Israel genocide tracker. L’account X che inguaia i soldati israeliani

di Valerio Savioli

I social sono spesso considerati un ricettacolo delle peggiori tendenze dell’uomo contemporaneo, ma con tutta probabilità una considerazione come questa dovrebbe essere rivista. Al di là delle raffinate meccaniche sviluppate da chi detiene impareggiabili leve finanziarie, capaci di assoldare le migliori menti del pianeta, influenzare l’opinione pubblica per estrarne preziosi dati e veicolare uno stile di vita sempre più a debito, entro queste celebri reti sociali vengono messi a nudo importanti quote delle reali propensioni di ognuno di noi, abitanti della cosiddetta postmodernità liquida, entro la cui ormai celebre liquefazione si evidenziano, quasi alla stregua di quel processo noto in chimica come “gassificazione”, i residui che un tempo sarebbero rimasti celati, sia per l’indisponibilità tecnica del mero mezzo, che per la custodia morale, vecchio arnese di tempi dimenticati.

Entro i filamenti digitali delle apparentemente sconfinate reti sociali la parola d’ordine è una sola: condivisione, meccanismo che, in virtù degli accordi sottoscritti fedeli ai celebri “standard della community”, ha come obiettivo quello di rinforzare ab infinitum messaggi, e quindi stili di vita, auspicati dal sistema tecnofinanziario dominante.

Quindi, se al prolet, la cui penna orwelliana ne tratteggia egregiamente i tratti più infimamente disperati propri della massa disgregata, la cui segregazione è incanalata esclusivamente verso lo sfogo bestiale di pulsioni, la cui sterilità effettiva aumenta di pari grado rispetto al cieco e forsennato inseguimento di una inconcludenza orgasmica, vengono concessi gli Instagram e i Tik Tok, ai membri privilegiati del partito esterno, sempre per rimanere nella distopia orwelliana, viene concesso un altro tipo di sfogo, quello in cui il male viene esibito come trofeo, vero e proprio feticcio identitario la cui peculiarità e contraddistinta dall’assenza di qualsivoglia afflato morale, una mancanza che si nutre del silenzio assenso di chi, pavido o ignavo, incurante sopravvive.

Genocide Tracker: le gesta social del “most moral army in the world”

Israel Genocide Tracker (1) (@trackingisrael) è un account X fondato a maggio, il suo obiettivo è divenuto, quasi immediatamente, quello di scansionare i social media per raccogliere e diffondere post in cui gli stessi soldati israeliani si vantavano delle loro azioni a Gaza. Il profilo X, citando Middleeast Eye (2), pubblica “un profilo per ciascun soldato, comprese informazioni personali come nome, età, origine familiare e unità dell’esercito.”

Tra i tanti raccolti ed esposti in quella che si potrebbe tranquillamente definire la galleria degli orrori del genocidio più documentato della storia, si passa dal profilo del riservista Ofek Tavor (3), della 444th Mobility Unit, il quale oltre ad aver pubblicato una serie di istantanee di guerra degne del peggiore film d’azione di Hollywood, in occasione di una vacanza in Europa ha anche avuto il buongusto di diffondere fotografie, scattate, a mo’ di selfie, dalla sua ragazza, in cui si abbassa i pantaloni ai piedi di un altare di una chiesa in Romania. Un richiamo talmudico? Chissà…

Yarden Iluz (4) è invece un agente immobiliare, la sua attività social alterna rasserenanti momenti in cui, servendo la brigata Givati (Battaglione 9208), posa a pochi metri dalle rovine di Gaza o mentre imbraccia un lanciarazzi il cui proiettile appare giunto a destinazione. Non manca l’occasione per riposarsi da tutto quello stress, ecco Yarden così ricomparire a Dubai, ai piedi degli iconici grattacieli degli emirati, gli stessi resi celebri da stuoli di influencer contemporanei.

Rimarchevole lo spunto offertoci dal capitano Bezalel Vieberman dell’Unità per le operazioni speciali di Givati, indaffarato con le spiacevoli incombenze dei campi profughi palestinesi di Jabalia. Balza all’occhio la didascalia sotto a un breve video in cui, a fila indiana, profughi disperati mestamente procedono verso l’ignoto: “Siamo diventati gli inseguitori… GAZA SARÀ LASCIATA UN CIMITERO. (5)

Yehonatan Bensimon (6) è invece un musicista della 188sima Brigata Corazzata autore di una serie di post in cui compare una moschea razziata, una fila di prigionieri denudati e inginocchiati ai piedi di un palazzo incenerito, a pochi passi un Hummer americano e alcuni scatti sereni in una metropoli statunitense, con tutta probabilità dove risiede.

