Moses Mendelssohn (pseudonimo scelto da un ebreoo francese minacciato di morte da qualcuno)
Genesi 9:5,6
Sappiate anche questo, richiederò il sangue delle vostre anime, lo richiederò ad ogni animale; e richiederò l’anima dell’uomo all’uomo, all’uomo che è suo fratello.
Esodo, 21-12
Se qualcuno colpisce un uomo e questi muore, sarà messo a morte.
Isaia capitolo 59
Sono i tuoi crimini che ti separano dal tuo Dio: i tuoi peccati ti nascondono il suo volto e gli impediscono di ascoltarti.
03. Poiché le vostre mani sono contaminate dal sangue, le vostre dita dall’iniquità; le tue labbra hanno proferito menzogne, la tua lingua sussurra perfidie. 04. Nessuno si lamenta giustamente, nessuno intercede in buona fede. Ci affidiamo al nulla, diciamo parole vuote, concepiamo il castigo, partoriamo il misfatto. 07. Corrono al male con piede veloce, sono ansiosi di spargere sangue innocente. I loro pensieri sono pensieri malvagi; sui loro cammini devastazione e rovina! 08. Non conoscono la via della pace, il loro cammino non è retto, rendono tortuosi i loro sentieri. Chi intraprende questa strada non conosce pace. *
Quelli di noi che un tempo ringraziavano Dio per essere nati in una religione molto antica che sosteneva l’esame di coscienza, l’interrogarsi e il pentimento, avevano ancora questo in mente: chi dice “molto antico – diceva talvolta – “primitivo”.
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. In questo caso, è passato un certo Gesù Cristo, tutt’altro che primitivo. Ma se i dettagli (i riti, ecc.) passano col tempo e con il progresso della scienza, il principio resta.
Lasciatemi spiegare.
La religione ebr.., tra le prime credenze monoteistiche, si basa su alcuni principi che rifiutano tutti la contaminazione e ogni forma di godimento non governato dalla ragione, cioè l’arbitrarietà della nuda volontà nel disprezzo degli altri.
Di tutte le contaminazioni, la peggiore è l’omicidio – e quindi la vicinanza ai cadaveri – così come i crimini sessuali1 e l’idolatria2.
Non potendo essere lavati via in vita, tali misfatti non possono essere espiati se non davanti a Dio al momento della morte.
Il pensiero autorevole di ebr.. riguardo alla caccia come forma di distrazione non è affatto aneddotico.
Cito le ragioni addotte dal rabbino Yechezkel Landau (1713-1793) contro la caccia:
far soffrire gli animali è proibito dalla legge Jxxx
distruggere le creature di Dio senza alcuna ragione valida è irrazionale
I cacciatori Esaù e Nimrod erano uomini dal carattere malvagio.
È un segno di comportamento crudele.
Le mitzvot ci esortano a imitare Dio, uno dei cui attributi è la misericordia.
5) La caccia è molto pericolosa.
In teoria, se potessimo ammettere che ci dedichiamo alla caccia alimentare, resta il fatto che è impossibile rispettare la legge Jxxxxx sull’uccisione di animali destinati alla caccia alimentare umana”. (parafrasi)
Cosa possiamo dire dei soldati jabotinskiani che danno la caccia e uccidono i veri semiti e proprietari di queste terre – i palestinesi – utilizzando pratiche3 che nessuno userebbe su un animale.
Esaminiamo il codice penale francese. Articolo 521-1 Il fatto di commettere, pubblicamente o meno, un abuso grave o un atto di crudeltà nei confronti di un animale domestico, addomesticato o in cattività è punito con tre anni di reclusione e con una multa di 45.000 euro… Quando i fatti portano alla morte dell’animale, le pene sono aumentate a cinque anni di reclusione e a 75.000 euro di multa.
Articolo 521-1-1 LEGGE creazione n°2021-1539 del 30 novembre 2021 –
art. 43 L’abuso sessuale su un animale domestico, addomesticato o tenuto in cattività è punito con tre anni di reclusione e con una multa di 45.000 euro.
