“Virologa cinese rivela che il Covid è stato fabbricato in laboratorio a Wuhan”, strilla il titolo. La virologa è la graziosa Li Men Yan – che si è subito scoperto lavorare per Guo Wengui, un miliardario cinese riparato negli Stati Uniti nel 2014, scampando all’arresto delle autorità cinesi per “ corruzione, sequestro di persona, riciclaggio, frode e stupro”. In America, Guo è divenuto amico di Steve Bannon e membro del Resort Mar a Lago di Donald Trump in Florida.
Eccolo qui con l’amico Rudy Giuliani, mentre sullo sfondo, tradita da uno specchio, si vede “la virologa cinese” accusatrice:
It does feel like if somebody tried to copy the Project for the New American century but decided to shoot ketamine before the meeting started , the fuck pic.twitter.com/sB5iYsKBJg
— Robbie Martin (@FluorescentGrey) September 15, 2020
E’ la più fresca menzogna anti-cinese e anche quella più rapidamente sfiatata, tanto rozzamente è stata confezionata. Solo il mainstream ovviamente l”ha ripresa come oro colato.
In linea generale, come dimostra la pretesa occidentale di avere “spiegazioni” da Putin sul fatto che ha avvelenato Navalny col novichok, a maggior ragione tutte le accuse che si fanno grandinare contro la Cina (violazione dei diritti umani, riarmo, hackeraggi di dati sensibili occidentali, controllo della vita di cinesi all’estero eccetera) vanno considerate, fino a prova contraria, atti di guerra psicologica, disinformazione e propaganda ostile.
Il capitale americano, per avidità ottusa e cortezza di vedute, delocalizzzando produzioni sempre più sofisticate in Cina, ha finito per regalare alla Cina una superiorità tecno-scientifica ed economica da cui è anche divenuto dipendente; e cerca di riconquistare l’egemonia con i noti metodi, sanzioni, minacce di sanzioni, e tonanti provocazioni militari.
La verità è quella che ha ammesso il capo dell’FBI Chris Wray: “In termini economici e tecnici è già un concorrente alla pari degli Stati Uniti e un pari concorrente in un tipo di mondo molto diverso” ossia non più egemonizzato da Washington ; “la Cina è impegnata in uno sforzo di tutto lo stato per diventare l’unica superpotenza del mondo con ogni mezzo”. Il 24 luglio, Mike Pompeo è giunto a fare appello “al mondo libero” contro le trame di Xi Jinping “vero credente” nell’ideologia totalitaria marxista-leninista”: improvvisamente si sono accorti che la Cina è “comunista”.. Rigorgheggiare gli acuti dell’anticomunismo anni ’50 è in sé un sintomo di panico.
Ben giustificato, come mostrano alcune cifre di un articolo di Dilip Hiro su Asia Times. La Cina è uscita quasi indenne dalla recessione globale del 2008-2009 provocata dalla truffa speculativa dei sub-prime Usa che ha rallentato l’intero Occidente; quindi ha sostituito il Giappone come seconda economia mondiale già nell’agosto 2010. Nel 2012, con 3,87 trilioni di dollari di importazioni ed esportazioni, ha superato il totale degli Stati Uniti ( 3,82 trilioni di dollari) Una posizione che l’America aveva ricoperto per 60 anni.
Alla fine del 2014, il prodotto interno lordo della Cina, misurato dalla parità del potere d’acquisto, era di $ 17,6 trilioni, superando leggermente i $ 17,4 trilioni degli Stati Uniti, la più grande economia del mondo dal 1872.
Si confronti la torpida incapacità europea merkeliana e della ideologia ordo-liberista, di pianificazione a lungo termine, con il piano “Made in China 2025″ – varato nel 2015 – che ordinava lo sviluppo rapido di 10 industrie high-tech: dall’auto elettrica, alla tecnologia dell’informazione di prossima generazione, dalle telecomunicazioni, allla robotica avanzata e- immancabilmente – intelligenza artificiale. Altri settori coperti dal piano includevano la tecnologia agricola, l’ingegneria aerospaziale, lo sviluppo di nuovi materiali sintetici, il campo emergente della biomedicina e le infrastrutture ferroviarie ad alta velocità. Il piano mirava a raggiungere il 70% di autosufficienza nelle industrie ad alta tecnologia e una posizione dominante in tali mercati globali entro il 2049, un secolo dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese.
