di Roberto PECCHIOLI
Gregor Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. E’ l’incipit della Metamorfosi, il più noto racconto di Franz Kafka. Così sta capitando all’uomo occidentale, il cui spirito si è addormentato nel 1968 e che si trova adesso come lo sfortunato Sansa – mutato nel corpo e nell’anima- a somigliare a un animale orrendo. Il finale della Metamorfosi è la lenta morte di Gregor, abbandonato dalla famiglia. Egli stesso decide di morire, disperato per la sua inspiegabile condizione. Caduto in depressione, rifiuta il cibo per liberare la famiglia dalla sua ingombrante presenza.
Non è diversa la nostra condizione presente: non siamo più noi stessi. Rispetto al personaggio kafkiano, siamo più fortunati: gran parte di noi non riconosce la nuova condizione e, soprattutto, non sa – come Gregor Samsa- chi e perché l’ha determinata. La metamorfosi ha un colpevole: il capitalismo ultimo, diventato padrone assoluto del mondo, dei corpi e delle coscienze sino a trasformarle in maniera irreversibile. Ha bisogno di masse manipolabili e facilmente suggestionabili, ma in questo non è diverso dalle dittature o da totalitarismi dei più diversi segni e orientamenti. La differenza qualitativa è che l’oligarchia- che da ora chiameremo “dominio” ha deciso di modificare strutturalmente l’uomo per plasmare il consumatore e lo schiavo perfetto, felice delle catene, ignaro della metamorfosi.
Il consumatore perfetto ha gusti e desideri omogenei: è programmato per essere prevedibile, destinatario di prodotti e bisogni identici. Quindi, va formattato, resettato per diventare a sua volta un prodotto di serie. Lo schiacciasassi neo capitalista deve distruggere non solo le differenze di indole, di orientamento e di costumi, ma abbattere le distinzioni “naturali”, di lingua, di inclinazioni spirituali e religiose, di sesso, di razza e qualunque differenza interferisca con il progetto dell’”identico”. Ridurre all’ “unico” è il grande fine post umano del Dominio. A quel fine, deve distruggere tutto: memoria, idee, sentimenti, e perfino i sessi. La cultura della cancellazione si spiega così: un immenso cantiere planetario in cui alcuni sedicenti illuminati, potentissimi perché creano il denaro e hanno il controllo di tecnologie di potenza schiacciante– riformulano la natura – nella loro visione allucinata, piena di difetti e imperfezioni- ne riscrivono le leggi determinando varie metamorfosi, al termine delle quali diventiamo simili all’insetto in cui si è trasformato il tranquillo Gregor Samsa, impiegato modello , bravo figlio e buon fratello.
L’obiettivo, lo abbiamo ripetuto spesso, non è di natura economica: possiedono già tutto, non sono più interessati al denaro (lo creano essi stessi, detenendo il potere finanziario assoluto) ma al Dominio, unito alla stretta sorveglianza dei sudditi, al controllo capillare delle nostre vite minuto per minuto. I sudditi devono credere di essere felici, liberi, convinti di compiere scelte e gesti autonomi, di avere una visione della vita individuale, soggettiva e non eterodiretta. Milioni, miliardi di marionette che un filo invisibile- tecnologico- diretto dall’alto, dalla sempre più colossale Matrix, orienta nella direzione voluta. Il Gregor Samsa post moderno, se si accorgesse di essere diventato un insetto, non si vedrebbe brutto o immondo, ma sarebbe felice del cambiamento, ossia del “progresso”. La sua autostima non cambierebbe e, specchiandosi, si amerebbe come Narciso.
Ha funzionato in maniera perfetta la finestra di Overton. Proviamo a immaginare che cosa pensavamo, in che mondo vivevamo solo vent’anni or sono. Basta guardare con occhio critico un film o uno sceneggiato (pardon fiction) dell’anno 2001 e confrontarlo con uno di oggi. Cambiano le parole di protagonisti e comprimari, sono modificati, anzi ribaltati principi, valori, moventi dei personaggi. La finestra di Overton è la teorizzazione dei meccanismi di persuasione e di manipolazione delle masse, in particolare di come si possa trasformare un’idea inaccettabile per la società sino legalizzarla e renderla obbligatoria.
