SINODO: il Card. Muller ci va leggero

Müller accusa  El Papa di peccare contro lo Spirito Santo

Il clima all’interno della Chiesa sta diventando sempre più irrespirabile. Il 22 novembre 2024 S.E.R. il Sig. Cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha pubblicato un articolo sulla rivista statunitense First Things dal titolo: I sette peccati contro lo Spirito Santo: una tragedia sinodale. In questo testo il porporato accusa il Papa di peccare contro lo Spirito Santo.

“Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese” (Ap 2,11). Questo passaggio della Scrittura è spesso citato per giustificare una cosiddetta “Chiesa sinodale”, un concetto che almeno parzialmente, se non completamente, contraddice la comprensione cattolica della Chiesa. Fazioni con secondi fini hanno dirottato il principio tradizionale della sinodalità, ovvero la collaborazione tra i vescovi (collegialità) e tra tutti i credenti e i pastori della Chiesa (basata sul sacerdozio comune di tutti coloro che sono battezzati nella fede), per promuovere la loro agenda progressista. Eseguendo una svolta di 180 gradi, la dottrina, la liturgia e la morale della Chiesa cattolica sono rese compatibili con un’ideologia sveglia neo-gnostica.

Le loro tattiche sono notevolmente simili a quelle degli antichi gnostici, di cui Ireneo di Lione, che fu elevato a Dottore della Chiesa da Papa Francesco, scrisse: “Per mezzo delle loro plausibilità costruite in modo astuto [essi] allontanano le menti degli inesperti e li prendono prigionieri. . . . Questi uomini falsificano gli oracoli di Dio e si dimostrano interpreti malvagi della buona parola della rivelazione. Per mezzo di parole scepiose e plausibili, attirano astutamente i semplici per indagare [in una comprensione più contemporanea]” fino a quando non sono in grado di “distinguere la falsità dalla verità” (Contro le eresie, Libro I, Prefazione). La rivelazione divina diretta è armata per rendere accettabile l’auto-relativizzazione della Chiesa di Cristo (“tutte le religioni sono sentieri verso Dio”). La comunicazione diretta tra lo Spirito Santo e i partecipanti al Sinodo è invocata per giustificare concessioni dottrinali arbitrarie (“matrimonio per tutti”; funzionari laici al timone del “potere” ecclesiastico; l’ordinazione delle donne diacono come trofeo nella lotta per i diritti delle donne) come risultato di una visione superiore, che può superare qualsiasi obiezione della dottrina cattolica stabilita.

Ma chiunque, facendo appello all’ispirazione personale e collettiva dallo Spirito Santo, cerca di conciliare l’insegnamento della Chiesa con un’ideologia ostile alla rivelazione e con la tirannia del relativismo è colpevole in vari modi di un “peccato contro lo Spirito Santo” (Mt 12,31; Mc 3,29; Lc 12,10). Questo è, come sarà spiegato di seguito in sette diversi aspetti, nient’altro che una “resistenza alla verità conosciuta” quando “un uomo resiste alla verità che ha riconosciuto, al fine di peccare più liberamente” (Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae II-II, q. 14, a. 2).

1. Per quanto riguarda lo Spirito Santo come persona divina
È un peccato contro lo Spirito Santo se non lo si confessa come la persona divina che, in unità con il Padre e il Figlio, è l’unico Dio, ma lo si confonde con l’anonima divinità numinosa degli studi religiosi comparati, lo spirito popolare collettivo dei Romantici, la volontà generale di Jean-Jacques Rousseau, il Weltgeist di Georg W. F. Hegel, o la dialettica storica di Karl Marx, e infine con le utopie politiche, dal comunismo al transumanesimo ateo.

2. Considerando Gesù Cristo come la pienezza della verità e della grazia
È un peccato contro lo Spirito Santo se si reinterpreta la storia del dogma cristiano come un’evoluzione della rivelazione, riflessa nell’avanzamento dei livelli di coscienza nella chiesa collettiva, invece di confessare l’insuperabile pienezza di grazia e verità in Gesù Cristo, la Parola di Dio fatta carne (Gv 1,14–18).

