di Gianluca Marletta
Le elezioni si avvicinano (per quel che valgono) e lo scenario generale dei partiti è decisamente sconfortante, eppure è fuori di dubbio che se si volesse indicare qualcosa che si avvicina con buona approssimazione al male assoluto la scelta cadrebbe sicuramente sul PD.
Sia chiaro, non sto dicendo che le altre aggregazioni siano molto migliori, ma il PD, nello scenario italiano, rappresenta un vero e proprio mistero (dell’iniquità) che merita di essere spiegato.
Quasi sempre al potere negli ultimi 30 anni senza aver quasi mai vinto le elezioni, piovra mafiosa che ingloba e controlla l’informazione, i media, lo spettacolo, fin giù ai più demenziali influencer, il PD compendia in maniera sconcertante e quasi prodigiosa tutti i mali e le miserie abiette espresse dalla politica italiana. E la ragione non è solo che tale aggregazione (in tutte le sue varianti e sigle, PDS, DS, PD) sia stata scelta dai Poteri Forti d’oltreoceano per controllare la colonia italica dopo la catastrofe dei vecchi partiti: la ragione profonda è che il PD porta al governo e dà voce politicamente a tutti i mali nuovi o atavici del popolo italiano.
Del vecchio PCI ha ripreso l’apparato e la nomenklatura ossequiente e ottusa, sempre pronta a servire un potere più grande (che all’epoca e fino agli anni 70 era il Comunismo internazionale e che, via via, è stato sostituito dall’ideologia liberal americana delle bandierine arcobaleno trapiantate nel retto quali “diritti inalienabili” dell’uomo). Della DC riprende il rapporto mafioso e clientelare con le realtà locali oltre che il “perbenismo” (un gradino sotto al già bieco moralismo) tipico di gran parte del mondo cattolico italiano, quello che percepisce come “peccato” ogni presa di posizione che si discosti dalla banalità della mentalità comune o di quello che “dice la televisione”.
Al tempo stesso, il PD fa sua l’eredità “spirituale” del più iniquo fra tutti i partiti del passato italiano: il Partito Radicale, vecchia costola della CIA e dell’MI5 britannico in Italia, il partito dei diritti più bislacchi e dell’individualismo più bieco e animalesco. Il PD è anzi il partito radicale di massa ma con la benedizione della CEI e i sorrisi ossequienti dei boy scout della parrocchia. La ragione del suo successo – che non è elettorale, visto che difficilmente riesce a smuoversi dal suo risicato 23%, ma esistenziale – è nel saper incarnare le miserie di un popolo in maniera pressocché perfetta.
Diceva giustamente un mio amico qualche giorno fa: oggi l’Italia è tutta PD, anche chi non lo vota! “nostri valori” sono i valori del PD, i bagnanti ipocondriaci con la mascherina a mollo sono PD, gli influencer sono PD, Vasco Rossi e la sua vita spericolata con tre FFP2 in bocca è PD, i ragazzini ubriachi che vogliono fare i “gangsta” al concerto trap ma che non sanno allacciarsi neanche le scarpe sono PD: il PD è una categoria esistenziale, un “male ontologico”.
Il PD è ovunque e soprattutto nelle nostre menti ed è questo, soprattutto questo, che gli permette di governare, senza il voto ma nell’acquiescenza generale del popolo italiano.