“Intere famiglie sono state macellate, bambini, donne e vecchi uccisi nelle loro case, un altro giorno buio per la Siria”, scrive il giornalista britannico-siriano Danny Makki. E aggiunge: “Se 166 esseri umani fossero stati massacrati in qualunque altro paese che la Siria, sapendo che è stato l’ISIS, sarebbe stata prima notizia mondiale”.
https://www.zerohedge.com/news/2018-07-25/death-toll-isis-suicide-attack-syrian-city-climbs-215
Invece, silenzio. In realtà, ultime notizie parlano di 215 civili macellati. E’ accaduto mercoledì a Sweida, la piccola capitale del meridione siriano lungo il confine della Giordania; quello che Israele vuole prendersi o almeno controllare (e che controlla con “l’ISIS”). All’alba, mentre i venditori di frutta e verdura allestivano le prime bancarelle del mercatino. Un suicida in moto si è fatto esplodere; poi altri attentatori suicidi – coordinati e simultanei – hanno fatto altre vittime (ha detto l’agenzia statale Sana) “nei villaggi di al-Matouneh, Douma, Tima, al-Shabaki e Rami nel nord-est della provincia”, l’esercito ha ucciso almeno due terroristi prima che mettessero a segno la loro strage.
Che questi terroristi “islamici” siano manovrati da Israele non è nemmeno più una notizia. L’evacuazione dei Caschi Bianchi effettuata da Israele, prova che questa pseudo “protezione civile” di Al Qaeda era una unità combattente manovrata da Sion; inoltre il 24 luglio, missili israeliani hanno abbattuto un Sukhoi-22 siriano che stava colpendo i terroristi “dell’ISIS” all’interno del territorio siriano. Dopo che si è autodefinito stato razziale degli ebrei, Israele ha accelerato freneticamente la sua attività omicida; intensificato il genocidio di Gaza; sta guidando l’ISIS (o quel che ne resta) nella devastazione dei raccolti agricoli e delle infrastrutture sirino-irachene. La loro centrale, ‘Intelligence Meir Amit e dal Centro di informazione sul terrorismo , comunica che “i terroristi islamici” hanno interrotto la linea elettrica di alimentazione fra Tikrit, Hawija e Bajii in Irak, e tentato di incendiare campi di grano nella zona. La mano del Mossad ha ucciso due palestinesi, un medico e uno scienziato non meglio specificato, in Algeri: Suliman al-Farra, 34 anni e Mohammed Albana, il medico, di 35 entrambi originari di Khan Jounes, Gaza.
https://www.presstv.com/DetailFr/2018/07/23/568971/2-Palestiniens-seraient-tus-par-le-Mossad–Alger
Frenetici, sentono vicina la vittoria, il possesso della Promessa, l’instaurazione del Regno quando “spargerò il terrore di te fra tutte le nazioni”. Domenica 1300 coloni ebraici hanno violato la moschea di Al Aqsa e celebrato “riti ebraici” lì dove credono fosse il sancta sanctorum del loro tempio, il solo posto al mondo dove ritengono di poter ricelebrare il sacrificio che costringerà YHVH a tenere fede al Patto. Erano con loro un ministro e dei parlamentari; i poliziotti israeliani li scortavano, hanno arrestato i fedeli arabi che si trovavano nella moschea, e pestato i commercianti palestinesi.
