I difensori del Donbass secessionista hanno osservato importanti rotazioni di truppe di Kiev dall’altra parte del fronte: dovunque, i soldati del (cosiddetto) esercito regolare, poco motivati e ancor meno equipaggiati, sono stati arretrati in seconda linea, mentre in prima linea sono stati posizionati i battaglioni speciali neo-nazisti: Aidar, Azov, Pravi Sektor (Settore Destro), “Donbass”, “le mitragliatrici di Maidan”. Per i secessionisti (Repubblica Popolare del Donbas, RPD) è la conferma di un’imminente offensiva; come l’escalation in corso in Siria (100 russi uccisi e le altre provocazioni americane)https://www.maurizioblondet.it/attacco-aereo-usa-siria-uccide-100-combattenti-russi/
il Pentagono o il Deep State vogliono infiammare anche il fronte europeo della loro guerra mondiale alla Russia. Già ai primi di febbraio la RPD aveva segnalato che, in violazione degli accordi di Minsk, i comandi militari di Kiev avevano fatto convergere sulla linea del fronte armamento pesante, autocarri di munizioni di grosso calibro, autobotti di carburante. Confermato dagli osservatori OSCE a modo loro: hanno elencato le “ attrezzature mancanti nelle aree di stoccaggio” fra il 27 gennaio e il 2 febbraio 2018:
– 27 gennaio: sei obici da 152 mm D-20, due cannoni anticarro da 100 mm Rapira e 16 carri armati T-64 e T-72;
– 28-29 gennaio: quattro cannoni semoventi Gvozdika da 122 mm, due cannoni rimorchiati Ghiatsint-B da 152 mm e 33 carri armati;
– 31 gennaio: sette carri armati, sei cannoni semoventi Gvozdika da 122 mm e cinque mortai da 82 mm;
– 1 febbraio: sei cannoni semoventi Akatsia da 152 mm, quattro cannoni semoventi Gvozdika da 122 mm e otto carri armati;
– 2 febbraio: un semovente Gvozdika da 122 mm; quattro sistemi lanciarazzi multipli BM-21 Grad da 122 mm e un serbatoio.
Contemporaneamente i ribelli hanno segnalato un forte aumento dei sorvoli di droni sulle loro posizioni e sulle infrastrutture civili vitali; la loro intelligence segnala che ordini operativi preparatori di un’offensiva sono stati dati a precise unità militari stazionate sulla linea; fondi in denaro supplementari sono stati assegnati alla 57ma brigata di fanteria meccanizzata e alle 30ma; una brigata regolare, la 128ma di montagna, s’è rifiutata di partecipare (segnalando appunto la demotivazione delle truppe normali), ed è stata immediatamente ritirata dalla zona di conflitto.
https://dnipress.com/en/posts/donetsk-states-kievs-preparation-for-spring-donbass-blitzkrieg/
In simultanea, il 12 febbraio, Poroshenko ha dichiarato al tedesco Bild che “Putin può scatenare l’attacco in Donbass in ogni momento”; in perfetta consonanza con l’accusa di nuovo elevata al governo siriano di aver usato i gas contro il suo popolo, tradizionale pretesto per un’invasione Usa. Un’accusa elevata, poi trattenuta, oggi di nuovo elevata da Macron (il cui parlamento ha ricevuto con tutti gli onori i Caschi Bianchi siriani, fonti elle notizie sulle gassificazioni passate e future)
https://fr.sputniknews.com/international/201802131035132573-casques-blancs/
In questo contesto è significativo il fatto che Poroshenko ha fatto espellere verso la Polonia il georgiano Mikhail Saakashvili, la pedina del gioco americano di “controllo” di Poroshenko, di cui hanno fatto l’oppositore e il pretendente alla poltrona. Ciò viene interpretato in due modi:
- O Saakashvili non serve più per far pressione su Poroshenko, perché ormai Poroshenko ha aderito alle pressioni dei neocon USA e dei suoi neonazi interni, accettando di lanciare l’attacco al Donbas; 2) o ha addirittura scavalcato gli ordini americani, almeno quelli ufficiali, perché le iniziative belliche Usa, nel teatro siriano come in quello ucraino, sembrano più essere dettate da schegge del Deep State che dalla Casa Bianca.
D’altra parte l’avventura e il salto nel buio è il solo modo con cui la junta di Kiev possa sperare di salvarsi dalla destabilizzazione interna crescente, economico e sociale, affidandosi all’ultra-nazionalismo”.
Ciò avviene mentre la presunta potenza egemone dell’Unione Europea, è senza testa, fra quella della Merkel che si aggrappa al potere e quella di Schulz, che ha aderito ad una “grande coalizione” non solo usurata, ma contestata dalla stessa base socialista. Un governo occupato a rappezzare le sue fratture interne, che non avrà tempo per l’Ucraina – il che può essere persino una buona scusa per non decidere niente.