Ireneo di Lione, il dottor Unitatis, stabilì una volta per tutte, contro gli gnostici di tutti i tempi, i criteri dell’ermeneutica cattolica (cioè, l’epistemetologia teologica): 1) Sacra Scrittura; 2) tradizione apostolica; 3) l’autorità di insegnamento dei vescovi in virtù della successione apostolica.

In accordo con l’analogia dell’essere e della fede, le verità rivelate della fede non possono mai contraddire la ragione naturale, ma possono (e si scontrano) con il suo uso improprio ideologico. Non ci sono a priori nuove intuizioni scientifiche (che sono sempre fallibili in linea di principio) che potrebbero prevalere sulle verità della rivelazione soprannaturale e della legge morale naturale (che sono sempre infallibili nella loro natura interiore). Il Papa non può quindi né assecondare né deludere le speranze di cambiamento nelle dottrine di fede rivelate, perché “questo ufficio di insegnamento non è al di sopra della parola di Dio, ma la serve, insegnando solo ciò che è stato consegnato” (Dei Verbum, 10).

L’unico ed eterno paradigma del nostro rapporto con Dio rimane sempre il Verbo fatto carne, pieno di grazia e verità (Gv 1,14–18). In contrasto con l’illusione della superiorità intellettuale dei vecchi e nuovi gnostici con la loro fede nell’auto-creazione e nell’auto-redenzione dell’uomo, la Chiesa sostiene che la persona di Gesù Cristo è la piena verità di Dio in una “novità” insormontabile per tutti i popoli (Ireneo di Lione, contro le eresie, Libro IV, 34, 1). Perché: “Non c’è salvezza in nessun altro, perché non c’è altro nome sotto il cielo dato tra i mortali per mezzo del quale dobbiamo essere salvati” (At 4,12).

3. Riguardo all’unità della Chiesa in Cristo
È un peccato contro lo Spirito Santo quando l’unità della Chiesa nell’insegnamento della fede viene consegnata all’arbitrarietà e all’ignoranza delle conferenze dei vescovi locali (che presumibilmente si sviluppano dottrinalmente a ritmi diversi) con il pretesto del cosiddetto decentramento. Ireneo di Lione afferma contro gli gnostici: “Anche se disperso in tutto il mondo, anche ai confini della terra… la Chiesa cattolica possiede una sola fede in tutto il mondo” (Ireneo di Lione, Contro le eresie, Libro I, 10, 1-3).

L’unità della Chiesa universale “in corpo e in un solo Spirito” è fondata cristologicamente e sacramentalmente. Per: “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti e per tutto e in tutto” (Ef 4,5–6). Ed è contrario alla stessa “unità dello Spirito” (Ef 4,3) coinvolgere i portatori della missione globale della Chiesa (laici, religiosi e clero) in una lotta per il “potere” in senso politico, invece di cogliere che lo Spirito Santo opera una loro armoniosa cooperazione. Ognuno di noi, “dicendo la verità nell’amore … deve crescere in ogni modo in colui che è il capo, in Cristo” (Ef 4,15).

4. Per quanto riguarda l’episcopato come istituzione di diritto divino
È un peccato contro lo Spirito Santo, che, attraverso il sacramento dei Santi Ordini, ha [Papa Francesco] nominato vescovi e sacerdoti come pastori della Chiesa di Dio (At 20, 28), per deporli, o addirittura secolarizzarli, puramente a discrezione personale, senza un processo canonico. I criteri oggettivi per le misure disciplinari contro vescovi e sacerdoti sono apostasia, scisma, eresia, cattiva condotta morale, uno stile di vita grossolanamente non spirituale ed evidente incapacità di incarico. Ciò è particolarmente vero per la selezione dei futuri vescovi quando il candidato, nominato senza un attento esame, non “ha una solida comprensione della parola che è affidabile in conformità con l’insegnamento (sana doctrina)” (Tt 1,9).

