Il Califfato colpisce ad Istanbul (molti morti, turisti tedeschi); poche ore dopo, colpisce a Giacarta (morti fra gli occidentali). Poco prima, aveva fatto una strage enorme ai terminal petroliferi della Libia, mandando a monte il fragile tessuto diplomatico italiano di pacificazione. Ha colpito e ri-colpito a Parigi a suo piacimento.
Daesh mondiale. Ci credete? Io, confesso, no. Più precisamente: non credo che il vero Califfato, quello che è messo alle corde in Siria dai russi ed è in difficoltà in Irak, dunque molto occupato a livello locale, possa coordinare un attacco dei suoi kamikaze (ma quanti ne ha?) contemporaneamente in Turchia e in Indonesia, dall’altra parte del mondo.
Poi però c’è l’altro Califfato. Quello mediatico-propagandistico, mondialista, che diffonde i suoi video sanguinosi per mezzo del SITE , che emana le sue rivendicazioni da Al Jazeera o minaccia di invadere Roma con un comunicato della Katz; che pubblica la rivista patinatissima Dabiq con grafica hollywodiana, quello che – la notizia è pochi giorni fa – ha creato il suo periodico online, con server in Canada e dominio registrato in Turchia: stranissimo sito (ora bloccato: http://Iskart.com ) che sembra un catalogo: auto di lusso, moto di grossa cilindrata, televisori giganti a schermo piatto son offerte a prezzi stracciati, spiega , a chi viene ad abitare nelle terre del Califfato e combattere la guerra santa: un tipo di “stile” che ricorda da vicino i Rolex che la Casa regnante Saud distribuisce come fossero mentine alle avide delegazioni italiote, e a chiunque altro intenda corrompere. Compito facile perché, come spiega l’esperto militare indiano Afsar Karim a Sputnik News, “in molti paesi del terzo mondo, India inclusa, i giovani sono facili da adescare con prodotti di lusso. Una tentazione che può spingere molti a prendere la via del jihad” . Insomma è un arruolamento con ricchi premi.
Ebbene: questo altro Califfato, sì, può benissimo organizzare attentati sincroni a Istanbul e Giacarta, esclusivamente contro occidentali, o almeno rivendicarli. E’ quel Califfato di cui sappiamo che: 1) è addestrato dalla Cia in Giordania, 2) è finanziato e fornito di armi americane o bulgare dai sauditi ed emiri varii, che passano anche le abbondanti dosi di Captagon, 3) l’aviazione Usa lo ha bombardato per un anno e mezzo senza fargli nemmeno il solletico; 4) e i cui jihadisti stipendiati vanno e vengono dalla Turchia che li aiuta a conquistare un pezzo di Siria, e fra l’altro vendono il greggio iracheno al figlio di Erdogan.
Dato tutto ciò che sappiamo di questo ISIS, possiamo esser sicuri: sì, ha tutti i mezzi per fare o rivendicare attentati nel mondo, dovunque siano basi americane, ambasciate saudite, interessi della famiglia Erdogan o di Washington. Quell’ISIS sta riuscendo a creare fra gli europei lo stesso odio, paura, terrore e diffidenza indiscriminati per gli islamici che sente in sé – tanto per fare un esempio – qualunque cittadino di Israele. E’ una potenza globale, questo Isis. Invincibile. Mediaticamente superiore.
I media europei per esempio, dopo l’attentato di “questo” ISIS ad Istanbul, si sono guardati dal porre a pubblico la domanda: come mai l’ISIS morde la mano che lo nutre? Non è Erdogan il suo migliore alleato e maggior cliente e complice? E’ forse un regolamento di conti fra gangsters? O c’è sotto qualcos’altro, visto che “questo” ISIS in Turchia colpisce tedeschi?
Perché – scusate se lo ricordo – un paio di mesi fa’ “questo” ISIS ha rivendicato la vera e propria strage commessa ad Ankara contro una affollata manifestazione di pacifisti curdi inermi: attaccati dallo “ISIS” perché curdi – e strana coincidenza, i curdi, Erdogan li considera anche suoi nemici, e col suo esercito li sta massacrando a centinaia nel Sud della Turchia; anche lì (scusate se lo ricordo) facendosi dare una mano dall’SIS, che ha rivendicato la strage di pacifici studenti curdi (34 morti, cento feriti) a Suruk cittadina di frontiera con la Siria (al di là del confine c’è Kobane, crocevia degli affari di famiglia Erdogan).
Ora, ricordato questo, ecco la domanda scomoda che i media non hanno fatto: non sarà che Erdogan con l’attentato ad Istanbul ha voluto lanciare un messaggio alla Germania? Attraverso “questo ISIS”, si capisce.
No. Invece i media hanno dato notizia che il governo turco, come ritorsione contro l’attentato di Istanbul, giovedì ha alzato i suo caccia e bombardato “le posizioni dell’ISIS in Siria e Irak”, ha comunicato il primo ministro Ahmet Davutoglu, insieme a “forze di terra che hanno attaccato con carri armati ed artiglieria quasi 500 posizioni dello Stato Islamico. In 48 ore, uccisi 200 combattenti dell’ISIS”.
