Vi propongo il suo testo:
Quando l’amico Danilo Quinto mi ha chiesto di scrivere la presentazione alla sua ultima fatica letteraria, ho subito obiettato che avevo già presentato altri suoi libri e rischiavo di ripetere concetti già espressi: stile giornalistico, onestà intellettuale nel descrivere oggettivamente i fatti per come si sono svolti, anche se il suo commento può sembrare di parte (e Danilo è di parte!).
Sembra uno storico che viaggia attraverso le rovine politiche, morali e religiose della nostra società. Scrive per i posteri, perché i contemporanei sono accecati e sordi. Rieccheggiano le parole contenute nel libro di Ezechiele (17,2): «Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli».
Ma il nostro Autore non demorde, anche se inascoltato parla, svela il pericolo, indica chiaramente il nemico, lo guarda, lo sfida, non indietreggia, costi quello che costi. Viene descritto un mondo capovolto, dove il nemico può dire tutto e il contrario di tutto. Le porte della città sono state aperte e non c’è più distinzione tra la Città di Dio e quella degli uomini. La Verità oggettiva non deve più esistere: tutto è interpretazione, tutto è relativo. Chi si oppone è allontanato, emarginato, epurato. Viene descritta una società moralmente liquida, con valori che di giorno in giorno si modificano, lentamente, ma inesorabilmente. Veniamo – consapevolmente o inconsapevolmente – manipolati in continuazione dalla politica italiana (esiste ancora?), europea e mondiale. Manipolati da una religione sempre più massonica e sempre meno cattolica. La Verità è lì a portata di mano, ma noi preferiamo l’inganno, l’acqua inquinata a quella pura di sorgente: è come se la nostra volontà si fosse atrofizzata. Ciò che ieri era inconcepibile, oggi diventa possibile e domani non solo normale, ma imposto a tutti. Dov’è la Chiesa?, si domanda l’Autore. Dov’è la guida chiara e sicura? Un dubbio lo (ci) sconvolge: gli uomini di Chiesa credono ancora in Cristo Salvatore, vero Dio e vero uomo? La Chiesa cattolica sembra oscillare tra il protestantesimo e il paganesimo (pachamama…). Una ventata di ecologismo new age soffia intorno e all’interno della Chiesa.
Si avverte – specie all’inizio del libro – una nostalgia del tempo passato, di come eravamo, eppure i semi del male sono stati seminati proprio in quel tempo in cui tutto sembrava più genuino, più sincero. Con lucidità descrive il sistema – che definisce di ingegneria del pensiero – con il quale leggi immorali sono state introdotte e la stessa metafisica distrutta: «Seguo un modello d’ingegneria sociale. L’ho chiamato “Finestra di Overton”. Lancio un’idea, all’inizio impensabile, inaccettabile, vietata, che poi conosce delle eccezioni. Piano piano – grazie alla comunicazione, che mi è serva disponibile – quell’idea s’insinua, striscia, s’inerpica nei neuroni del cervello. Diventa, così, accettabile, sensata, razionale, di buon senso. Si diffonde e viene legalizzata, divenendo legge. Uno schema collaudato e che funziona sempre. Provare per credere». Così sono passati il divorzio, l’aborto, le unioni civili…
Tra gli artefici di questo male straripante ci sono i cattocomunisti di ieri e di oggi, protagonisti di un ecumenismo politico-religioso, di un falso perbenismo e di un ancor più ipocrita senso di democrazia. Si è democratici con chi la pensa come loro e senza pietà con chi non piega la schiena, con chi continua a seguire la retta coscienza.
Vi sono anche momenti di tenerezza, quando parla dell’amata moglie Lydia, sua vera ancora di salvezza. Lui, ex radicale avvinghiato, immerso nella melma di una (a)morale laicista, grazie a lei ritrova la Fede sopita, la pace e la serenità in mezzo alle difficoltà. Commoventi sono le pagine del capitolo “Lydia e la suonata di Bach”, con il ricordo del loro amico sacerdote morto centenario.
Eppoi arriva il Covid 19, con l’Italia contingentata: metafora di un popolo contingentato dai propri valori e dalla propria Tradizione, confinato in un limbo di relativismo. Paura, paura e solo paura e non più Fede nel Signore che tutto vede, che tutto conosce. Non le manda a dire a nessuno, il buon Danilo. Neanche al Papa! Personalmente ritengo che un Padre sia sempre un Padre, qualunque cosa possa dire o fare, ma Danilo, che per la Fede ha rinunciato alla carriera, al denaro e che vive affidandosi alla Divina Provvidenza, non tollera le incertezze, i dubbi, le ambiguità. La sua critica è dura e asciutta, tagliente, come nel capitolo “Il Rosario con Bergoglio”.
Un gran bel libro di storia contemporanea da leggere e – se si vuole – anche da criticare, ma sicuramente da non ignorare. Buona lettura.
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