In Svezia non c’è più libertà di coscienza. L’odissea di Ellinor Grimmark
L’incredibile caso di una ostetrica licenziata da tre cliniche perché contraria, per la sua fede cristiana, a procurare aborti
Roma, 15 Novembre 2015 (ZENIT.org) Elisabetta Pittino
Lo scorso giovedì 12 novembre la Corte Distrettuale di Jönköping, in Svezia, ha emesso una sentenza contro l’ostetrica Ellinor Grimmark, licenziata per avere fatto obiezione di coscienza in materia d’aborto. Ruth Nordström, presidente dell’associazione degli Scandinavian Human Rights Lawyers, e coordinatrice svedese di Uno di Noi, dichiara: “Siamo dispiaciuti della decisione della Corte che ha deciso di non esaminare per nulla il diritto alla libertà di coscienza previsto dalla legge internazionale e dalla Convenzione Europea dei diritti umani. Discuteremo la sentenza con la nostra cliente, Ellinor Grimmark, ma è molto probabile che faremo ricorso in Appello”.
La vicenda era iniziata nel novembre del 2013, quando la clinica Höglandssjukhuset, dopo aver assunto Ellinor Grimmark come ostetrica, ha ritirato l’offerta di lavoro, dopo avere saputo che la donna non avrebbe procurato aborti per la sua fede cristiana, avvalendosi del diritto alla obiezione di coscienza. Il responsabile del reparto maternità la dichiarava “non più adatta a lavorare con noi” e si chiedeva “se una persona con questo punto di vista potesse diventare un’ostetrica”.
A questo punto, viene da chiedersi: può un’ostetrica essere inadatta al suo lavoro perché vuole fare nascere i bambini?
Alcuni mesi dopo essere stata rifiutata, Ellinor aveva cercato di trovare lavoro presso la Clinica Ryhovs, ma secondo la clinica “una persona che si rifiuta di fare aborti non può appartenere ad una clinica per le donne”. Sia Ryhovs che Höglandssjukhuset sono cliniche per le donne. E l’aborto è l’atto di maggiore violenza che si può fare contro una donna; è una violenza contro la sua sessualità più intima che è aperta alla vita, è una violenza psicologica, è una violenza tout court che obbliga una madre ad abbandonare suo figlio alla morte, dentro il suo stesso grembo.
L’odissea di Ellinor non termina qui. In gennaio un’altra clinica per donne, il Värnamo Hospital, le offriva lavoro, ma poco dopo si rimangiava la proposta a causa del ricorso che aveva iniziato contro Höglandssjukhuset. Il direttore dell’ospedale spiegava alla Grimmark che non era permesso a nessun impiegato di prendere pubblicamente posizione contro l’aborto. E la libertà di opinione? Forse in Svezia non si ha questo diritto?
Ellinor Grimmark non ha più trovato lavoro in Svezia. Attualmente lavora come ostetrica in Norvegia, dove la sua libertà di coscienza è rispettata. “Considerando l’estrema carenza di ostetriche soprattutto nei reparti di maternità, è sorprendente che la regione di Jönköping sia disposta a perdere lavoratori competenti nell’ambito sanitario a vantaggio della Norvegia che garantisce la libertà di coscienza”, afferma Ruth Nordström. “Questa decisione contraddice il diritto ad una maternità sicura e non è nel migliore interesse dei pazienti”.
L’avvocato precisa che “la Corte distrettuale ha esaminato soltanto se Ellinor Grimmark fosse stata discriminata per il suo credo religioso mentre non è stato assolutamente esaminato la questione decisiva per Corte Europea [la violazione della libertà di coscienza ndr]. È interessante che la Corte abbia deciso che la libertà di coscienza rilevi solo se la persona non sia religiosa”.
Secondo l’art. 9 della Convenzione Europea dei Diritti Umani (CEDU) la libertà di coscienza è un diritto umano. “La Convenzione è stata ratificata e trasformata in legge dalla Svezia e ha precedenza sulle leggi nazionali”, ricorda Ruth Nordström. “La maggioranza dei Paesi in Europa protegge il diritto alla libertà di coscienza nelle proprie carte costituzionali, nella legge o nella prassi. Inoltre per quanto riguarda le professioni sanitarie, il diritto alla libertà di coscienza è riconosciuto negli standard etici della Federazione Internazionale di ginecologi e ostetrici (International Federation of Gynecology and Obstetrics), dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal Codice Internazionale Etico delle ostetriche. Secondo la risoluzione 1763(2010) del Consiglio d’Europa i lavoratori nell’ambito delle professioni sanitarie non possono essere obbligati o discriminati se si rifiutano di fare o assistere a qualsiasi atto che possa porre fine a una vita umana al suo inizio o al suo termine”.
La libertà di coscienza è un diritto umano fondamentale. “Negare la libertà di coscienza a tutti gli operatori sanitari in Svezia – aggiunge l’avvocato Jörgen Olson – non può essere considerata una misura necessaria per una società democratica”.