IL MINISTRO FIORAMONTI, UN FEDELE DI GOLDMAN SACHS

Lorenzo Fioramonti, il ministro dell’Istruzione  che vuole togliere dalle aule  scolastiche o i crocifissi e sostituirlo con carte geografiche, non   è  il  nichilista relativista che è stato accusato  di essere.

Sappiamo adesso che egli ha una fede. Una  fede profonda  e commovente. In Goldman Sachs.  Ha twittato il 17  dicembre :

 

Non è  bellissimo vedere questa fede nella metamorfosi di Goldman in una ingenue ed ecologista Greta? La banca speculativa effettivamente  ha fatto l’annuncio alla fine della (fallita)   conferenza ambientale Cop25 di Madrid:_  sì, cesserà  di finanziare nuove miniere di carbone  e progetto di giacimento  petroliferi nell’Artico.  E non solo: ha promesso che nel prossimo decennio metterà 750  miliardi di dollari in finanziamenti a  investimenti di iniziative che combattono  i cambiamenti climatici e il terribile CO2 , e servizi di consulenza per ogni benefica iniziativa “verde”  per la “transizione climatica”  e la “crescita inclusiva”.

Diconsi  750 miliardi  di dollari.  Dove  sono questi oceani di miliardi non chiedetelo nemmeno, negli anni dove la banche centrale ne creano dal nulla migliaia (di miliardi)  a tasso zero.  Bisogna pur prosciugare questi fiumi di denaro, facendoli assorbire da qualche sabbia desertica dal punto di vista dell’economia reale. E  cosa di meglio che  farli assorbire dagli investimenti “verdi” che tanto sono  virtuosi nell’epoca  della bontà universale.

“Greta ha ragione”, disse la Kasner

I tempi sono maturi: non vedete Greta Thurnberg che viene ricevuta da tutti i potenti?  Non vedete la Von der Leyen annunciare  anche lei 1000 miliardi (di euro) per il “green euro-deal” che persegue  la riduzione del 55% dei gas  a effetto serra in tutta Europa per  il 2030.   Non vedete i media che  diffondono  le fake  news su “il   97-98% delle pubblicazioni scientifiche sull’argomento concludono che il climate change è reale ed è legato alle emissioni antropogeniche di gas serra”,  e confondono artatamente il tema dell’inquinamento (che è reale) con l’aumento del CO2 (che rende i vegetali più  rigogliosi e quindi è benefico )”.

Una università italiana ha sottoposto agli studenti di Economia il seguente questionario; me l’ha mandato una studentessa di Ancona: non è perfetta  la foto, ma basta a  far capire lo scopo  tendenzioso: misurare  la “coscienza ecologica” delle giovani menti indifese  e  creare un senso di colpa sentimentale nei confronti del  “cambiamento climatico”

Il questionario a cui devono rispondere gli studenti nelle università italiche sotto il ministro Fioramonti.

 

Come dubitare?

E’ un gigantesco fenomeno spontaneo  estremamente ben coordinato di  presa di coscienza  collettiva e progressista. A parte alcuni stati fascistoidi (come la Polonia) il  mondo ha  deciso di fare la transizione climatica.

Insomma: come ha  annunciato il CEO di  Goldman, David Solomon, in un editoriale sul  Financial Times,   la banca vede nel business che si apre   un “potente occasione  di business e di investimento” –  che mobiliterà quei famosi 750 miliardi  da lui valutati  come giro d’affari “verde”.   E un  quale la si propone, vendendo i prodotti “verdi” che escogiterà, di scremare interessi e commissioni del  3-5%, diciamo un  22 miliardi di dollari.

E  cosa venderà Goldman?  Pale eoliche? Pannelli solari?  Motori  elettrici ? Ma no, niente di  materiale: venderà obbligazioni “verdi”. Anzi ha già cominciato, lavorando con la nostra Enel per raccogliere 1,5 miliardi in  obbligazioni offerte per “aiutare” Enel ad aumentare la sua basse  di energia rinnovabile del 25% prima del  2022. E’ un gioco truccato: come sanno gli utenti italiani, sono loro a pagare  il sogno verde di Enel,  con il rincaro dell’energia elettrica in bolletta.

Ma a  chi ha  venduto le obbligazioni  di Enel? “A gruppi di progressisti verdi che gestiscono  il denaro di altri progressisti”, risponde Zero Hedge. Una spiegazione che significa:  qualunque fondo  d’investimento vuole avere in portafoglio  un po’ di obbligazioni “verdi”, oggigiorno. Insomma  c’è un mercato alla  moda per le promesse ecologiste.  E’ l’utilità di Greta. Dalle obbligazioni Enel, Goldman ha lucrato 1,5 milioni – non da buttare via, per una banca d’affari  alquanto in calo di profitti e minacciata da multe internazionali per malversazioni.

Se il  ministro Fioramonti fosse capace di  informarsi fuori dal mainstream, avrebbe  appreso che il suo idolo  – Goldman – è addirittura all’origine del “mercato delle obbligazioni verdi”  – un  mercato creato  per volontà di Obama. La Goldam Sachs  ha versato 981 mila dollari per la campagna di Obama, e 4.452.585  al Partito Democratico.

Dopodiché, niente di più normale  che l’amministrazione Obama abbia imbarcato due goldmaniti,  Mark Patterson capo-staffa a Tesoro e Gary Gensler a capo della Commodity Future Trading Commissione, l’agenzia statale che controlla i  mercati delle  materie prime. Due belle posizioni-chiave per  il progetto alla cui estremità   inferiore abbiamo assistito alla comparsa di Greta.

