Non bastano dieci anni di guerra. Non bastano 345 mila morti, e 11 milioni di profughi. La Siria deve essere tormentata ancora, il suo popolo versare altro sangue; gli Stati Uniti hanno annunciato ormai apertamente di sostenere i jihadisti di Idlib per impedire a Russia e Assad di “ottenere una vittoria militare in tutta la Siria”.
Lo ha spiegato l’ambasciatore James Jeffrey, interessante perché è, ufficialmente, il plenipotenziario della pomposamente denominata “Coalizione Mondiale per combattere lo Stato Islamico dell’Irak e Levante “ o ISIS (sic) che l’ISIS ha creato ed armato e pagato, ed ora ammette apertamente che l’ISIS è una delle formazioni che sono servite agli Usa per abbattere Assad e destabilizzare il Levante. Jeffrey è anche membro del CFR (Council on Foreign Relations) e pensatore nel WINEP, Washington Institute for Near East Policy , un “pensatoio” il cui scopo è di condurre la politica estera Usa dove vuole Israele, tant’è vero che il WINEP è stato fondato e finanziato dal noto AIPAC, American Israeli Public Affairs Committe).
Ora che il malagevole cessate il fuoco negoziato da Putin con Erdogan rischia di avere successo, Jeffrey e David Satterfield, ambasciatore degli Stati Uniti in Turchia, David Satterfield, si sono incontrati a Bruxelles con Erdogan dopo la visita del presidente turco agli europei, per vedere come la NATO può aiutare Ankara a proteggere i suoi militanti nella ultima enclave jihadista, la provincia siriana di Idlib.
Jeffrey e Satterfield hanno detto apertamente – in una conferenza stampa – che una vera vittoria siriana su questi terroristi negherebbe alla “comunità internazionale” – (cioè loro e i loro satelliti nella Coalizione Mondiale contro l’ISIS) la leva per insistere sul cambio di regime a Damasco (“Assad must go” : da dieci anni la direttiva non è cambiata). Jeffrey ha ricordato che truppe statunitensi che sono in Siria (occupano i giacimenti petroliferi siriani, come si sa) e la loro presenza è “una complicazione” per Damasco e Mosca, come dev’essere. Altre truppe Usa non servono, perché “la Turchia ha dimostrato che essa e le sue forze di opposizione sono più che in grado di resistere da sole”. Ovviamente, i jihadisti sono”le forze d’opposizione” democratica. I russi e siriani cercano una vittoria completa, ma “il nostro obiettivo è rendere loro molto difficile farlo con una varietà di azioni diplomatiche, militari e di altro tipo”. Jeffrey ha promesso che l’America risponderà “in modo assolutamente selvaggio”contro qualsiasi attacco chimico, “la tattica preferita del regime siriano nel fare progressi” (come da narrativa autorizzata, smentita dai fatti).
L’altro diplomatico, Satterfield ha descritto Idlib come la Rai e Il Foglio e La Stampa: “Oltre tre milioni di civili innocenti, la maggior parte dei quali donne e bambini”, sono sotto l’imminente rischio di diventare profughi” a causa “l’aggressione russa”. Ragion per cui “è la Russia” la colpevole dei “profughi ” che Erdogan ha mandato a premere al confine con la Grecia.
Solo tre settimane fa il colonnello Myles Caggins, portavoce della Coalizione mondiale contro l’ISIS (sic) aveva spiegato a Sky News che “La provincia di Idlib sembra essere una calamita per i gruppi terroristici, soprattutto perché è uno spazio non governato”, ha detto Caggins a Sky News. “Ci sono [una] varietà di gruppi lì – tutti sono una minaccia per … centinaia di migliaia di civili che stanno solo cercando di sopravvivere durante l’inverno.”.
I jihadisti di Idlib ringalluzziti
Il colonnello non essendo addentro, come Jeffrey, al WINEP, ha sbagliato narrativa. Però correttamente ha notato che Idlib bombardata e sotto assedio è “una calamita” per gruppi terroristici sempre nuovi e più numerosi
Come mai? Il mistero è stato chiarito da un prigioniero eccellente arrestato dai servizi siriani di controspionaggio, Sultan Aid Abdella. E’ un ex colonnello siriano, ed ha ammesso di esere stato addestrato da specialisti americani onde attuare azioni di sabotaggio. Ha spiegato che gli americani posizionati ad At-Tanf (Siria, come “complicazione”), hanno ridotto i finanziamenti agli estremisti, ma poi hanno proposto loro di condurre “operazioni”all’esterno della zona da loro controllata , nel raggio di 50 chilometri da At Tanf. “Dopo addestramento degli istruttori Usa, erano avviato ad Est, verso l’Eufrate, per colpire le installazioni estrattive e infrastrutture nel territorio controllato dal governo, per intimidire la popolazione.
“Una parte sono stati spediti nella provincia di Hassaké, un’altra parte a Idlib. Viveri, vestiario ci sono stati forniti con le armi automatiche provenienti da paesi NATO, via Arabia Saudita e Giordania”:
Dunque niente pace per la Siria. Anche il grande Elija Magnier nota che i ribelli assediati ad Idlib, ringalluzziti, violano con sempre maggior frequenza la tregua (30 violazioni in 4 giorni) e Hayat Tahrir al-Sham (Al Qaeda) ha messo addirittura una taglia su due giornalisti russi embedded con le forze di Mosca, Yevgeny Poddubny e Oleg Blokhin. Offrono 50 mila dollari ad un cecchino che li uccida; offrono 100 mila a chi cattura vivo un soldato russo delle pattuglie congiunte russo-turche che sorvegliano la tregua attorno alla camionabile M4.
Si aggiunga che il Pentagono ha dispiegato nell’area ben due portaerei, la USS Dwight D. Eisenhower e la US Harry S. Truman, con le rispettive squadre: è la prima che avviene.
“La battaglia di Idlib è tutt’altro che finita”,sospira Magnier. Ma potete leggerne l’analisi, sempre ottima, in italiano qui:
“La battaglia di Idlib è tuttaltro che finita”
https://ejmagnier.com/2020/03/14/the-battle-of-idlib-is-far-from-over/
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