E’ lo schema delle dittature, dicevamo. Nell’era di internet e dell’intelligenza artificiale si sono spalancati nuovi orizzonti. Da impensabile, il mondo voluto dal Dominio è diventato negativo, poi accettabile. La quarta finestra lo ha trasformato in “ragionevole”, la quinta lo ha “diffuso”, ovvero si è aperta ad uno stadio ulteriore, in cui le nuove idee – che nel mondo dominato dal principio di progresso già attraggono per la loro novità – raccolgono un crescente consenso culturale e politico, rappresentano un sentire comune ampiamente condiviso, che si manifesta nella cultura popolare (pubblicità, cantanti, attori, televisione, cinema). Ci troviamo ora tra la quinta e la sesta finestra, quella in cui anche l’idea più folle e ripugnante – Overton fece l’esempio del cannibalismo, uno dei grandi tabù delle civiltà umane – diventa non solo normale, ma “giusta”, è recepita nella legislazione degli Stati e diventa obbligo, con la punizione del dissenso, ossia della normalità di ieri. Fondamentale era distruggere l’autostima personale e collettiva degli europei e degli occidentali, le popolazioni più sensibili al pensiero critico, alla coscienza individuale e personale, base della comunità e della morale condivisa.
In queste settimane la finestra di Overton si spalanca negli Stati Uniti, capitale indiscussa del neo – capitalismo. La libertà di coscienza sta per essere proibita per legge, in barba alla costituzione e ai suoi emendamenti. Il capitalismo diventa ogni giorno più sinistro. In ogni senso: sinistra è la sua volontà di dominio, sinistro è lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la privatizzazione integrale di tutto nelle mani del Dominio, l’ingiustizia radicale nei rapporti sociali. Ma è “sinistra” anche – secondo i canoni della segnaletica politica culturale- la deriva della cultura della cancellazione pervicacemente perseguita per gli scopi cui abbiamo accennato. I punti centrali riguardano due metamorfosi decisive, di immensa portata antropologica e ontologica: l’idea di razza e la problematica legata al sesso.
Negli Usa sta per essere resa obbligatoria una nuova “religione civile”: è la legge chiamata Equality Act– legge sull’uguaglianza (il capovolgimento delle parole è la vittoria più sorprendente del Dominio!), approvata alla Camera dei Rappresentanti, ora all’esame del Senato. I suoi sostenitori stanno nel Partito Democratico, ma soprattutto nelle grandi imprese, le corporazioni economiche, finanziarie, industriali e tecnologiche padrone del paese e dunque della politica. Oltre quattrocento aziende stanno esercitando pressioni per l’approvazione della legge.
E’ la nuova religione “woke”, i “risvegliati” che hanno capito tutto, sanno tutto e stanno cancellando il vecchio mondo e la stessa creazione in nome di un futuro di “uguaglianza e progresso”. La Metamorfosi è compiuta: l’insetto non è più brutto e repellente e la sua fede/devozione è obbligatoria: ultimo stadio della finestra di Overton. L’Equality Act ha l’approvazione del “cattolico “Joe Biden e l’applauso a suon di dollari dell’apparato industriale e tecnologico. La legge equipara l’ “orientamento sessuale “ e l’ “identità di genere “ con la razza ( ma non avevano detto che le razze non esistono ?) e il sesso (biologico…) agli effetti dei diritti civili. Trasforma cioè i desideri e le auto percezioni di alcuni gruppi in diritti legalmente protetti. Vi sembra che non vi sia nulla di male, che “l’amore deve vincere su tutto”, e che in fondo non si nasconda alcun obbligo? E’ il contrario, la perfezione nella metamorfosi.
Facciamo conto di essere medici, infermieri, operatori sanitari, magari di fede cattolica e con determinate convinzioni civili, e la nostra coscienza ci imponga di non evirare un individuo (magari un adolescente) in un’operazione di cambiamento di sesso. Abbiamo un problema serio con la nuova legge, che obbliga a fare ciò che ci ripugna. Se siamo responsabili di un orfanotrofio o tutori di un minore, la legge ci impone di darlo in adozione a coppie omosessuali. Si potrebbe continuare, ricordando le norme che impediscono di esprimere convinzioni di diritto naturale su una quantità crescente di temi morali, civili, esistenziali.