Cosa è il progetto? L’abbiamo già spiegato altre volte: creare un “bisogno” internazionale di obbligazioni “ecologiche” (ossia buone e  profumate) onde gonfiare la nuova bolla prossima ventura.

Anzitutto, il partito Democratico di Obama ha creato il mercato interno, varando la legge che pone limiti di emissione  di CO2 cui devono attenersi le centrali a carbone ed altri imprese energetiche colpevoli di emissioni.

Orbene: le aziende che sforano la quota di CO2 a loro assegnata  dalla  legge, possono comprare allocazioni da  altre imprese che non sforano  limite di emissioni colpevoli: ecco creato il “mercato” di nulla a cui Goldman presiede sovrana, o voleva  presiedere  finché Trump, eletto da lavoratori  lavoranti in ditte emissori di CO2.

Il mercato dell’aria calda

Il trucco geniale del progetto è questo: che il governo (Obama) doveva abbassare anno dopo anno il limite del CO2  alle imprese; ciò rendeva i “crediti di carbonio” sempre più  rari ogni anno che passa: dunque  ne  aumentava il “valore”, e li rendeva sempre più costosi.

Il nome del mercato è “cap-and-trade”, ossia”metti un tetto (cap) e commercialo (trade).

“Sostanzialmente, questo è un mercato delle materie prime nuovo di zecca in cui la merce principale da negoziare ha l’aumento di prezzo garantito.  Il volume di questo nuovo mercato sarà superiore di un trilione di dollari all’anno; per fare un confronto, i ricavi complessivi annuali di tutti i fornitori di elettricità negli Stati Uniti ammontano a $ 320 miliardi”:  così scriveva Matt Taibbi, grande giornalista politico, in una inchiesta su Goldman  Sachs (La Grande Macchina Americana di Bolle)   pubblicata su  Rolling Stones  nel 2009.

https://www.rollingstone.com/politics/politics-news/the-great-american-bubble-machine-195229/

Obama  si è validamente speso per render globale il “mercato dell’aria calda”   e la sua  scarsità, sotto invenzione dell’urgenza di ridurre “le emissioni prodotte dall’uomo” , facendo firmare  a tutti i satelliti (ovviamente agli europei) i l  Protocollo di Tokio.  Quel  progetto  che è  stato in parte mandato a monte dal presidente Trump che ha sottratto gli Usa dal Protocollo.

Ma il Progetto non per questo viene ritenuto scaduto. Ormai Goldam Sachs  ha speso milioni e  milioni per fare pressione sulle questioni climatiche e creare la necessaria urgenza e i sensi di colpa,  a cui sono palesemente soggetti i Gretini, i Grillini  e  le Sardine.

Matt Taibbi, scrivendo nel 2009 quando ancora Trump non aveva mezzo rovinato il Progetto,  documentò come Hank Paulson, capo di Goldman,  aveva nel 2005  scritto un rapporto,  che è l’origine ideologica della legislazione  “verde” di Obama : “L’azione volontaria da sola   non può risolvere il problema dei cambiamenti climatici”, quindi  occorre un obbligo posto dallo Stato.

“Insomma  è una tassa: ma  allora  preferirei  che sia Washington a imporla e a riscuoterla” obiettò Michael Masters, direttore di hedge  funds che (fatto raro) si è pronunciato contro il mercato dei futures sul petrolio, campo di una precedente bolla speculativa di Goldman

“Stiamo dicendo che Wall Street può impostare la tassa e Wall Street può riscuotere la tassa. Questa è l’ultima cosa al mondo che voglio. ”

Ma chi lo ascoltò? Goldman deteneva già una quota del 10% del Chicago Climate Exchange, dove   si scambiano  i crediti di carbonio.  Aveva fatto già  pesanti investimenti  in energia eolica (ha acquistato una filiale chiamata Horizon Wind Energy), diesel rinnovabile (è un investitore in una società chiamata Changing World Technologies) e energia solare (ha stretto una partnership con BP Solar),  esattamente il tipo di  affari che sono destinati a prosperare nel futuro “verde”.  Come Hank Paulson disse all’epoca  ai privati clienti stupefatti,  “Non stiamo facendo quegli investimenti per perdere denaro”.

Era sicuro, avendo comprato  Obama e il suo governo, nonché Al Gore, vincitore del Premio Nobel  per meriti climatici, che aveva giustappunto creato  una società Generation Investment Management con tre  soci che erano stati  pezzi grossi  di Goldman Sachs Asset Management, David Blood, Mark Ferguson e Peter Harris, allo  scopo di  tratater “compensazioni di CO2”.

Goldman ha una partecipazione  in Blue Source LLC, una società con sede nello Utah; che produce letteralmente NULLA : proprio  per questo  è in grado di vendere in abbondanza suoi crediti di CO2 – la cui richiesta diverrà enorme sul piano globale, visto che la nuova UE di  Von der Leyen

È saltata sul vagone della transizione climatica obbligatoria. La cui  locomotiva è Goldman Sachs.

Non è un mondo bellissimo? Reso pulito  ed ecologico  dal mercato finanziario speculativo: il meglio dei due mondi, crescita zero e spaccio di aria  calda: Fioramonti  è estasiato.