Senza dubbio Miliekowsky-Netanyahu e la sua squadra si considerano al di sopra del rabbino Yechezkel Landau, e l’arroganza viene criticata come un peccato grave.
Tuttavia, il rabbino Landau ha dovuto confrontarsi con la stessa corrente che lo Stato Jabotinski rivendica probabilmente tanto quanto lo Stato microniano5: la trasgressione o “antinomismo” (opposizione alla Legge), di cui Jakob Frank (1726-1791) era il fondatore la cosiddetta setta “frankista”.
Torniamo per un momento al Kacheruth.
Sebbene le molteplici regole di Kacheruth possano sembrare avere come scopo quello di evitare malattie batteriche o parassitarie, vi troviamo un’irriducibile vena etica e anche spirituale.
Fino a poco tempo fa trasportava parassiti pericolosi per l’uomo, il maiale era anche conosciuto come una bestia cannibale – mangia volentieri i suoi piccoli – e uno spazzino se necessario. Prima della refrigerazione, granchi e gamberetti marcivano molto rapidamente, ma sono principalmente spazzini.
Per quanto riguarda le regole della macellazione, queste erano progettate in primo luogo per evitare la sofferenza degli animali e, in secondo luogo, per evitare la contaminazione con il “sangue”.
Altra regola di Kacheruth: vietare di mangiare carne insieme ai latticini equivale a “non divorare il piccolo nel latte materno” – riflettere su quale sia la vita di ogni creatura, temerla e rispettarla.
E quindi, per evitare malattie mentali – grave depressione traumatica, schizofrenia, psicosi – inevitabilmente innescate dalla contaminazione del gesto sadico, gesto che è foriero del sicuro collasso di una società che lo tollera e addirittura incoraggia.
“Il gruppo Telegram “Israele Senza Filtri” è un vero ricettacolo di violenza e intenti criminali attorno a cui si sviluppa un’inquietante rete di attivisti pro-israeliani in Italia, un forum in cui si incita apertamente e, ad oggi impunemente, all’omicidio dei sostenitori della causa palestinese in Europa. In questa inchiesta il nostro quotidiano ha documentato le prove che dimostrano la portata dell’estremismo del gruppo che arriva a teorizzare omicidi contro gli attivisti pro-pal in Europa.”
Scopri l’inchiesta integrale disponibile gratuitamente su LaLuce.News.
D’Amico, [03/08/2024 12:35]
“They electrified me through the anus, they electrified me through my teeth, they beat me up on my kidneys.”
Testimony of a detainee from Gaza about the torture in the infamous Israeli detention camps
D’Amico, [03/08/2024 12:37]
Guarda l’umanità dello sguardo di questo ragazzo palestinese e pensa alla miseria morale dei suoi torturatori israeliani. Tremo pensando al destino eterno dei demoni sionisti.
“They electrified me through the anus, they electrified me through my teeth, they beat me up on my kidneys.”
Testimony of a detainee from Gaza about the torture in the infamous Israeli detention camps
Guarda l’umanità dello sguardo di questo ragazzo palestinese e pensa alla miseria morale dei suoi torturatori israeliani. “Tremo pensando al destino eterno dei demoni sionisti”.
Il gruppo Telegram “Israele Senza Filtri” è un vero ricettacolo di violenza e intenti criminali attorno a cui si sviluppa un’inquietante rete di attivisti pro-israeliani in Italia, un forum in cui si incita apertamente e, ad oggi impunemente, all’omicidio dei sostenitori della causa palestinese in Europa. In questa inchiesta il nostro quotidiano ha documentato le prove che dimostrano la portata dell’estremismo del gruppo che arriva a teorizzare omicidi contro gli attivisti pro-pal in Europa.
Il gruppo ed il sondaggio sugli omicidi contro i pro-pal
Il gruppo Telegram “Israele Senza Filtri” è stato creato da Dario Sanchez, un fotografo con doppia cittadinanza italo-israeliana, e co-amministrato da Mikael Sfaradi, un giornalista che collabora con TGcom e altre testate italiane. La loro missione dichiarata è quella di fornire una visione “senza filtri” delle questioni legate a Israele, ma le discussioni nel gruppo spesso degenerano in incitazioni alla violenza e all’odio.
