Di Andrea Cecchi 22/10/2020
Chi ha un’azienda o ha un minimo di dimestichezza con l’analisi di bilancio conosce benissimo come si possa ottenere della liquidità con il semplice trucco della rivalutazione delle scorte di magazzino. Chiariamo subito: nella gestione onesta dei libri contabili, questo è un passaggio legittimo e perfettamente plausibile. È il motivo per cui tutte le azienda fanno l’inventario.
Ma quando un bilancio a stati comparati mostra un’improvvisa impennata del valore delle scorte, ecco, quello è un segnale a cui prestare attenzione. In genere, un auditing esterno e indipendente, provvede a valutare se le stime indicate sono coerenti con il valore di mercato delle merci o dei beni iscritti nelle attività dello Stato Patrimoniale dell’azienda.
La partita doppia è in effetti uno strumento magico. In questo caso, se si aumenta il valore da una parte del bilancio, esce fuori la liquidità spendibile dall’altra. Con un tocco di penna. Nel quadro qui sotto è raffigurato il suo inventore, Luca Pacioli. Un quadro bellissimo, che fa quasi paura.
Purtroppo, questa prassi, anche se diffusa, è largamente contenuta in quanto la liquidità ottenibile è discrezionalmente erogata dalla banca che deciderà se mantenere o aumentare le linee di credito concesse in base alla sua valutazione. Infatti, c’è un limite ben circoscritto entro il quale certe voci contabili possano essere favorevolmente alterate e quindi anche un limite fisiologico della disponibilità di cassa ottenibile con questi aggiustamenti contabili.
Ebbene, questi vincoli e restrizioni non esistono per le banche stesse quando si tratta dei loro bilanci e della loro contabilità. Le banche hanno infatti il MODELLO INTERNO.
Cosa significa modello interno?
Significa che la banca, in modo totalmente legittimo, può attribuire il valore delle proprie poste di bilancio in totale autonomia. In genere è una commissione interna, nominata e dedicata allo specifico ruolo, che determinerà a propria discrezione quanto vale un asset messo a bilancio.
Per esempio: la banca ha concesso dei prestiti che diventano inesigibili in quanto i debitori si sono dimostrati insolventi. In circostanze normali, quella sarebbe una perdita. Ma nel corso degli anni, come ben spiega questo articolo del Sole24 Ore https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2016/10/04/storia-quasi-breve-del-risk-management-nelle-banche/
le banche si sono attrezzate per trasmutare le perdite in patrimonio. LA TRANSUSTANZIAZIONE DELLA MERDA! Mi scuso se ho utilizzato un termine sacrilego, ma è necessario per capire fino a quale livello di assoluta megalomania si siano spinti i banchieri. Un trucco contabile che ha reso ricchi tanti manager ed ha mantenuto in vita e gonfiato all’inverosimile la bolla economica che ora dobbiamo gestire, subendone le mortifere conseguenze.
Il culmine lo si è toccato con le note affermazioni del banchiere Lloyd Blankfein quando dichiarò che le banche fanno il lavoro di Dio.
https://www.reuters.com/article/us-goldmansachs-blankfein-idUSTRE5A719520091108
Qual’è il lavoro di Dio? quello di creare dal niente! Il banchiere si fa Dio, dispensatore di vita o di morte. L’incarnazione del narcisismo spregiudicato di chi ha perso qualsiasi fede.
L’articolo sopra linkato, quello della storia del risk management descrive invece la progressione degli eventi che ci ha portato fino a qui. Si capisce come, da un problema piccolo iniziale mai risolto e posticipato – credito erogato male – siamo arrivati adesso ad una dimensione non più gestibile perché amplificata all’ennesima potenza – bolla colossale dei derivati. Senza tornare sull’argomento derivati che ho descritto nella scorsa newsletter, si può semplicemente dire che la strategia adottata dalle banche fino a ora è stata quella che in inglese si dice: extend and pretend (estendi e pretendi).
