Saggezza geo-strategica del presidente croato che ha capito che i baltici vogliono trascinare la NATO, anzi l’intero Occidente nella guerra alla Russia per regolare vecchi conti storici, contrari non solo agli interessi, ma alla storia dell’Europa Mediterranea e dei suoi rapporti con al Russia.
Il presidente croato sta dimostrando che anche un piccolo paese può farsi rispettare e opporre un veto alla NATO (anche se Milanovic ha contro il suo stesso governo, filo-americano, e ha ricevuto minacce dagli USA e dalla UE)
Come l’Ungheria, la Croazia è uno dei popoli fedeli che ha fatto parte per secoli dell’impero cattolico di cui l’ultimo imperatore, il beato Carlo d’Absburgo, non ha mai rinunciato alla sovranità. Osiamo veder qui all’opera i segni di una cultura comune e prodromi provvidenziali una speranza metastorica.
Qui il testo dell’articolo sul presidente Milanovic. In fondo, una notizia di “risveglio” che viene dalla Germania.
ZAGABRIA, 3 maggio 2022 – Il presidente Zoran Milanović ha dichiarato martedì che porrà il veto all’invito della NATO alla Finlandia ad aderire all’alleanza.
“Nella mia qualità di capo di stato che rappresenta la Croazia al vertice della NATO, porrò il veto all’invito, se verrà esteso a quel livello”, ha detto Milanović alla stampa a Vukovar.
La NATO terrà un vertice a Madrid alla fine di questo mese.
Se l’invito viene inviato ai livelli inferiori, ha affermato di non essere sicuro di essere in grado di far accettare la sua posizione all’ambasciatore croato e di porre il veto all’invito.
Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa Dmitry Medvedev ha dichiarato lunedì nel suo canale sul messaggero di Telegram che Milanović ha rischiato la rappresaglia di Kiev per le sue opinioni e messaggi su Russia e Ucraina.
In riferimento alla dichiarazione di Medvedev, Milanović ha affermato di non voler “mordere quel gancio”, insistendo sul fatto che non stava dalla parte della Russia.
“I russi stanno facendo il loro gioco. Sono l’aggressore in questa guerra e abbiamo la nostra cricca che lavora attivamente contro gli interessi dei croati in Bosnia ed Erzegovina. Ho giurato di proteggere anche loro e morirò un morte politica per loro, se necessario”, ha detto Milanović
Milanović ha aggiunto di non aver paura né della Russia né dell’Ucraina e ha affermato di essere dalla parte croata e di combattere “per lo stato e la nazione croati”.
“Siamo trattati come pazzi e come una nazione di terza classe”, ha detto, accusando il primo ministro Andrej Plenković di sostenere tutto ciò “come un mascalzone”.
Milanović ha ribadito le sue accuse contro il governo Plenković, sostenendo che stava perseguendo “una politica insidiosa” nei confronti dei croati in Bosnia ed Erzegovina.
Il Bundestag ha chiesto l’espulsione dal paese dell’ambasciatore ucraino Andriy Melnyk
Dopo che questi ha chiamato il cancelliere tedesco Scholz “un wurstel dall’aria offesa” (beleidigte Leberwurst).
Insulto che Melnyk ha rivolto a Olaf Scholz dopo che il cancelliere ha declinato l’invito a recarsi nella capitale ucraina in seguito al rifiuto del governo di Zelenskyi di incontrare il Presidente della Repubblica, Steinmeier. Fare “la salsiccia offesa” è un’espressione idiomatica che si usa con tono di scherno per descrivere una persona che “mette il broncio” per futili motivi. Secondo Melnyk “Fare la salsiccia offesa”, ovvero mettere “il broncetto” non è degno di uno statista. “Questa è la più brutale guerra di sterminio dall’invasione nazista” ha rincarato “non siamo all’asilo”.
“Chi non espelle il sostenitore del nazismo Melnik ora ha perso ogni rispetto di sé”, ha scritto il vicepresidente del Bundestag
In Usa, cominciano ripensamenti
George Beebe, un ex capo dell’analisi della Russia per la CIA, ha detto che l’amministrazione Biden potrebbe essere in pericolo di dimenticare che “il più importante interesse nazionale che gli Stati Uniti hanno è evitare un conflitto nucleare con la Russia“. Ha aggiunto che “i russi hanno la capacità di assicurarsi che tutti gli altri perdano se perdono anche loro. E questo potrebbe essere il punto in cui ci stiamo dirigendo. È una svolta pericolosa da girare“.
Insomma, il Deep State americano vuole una guerra fredda che impedisca all’Europa di avere relazioni naturali con la Russia, ma temono la guerra calda che perderebbero. Al momento la NATO non e’ in grado di vincere, anzi potrebbe smembrarsi, cosi’ pure l’EU.
“Di questo rischio per l’Occidente scrive – rileva Piccole Note – Brahma Chellaney su The Hill, secondo la quale i Paesi che hanno emanato sanzioni contro la Russia “sono cadute in una trappola: con le sanzioni e l’aggravarsi del conflitto, che contribuiscono ad aumentare i prezzi globali delle materie prime e dell’energia, si registrano maggiori entrate per Mosca nonostante una significativa diminuzione delle sue esportazioni. Mentre i prezzi internazionali più alti, alimentando l’inflazione, si traducono in problemi politici interni per coloro che hanno emanato le sanzioni”.