I semiconduttori sono fondamentali per tutti i prodotti elettronici: nel 2014, le linee guida nazionali di sviluppo dell’industria dei circuiti integrati del governo hanno fissato un obiettivo: la Cina doveva diventare un leader globale nei semiconduttori entro il 2030.
Nel 2018, l’industria locale dei chip è passata dalla esecuzione di chips di base, elementari, alla progettazione originale e produzione di chip di valore superiore. L’anno successivo, la US Semiconductor Industry Association notò che, anche se l’America era ancora in testa con quasi la metà della quota di mercato globale, la Cina era la principale minaccia alla sua posizione – a causa (udite udite) degli enormi investimenti statali nella produzione a scopo commerciale e nella ricerca scientifica.
A quel punto, gli Stati Uniti (e non parliamo della UE) erano già rimasti indietro rispetto alla Cina proprio nella ricerca scientifica e tecnologica. Uno studio condotto da Qingnan Xie dell’Università di Nanchino e Richard Freeman dell’Università di Harvard ha rilevato che tra il 2000 e il 2016 la quota della Cina di pubblicazioni globali in scienze fisiche, ingegneria e matematica è quadruplicata, superando quella degli Stati Uniti.
Nel 2019, per la prima volta da quando sono state compilate le cifre sui brevetti nel 1978, gli Stati Uniti hanno perso anche questo primato. Secondo l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, la Cina ha depositato domande per 58.990 brevetti e gli Stati Uniti 57.840.
per il terzo anno consecutivo, la società high-tech cinese Huawei Technologies Company, con 4.144 brevetti, è stata ben avanti rispetto a Qualcomm con sede negli Stati Uniti (2.127).
Tra le istituzioni educative, l’Università della California ha mantenuto la prima posizione con 470 domande pubblicate, ma la Tsinghua University si è classificata seconda con 265. Delle prime cinque università del mondo, tre erano cinesi.
Corsa per il dominio dell’elettronica di consumo
Entro il 2019, i leader nella tecnologia di consumo in America includevano Google, Apple, Amazon e Microsoft; in Cina i leader erano Alibaba (fondata da Jack Ma), Tencent (Tengxun in cinese), Xiaomi e Baidu. Tutto era stato lanciato da privati cittadini. Come e chi ha portato la Cina a questo rapidissimo sviluppo che ne ha fatto il concorrente globale della (ex) superpotenza in un ventennio? Risponde Asia Times:
“Nel 1996, il governo ha istituito una zona di sviluppo industriale ad alta tecnologia a Shenzhen, appena oltre il fiume Pearl da Hong Kong, la prima di quelle che sarebbero una serie di zone economiche speciali. Dal 2002 in poi, avrebbero iniziato ad attirare le multinazionali occidentali desiderose di trarre vantaggio dalle loro disposizioni esentasse e dai lavoratori qualificati a basso salario. Nel 2008, tali società straniere rappresentavano l’ 85% delle esportazioni high-tech della Cina”.
Sull’attrattiva speciale che ha attratto i super-capitalisti GAFA irresistibilmente verso la Cina:
“Uno studio del Boston Consulting Group ha mostrato che nel 2000 il salario di un lavoratore cinese era circa il 3 per cento di quello di un lavoratore americano. Questa percentuale è salita al 4% nel 2005 e al 9% nel 2010. Nella città cinese di Guangzhou, dove c’è molta industria di esportazione e dove i salari sono particolarmente alti, il salario medio mensile sarebbe di 873 euro secondo le ultime statistiche, che però non dovrebbero includere i lavoratori migranti mal pagati. Il salario minimo mensile nel 2012 per Shenzhen, uno dei principali centri di esportazione, era di 240 dollari USA / 180 euro”.