Leggete un po’ qua:
“La crisi di Deutsche Bank a inizio febbraio, ha ricordato a tutti dove si annidano i veri rischi sistemici. L’annuncio delle perdite e delle svalutazioni lanciato dalla banca ha terrorizzato i mercati, portando alla luce una realtà ben diversa da quella raccontata da Schauble. Deutsche, come un super-hedge fund, ha emesso derivati per 75mila miliardi di euro, 20 volte il Pil tedesco, e nel suo bilancio attuale pesano 32 miliardi di euro di derivati ad alto rischio e un’altissima leva finanziaria: fatti due conti, anche un calo del 4% del valore degli attivi potrebbe azzerare il capitale del colosso tedesco. Da anni tiene a bilancio ingenti quantità di titoli tossici classificati di livello 3. Ossia strumenti finanziari a cui non si riesce a dare un prezzo perché non trattati sui mercati e non equiparabili ad altri prodotti simili che invece lo sono. A quel punto è la stessa banca a decidere, attraverso dei modelli interni e con ampio margine di discrezionalità, quale valore attribuire a questi titoli
L’articolo completo è disponibile a questo link:
Adesso che abbiamo capito cos’è il modello interno, vediamo quali sono state le sue conseguenze.
L’articolo è del 2016, ma l’ho scelto per l’efficacia descrittiva di quel paragrafo per il quale l’autore merita un applauso: non potrebbe essere descritto meglio.
Purtroppo, nonostante i ripetuti segnali di rischio, la situazione non fa che peggiorare esponenzialmente fino alla progressione di eventi che da settembre 2019, con l’allarme della Banca Regolamenti Internazionali, ci hanno portato fino alla situazione di adesso ovvero : soluzioni economiche e politiche, concertate globalmente, per congelare l’economia attraverso i lockdown, finalizzate alla più comoda registrazione delle operazioni contabili di aggiustamento controparte denominate GRANDE RESET. Sarebbe impensabile porre in atto una manovra di così largo respiro mantenendo inalterata la conduzione normale della vita economica del pianeta anche perché il piano prevede di abituare le persone ad un nuovo standard di vita, peggiore del precedente, ma più corrispondente alle moderne esigenze del “mondo nuovo” huxleyano.
Si tratta di manovre talmente complesse e articolate che tutti gli sforzi mondiali si devono concentrare sul riuscire a disinnescare o per lo meno a contenere l’esplosione dell’ incalcolabile galassia di liquame che si annida fin nel tessuto connettivale di tutti i soggetti e operatori economici del pianeta.
Possiamo solo immaginare quanto sia gigantesca un operazione del genere.
Quando fallì la Enron, all’epoca il più grande fallimento societario della storia, si dice che tutti i libri contabili e tutti i faldoni contenenti la storia fraudolenta del noto colosso energetico, fossero custoditi all’interno dell’edificio numero 7 del WTC, un grattacielo che si è casualmente disintegrato l’11 settembre 2001 senza essere stato colpito da niente. Poi è arrivato il QE e si sono trovati i soldi per tutti. Non potendo replicare il crollo o l’incendio di tutti i documenti delle banche di tutto il mondo, pare che la soluzione più percorribile sia stata questa pandemia sintetica.
Durante la storia delle banche, le crisi sono sempre successe. Quando i banchieri capivano che era giunto il momento di mettersi d’accordo e dare origine a nuovi equilibri economici, essi dichiaravano il “Bank Holiday”, chiudevano tutte le banche per alcuni giorni, e le riaprivano quando i conti reciproci erano sistemati. Adesso, invece di chiudere se stesse, le banche, hanno deciso di chiudere il mondo intero con i lockdown. Il principio è lo stesso, ma è cambiata la prassi. Non c’è niente di personale. Nessun rancore. Solo ragioneria e ripartizione delle perdite. Per le banche noi siamo solo dei codici fiscali su cui agganciare un mutuo che altrimenti non potrebbe esistere, proprio perché sottostà alle regole della partita doppia. Siamo soltanto delle X su dei fogli Excel.