Yuval Alon (7) invece è un riservista con spiccate doti fotografiche. La sua attività social, infatti, offre un vero e proprio tour della Facoltà di Medicina dell’università di Gaza. La struttura, dopo essere stata crivellata a dovere, è ora una base operativa dell’IDF. Che questo scontro sia intriso di venature religiose è cosa assai nota (sul legame tra politica israeliana e giudaismo si rimanda, tra le altre, all’utile lettura di Storia ebraica e giudaismo. Israel Shahak), infatti in questa breve rassegna non possiamo non menzionare, tra i tanti post di soldati in cui la retorica messianica religiosa fa capolino, le parole di quello che secondo @genocidetracker sarebbe un rabbino impegnato al fronte: “Ciao a tutti, stiamo facendo ritorno dal raid e dalle esplosioni fatte alla città turistica di Nuseirat. Sulla strada del ritorno abbiamo affrontato un po’ di discorsi biblici (Torah). Nei pressi di una delle nostre spiagge preferite: ci sono cose spaventose al mondo, c’è un agnello, o qualcosa di simile, c’è un cadavere qui vicino a noi [visibile nel video (8). NdA], ora lo nasconderò così che non dobbiate vederlo. Ci sono proprio cose spaventose al mondo… Una persona giusta si rallegrerà quando vedrà la vendetta. Bagnerà i suoi piedi nel sangue del malvagio. [si tratta del Salmo 58:10 NdA] Oh wow…Parole della Bibbia non dovrebbero essere proferite con tutto questo tanfo.”

I tweet diffusi dalla pagina hanno ben poco da invidiare (9) alle indimenticabili immagini di Abu Ghraib.

I soldati adesso hanno paura

Secondo Middleeasteye (10), la quale cita TRT e l’emittente israeliana Channel 12 News, “diversi soldati hanno espresso preoccupazione per l’account. ‘Temo che potrebbero cercare il mio nome su Google e trovarlo lì’ ha detto un soldato a Canale 12.”

Una preoccupazione, quella dei soldati israeliani, che non pareva fosse presente quando questi diffondevano istantanee delle loro gesta sui social.

Nel mondo capovolto che siamo costretti ad abitare siamo abituati alle infinite e calunnianti liste di proscrizione stilate, anche a chi semplicemente osi criticare le politiche di Israele, dalla celeberrima e potentissima Antidefamation League (ADL) o dall’altrettanto noto Canary Mission. È invece sufficiente un selfie adolescenziale (11) che manda a quel paese Israele, per guadagnarsi la schedatura, condita da relativa sfacciata, prepotente e tronfia attività di pressione pubblica, da parte di @StopAntisemitism.

Mettere in evidenza l’attività social di questi soldati diviene invece immediatamente un problema da risolvere.

Censura liberaldemocratica

Mentre, a seguito delle proteste dilagante nei campus americani, procede a gonfie vele l’iter legislativo per l’approvazione dell’Antisemitsm Awareness Act, per ricordare al Lettore il grado di controllo che determinate lobby esercitano nel cuore della “più grande democrazia del mondo” (sic!) citiamo le parole di Dillon Hosier, amministratore delegato dell’Israel Civic Action Network ed ex funzionario di alto livello presso il Consolato Generale di Israele a Los Angeles: “Dopo il 7 ottobre [abbiamo implementato] un Iron Dome per Israele qui negli Stati Uniti, dove monitoriamo ogni funzionario eletto a ogni livello di governo. Ogni commissione del consiglio scolastico, dai social media ai comunicati stampa ai documenti ufficiali, stiamo monitorando il tutto (12).”

Se questo non bastasse, a completare il quadro, il più grande degli idoli della libertà di pensiero, l’eroe dei nostrani sovranisti, pardon, patrioti, anzi ora si fanno chiamare conservatori: Elon Musk. X avrebbe infatti già proceduto a censurare (13) i post di @trackingisrael.

Doppio standard e doppia morale, il riflesso di un Occidente ormai al tramonto.

Valerio Savioli

NOTE

1) https://x.com/trackingisrael

2) https://x.com/MiddleEastEye/status/1851396933513781589

3)https://x.com/trackingisrael/status/1850998777806799193?t=hOmRCwnUTksz04W2R2jkKg&s=08

4)https://x.com/trackingisrael/status/1850971942204895262?t=d9wLpwgqJLQyLvu21ORDIA&s=08

5) https://x.com/trackingisrael/status/1850282074927771941/video/2

6)https://x.com/trackingisrael/status/1850258681499398354?t=nicuoYb6r9coHesBEepdXQ&s=08

7)https://x.com/trackingisrael/status/1850247274028249090?t=xNXHx2dqgujtpVioxEWlQA&s=08

8) https://x.com/trackingisrael/status/1813279493613842492

9) https://x.com/trackingisrael/status/1810669710674997566

10) https://www.youtube.com/watch?v=nOQb4hYz4Ak&ab_channel=MiddleEastEye

11) https://x.com/StopAntisemites/status/1397241985220677633

12) https://x.com/infolibnews/status/1851609117237923855

13) https://x.com/trackingisrael/status/1851579208306196505