Quando i salari hanno cominciato ad aumentare, gli usurai globali (pardon, Wall Street e GAFA, che misura “l’efficienza” in quanto salario riescono a negare agli operai ) ha cominciato a disamorarsi, provando a sfruttare i bassi salari del vasto mondo. E’ il bello della globalizzazione, ragazzi.
L’economista Joachim Jahnke, per molti anni vicepresidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo nella città di Londra, ha ammesso:
“Sotto la pressione delle imprese esportatrici tedesche, il governo federale in particolare ha esortato la Cina ad aderire all’Organizzazione mondiale del commercio, progettata per i paesi ad economia di mercato (e non a quelli di dirigismo chiuso e moneta non nziabile sui “mercati”, com’è la Cina), e ha quindi svolto un ruolo decisivo nel distruggere brutalmente i mercati dei vecchi paesi industrializzati per le sue spesso ingiuste offensive di esportazione. E’ stato reso possibile lo sfruttamento dei salari più bassi in paesi come la Cambogia. Nel 2013, un operaio tessile impiegato per case di moda europee ha guadagnato lì solo 80 dollari USA / 58 euro al mese. Per ragioni simili, l’industria tedesca e il governo federale erano interessati a una rapida espansione dell’UE per includere i paesi arretrati a basso salario Romania e Bulgaria “.
Ma ormai, nel 2006 il governo di Pechino aveva dettato il lancio delle sue industrie verso l’innovazione e l’alta gamma dei prodotti. In un documento politico decretata 20 mega-progetti in nanotecnologia, microchip generici di fascia alta, aerei, biotecnologia e nuovi farmaci. Si è quindi concentrato su un approccio dal basso verso l’alto all’innovazione, coinvolgendo piccole startup, capitale di rischio e cooperazione tra industria e università, una strategia che richiederebbe alcuni anni per ottenere risultati positivi.
Con l’aumento dei salari cinesi, le aziende high-tech americane e meno tech europee hanno cominciato a sentir crescere il loro sdegno morale per dover operare nel vaso mercato cinese “sotto la censura del potere”, ed hanno provato ad isolarsi dalal Cina… Ma all’indomani del tracollo finanziario globale del 2008-2009, un numero significativo di ingegneri e imprenditori cinesi sono tornati dalla Silicon Valley per svolgere un ruolo importante nel proliferare di aziende high-tech in un vasto mercato cinese sempre più isolato dagli Stati Uniti e da altre società occidentali” che non possono tollerare le dittature.
Xi Jinping appena diventato presidente nel marzo 2013, ha lanciato una campagna per promuovere “l’imprenditorialità di massa e l’innovazione di massa” utilizzando capitale di rischio sostenuto dallo stato. Fu allora che Tencent inventò la sua super app WeChat, una piattaforma multiuso per socializzare, giocare, pagare le bollette, prenotare i biglietti del treno e così via”.
Raccontare la travolgente occupazione del mercato globale prima occupato dagli Usa da parte del principe Alibaba, il Duca di Xiaomi, il Signore di Tik Tok, l ‘ Imperatore di Huawei richiederebbe articoli a parte, forse anche noiosi. Lo stesso gigantismo demografico cinese, di abitanti diventati consumatori, li ha resi invincibili. Basti dire che se Amazon ha aumentato i suoi articoli in vendita a 350 milioni, con 197 milioni di persone che accedono ad Amazon.com ogni mese, la sua copia cinese Alibaba ha 500 milioni di clienti.
Ren Zhengfei, il fondatore di Huawei, è partito con commesse militari (non”del mercato”) e adesso ha quasi 200 mil a dipendenti in 170 paesi: quasi la metà, attenzione, dediti alla ricerca e sviluppo, il settore che la pressione dei “profitti a breve termine” richiesti da Wall Street e dalle puntate dei giocatori d’azzardo in Borsa, obbliga le imprese a “trascurare”: la ditta ha investito da 15 a 20 miliardi di dollari all’anno in attività di ricerca e sviluppo.