La spinta, però, non viene dalla volontà popolare, ma dal vertice della piramide: il Dominio ha deciso e così sia. Il fatto straordinario è che gli Stati Uniti – da cui ogni menzogna tracima irrefrenabile nel resto dell’occidente e dovunque arrivi la sua macchina infettiva- furono fondati da minoranze religiose europee che fuggivano da governi sotto cui ritenevano di non poter praticare e diffondere liberamente le loro credenze. Per questo il Primo Emendamento della Costituzione – lo stesso che garantisce la libertà di espressione- stabilisce che lo Stato non può imporre una religione o coartare quelle esistenti.
Tutto questo, finora. La democrazia “morbosa”, nel senso che è diventata una malattia degenerativa che divora se stessa – ha mutato pelle. Come Gregor Sansa, si guarda allo specchio e vede un’altra cosa. Per noi è l’insetto orrendo che ha sostituito il corpo di Gregor Samsa e mina la sua anima che non si identifica più in se stessa, per il Dominio è la nuova religione “risvegliata”. Ha deciso così, ma non lo sappiamo, anzi neghiamo che il Dominio esista, l’astuzia estrema del Maligno che ci convince della sua inesistenza.
La nuova fede si impone senza che si possa opporre un pensiero differente o almeno la libertà di coscienza. Diceva Solzhenitsyn che pochi uomini hanno il coraggio e la forza morale per opporsi soggettivamente al male, ma tutti hanno il dovere di non collaborare al sopruso, all’ingiustizia, alla violenza fisica o morale. E’ il diritto di resistenza, che nella tradizione americana ha una radicata tradizione: pensiamo allo scrittore David Thoreau o all’economista Murray Rothbard.
Nel caso di specie, i “diritti” di genere, le autopercezioni, i desideri diventano obbligo di legge. Che cosa faranno ospedali, asili, collegi, le chiese e le concezioni civili che rifiuteranno la nuova religione del capitalismo sinistro e risvegliato? Forse chiuderanno bottega, con effetti drammatici per tutti, tenuto conto che sono soprattutto le forze spirituali ad aver organizzato spazi di cura, di attenzione ai poveri, alle madri, ai bambini. Ben quattrocentosedici grandi corporations si sono coalizzate per l’approvazione della legge. Rappresentano un giro d’affari di settemila miliardi di dollari con quindici milioni di collaboratori e dipendenti. Il capitale woke abbraccia la politica woke per farla finita con la libertà di coscienza che detesta, ma questo non fa più notizia e, peggio ancora, non viene creduto dalla maggioranza.
I miraggi della Fata Morgana liberalcapitalista hanno conquistato milioni di occhi e di cuori. Intanto, perfino la Chiesa cattolica americana, tradizionalmente vicina al Partito Democratico, anch’essa in buona parte “risvegliata” e prigioniera dei nuovi dogmi razziali, si è indignata, quanto meno per difendere la sua rete assistenziale e sanitaria. In una nota, ha gonfiato il petto con colpevole ritardo, affermando che l’Equality Act “anziché rispettare le differenze religiose sul matrimonio e la sessualità, punisce i gruppi che non riconoscono per motivi di coscienza il matrimonio omosessuale e la teoria del genere “. Se avessero levato la voce dieci anni fa, forse la finestra di Overton sarebbe rimasta chiusa, o si sarebbe aperto un dibattito in cui l’istituzione che ha forgiato l’Europa e l’Occidente avrebbe avuto moltissimo da dire.
Il fatto più allarmante della religione civile risvegliata (e proibizionista) è che i suoi dogmi sono tanto nuovi (e difficilmente sostenibili in un dibattito aperto) che l’intero paese e la sua storia, diventano oggetto degli anatemi dei sommi sacerdoti “woke”. C’è una falla enorme dell’ideologia del progresso, un buco nella sua diga senza appigli. Se oggi è meglio di ieri, se le idee del passato erano solo oscurità e ignoranza, perché ciò che pensiamo oggi dovrebbe reggere domani? Probabilmente, presto qualcuno revocherà in dubbio i costrutti post moderni e, chissà, vorrà cancellare la cancellazione, o esprimere visioni della vita totalmente distinte. Come la mettiamo con i nuovi obblighi, con le proibizioni e il capovolgimento indotto dell’intero patrimonio di valori, principi, simboli che hanno sorretto il mondo per millenni?