Recentemente, il gruppo ha attirato l’attenzione con un sondaggio inquietante denunciato su Instagram anche da Giuseppe Flavio Pagano, già nel mirino del gruppo che ha tentato di fargli perdere il post di lavoro: “Omicidi extragiudiziali mirati contro i supporter del terrorismo palestinese in Italia ad opera dei servizi segreti, sì o no?” L’esito del sondaggio è stato schiacciante: circa il 90% dei partecipanti ha votato a favore. La maggioranza dei partecipanti al sondaggio quindi si dichiara favorevole all’omicidio perpetrato sul territorio italiano svelando una disinvoltura allarmante dei membri del gruppo rispetto allo sdoganamento della violenza e del crimine. E così una delle tante reazione di soddisfacimento nel gruppo rispetto al risultato del sondaggio risulta essere “Tutti favorevoli!! Nemmeno le presidenziali in Uganda con 99.15% ci battono! A parte gli scherzi sono super d’accordo“.
E sono proprio i commenti seguiti al sondaggio che dipingono un quadro ancora più inquietante: un utente ha scritto: “È quello che bisogna fare”. E ancora un altro membro del gruppo afferma “Esattamente come è sempre stato fatto. I mandanti di Monaco 72 che trattamento hanno ricevuto? Un letto esplosivo a Parigi…e questo è solo un esempio. Un bel ripulisti in Europa è indispensabile”. Questi commenti non evidentemente sono semplici espressioni di opinioni, ma riflettono una cultura di odio e violenza radicata.
Un altro membro ha dichiarato: “Io in linea di principio sono contrario, ma ho votato favorevole. Purtroppo non esiste diplomazia o dialogo che tenga con certa gente.” Questa affermazione sottolinea un atteggiamento di rassegnazione e giustificazione della violenza come unica soluzione possibile. Altri commenti suggeriscono una normalizzazione della violenza: “La guerra è cambiata, non ci sono due eserciti con uniformi e pennacchi che marciano l’uno contro l’altro. Ma è una guerra contro terroristi vigliacchi che si nascondono tra i civili più o meno complici.”
I messaggi recentemente trapelati da fonti interne confermano la profonda implicazione di Mikael Sfaradi, giornalista di TGcom, con il gruppo Telegram “Israele Senza Filtri”. È chiaro che Sfaradi non solo è un membro attivo, ma co-fondatore del gruppo insieme al fotografo italo-israeliano Dario Sanchez. La pagina Facebook del gruppo e i suoi profili social mostrano chiaramente il suo coinvolgimento diretto, con post e dirette condotte da lui stesso.
Inoltre, Sfaradi e Sanchez hanno avviato una raccolta fondi attraverso la vendita dei libri di Sfaradi, destinata a sostenere le attività del gruppo, rafforzando ulteriormente i legami tra le loro attività professionali e la propaganda estremista. Anche Marco Carrai, console di Israele, ha ammesso pubblicamente il suo collegamento con “Israele Senza Filtri”, rendendo indispensabile un esame approfondito delle connessioni tra istituzioni ufficiali e gruppi che promuovono discorsi di odio e violenza.
Terrorismo sionista fuori controllo
Alcuni membri del gruppo cercano di legittimare la violenza definendo gli omicidi come “azioni belliche normali”. Questo cambiamento di retorica è preoccupante, in quanto cerca di presentare atti criminali come misure di difesa legittime. Un utente ha scritto: “Guerra nuova, regole nuove.” Un altro, Matteo Schillirò, ha espresso un desiderio disturbante di giustizia sommaria: “Se fosse per me, metterei cecchini su ogni tetto.”
