Il dito, la luna, il cappio che stringe

Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito, recita un citatissimo proverbio cinese. Litighiamo su questioni insignificanti mentre il cappio si stringe attorno a noi. Parliamo di guerra, di riarmo a spese dei risparmi rapinati – pardon investiti- indipendentemente dalla nostra volontà e nell’impossibilità pratica di disporre di ciò che è nostro. Parliamo dell’insignificanza europea, mascherata dalla faccia feroce di tigri di carta, all’ombra dell’onnipresente finanza britannica. Parliamo di euro digitale e dell’impossibilità di far sentire la voce dei popoli.

Comandano lorsignori e anche il voto può essere ignorato, svuotato di significato o negato come in Romania. In Italia riusciamo-nella formidabile impresa, mentre il parlamento discute di questioni serissime, di deviare l’attenzione dalla luna – i problemi reali- al dito che la indica.

Il livello della classe politica è così misero da trasformare in farsa anche i temi più delicati.

La pantomima parlamentare nel dibattito su politica estera, guerra, armi, Unione Europea, ha raggiunto il suo punto più basso con la zuffa isterica sul manifesto di Ventotene. Lo abbiamo letto, a differenza di chi ne parla per sentito dire con lo spirito delle tifoserie da stadio, ed affermiamo che è un documento- al di là del rispetto per gli estensori confinati sull’isoletta ventosa- contraddittorio e sopravvalutato.

Un ircocervo in cui idee divergenti danno vita a un ibrido indigeribile di bellicosità, comunismo velleitario, elitismo antipopolare, furia antinazionale, statalismo autoritario in marcia verso il governo mondiale. E’ falso che sia stato alla base della costituzione italiana, frutto del compromesso tra la cultura socialcomunista e cattolica, con qualche venatura liberaldemocratica. Ancor meno veritiera la tesi che a Ventotene sia nata la costruzione europea. Spaak, Adenauer, Schuman, De Gasperi erano democristiani, Jean Monnet un finanziere legato all’anglosfera.

Sconcerta la reazione violenta, in fondo infantile, dei deputati progressisti alle parole di Giorgia Meloni, una volta tanto condivisibili. L’Europa di Ventotene non è la sua, ha detto.

Neppure la nostra, ma è prossima alle idee oligarchiche, dirigiste, intrise di disprezzo per il popolo di Altiero Spinelli, parlamentare italiano ed europeo nelle fila del Partito  Comunista Italiano. Nei suoi diari autobiografici ammise di avere avuto legami con ambienti riservati statunitensi.

Quanto al comportamento del deputato PD urlante, scoppiato in lacrime per lesa maestà di Ventotene, impressiona l’imbarazzante fragilità emotiva e il fatto che la classe politica sedicente democratica non riesca a concepire che altri possano avere idee, orizzonti culturali, principi diversi dai suoi. Perfetto esempio dell’occidente terminale, suprematista inconsapevole, totalitario per riflesso pavloviano.

Ma si tratta pur sempre di guardare il dito, non la luna. Come le immagini dei manifestanti del 15 marzo ( pagata dai contribuenti romani e perfino dall’università di Parma) con in mano il sacro testo di Spinelli, Ernesto Rossi, liberal radicale, Emilio Colorni, marxista, scritto nel 1941. Una sorta di libro sacro da adorare per una cultura rimasta senza padri.

Sfiatata ma non inconsistente come quella del centrodestra, sotto il cui governo la Rai ha permesso l’interminabile, insopportabile intemerata del comico di corte, Roberto Benigni.

Povera destra indifferente alle casematte della cultura e dell’intrattenimento, oltreché incapace di esprimere una visione del mondo alternativa alla vulgata progressista. L’attore toscano si è esibito in un monologo salivare in salsa europoide con tutti i più frusti luoghi comuni della (sotto)cultura dominante. Propaganda sfacciata al modico prezzo di un milione, pagata dal contribuente a un signore passato da film come Berlinguer ti voglio bene all’Oscar per La vita è bella, affresco del dramma di Auschwitz in cui- guarda un po’- a salvare gli internati non è l’Armata Rossa ma il big fellow americano. Licenza poetica.

Anche attaccare Benigni è concentrarsi sul dito anziché sulla luna. Proprio ciò che vuole il potere vero. E’ ora di guardare la luna, ossia la sgradevole realtà. Per quanto concerne le questioni belliche ed europee, scarso è il dibattito sugli interessi dell’industria tedesca e del galletto francese in via di smobilitazione dal quadrante africano.

Poco si parla dell’esproprio annunciato dei nostri risparmi, che diventeranno – ordine dei Padroni- capitale di rischio per finanziare il riarmo, diventato Prontezza 2030 in ossequio alla neolingua. Ignorato è il lancio , previsto per settembre, dell’ euro digitale, di cui hanno discusso a fari spenti i maggiordomi della finanza al governo a Bruxelles e negli Stati nazionali ex sovrani. Sono urgenti, fa sapere la stampa mainstream, l’unione dei risparmi –  per depredarli a termini di legge- e la valuta digitale della BCE, detta CBDC (Central Bank Digital Currency).

Si tratta di un mezzo di pagamento digitale gestito dalla Banca Centrale Europea, destinato- nonostante le contrarie rassicurazioni- a sostituire nel medio termine il denaro fisico. La BCE, oltreché dell’emissione monetaria, diventa padrona dei meccanismi di pagamento. Il sigillo dei banchieri sulla nostra esistenza.