Viviamo nella Disneyland degli orrori e non ci riferiamo per caso al gigante inventore di Topolino. La follia politicamente corretta neo-femminista (ma sarebbe meglio chiamarla nemica della donna) apre nuovi fronti ogni giorno. Walt Disney ha prodotto film imperniati sulla Bella Addormentata nel Bosco. Adesso- finalmente risvegliati da un sonno plurisecolare- sappiamo che la poveretta è stata abusata. Dormiva, dunque non poteva esprimere esplicito consenso al bacio del Principe, un bieco violentatore.
La Banda Bassotti di uomini e donne risvegliati alla neo religione progressista, sinistra e ultra capitalista hanno scoperto l’associazione per delinquere contro le belle addormentate, giacché se ne conoscono diverse versioni, la prima del napoletano Giambattista Basile, la seconda di Charles Perrault, quella dei fratelli Grimm e persino una di Italo Calvino, che però era comunista e merita le attenuanti generiche. La religione woke applica i suoi dogmi con effetto retroattivo illimitato. La Disney di oggi si vergogna della Bella Addormentata che produsse nel 1959, ma certo non devolverà i profitti alle donne (davvero) violentate.
Disney ha introdotto l’ideologia woke tra i suoi dipendenti e i suoi prodotti. Il giornalista Christopher F. Rufo, specializzato nello studio del capitalismo moralizzante (quanti ossimori!) delle grandi corporazioni, ha scovato uno sconcertante documento interno della Disney. L’azienda aderisce alla teoria critica della razza (TCR). Non sfugge la vicinanza con la “teoria critica “della scuola di Francoforte che ha bombardato l’intero edificio della civiltà europea ed occidentale. La TCR asserisce che sussiste una supremazia della razza bianca che oltrepassa le leggi. Per farla finita con questo potere dei bianchi è necessario aderire ai riti e ai dogmi della TCR.
Si tratta non di un’ideologia, ma di una religione secolarizzata, che esige di non prestar fede ai nostri occhi e a tutto ciò che può essere assoggettato alla disciplina della ragione. L’auto imposizione della razza bianca non è cosciente, ma proviene da una mentalità suprematista che si riproduce da sé. E’ un suprematismo invisibile, impalpabile ma reale: agisce dentro di noi in modalità inconscia: Freud razzista. Per questo ci sono i sacerdoti woke, affinché ci risvegliamo e ci rendiamo conto delle nostre malefatte. Nessuno spiega perché la razza bianca – essa sola – abbia questo potere semi magico.
Il documento ha un capitolo intitolato Alleanza per la coscienza razziale che impone ai bianchi di non esservi istruiti dai colleghi afroamericani, il che sarebbe per loro “emozionalmente costoso”. Gli impiegati bianchi “devono lavorare tra sentimenti di colpa e vergogna per poter comprovare ciò che sta dentro di loro e merita di essere curato”. Il testo utilizza il termine “healed”, curato, guarito, segno che la religione “risvegliata” è un fanatismo che invoca trattamenti psichiatrici per i dissidenti. Capitalismo in economia, totalitarismo comunista nei comportamenti. La TCR invita altresì “a non mettere in discussione ciò che dicono i neri sulle proprie esperienze”. Esperienze che non sono più personali, ma razziali; l’opinione dei neri su ciò che riguarda persone della loro razza dovrà essere “assunto come pensiero proprio”. E’ previsto un questionario in cui rispondere sì alle seguenti affermazioni non è ben visto: “sono bianco”, “sono eterosessuale”, “sono un uomo”, “mi identifico con il genere in cui sono nato”.
Credete ancora che la statua all’entrata del porto di New York sia quella della libertà? La civilizzazione “woke” che odia se stessa ricorda Erisittone, il personaggio mitologico che per sfidare gli déi tagliò un albero sacro. Demetra ordinò vendetta: Erisittone, più mangiava, più aveva fame, finendo per divorare se stesso. Una società moribonda vomita ciò che era: la metamorfosi di Gregor Samsa.