Dopo l’assassinio del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, il gruppo non si lascia sfuggire l’occasione per rincarare la dose. Con un altro post infatti i moderatori della pagina commentano un articolo di Repubblica sulla storia degli assassini condotti da Israele negli anni affermando “i sostenitori del terrorismo in Europa,” che nel contesto si riferisce a tutti quelli che supportano la resistenza palestinese “comprendessero quel che ribadiamo da mesi: essere bianchi, cristiani, e occidentali non garantisce più alcuna immunità.” Quale è questa immunità di cui si parla e cosa comporta la sua assenza per i moderatori del gruppo? Il post continua “Questa è una guerra. I divani da cui vomitate le vostre caz*ate non sono zona franca. Non rompete il caz* agli ebrei.”
Il conto di una affermazione terroristica in pieno stile Al Qaeda versione sionista è presto fatto: Israele ha una storia di uccidere chi gli sta scomodo. Oggi chi sta scomodo è chi supporta la resistenza palestinese criticando Israele e questa critica viene considerata un’azione di guerra che rende lecito lo spargimento di sangue anche fosse nel privato di casa propria, anche sui propri divani. Questo viene giustificato non perché a propria volta questi critici abbiano adottato attacchi violenti contro i sionisti, bensì perché questi individui hanno criticato verbalmente Israele, cosa che il gruppo definisce “vomito” meritevole di morte.
Questa situazione chiama in causa autorità e dei media. Com’è possibile che un gruppo che promuove apertamente l’odio e la violenza oltre che il terrorismo possa operare impunemente? Cosa accadrebbe se le stesse cose venissero affermate su un gruppo Telegram di musulmani.
L’influenza del gruppo non è da poco con 6000 iscritti e con contatti con personaggi come Marco Carrai, console di Israele in Italia che secondo fonti avrebbe sostenuto rapporti di fiducia con i membri del gruppo Israele senza filtri.
La rete comprende personaggi come Mikael Sfaradi, co-amministratore del gruppo Telegram e giornalista per TGcom24. Ad ora TGcom24 e di altre testate giornalistiche con cui collabora Sfaradi non si sono espresse così come l’Ordine dei Giornalisti.
La pericolosa equazione che rende il sondaggio del gruppo Telegram un rischio per la sicurezza vede l’iniziale accostamento al supporto della resistenza armata dei palestinesi così come sancita dal diritto internazionale come terrorismo, narrazione questa comunemente adottata e promossa dal regime israeliano. E’ chiaro dunque a chi il sondaggio faccia riferimento quando si parla di ”supporters del terrorismo palestinese”: chiunque ritenga legittima la resistenza all’occupazione.
Rischi legali e di sicurezza
Le attività del gruppo “Israele Senza Filtri” potrebbero configurarsi come incitamento alla violenza, minaccia e persino terrorismo. Le autorità italiane, tra cui la DIGOS e l’antiterrorismo, sono gli attori a cui spetterebbe monitorare attentamente questo gruppo e prendere misure appropriate per prevenire atti di violenza in vista della presenza di discorsi di odio così espliciti online.
L’analisi rivela anche un altro aspetto inquietante: l’individuazione di target specifici. Cecilia Parodi, scrittrice e attivista molto attiva nel denunciare il genocidio in atto a Gaza per mano di Israele, è stata recentemente presa di mira dal gruppo. Un post che menziona un suo intervento sui bombardamenti in Yemen ha generato minacce di morte nei suoi confronti. Questo esempio sottolinea il pericolo reale e immediato che tali gruppi rappresentano per gli attivisti e i sostenitori dei diritti umani.
Nel mirino del gruppo si trova anche Alessandro di Battista definito uno dei ”pacifinti” e criticato oltre che il suo generale supporto per la causa palestinese anche per la recente iniziativa di raccolte firme da lui promossa assieme all’associazione Schierarsi che ha ottenuto 80.000 sottoscrizioni consegnate in Senato per una legge di iniziativa popolare affinché l’Italia riconosca la Palestina.