Questa è la progressione che ci ha portato al punto in cui siamo: quello della FINE DEL CREDITO!
Dal 2009 la cosiddetta ripresa globale, è stata finanziata da una crescita esponenziale del debito, ma l’output generato dal nuovo debito ha continuato a diminuire. Significa che ogni dollaro o euro o altra valuta aggiuntiva di debito non riesce a generare molto in termini di aggiunta di valore positivo. Così come con l’uso terapeutico di ogni tipo di sostanza chimica stimolante, dopo l’euforia iniziale, più se ne somministra, minore sarà l’effetto. Poi c’è anche il fatto della saturazione del debito e dell’esaurimento del debito. Una banca centrale, anche se agisce come entità governativa, è di fatto un organismo commerciale privato ed opera come una qualsiasi azienda. Come tutte le aziende, anche le banche centrali e le banche commerciali cercano acquirenti per il proprio prodotto, e il loro prodotto è il debito, ma lo chiamano credito perché così suona meglio e si vende meglio. La saturazione avviene quando coloro meritevoli di ricevere credito, non ne vogliono più, mentre quelli che lo vorrebbero sono insolventi e non possono essere indebitati ulteriormente a meno che il prestatore non sia pronto ad assorbire la perdita. In pratica:
- Chi può accedere ai prestiti, non vuole indebitarsi perché non vede opportunità d’investimento degne di essere prese in considerazione.
- Chi vorrebbe prendere soldi in prestito e ne ha bisogno, non può farlo perché insolvente o non finanziabile per basso o nullo reddito e scarsa o assente patrimonializzazione.
Le banche centrali non possono trasformare debitori insolventi in creditori tripla A.
Né magicamente trasformare chi è impantanato nel debito anomalo in soggetti in grado di indebitarsi ulteriormente a tassi crescenti. Non è possibile spingere il credito oltre al punto in cui inizia a decrescere. “Puoi portare il cavallo all’acqua, ma non puoi obbligarlo a bere”.
Nella nuova gestione del rischio, cercando di ripartire con una base più solida e credibile occorre fare pulizia. E qui vi racconto la storia dal punto di vista della banca.
So come ragiona una banca, e ora ve lo dico. La banca eroga il credito a privati e aziende. Quel credito sono i soldi che circolano e che maneggiamo. È uno strumento imperfetto perché su di esso maturano interessi e questo genera squilibri perché per pagare quegli interessi alla banca occorrono nuovi prestiti. L’erogazione di un prestito, tecnicamente, segue un iter di delibera, dove un impiegato propone il finanziamento, e gli organi decisionali mandano avanti la proposta fino all’organo deliberativo, che dà o nega il suo benestare. Quindi non è sbagliata l’affermazione di Blankfein quando dice che la banca fa il lavoro di Dio, perché quando il banchiere preme enter sul pc, quella somma si trasforma in qualcosa che prima non esisteva e che può effettivamente creare. Basta pensare a un prestito finalizzato a costruire una casa, un ponte o una fabbrica, ecc.
Arrivati qui, al capolinea della FINE DEL CREDITO, le banche hanno deciso di implementare un nuovo sistema per salvare se stesse, non la gente. Le banche sono tutte collegate; sono un cartello che fa capo alla Banca dei Regolamenti Internazionali che ha sede a Basilea. È da lì che prendono il nome le famose regole di Basilea 1-2-3. E molto probabilmente, sono state le banche, tutte insieme a richiedere il blocco dell’economia con lo scopo di “fare pulito”. In gergo di banca si dice “saldo e stralcio”: si passa un colpo di pialla e si livellano tutte le irregolarità. Nel nostro caso, ovvero la situazione drammatica che stiamo vivendo adesso, le banche hanno deciso di abbandonare coloro che non ritengono essere più meritevoli di operare con le loro attività economiche . Infatti, le categorie più colpite sono le stesse su cui si sono accanite tutte le disposizioni governative nel mondo intero: bar e ristorazione, Hotel, commercio non virtuale, sport, viaggi, spettacoli e divertimenti. Quest’ultimi sono proprio quei business che gestiscono un pubblico libero, attivo e che si muove, che non è più gradito, visto che l’uomo del futuro lo si preferisce sul divano e connesso con il mondo esterno soltanto tramite appositi dispositivi on line.
