“Dove sei?” è la domanda che Dio rivolge ad Adamo, nascosto in Eden dopo il peccato. La dispersione interiore determinata dalla caduta richiama uno smarrimento esteriore; tutto quello che si vive nel microcosmo riecheggia nel macrocosmo, nell’intero universo. Il butterfly effect del minimo impercettibile movimento porta alla generazione di un uragano, magari a distanze incommensurabili dal primo evento….eppure recitava un vecchio adagio “non si muove foglia che Dio non voglia”.
La misura del condizionamento di volta in volta riscontrato è massimo a livello subatomico e forse potremmo affermare diminuisca con il crescere delle dimensioni della cosiddetta “materia”. In questo senso forse può essere intesa dai più l’obiezione di Einstein alla fisica quantistica; essa si fondava sul principio di località; legge sovvertita completamente a livello subatomico, al punto da portare ad una rivoluzione delle cosiddette certezze della fisica classica. L’esperimento finale che ne diede prova definitiva fu condotto da Aspect nel 1982, il quale riuscì a tacitare anche la questione delle “variabili nascoste”. In pratica il principio di indeterminazione di Heisenberg, per il quale è impossibile predeterminare la posizione di una particella, prima della misurazione della stessa, venne poi a coordinarsi con la realtà “estensiva” di tale misurazione anche ai correlati (passatemi il termine) della particella interessata, e questo, anche nel caso in cui le medesime dovessero trovarsi in spazi diversi (entanglement quantistico o correlazione quantistica).
Realtà fenomenica e mente sembrano interagire come un organismo unico e le particelle subatomiche sembrano possedere una sorta di “memoria”; venute in contatto, non si perderanno più. Resterà per sempre, per esse, una sorta di comune destino.
La Meccanica quantistica esce fuori dagli schemi rigidi del determinismo, coinvolge addirittura l’osservatore come soggetto in grado di influenzare con la sola misurazione (o con la semplice manifestazione della propria volontà in tal senso), l’accadimento di un determinato evento. Gli oggetti “quantistici” (cioè gli atomi, gli elettroni, i quanti di luce, ecc.) si rinvengono in “stati” appunto indefiniti, descritti da certe entità matematiche (come la “funzione d’onda” di Schrödinger), che “collasseranno” all’atto della suddetta misurazione. Il mondo oggettivo della fisica, lascia il posto ad un universo “informato”, che aspetta di attivarsi a seconda dell’ “impulso ricevuto” (dall’osservatore); prima di ciò lo stato resta “oggettivamente indefinito”, in una condizione di mera potenzialità (un insieme di valori realizzabili); si parla del cosiddetto spazio di Hilbert (spazio astratto, “spazio delle potenzialità” o delle “possibilità”), determinato, all’atto del collasso, da una sorta di caso o acausalità.
A questo punto, lo stesso termine particella, utilizzato nella fisica classica, non è del tutto corretto. Gli oggetti studiati dalla fisica delle particelle obbediscono infatti ai principi della meccanica quantistica, rilevando una dualità onda-corpuscolo, in base alla quale manifestano comportamenti da particella sotto determinate condizioni sperimentali e comportamenti da onda in altri. Parliamo infatti di particelle di energia detti “quanti”, dalla duplice natura: ondulatoria e corpuscolare. In pratica, l’equazione di Einstein della coincidenza tra materia ed energia trova pieno compimento dall’esame delle evidenze quantistiche.
Le scoperte furono talmente rivoluzionarie da generare immediate conseguenze di carattere filosofico. L’astrofisico James Jeans sosterrà: “L’universo comincia a sembrare più simile ad un grande pensiero che non a una grande macchina”.
Molti hanno tentato subito di operare un collegamento tra queste scoperte e posizioni dell’idealismo filosofico, capace di creare e generare il reale. Partendo dalla “sostanza” Spinoziana infine hanno raggiunto, per via del panteismo, il porto “monistico” delle illusioni (maya) dell’Advaita Vedanta o del Buddismo, visioni, tutte, nelle quali non v’è spazio per un Dio creatore o personale.
Si arriva perfino e coerentemente con tali posizioni a postulare l’eternità della materia, che si afferma provenire addirittura dal nulla; tesi debole perché fondata su un concetto di “nulla”, che non si identifica con il nostro filosoficamente inteso dal quale desumere la precedente ateistica affermazione, ma che vuole rappresentare una sorta di fucina di potenza da cui emerge l’attualità dell’essere. John Wheeler dirà infatti “non c’è punto più fondamentale di questo….lo spazio vuoto non è vuoto. In realtà è la regione dove avvengono i fenomeni fisici più violenti“.