Non li fermerà certo la caduta di una grossa pietra dal Muro del Pianto, la base del futuro Tempio, avvenuta subito dopo la fine del digiuno ebraico che ricorda la distruzione del primo e secondo Tempio, precedenti. Non sono i soli, del resto, a infischiarsene di segni dal Cielo: non c’è personalità che oggi non senta il rovente fiato satanico in questu incendi che devastano dalla Svezia alla Grecia, in questi morti carbonizzati, nella miseria e fame che promettono (a cosa si ridurrà il turismo, risorsa necessaria nella Grecia già dissanguata da Berlino?), negli omicidi per stupro sessuale – un’intera parte di umanità che ha perduto Dio si sente “libera” di fare tutto senza vergogna alcuna, senza più il minimo timore del Castigo che persino la Chiesa – la neo-Chiesa di Bergoglio – assicura non ci colpirà, perché Dio è “buono”, “accogliente”, al massimo annullerà come non fossero mai esistite le anime malvage…
In quest’alito rovente satanico, ovviamente, non è politicamente corretto scorgere il ruolo centrale della falsa Sion. Quindi silenzio sulla strage di civili che la sua ISIS ha compito in Siria, in zona drusa, risparmiata fino ad ora dalle stragi di cui l’Occidente ha riempito il resto della Siria, perché questa era zona cui Israele mira. Silenzio sulla guerra senza vergogna che Netanyahu e i suoi apparati stanno prolungando in Siria, oltre ogni limite umano: sta opponendosi all’eradicazione delle bande islamiche(le “sue” bande) dalla vallata di Yarmuk, sta nello stesso tempo dissanguando l’esercito regolare siriano impegnandolo in una guerra di usura, senza fine; mai dissetata di omicidio e strage, vera figlia di colui che fu Omicida fin da Principio.
A questi motivi, il generale siriano Amin Htaite, intervistato lungamente dalla tv di Damasco, ne aggiunge un altro: Netanyahu “esprime il suo furore di fronte allo scacco che ha subito a Mosca”. Nella sua ultima visita nella capitale russa, Netanyahu aveva preteso da Lavrov che l’esercito siriano desistesse dall’operazione di “ripulitura” della zona del sud-est siriano- quella che Israele mira ad annettersi e che – il ritiro dell’Iran e di Hezbollah dalla Siria, e l’applicazione degli accordi di “de-escalation” con i ribelli locali secondo il desiderio israeliano, sostanzialmente il mantenimento indefinito dello status quo e la ratifica dell’annessione delle alture del Golan, siriane, che Israele occupa dai decenni.
Secondo il generale, la Russia ha risposto che: le operazioni nel Sud sarebbero proseguite fino all’eradicazione dei terroristi; che spetta al governo siriano decidere chi deve restare sul suo territorio e chi no; che la pacificazione doveva concludersi, un giorno o l’altro, col ritiro di Israele da Golan. Netanyahu, “fulminato” da questa posizione, avrebbe reagito facendo abbattere il vecchio Sukoi siriano.
Messa di fronte allo svanire dei suoi sogni di espansione nel Sud-Est siriano, frustrata dall’avanzata dell’esercito regolare fino alla zona della sua frontiera, rabbiosa infine al più alt grado “per il vertice di Helsinki” fra Trump e Putin “dove non ha ottenuto niente”, Israele starebbe gettando sul tavolo “tutte le sue carte, intervenendo direttamente con la sua aviazione, le sue artiglierie, i suoi agenti, le sue spie” e i suoi terroristi di riferimento.
Secondo il generale, l’effetto della frenesia israeliana sarà che “la promessa non realizzata di fornire alla Siria il sistema anti-aereo S-300 diventa più realista e realizzabile”, perché “la Russia non può in nessun caso ignorare la messa in pericolo di operazioni militari che appoggia e a cui partecipa, per una aggressione israeliana che la sfida direttamente. La Russia non può conservare la sua neutralità in questo caso”.
La frenesia di Sion condurrà a fornire gli S-300? Forse questa è più una speranza del generale siriano, che per adesso, una realtà. Le menti fredde di Putin e di Lavrov stanno valutando i pro e soprattutto contro di una simile escalation, specie alla luce dei rapporto apparentemente migliorati con Trump dopo Helsinki.
Ma il ministro russo della Difesa, Sergei Shoigu, ha alzato la voce. Ha nonostante le parole dell’Europa , “la NATO si sta potenziando all’Est, guadagna forza e slancio. Vuole impedire alla Russia di diventare un attore geopolitico – vuole impedirle di avere alleati”. Ora, l’alleato migliore della Russia è Damasco. Se viene messo in pericolo, sarà necessario fornire i missili, ossia quella escalation apocalittica del conflitto che Sion desidera e sogna come coronamento del suo Regno.