In un’intervista al Sole 24 Ore, la vice direttrice di Bankitalia ne magnifica le virtù. “ Sarà inclusivo, accessibile a tutti, gratuito, rafforzerà l’autonomia strategica e la sovranità monetaria dell’area dell’euro”.

Ovvero della BCE, non degli Stati o dei popoli. Non convince l’assicurazione che il sistema trarrà informazioni sui pagamenti, poiché sarà comunque in grado di conoscere tutti gli attori di ogni transazione. Il Grande Fratello digitale è in avanzata fase di realizzazione.
Come Big Brother di Orwell guarda e sorveglia.

Può farlo senza limiti e timori giuridici. Il sistema della banche centrali gode di privilegi unici. Le sedi, gli immobili, i dirigenti non possono essere oggetto di perquisizioni, con immunità giurisdizionale ed esecutiva. Sono inviolabili gli archivi e le comunicazioni: niente intercettazioni. Lo staff della BCE è considerato pubblico ufficiale dello Stato che lo ospita e gode di una completa immunità da azioni legali; un’ esenzione più ampia di quanto previsto per i diplomatici, che rispondono legalmente nel paese d’origine.

La BCE è  esente dalle leggi fiscali nazionali. I membri dell’Executive Board della BCE hanno status diplomatico; le loro residenze e corrispondenza sono inviolabili. A questa organizzazione pressoché onnipotente, al di sopra delle leggi e degli Stati, conferiamo il potere di sovrintendere a ogni nostra transazione economica.

Non ci proteggerà il Manifesto di Ventotene , né, purtroppo, la costituzione.

Facciamo un giochino, quello di chi guarda la luna ignorando il dito. Immaginiamo di entrare al bar, ordinare un caffè e, al momento del conto, di leggere sullo schermo della macchinetta un messaggio tipo: transazione rifiutata, hai superato il limite mensile di consumo di caffè. Oppure perché abbiamo fatto una donazione a una causa sgradita al sistema finanziario, acquistato troppa carne o emesso anidride carbonica in eccesso rispetto alle direttive green. Nessun baco informatico, ma funzioni di sistema.

Esageriamo? Lo speriamo di cuore, ma questa è l’aria che tira. L’euro digitale, assicurano, sarà una rivoluzione che porterà efficienza, sicurezza, inclusione (??). Lo dicevano anche del green pass ; lo ribadiscono a proposito di un altro mostro digitale, l’ID wallet, il microchip contenente tutte le informazioni che riguardano la nostra vita. Sono argomenti ripetuti- uniti alla trappola della comodità- a ogni passo nella direzione del controllo totale dell’individuo e della società. Tutte le catene cominciano da mirabolanti promesse. Pinocchio nel paese dei balocchi.

Una moneta centralizzata, emessa e regolata direttamente dalla Bce, senza banche coinvolte, senza contanti a intralciarci, senza scappatoie per l’economia sommersa. Sembra moderno, efficiente, inevitabile.

Gli ateniesi avranno pensato la stessa cosa quando la loro democrazia si trasformò in oligarchia, i romani quando la repubblica divenne impero, i russi allorché Stalin mise sotto controllo assoluto l’economia. Tutto era buono, ordinato, sicuro. Pochi anni dopo lo Stato decideva chi poteva comprare il pane e chi no.

Ma no, questo da noi non può succedere. Noi abbiamo garanzie, abbiamo lo Stato di diritto. L’euro digitale rispetterà la privatezza, viviamo nella sicurezza giuridica. La stessa che ha permesso la chiusura dei conti bancari ai camionisti in Canada nel 2022. Quella che sperimentarono i greci nel 2015 e che lasciò in tasca agli argentini banconote senza più valore.

Ci dicono che i contanti ci saranno ancora. Finché cesseranno di esistere: chi porterà con sé monete e banconote quando tutto sembrerà più semplice con un portafoglio digitale?
Chi protesterà quando i supermercati smetteranno di accettare contanti per motivi di sicurezza e igiene, come in pandemia? Chi reagirà quando le banche addebiteranno esose commissioni a chi preleva denaro fisico?

Un giorno, senza che nessuno si ricordi più  quando è iniziato, pagare in contanti sarà come fumare sul treno. Prima era normale, ora è impensabile: la finestra di Overton.

La Bce rassicura: non ci sarà sorveglianza, non ci saranno abusi. Con quali garanzie, se lorsignori non rispondono ad altri che a se stessi?

Quando il gioco si fa pesante, promesse e garanzie sono lettera morta. Lo ha dimostrato la pandemia.

In Europa ai cittadini russi è impedito l’accesso ai propri fondi perché russi. Dopo l’11 settembre 2001 la lotta al terrorismo ha permesso al governo americano di spiare legalmente la popolazione: Patriot Act, legge patriottica, la guerra delle parole. Il sistema ci proteggerà da noi stessi. Senza decreti o leggi eccezionali, con un semplice aggiornamento del software.

L’euro digitale arriva al momento giusto. L’ economia vacilla, l’Europa si riarma, i conflitti si inaspriscono. Porre i cittadini sotto controllo finanziario è un vantaggio incalcolabile. La chiameranno stabilità, sarà obbedienza coatta.

Diranno che è per la sicurezza, per il bene comune, che chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere: l’argomento per gli schiavi. Il contante è libertà, l’euro digitale è un cappio . Il peggio è che molti correranno volentieri a farselo stringere.