5. Per quanto riguarda la legge morale naturale e i valori non negoziabili
È un peccato contro lo Spirito Santo quando vescovi e teologi sostengono pubblicamente solo opportunisticamente il Papa quando sostiene le loro preferenze ideologiche. Nessuno può rimanere in silenzio quando viene difeso il diritto alla vita di ogni singola persona dal concepimento alla morte naturale. Il Papa, infatti, è il massimo interprete autentico della legge morale naturale sulla terra, nella quale la parola e la sapienza di Dio risplendono nell’esistenza e nell’essere della creazione (Gv 1,3). Se la legge morale naturale, che è evidente nella coscienza di ogni essere umano (Rm. 2,14), non forma la fonte e il criterio rispetto al quale giudicare le leggi (sempre fallibili) dello stato, allora il potere politico scivola nel totalitarismo, che calpesta quei diritti umani naturali che dovrebbero formare la base di ogni società democratica e stato costituzionale. Questo è ciò che Papa Pio XI dichiarò nell’enciclica Mit Brennender Sorge (1937) contro le leggi razziali di Norimberga dello stato tedesco formalmente valide: “Alla luce delle norme di questo diritto naturale, ogni diritto positivo, qualunque ne sia il legislatore, può essere valutato nel suo contenuto etico e conseguentemente nella legittimità del comando e nella obbligatorietà dell’adempimento. Quelle leggi umane, che sono in contrasto insolubile col diritto naturale, sono affette da vizio originale, non sanabile né con le costrizioni né con lo spiegamento di forza esterna” (Mit Brennender Sorge, 30).

6. Considerando la Chiesa come sacramento di unità umana
È un peccato contro lo Spirito Santo quando la divisione politica e ideologica della società dall’Illuminismo europeo e dalla Rivoluzione francese è incorporata in una filosofia della storia riparatrice o rivoluzionaria e quando la Chiesa unica, santa, cattolica e apostolica è quindi paralizzata da fazioni “progressive” in modo interno contro fazioni “conservatrici”. La Chiesa di Cristo non è solo il sacramento della più intima comunione dell’umanità con Dio, ma anche un segno e strumento dell’unità dell’umanità nel suo scopo naturale e soprannaturale (Lumen Gentium, 1).

Il discernimento degli spiriti non è intrapreso in vista degli obiettivi politici, ma teologicamente, per quanto riguarda la verità della rivelazione, che è presentata nell’infallibile dottrina della fede della Chiesa. Pertanto, il criterio oggettivo della fede cattolica è l’ortodossia al contrario dell’eresia (e non la volontà soggettiva di preservare o modificare aspetti culturali contingenti). Con l’imminente 1700° anniversario del Concilio di Nicea (325), potremmo tenere a mente il seguente motto: Meglio andare in esilio cinque volte con San Atanasio che fare la minima concessione agli Ariani.

7. Per quanto riguarda la natura soprannaturale del cristianesimo, che si oppone alla sua strumentalizzazione per scopi mondani
Il peccato più attuale contro lo Spirito Santo è quando l’origine soprannaturale e il carattere del cristianesimo vengono negati al fine di subordinare la Chiesa del Dio Trino agli obiettivi e agli scopi di un progetto di salvezza mondano, che si tratti di neutralità climatica eco-socialista o di Agenda 2030 dell'”élite globalista”.

Chiunque voglia davvero sentire ciò che lo Spirito sta dicendo alla Chiesa non si affiderà alle ispirazioni spiritualistiche e alle banalità ideologiche risvegliate, ma riporrà tutta la sua fiducia, nella vita e nella morte, esclusivamente in Gesù, il Figlio del Padre e l’Unto dello Spirito Santo. Solo lui ha promesso ai suoi discepoli lo Spirito Santo di verità e di amore per tutta l’eternità: “Coloro che mi amano manterranno la mia parola, e il mio Padre li amerà, e noi verremo a loro e faremo la nostra casa con loro. . . . Ma l’Avvocato, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà tutto e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” (Giovanni 14:23-26).