Cosa possiamo cavarne?
Probabilmente la materia, come la intendiamo noi (dall’uso dei 5 sensi) non corrisponde a ciò che davvero è: energia…
Questa percezione piena la si aveva con certezza prima del peccato originale, quando le nostre facoltà non erano decadute…una materia, matrice, che aspetta di essere plasmata e lavorata dall’uomo, come da comando biblico di soggiogare, coltivare ecc….quindi la capacità dell’essere umano di interagire col creato, determinandone lo sviluppo e la crescita…in questo lo spazio di “possibilità”, dal quale poi evolverebbero le singole particelle “collassando” per “interferenza” dell’osservatore; spazio nel quale realizzare la “somiglianza” al Creatore, con una sorta di “spiritualizzazione totale” del Creato, così come postulato da S. Paolo, nella visione cristocentrica, in vista del quale e per il quale e per mezzo del quale tutto è stato fatto, fino alla riconciliazione universale in Lui, dove Dio sarà tutto in tutti. Dalla lettura del sacro Testo, potrebbe addirittura non escludersi una visione monistica…si badi però!, limitata al solo stato creaturale…tutto il creato è uno; Dio è invece completamente trascendente al creato medesimo; del resto, la visione quantistica sembrerebbe compatibile non soltanto con una visione simile alla sola sostanza Spinoziana, che in realtà tradisce una sorta di panteismo, confondendo creato/Increato, ma anche con quella di un creato armonico, tutt’uno, in attesa di divenire “cieli nuovi e terra nuova”, grazie all’intervento dell’uomo, che, nel tradimento primordiale, cadendo, lo ha reso soggetto alla decadenza ed alla corruzione (seconda legge della termodinamica)…
La redenzione di Cristo attiva nei credenti porta ad un superamento del dualismo con il creato, per armonizzare l’uomo ad esso, perfettamente, come ai primordi in Eden ed in misura ora piena e definitiva.
L’idea di un Dio personale e creatore, in questo senso, è anche più coerente con le risultanze della quantistica stessa. La materia come una sorta di software che necessita di attivazione dall’esterno per divenire se stessa, ci chiama l’idea di un Progettista del software medesimo, dato altrimenti razionalmente inspiegabile.
Ma questa interrelazione ci dice altro. Ci spiega che il mondo fisico risente del mondo dello spirito e forse il confine è labile; non a caso l’uomo è un essere solo, nefesh, non anche un corpo-contenitore riempito di uno spirito ad esso esterno. “È lo spirito che dà la vita…la carne non giova a nulla”; rinascere dallo spirito significa infatti accedere nuovamente a quel livello dell’esistenza che si è perso col peccato.
Che la cosa non sia un mero fatto individualistico lo si intuisce dall’importanza della comunità e dell’amore fraterno; al punto diviene forte la correlazione tra individui, che, così come succede a livello subatomico, due anime che si incontrano non potranno mai smarrirsi del tutto. Il destino eterno di una sarà irreversibilmente collegata con quello dell’altra. La misura di tale “sentire” e “vivere” questo tipo di correlazione dipenderà dalla profondità dell’immersione battesimale operata dal credente; maggiore sarà il suo annichilimento (Lui crescere, io diminuire), più forte l’identificazione con l’altro. In Gesù, l’identificazione è massima: qualunque cosa fatta ad uno di loro, l’avete fatta a me.
Ecco dunque, a livello spirituale, esiste il vero recupero della dimensione propria dell’umanità, creata uno insieme al creato ed uno insieme al prossimo; per questo la “carità non avrà mai fine”, perché essa costituirà il collante insuperabile attraverso il quale addivenire ad una identificazione totale col creato e con chi si ama.
Forse il più grande dei poeti inglesi non aveva compreso la potenza di tale interrelazione; “quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle…ed il cielo diverrà cosi bello che il mondo si innamorerà della notte.” (William Shakespeare); in realtà non si perde mai nessuno; legge di fisica quantistica: quando due particelle, anche subatomiche, interferiscono tra loro portano per sempre traccia di quella con cui sono venuti in contatto: quanto più questo vale nel mondo dello spirito!
“Padre, nessuno ho perso di quelli che mi hai dato”. Noè e Lot “strappano” a Dio la salvezza delle loro famiglie; così il credente strappa ed ottiene miracoli, anche quelli di avere da Dio la rigenerazione di un universo perduto o smarrito.
Stefano Maria Chiari