I toni del gruppo ricordano anche i recenti pestaggi contro altri critici del regime israeliano e delle sue politiche doi occupazione, tortura, ed apartheid come successo a Chef Rubio e Karem Rohana (sui social Karem from Haifa). Nel gruppo Chef Rubio viene tacciato di aver mentito e di essere ”inciampato su una pentola piena di ketchup” in riferimento al volto insanguinato condiviso nel gruppo. Karem viene accusato di voler porre fino ad Israele mentre del cantante Ghali il gruppo afferma che sia stato premiato dalla ”succursale” di Hamas, in riferimento ai tanti supporters che hanno favorito Ghali a Sanremo che da parte sua ha denunciato il genocidio a Gaza e l’occupazione sionista in Palestina.
L’analisi sul gruppo “Israele Senza Filtri” mette in luce un problema grave e sistemico di odio e violenza che prospera su piattaforme di messaggistica come Telegram. Spetta alle autorità italiane prendere provvedimenti urgenti per affrontare questo fenomeno mentre organi giornalistici ed istituzioni con contatti con i membri del gruppo, come nel caso di Sfaradi, dovrebbero fare chiarezza sull’aspetto deontologico che ad oggi non vede alcuna indagine sul livello di coinvolgimento di tali individui con il gruppo Telegram in questione in cui contenuti pericolosi vanno oltre la libertà di espressione sfociando nella violenza, la discriminazione, e l’invito ad attacchi terroristici in Italia ed altrove contro le voci critiche di Israele e favorevoli alla resistenza palestinese come sancita dal diritto internazionale.
Le prove documentate
Alla luce della gravità dei fatti evidenziati sopra dedichiamo sotto una sezione con le prove raccolta a supporto di quanto affermato che ogni lettore può autonomamente verificare.
il gruppo Telegram dei sionisti italiani teorizza omicidi contro gli attivisti pro-pal
Il gruppo Telegram “Israele Senza Filtri” è un vero ricettacolo di violenza e intenti criminali attorno a cui si sviluppa un’inquietante rete di attivisti pro-israeliani in Italia, un forum in cui si incita apertamente e, ad oggi impunemente, all’omicidio dei sostenitori della causa palestinese in Europa. In questa inchiesta il nostro quotidiano ha documentato le prove che dimostrano la portata dell’estremismo del gruppo che arriva a teorizzare omicidi contro gli attivisti pro-pal in Europa.
Il gruppo ed il sondaggio sugli omicidi contro i pro-pal
Il gruppo Telegram “Israele Senza Filtri” è stato creato da Dario Sanchez, un fotografo con doppia cittadinanza italo-israeliana, e co-amministrato da Mikael Sfaradi, un giornalista che collabora con TGcom e altre testate italiane. La loro missione dichiarata è quella di fornire una visione “senza filtri” delle questioni legate a Israele, ma le discussioni nel gruppo spesso degenerano in incitazioni alla violenza e all’odio.
Recentemente, il gruppo ha attirato l’attenzione con un sondaggio inquietante denunciato su Instagram anche da Giuseppe Flavio Pagano, già nel mirino del gruppo che ha tentato di fargli perdere il post di lavoro: “Omicidi extragiudiziali mirati contro i supporter del terrorismo palestinese in Italia ad opera dei servizi segreti, sì o no?” L’esito del sondaggio è stato schiacciante: circa il 90% dei partecipanti ha votato a favore. La maggioranza dei partecipanti al sondaggio quindi si dichiara favorevole all’omicidio perpetrato sul territorio italiano svelando una disinvoltura allarmante dei membri del gruppo rispetto allo sdoganamento della violenza e del crimine. E così una delle tante reazione di soddisfacimento nel gruppo rispetto al risultato del sondaggio risulta essere “Tutti favorevoli!! Nemmeno le presidenziali in Uganda con 99.15% ci battono! A parte gli scherzi sono super d’accordo“.
E sono proprio i commenti seguiti al sondaggio che dipingono un quadro ancora più inquietante: un utente ha scritto: “È quello che bisogna fare”. E ancora un altro membro del gruppo afferma “Esattamente come è sempre stato fatto. I mandanti di Monaco 72 che trattamento hanno ricevuto? Un letto esplosivo a Parigi…e questo è solo un esempio. Un bel ripulisti in Europa è indispensabile”. Questi commenti non evidentemente sono semplici espressioni di opinioni, ma riflettono una cultura di odio e violenza radicata.
