Viaggi su aerei di lusso, hotel 5 stelle e aperitivi intervallati da qualche riunione. Agli occhi del cittadino comune il G20 sembra essere questo: un enorme e costosissimo contenitore senza niente al suo interno.
Quello che esce dalla riunione dei potenti del mondo è infatti una dichiarazione di intenti che non può rappresentare una soluzione ai problemi concreti affrontati dai cittadini.
Il G20 “non è il luogo per risolvere le questioni di sicurezza”. Davvero?
Anche il testo condiviso da tutti i leader del forum e pubblicato a seguito dell’ultima riunione di Bali rispecchia queste caratteristiche. In un contesto in cui il conflitto tra Russia e Ucraina con le sue conseguenze rappresenta la principale fonte di preoccupazione per la maggioranza dei cittadini dell’emisfero occidentale, il G20 decide di lavarsene le mani.
A proposito della guerra infatti i leader scrivono che: “Si riconosce che il G20 non è il luogo per risolvere questioni di sicurezza”. I contribuenti di tutto il mondo scoprono così che, nonostante i soldi pubblici investiti in aerei di lusso, hotel 5 stelle e aperitivi, il G20 non è una riunione a scopo diplomatico.
Se non è un’occasione per i leader del mondo di incontrarsi e discutere anche di problemi legati alla sicurezza internazionale, viene da chiedersi che cosa sia in realtà questo forum e a che cosa serva.
L’inspiegabile vetrina data a Klaus Schwab
Se per gli Stati partecipanti sembra quindi essere una semplice vetrina dell’apparenza, alcuni soggetti privati potrebbero invece averne compreso l’utilità. Avevamo dato conto dell’ambigua e non giustificata presenza al G20 di Klaus Schwab, ingegnere tedesco fondatore del World Economic Forum. Perché un privato cittadino avrebbe diritto di sedere tra i leader più potenti al mondo e avere pure il privilegio di tenere un discorso di fronte a tutta la platea, come se fosse uno di loro?
Questioni irrisolte, che tuttavia confermano l’ascendenza di quest’uomo su molti Governi del mondo. Ricordiamo che in tempi non sospetti Schwab venne ricevuto con tutti gli onori dal già Presidente del Consiglio Mario Draghi. Il contenuto di quell’incontro non è stato naturalmente divulgato.
Per il G20 il certificato vaccinale è uno strumento di successo
Ed ecco che la presenza di Schwab potrebbe aver giocato un ruolo nella stesura della dichiarazione finale del G20, dal momento che è presente l’ossessione preferita dell’ingegnere teutonico: la schedatura digitale degli esseri umani. Dal punto 19 della dichiarazione si fa infatti riferimento al Covid 19 definita come una “pandemia non terminata”.
Dopo un susseguirsi di lodi per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ecco che iniziano a palesarsi le parole chiave tanto care all’élite di Davos. Si parla della necessità di “rafforzare la sorveglianza globale” per contrastare l’emergere di nuovi virus. Non solo. Si fa esplicito riferimento al green pass: “Riconosciamo l’importanza di standard tecnici condivisi e metodi di verifica per facilitare i viaggi internazionali senza interruzioni, l’interoperabilità e il riconoscimento di soluzioni digitali e non digitali, inclusa la prova delle vaccinazioni”.
E si legge poi ancora che: “Per rafforzare la prevenzione e la risposta alle future pandemie bisognerebbe basarsi sul successo degli standard esistenti e dei certificati digitali COVID-19”. Questo può significare solo una cosa: nel caso in cui dovesse scoppiare una nuova emergenza sanitaria i Paesi del G20 considerano il green pass come un esempio di successo che andrebbe applicato nuovamente. La domanda è: perché il Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha firmato questa dichiarazione che è in contrasto con il suo programma politico, ribadito in una recente conferenza stampa?