E mentre il rublo si è “ripreso grazie all’intervento statale”, altre valute sono in forte calo: per fare un esempio, lo yen giapponese, “(la terza valuta più scambiata al mondo), è sceso al minimo da 20 anni rispetto al dollaro USA”
“Nel frattempo, l’inflazione galoppante e le interruzioni delle catene di approvvigionamento stanno minacciando i profitti delle imprese occidentali, mentre l’aumento dei tassi di interesse, deciso per frenare l’inflazione, peggiora la già brutta situazione dei consumatori”.
Anche l’America è alle prese con simili problematiche, dal momento che “aprile è stato il mese peggiore per Wall Street dal crollo del marzo 2020 innescato dalla pandemia”, mentre l’indice S&P 500, che misura l’andamento delle più importanti imprese americane, nello stesso mese “è sceso dell’8,8%”.
“Nei primi due mesi di guerra ucraina – prosegue la Chellaney – chi ha imposto le sanzioni ha ironicamente aiutato la Russia a raddoppiare quasi le sue entrate relative alla vendita di combustibili fossili, circa 62 miliardi di euro, secondo il Centre for Research on Energy and Clean Air”.
“I 18 acquirenti più importanti, con la sola eccezione della Cina, sono stati i Paesi che hanno imposto le sanzioni, con l’Unione Europea che da sola ha rappresentato il 71% degli acquisti di combustibili russi”.
Non solo l’energia: “La Russia è il paese più ricco al mondo per risorse naturali, essendo tra i maggiori esportatori mondiali di gas naturale, uranio, nichel, petrolio, carbone, alluminio, rame, grano, fertilizzanti e metalli preziosi come il palladio, più prezioso dell’oro e utilizzato nei convertitori catalitici”.
Così “i veri perdenti del conflitto Russia-NATO, purtroppo, sono i paesi più poveri, che stanno sopportando il peso maggiore delle ricadute economiche. Dal Perù allo Sri Lanka , l’aumento dei prezzi di carburante, cibo e fertilizzanti ha innescato violente proteste di piazza, che in alcuni Stati sono sfociate in disordini politici”. Inoltre, tali Paesi hanno visto incrementato di molto il loro debito pubblico.
Le sanzioni avrebbero dovuto devastare la Russia, ma non è andata così, continua la ricercatrice, perché, come tutti i conflitti, anche quelli economici hanno risvolti imprevedibili.
Il combinato disposto sanzioni – rifornimento di armi all’Ucraina avrebbe dovuto portare la Russia a impantanarsi, logorandola e finendo per farla collassare. “E se, invece di una Russia indebolita – si chiede la ricercatrice – un contraccolpo nazionalistico generasse una Russia neo-imperiale più militarmente assertiva?”
nfaE’ da considerare che se certo la guerra non va come sperava la Russia, non va neanche come sperava la Nato, dal momento che Mosca ora controlla gran parte del Donbass, cioè il territorio sul quale insiste “il 90 per cento delle risorse energetiche dell’Ucraina, compreso tutto il suo petrolio offshore e gran parte delle sue infrastrutture portuali critiche. I porti ucraini sul Mar d’Azov e quattro quinti della costa ucraina del Mar Nero sono ora della Russia, che in precedenza aveva preso il controllo dello stretto di Kerch che collega questi due mari”.
Se la Russia si trincera in quest’area, secondo la Chellaney, potrebbe “evitare di impantanarsi” nonostante il diluvio di armi inviate in Ucraina. Un diluvio, peraltro, che segnala come neanche l’America creda più nell’efficacia delle sanzioni, che peraltro storicamente non hanno mai conseguito gli scopi per le quali sono state emanate, non avendo mai ottenuto il cambiamento di linea politica degli Stati interessati.
Ma c’è un altro aspetto che merita attenzione, conclude la ricercatrice: “le sanzioni, segnalando l’avvento di una nuova era di unilateralismo a guida statunitense, rischiano di indebolire e, alla fine, persino di far collassare l’architettura finanziaria globale controllata dall’Occidente che si vorrebbe difendere”.
Infatti, “le sanzioni estreme, alimentando preoccupazioni diffuse sull’armamento della finanza, con tutte le implicazioni che ciò comporta per i Paesi che oseranno oltrepassare le linee rosse stabilite degli Stati Uniti, hanno dato nuovi stimoli agli Stati non occidentali per esplorare nuovi accordi paralleli. La Cina non solo guiderà tale processo, ma è anche destinata a emergere come la vera vincitrice del conflitto NATO-Russia”.
In Italia, le sanzioni alla Russia portano 565 mila disoccupati in più
Il Corriere della Sera ha stimato quanto potrebbe costare all’Italia la rinuncia alle importazioni di gas russo. I calcoli sono impressionanti: si parla della perdita di circa 565 mila posti di lavoro in due anni.