Un altro membro ha dichiarato: “Io in linea di principio sono contrario, ma ho votato favorevole. Purtroppo non esiste diplomazia o dialogo che tenga con certa gente.” Questa affermazione sottolinea un atteggiamento di rassegnazione e giustificazione della violenza come unica soluzione possibile. Altri commenti suggeriscono una normalizzazione della violenza: “La guerra è cambiata, non ci sono due eserciti con uniformi e pennacchi che marciano l’uno contro l’altro. Ma è una guerra contro terroristi vigliacchi che si nascondono tra i civili più o meno complici.”
I messaggi recentemente trapelati da fonti interne confermano la profonda implicazione di Mikael Sfaradi, giornalista di TGcom, con il gruppo Telegram “Israele Senza Filtri”. È chiaro che Sfaradi non solo è un membro attivo, ma co-fondatore del gruppo insieme al fotografo italo-israeliano Dario Sanchez. La pagina Facebook del gruppo e i suoi profili social mostrano chiaramente il suo coinvolgimento diretto, con post e dirette condotte da lui stesso.
Inoltre, Sfaradi e Sanchez hanno avviato una raccolta fondi attraverso la vendita dei libri di Sfaradi, destinata a sostenere le attività del gruppo, rafforzando ulteriormente i legami tra le loro attività professionali e la propaganda estremista. Anche Marco Carrai, console di Israele, ha ammesso pubblicamente il suo collegamento con “Israele Senza Filtri”, rendendo indispensabile un esame approfondito delle connessioni tra istituzioni ufficiali e gruppi che promuovono discorsi di odio e violenza.
Terrorismo sionista fuori controllo
Alcuni membri del gruppo cercano di legittimare la violenza definendo gli omicidi come “azioni belliche normali”. Questo cambiamento di retorica è preoccupante, in quanto cerca di presentare atti criminali come misure di difesa legittime. Un utente ha scritto: “Guerra nuova, regole nuove.” Un altro, Matteo Schillirò, ha espresso un desiderio disturbante di giustizia sommaria: “Se fosse per me, metterei cecchini su ogni tetto.”
Dopo l’assassinio del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, il gruppo non si lascia sfuggire l’occasione per rincarare la dose. Con un altro post infatti i moderatori della pagina commentano un articolo di Repubblica sulla storia degli assassini condotti da Israele negli anni affermando “i sostenitori del terrorismo in Europa,” che nel contesto si riferisce a tutti quelli che supportano la resistenza palestinese “comprendessero quel che ribadiamo da mesi: essere bianchi, cristiani, e occidentali non garantisce più alcuna immunità.” Quale è questa immunità di cui si parla e cosa comporta la sua assenza per i moderatori del gruppo? Il post continua “Questa è una guerra. I divani da cui vomitate le vostre caz*ate non sono zona franca. Non rompete il caz* agli ebrei.”
Il conto di una affermazione terroristica in pieno stile Al Qaeda versione sionista è presto fatto: Israele ha una storia di uccidere chi gli sta scomodo. Oggi chi sta scomodo è chi supporta la resistenza palestinese criticando Israele e questa critica viene considerata un’azione di guerra che rende lecito lo spargimento di sangue anche fosse nel privato di casa propria, anche sui propri divani. Questo viene giustificato non perché a propria volta questi critici abbiano adottato attacchi violenti contro i sionisti, bensì perché questi individui hanno criticato verbalmente Israele, cosa che il gruppo definisce “vomito” meritevole di morte.
Questa situazione chiama in causa autorità e dei media. Com’è possibile che un gruppo che promuove apertamente l’odio e la violenza oltre che il terrorismo possa operare impunemente? Cosa accadrebbe se le stesse cose venissero affermate su un gruppo Telegram di musulmani.
