beneficati di vecchia data del sedicente filantropo. Nessuna legge lo vieta, buon pro gli faccia. Forse a qualche italiano dà ancora fastidio che la politica nazionale sia determinata da stranieri a colpi di denaro, o forse ci illudiamo.
C’è un’altra domanda, più inquietante: perché qualcuno in Italia esalta e ringrazia George Soros, quando il finanziere fu protagonista dell’attacco alla lira nel 1992 che impoverì tutti noi, ci mise alla mercé della speculazione e determinò, nella rovinosa stagione delle privatizzazioni, la svendita a prezzo stracciato delle banche e dell’industria pubblica, di proprietà del popolo italiano attraverso le Partecipazioni Statali? La lira non valeva più nulla, il danno inferto al sistema Italia fu stimato da Piero Barucci, ministro del Bilancio, in sessantamila miliardi al valore del tempo. Il sistema finanziario, industriale, i fondi d’investimento di rapina, fecero shopping dei gioielli italiani.
Uno dei sicari della lira fu George Soros, eppure gli venne conferita pochi anni dopo una laurea honoris causa dall’Università di Bologna, consegnata da Romano Prodi. Nel giudizio di Paolo Cirino Pomicino, ministro del Bilancio sino al giugno 1992, “la questione della svalutazione della lira è una storia di tradimento della repubblica”. Parole che danno i brividi, ma il nostro è un popolo che dimentica facilmente.
Soros può vantare in Italia anche un premio letterario. Era il 2013 e il magnate si recò personalmente a ritirarlo, per il libro La crisi globale e l’instabilità finanziaria europea. Nell’occasione furono inevitabili le domande sui giorni terribili del settembre 1992. La risposta fu serafica: gli speculatori fanno il loro lavoro, non hanno colpe. Queste semmai competono ai legislatori che permettono che le speculazioni avvengano. ” Verissimo, gli speculatori sono lupi con l’istinto di attaccare le greggi; spetta ai pastori – cioè al potere pubblico – tenerli lontani dalle vittime. Certo, se alcuni di loro sono a libro paga dei lupi…
Tra le reazioni negative al premio ci fu quella di un gruppo ambientalista, Salviamo la foresta, che ricordò gli interessi di Soros nei terreni coltivabili in Sud America. Un quarto circa delle aziende agricole argentine (dove c’è chi soffre la fame) sono di proprietà di Adecoagro, di cui il magnate è il principale azionista. La maggior parte dei terreni sono monocolture di cereali per l’esportazione, alla faccia della biodiversità difesa dagli ecologisti, una parte dei quali, come il partito Verde tedesco e gli attivisti di Green Strike Climate (Greta Thunberg) ricevono ampio sostegno dalla rete Soros.
Carlo De Benedetti, finanziere ex editore de La Repubblica, scrisse all’amico George nel 2005 una lettera di presentazione in cui definiva Francesco Rutelli – latore della missiva a New York con una delegazione del defunto partito della Margherita- un politico di sicuro avvenire. Secondo l’inviato di Repubblica “tutti rimasero affascinati dal personaggio, tanto che questo è stato solo il primo di una serie di incontri; il rapporto certamente andrà avanti”. Per Francesco Verderami del Corriere della Sera, “Rutelli ha gettato le basi per un rapporto duraturo con la Open Society, la più famosa delle fondazioni create dal finanziere”.
Poi le vie di Rutelli (un ex radicale) cambiarono. Resta l’ingerenza e i termini entusiastici con cui la stampa italiana presentò quei fatti. Un altro ammiratore di Soros è Gad Lerner, che durante la trasmissione televisiva Piazza pulita, su La7, si sperticò in lodi al miliardario con un roboante “Viva Soros” applaudito dal selezionato pubblico dello studio. Il conduttore Corrado Formigli dovette interromperlo ricordando che nel 1992 Soros “ha fatto a pezzi l’Italia con una manovra”.
Di che stiamo parlando, dunque, quando banalizziamo i finanziamenti della rete di Soros o fingiamo di scoprirli dopo anni e anni? Emma Bonino ricopre cariche di vertice nelle organizzazioni del sedicente filantropo. Valuti ciascuno il suo ruolo, le sue scelte politiche, la sua indipendenza. Ma, lo ripetiamo, nessuno cada dal pero: certe connessioni sono note e chiare da tempo. L’Italia non è solo una colonia a sovranità limitata di Stati e potentati esteri; è anche un terreno di azione politica e ideologica- oltreché di concreti interessi- di privati cittadini stranieri, come il miliardario Soros che paga politici, gruppi, associazioni culturali, circoli immigrazionisti e giuridici, eccetera.
Ora ci credete perché lo ha detto un uomo del sistema a favore di telecamera. Meglio tardi che mai: sorridi quando la verità fiorisce sulle labbra del tuo avversario. Ma permettete una precisazione: io ve lo avevo detto!
Benedetto Della Vedova, che si vanta di essere stato pagato da Soros, è lo steso che voleva sapere se ci sono deii partiti pagati di Putin
Della Vedova sui soldi russi: “Vogliamo i nomi prima del voto”
Lo scrive su Facebook il segretario di Più Europa e sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova.
“È importante che i nomi dei partiti e dei politici che abbiano ricevuto finanziamenti da Putin vengano resi pubblici prima e non dopo le elezioni del 25 settembre”.
Benedetto Della Vedova