Ciò spiega perché Huawei sia diventata la prima delle cinque aziende del mondo nel settore (discutibile, ma è un altro discorso) degli smartphone 5G, in cima spedendo 6,9 milioni di telefoni nel 2019 e conquistando il 36,9% del mercato. SI è scoperto allora che Huawei aveva ben 2.570 brevetti 5G. il 5G supera i 10 gigabit al secondo; le future reti 5G sono previste per collegare una vasta gamma di dispositivi, dalle automobili alle lavatrici ai campanelli: essenziali per il controllo totale dei consumatori e dei consumi auspicati e esaltato dal Forum di Davos, il coronamento finale del capitalismo totalitario.
E’ stato a quel punto che il Segretario di Stato Pompeo ha descritto Huawei come “un braccio dello Stato di sorveglianza del Partito Comunista Cinese che censura i dissidenti politici e abilita i campi di internamento di massa nello Xinjiang”. Una bellissima e nobilissima revulsione morale, finalmente. Ma già nel maggio 2019, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha vietato alle aziende americane di fornire componenti e software a Huawei per motivi di sicurezza nazionale. Oggi ha imposto a Huawei il divieto di acquistare microchip da società americane o di utilizzare software progettato negli Stati Uniti. La Casa Bianca ha anche lanciato una campagna globale contro l’installazione dei sistemi 5G dell’azienda nelle nazioni alleate, con alterne fortune.
Nel maggio 2019, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha vietato alle aziende americane di fornire componenti e software a Huawei “per motivi di sicurezza nazionale”. Un anno dopo, ha imposto a Huawei il divieto di acquistare microchip da società americane o di utilizzare software progettato negli Stati Uniti. La Casa Bianca ha anche lanciato una campagna globale contro l’installazione dei sistemi 5G dell’azienda nelle nazioni alleate. E’ di ieri il bando della piattaforma Tik Tok , ormai scaricata da 167 milioni di americani; ad ogni ore si studiano nuovi dazi sui prodotti cinesi (da imporre agli europeo), e si scatenano i media per rivelare tutti i crimini occulti di Pechino, di aver diffuso il virus scientemente, e il suo terribile riarmo (che non c’è); la stessa operazione di satanizzazione che abbiamo visto sferrare contro Putin , Lukashenko, contro Orban e senza freni contro Matteo Salvini che nemmeno merita tanto odio; Manf red Weber ,il presidente Ppe all’europarlamento, ha ritenuto necessario chiamare il leghista “marionetta di Putin”.Trump del resto ha più volte usato pubblicamente per indicare la (pseudo)pandemia il termine Kung Flu, che ha un pesante tono razzista (“Kung essendo l’equivalente, per i cinesi, del “nigger” per i neri).
Questi insulti e odio manifestazioni non solo di rabbia impotente, ma in sé di arretratezza: misurano la bassezza dell’Occidente e l’abiezione dei suoi rappresentanti politici. Alla fine, sono confessioni dell’incapacità di emulare l’esempio cinese elaborando una strategia industriale avanzata a lungo termine, e la qualità geopolitica di Vladimir. Siamo diventati più stupidi, ignoranti e volgari, con lì’aggravante di crederci ancora i primi, i superiori moralmente e intellettualmente, i “democratici”, i soli”umani” – quella stessa compiacente credenza della propria superiorità che finì per rendere toprpida e arretrata la Cina. così la civiltà che fu la prima, è stata resa da capitalismo terminale dei profitti a breve termine.
Il famoso riarmo cinese:
La Cina spende 141 dollari per le forze armate, gli Usa 2.187. Gli Usa hanno 725 basi militari all’estero, la Cina una (a Gibuti). Gli Usa hanno1 2 portaerei, Pechino 1. https://francais.rt.com/opinions/59011-chine-sans-oeilleres-par-bruno-guigue
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