Il Primo Maggio

La cosa più aberrante del Primo Maggio è vedere i sindacati (e i media “progressisti”) accusare – e con toni da guerra civile – il governo Meloni di “precarizzare il lavoro”, ossia di una politica nemica dei lavoratori e volta allo spietato taglio dei salari che è stata operata costantemente negli ultimi trent’anni dai govertni precedenti, resa gravissima e irreversibile dal Monti-Fornero e da Draghi, e che i sindacati hanno accettato servilmente (ce lo chiede l’europa austera…) e addirittura applaudito –col risultato che l’Italia è il solo paese d’Europa dove negli ultimi 30 anni le paghe sono diminuite. De-qualificazione salariale che è anche la causa della dequalificazione tragica professionale del lavoro e delle competenze e del peso sociale dei 3,2milioni di giovani che non studiano né lavorano: non vale la pena di lavorare “bene” se si è pagati 300-500 euro.

Fino a toccare il fondo – i sindacati – con la loro complicità attiva nel massacro dei diritti dei lavoratori non vaccinai, anzi dello stesso Statuto dei Lavoratori (chi ne parla più?) con la sospensione punitiva degli stipendi e il loro impiego vendicativo in mansioni squalificate e squalificanti per umiliare i resistenti.

Qui un blogger ha posato una visione sintetica di quel che hanno fatto non i “fascisti alla Meloni”, ma i sindacati che adesso – dopo 30 anni – sono scesi in piazza:

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