La banca ragiona in questo modo: “tu cliente che non riesci più a sostenere la tua azienda, non sei stato in grado di approfittare della nostra concessione del credito e hai dimostrato di essere un inetto nella gestione della tua attività, visto che non hai generato un patrimonio sufficiente a resistere a questa emergenza. Noi banchieri non ti daremo altri soldi, la pacchia è finita!
Ma saremo comunque buoni. Una volta che avrai chiuso la tua ditta potrai comunque vivere sul tuo divano, in confinamento obbligato permanente e consumare, visto che è l’unica cosa che sei adatto a fare senza fare danni, e potrai comprare solo quello che noi riterremo adatto alle tue esigenze conferendoti un wallet digitale caricato con coupon spendibili soltanto presso le aziende che NOI abbiamo deciso essere meritevoli della nostra fiducia. Abbiamo provato a darti i soldi e vedi cosa hai combinato! Hai rovinato il mondo, hai distrutto l’ambiente, hai gozzovigliato senza pensare al domani. Adesso Basta, la nostra pazienza è finita”!
Ecco quindi come sarà il nuovo mondo. Rimarranno in campo un numero di soggetti oligopolisti sempre più potenti e gli altri saranno fuori dai giochi, per sempre. La gente-pecora seguirà sempre il pastore là dove egli vuole che vada. Basta un fischio o una nerbata sul fianco e la pecora si rimette docilmente in riga. L’App Immuni potevano benissimo chiamarlo App campanaccio. La gente ormai ha paura l’uno dell’altro ed accetterà la vita virtuale come una benedizione salvifica.
A questo punto voi potreste dirmi: “ma perché Cecchi ci racconti queste cose catastrofistiche, invece di proporci delle soluzioni e darci qualcosa in cui sperare”?
Perché il problema è insito nella natura umana che funziona così.
Si potrebbero fare tutte le rivoluzioni possibili, ma dopo di esse l’umanità si riorganizzerebbe nuovamente secondo il medesimo ordine gerarchico, e chi controlla la moneta si ritroverà sempre al vertice in breve tempo. È successo sempre nella storia. Molti immaginano un mondo utopico in cui la ricchezza viene equamente redistribuita, ma quel mondo non esiste, perché basta una sola persona avida ed invidiosa all’interno del gruppo per far fallire ogni progetto di solidarietà. Se si vuole continuare a giocare a questo crudele Monopoli globale, l’unica soluzione è quella di seguire la cordata dei vincitori che è rappresentata dal ceto ricco, e qui occorre grande capacità ed eccellenza. Se invece non ci piace giocare a questo gioco, si può solo uscire dal gioco, trovando un posto di pace e auto-sussistenza.
Concludo con questo bellissimo aforisma:
“Il modo in cui le élite rimangono al potere in quasi tutte le società non è solo controllando i mezzi di produzione (la ricchezza), ma anche influenzando la mappa cognitiva con cui la stessa società descrive se stessa ed il mondo che la circonda”. E tale mappa cognitiva non è definita solo da quanto viene discusso pubblicamente, ma anche e soprattutto da ciò che non viene discusso in pubblico: ad esempio perché determinati argomenti sono considerati noiosi, irrilevanti, tabù o semplicemente impensabili” (Pierre Bourdieu).
Proprio così:
Il MODELLO INTERNO è noioso, irrilevante e tabù! Esattamente come queste mie newsletter.