L’influenza del gruppo non è da poco con 6000 iscritti e con contatti con personaggi come Marco Carrai, console di Israele in Italia che secondo fonti avrebbe sostenuto rapporti di fiducia con i membri del gruppo Israele senza filtri.
La rete comprende personaggi come Mikael Sfaradi, co-amministratore del gruppo Telegram e giornalista per TGcom24. Ad ora TGcom24 e di altre testate giornalistiche con cui collabora Sfaradi non si sono espresse così come l’Ordine dei Giornalisti.
La pericolosa equazione che rende il sondaggio del gruppo Telegram un rischio per la sicurezza vede l’iniziale accostamento al supporto della resistenza armata dei palestinesi così come sancita dal diritto internazionale come terrorismo, narrazione questa comunemente adottata e promossa dal regime israeliano. E’ chiaro dunque a chi il sondaggio faccia riferimento quando si parla di ”supporters del terrorismo palestinese”: chiunque ritenga legittima la resistenza all’occupazione.
Rischi legali e di sicurezza
Le attività del gruppo “Israele Senza Filtri” potrebbero configurarsi come incitamento alla violenza, minaccia e persino terrorismo. Le autorità italiane, tra cui la DIGOS e l’antiterrorismo, sono gli attori a cui spetterebbe monitorare attentamente questo gruppo e prendere misure appropriate per prevenire atti di violenza in vista della presenza di discorsi di odio così espliciti online.
L’analisi rivela anche un altro aspetto inquietante: l’individuazione di target specifici. Cecilia Parodi, scrittrice e attivista molto attiva nel denunciare il genocidio in atto a Gaza per mano di Israele, è stata recentemente presa di mira dal gruppo. Un post che menziona un suo intervento sui bombardamenti in Yemen ha generato minacce di morte nei suoi confronti. Questo esempio sottolinea il pericolo reale e immediato che tali gruppi rappresentano per gli attivisti e i sostenitori dei diritti umani.
Nel mirino del gruppo si trova anche Alessandro di Battista definito uno dei ”pacifinti” e criticato oltre che il suo generale supporto per la causa palestinese anche per la recente iniziativa di raccolte firme da lui promossa assieme all’associazione Schierarsi che ha ottenuto 80.000 sottoscrizioni consegnate in Senato per una legge di iniziativa popolare affinché l’Italia riconosca la Palestina.
I toni del gruppo ricordano anche i recenti pestaggi contro altri critici del regime israeliano e delle sue politiche doi occupazione, tortura, ed apartheid come successo a Chef Rubio e Karem Rohana (sui social Karem from Haifa). Nel gruppo Chef Rubio viene tacciato di aver mentito e di essere ”inciampato su una pentola piena di ketchup” in riferimento al volto insanguinato condiviso nel gruppo. Karem viene accusato di voler porre fino ad Israele mentre del cantante Ghali il gruppo afferma che sia stato premiato dalla ”succursale” di Hamas, in riferimento ai tanti supporters che hanno favorito Ghali a Sanremo che da parte sua ha denunciato il genocidio a Gaza e l’occupazione sionista in Palestina.
L’analisi sul gruppo “Israele Senza Filtri” mette in luce un problema grave e sistemico di odio e violenza che prospera su piattaforme di messaggistica come Telegram. Spetta alle autorità italiane prendere provvedimenti urgenti per affrontare questo fenomeno mentre organi giornalistici ed istituzioni con contatti con i membri del gruppo, come nel caso di Sfaradi, dovrebbero fare chiarezza sull’aspetto deontologico che ad oggi non vede alcuna indagine sul livello di coinvolgimento di tali individui con il gruppo Telegram in questione in cui contenuti pericolosi vanno oltre la libertà di espressione sfociando nella violenza, la discriminazione, e l’invito ad attacchi terroristici in Italia ed altrove contro le voci critiche di Israele e favorevoli alla resistenza palestinese come sancita dal diritto internazionale.
Le prove documentate
Alla luce della gravità dei fatti evidenziati sopra dedichiamo sotto una sezione con le prove raccolta a supporto di quanto affermato che ogni lettore può autonomamente verificare.