Le radio e tv italiane hanno dato la notizia come fosse vera. Anche se la AFP dice “non ha potuto essere confermata in modo indipendente”, il che vuol dire che sono i turchi e solo loro, che dicono di aver vendicato l’attentato di Istanbul. Quell’attentato di cui Erdogan ha diramato il nome de kamikaze pochi minuti dopo il fatto, e su cui la Turchia non ha avviato un’indagine; anzi nemmeno Berlino – i cui cittadini sono state le vittime – sembra interessato ad aprire un’inchiesta. Anche questo è tipico degli “attentati dell’ISIS”: si dirama la versione ufficiale immediatamente, e quella fa’testo, niente indagini ulteriori vengono a modificarla.
I russi dovrebbero sapere chi e se ha bombardato Erdogan in Siria o Irak. Non mi risulta che dicano qualcosa. A meno che non siano operazioni attorno al campo trincerato che le forze armate turche si sono ritagliate a nord di Mossul, in territorio del Kurdistan iracheno, dicono loro per addestrare miliziani iracheni alla riconquista della città in mano all’ISIS. Proprio una settimana fa’ l’esercito turco ha fatto sapere di aver bloccato un attacco di guerriglieri dell’ISIS contro il suo campo trincerato. Che fossero combattenti dell’ISIS, lo dice il governo turco; magari erano combattenti curdi, o iracheni a cui non piace la presenza armata turca in Irak. Non possiamo saperlo finche non ce lo dirà La Stampa di Torino, riprendendo un comunicato del SITE. Solo allora la notizia è vera: sì, Erdogan combatte contro l’ISIS. Al nostro fianco.
Sapete, sono i media serissimi di cui possiamo fidarci. Quelli che hanno diffuso la foto della bambina nella città di Madaya, “prima” e “dopo”: prima quando era un’incantevole fanciullina, e dopo – adesso che Madaya è assediata dalle truppe di Assad – scheletrica, perché il crudele Assad non lascia passare gli alimenti che l’Onu è pronta a mandare (l’ISIS li prende in consegna e vende agli assediati il riso a 250 dollari il chilo). Peccato che la bambina incantevole di “prima” sia Marianna HAzeh, di una famiglia cristiana abitante in Libano, la quale famiglia ha protestato per l’uso indebito della foto (postata 3 anni fa su Facebook), e la bambina scheletrica di dopo non si sa bene chi sia, se non che è stata usata a scopi propagandistici molte altre volte.
Meglio non distrarsi dai fatti europei. Dove La Stampa ha qualche volta notizie utili. Come questa :
Berlino pensa a una mini-Schengen per dare una lezione a Italia e Grecia
“La Germania alla guida della “coalizione dei volenterosi” con Austria, Belgio, Lussemburgo Francia e Olanda contro le inadempienze dei partner sui migranti. Rischia anche l’euro”
In pratica, la signora vuole escludere Italia e Grecia da Schengen, perché vuole che ci teniamo tutti i profughi “siriani” (cosiddetti) che lei ha chiamato e che non vuole più; però usando la scusa che non abbiamo preso le impronte digitali, quindi siamo inadempienti…. Attenzione, perché può essere l’attuazione del progetto di Schauble ventilato ai tempi della distruzione della Grecia , di euro a due velocità (il che sarebbe bene) ma senza dichiararlo e dandone la colpa ai paesi inadempienti, del Sud Europa, mentre è una volontà berlinese da tempo elaborata. Non è una rinuncia alla politica di prepotenza e di arbitrio germanica, ma il suo rafforzamento, con espulsioni, esclusioni e sanzioni impartite ad libitum di Berlino e Bruxelles.
Da pochi giorni la UE ha aperto un processo contro il governo polacco, che accusa di “fare come Putin” e di “stroncare la libertà di stampa”. La grave colpa del governo nazional-cattolico di Jarosław Kaczyńsk ? Una proposta di legge che vuole che il consiglio di amministrazione della Radio e Tv di Stato siano nominati dallo Stato, ossia dal ministero delle Finanze. Contro questa proposta, s’è scagliato il furente presidente del Parlamento europeo, Schulz (il Kapò): “E’ la putinizzazione della Polonia”. Kaczynki “infrange i valori comuni europei”; ha tuonato il commissario (tedesco) Oettinger. Ed ha cominciato la procedura d’infrazione contro la Polonia.
Ora, come fa’ notare un sito, anche la Rai italiana è controllata dai partiti di governo. Senza che ciò susciti le ire di Berlino per la rottura dei valori europei. Sarà perché la Rai TV fornisce sempre e solo le versioni ufficiali?
Vedremo. La Cancelliera ha convocato nel suo ufficio Matteo Renzi per il giorno 29: non le è piaciuta la piccola insubordinazione de “l’amico Renzi” in fatto di Northsteam, sanzioni alla Russia, ed altri piccoli segni di indipendenza. Naturalmente lo vorrà punire, ma lo accuserà per gli sforamenti di bilancio, cosa tipicamente tedesca. In realtà ha messo in dubbio l’egemonia della Prussia; e lei ha bisogno di rafforzare il suo potere, che all’interno vacilla…. Attenti, qui altro che ISIS, come pericolo.
“Noi siamo testimoni di un disprezzo ogni giorno maggiore dei principi fondamentali del diritto internazionale”, come disse Putin a Valdai nel 2007. Ma già, Putin è aggressivo, guerrafondaio, omofobo.