da RT:
L’UE nega 126 milioni di euro alla Polonia (fondi strutturali) se non permette i gay-prides
Da RT
Cinque città e regioni polacche hanno aperto “libere da LGBTQ+”. La Commissione europea ha inviato lettere ai governanti delle cinque avvertendo che non verranno inviati fondi a meno che il decreto non venga annullato.
Città e regioni di tutta la cattolica nazione hanno dichiarato “niente LGBTQ” per fermare le parate gay-pride e altri eventi gay-friendly nelle loro regioni. Ciò ha fatto infuriare l’oligarchia di Bruxelles, che sta abusando delle sue prerogative in questo braccio di ferro, per piegare la Polonia ed anche l’Ungheria, di fatto, a rtinnegare le radici cristiane e la funzione katekontica.
La versione del Corriere: la UE afferma “la primazia del diritto della UE” su quelli nazionali. “E’ fondamentale, dice Dombrowski. Luigi Pecchioli ribatte: visto che ci tengono tanto, perché non impongono la primazia del diritto europeo alla Germania, che lo esclude?
Come ha scritto John Laughland (le radici antidemocratiche dell’Europa) nel 1993 la corte costituzionale tedesca di Karlsruhe ha sì consentito la ratifica di Maastricht, ma con restrizioni tanto severe ai termini di tale ratifica da configurare la situazione seguente: Maastricht può andare, purché non sia in contrasto con la costituzione germanica. Va aggiunto che la Corte non ha mai ratificato la costituzione europea. Dunque in Germania la “primazia del diritto UE” non vige, la Costituzione tedesca ha il primato sulle norme europee, e Bruxelles non pensa nemmeno lontanamente di imporre tale “primazie” a Berlino come la impone a Varsavia. Ciò dà la misura dell’arbitrio e sopruso che l’oligarchia pro LGBT sta esercitando contro un paese.
Nel 1993, l’euroscettico Manfred Brunner, ex funzionario della Commissione europea e leader del partito liberale FDP, portò a Karlsruhe il trattato di Maastricht affermando che l’abolizione del marco era incostituzionale. La corte ha accettato di consentire la ratifica del trattato solo sulla base del fatto che la stabilità monetaria fosse altrettanto protetta dalla Banca centrale europea quanto lo era stata dalla Bundesbank.
Grazie a questa sentenza, la Germania può teoricamente uscire dall’euro e tornare al marco opponendo il mancato rispetto dei termini della ratifica, se per l’inflazione fosse troppo alta per i suoi gusti, e la BCE non curasse la “stabilità della moneta” (inflazione 2%?) quanto la virtuosa Bundesbank.
Non lo farà, la Germania, perché le fa troppo comodo esportare con una moneta per lei sottovalutata (così come l’euro è sopravvalutato per noi (+15%), Francia, Spagna, Grecia..). Ma si concede la prerogativa di dare lezioni di austerità, di imporla agli altri, e far la voce grossa appena l’inflazione sembra salire.
Dietro al braccio di ferro dell’euro-oligarchia per strappare le “libertà agli LGBT ” di esibirsi in Polonia si cela dunque un enorme sbrego del preteso “diritto UE”. Mai sanato. Che rende tale diritto una dittatura germanica sugli altri membri, che hanno assoggettato (come l’Italia) la Costituzione più bella del mondo alla “primazia del diritto UE”.