Ricevo e posto:
Rivista italiana Difesa: Giorgia Meloni avrebbe sciolto la riserva e deciso di inviare a Kiev la batteria Samp-T da 800 milioni di euro dopo aver “parlato” con Biden, vale a dire ricevuto ordine, tre giorni fa. Quando questo sistema anti-missile, mai testato in guerra, verra’ distrutto, visualizzate il fumo di quelle centinaia di milioni di euro bruciati in qualche angolo dell’Ucraina.
@LauraRuHK
E dovrà anche ratificare il MES, senza le variazioni che sperava poter trattare :
“Gli emendamenti alla riforma del Trattato del #Mes non saranno negoziati. Dovrà essere ratificata così com’è”. Lo ha dichiarato un alto funzionario dell’Ue rispondendo a una domanda sulle richieste dell’Italia di modificare il Mes, il Fondo salva-Stati, prima della ratifica
Si noti il tono di imperio con cui ormai ci possono trattare anonimi funzionari della UE. Ma ormai è fuori strada chi se la prende con la Meloni, o la schernisce per la sua giravolta. Significa non capire – non voler capire – che quella in atto è una dittatura oligarchica che sottrae ogni potere, anche minimo a un governo eletto – c he ci ha incatenato collo mani e piedi; e che il consenso a questo incatenamento è stato voluto, perseguito , stretto di catene sempre più pesanti da decenni da altri italiani, di altri partiti o del partito del Compasso, detti “tecnocrati” a capo della banca centrale; da Guido Carli a Ciampi, da Amato a Padoa Schioppa a Draghi, ci hanno stretto la vita al collo col “vincolo esterno”: cioè subordinando sempre più la liberà politica degli italiani a un ente straniero, ai “mercati esteri”, a una potenza che vollero straniera che ci guardasse, nel proprio interesse, malevolmente.
Il “vincolo esterno “ a cui ci hanno assoggettati costoro è dovuto ad odio degli italiani. Del nostro spirito inventivo, della nostra originalità vissuta da loro come indisciplina e furbizia. Odio: lo scrisse apertamente l’ex-governatore della Banca d’Italia Guido Carli : “La nostra scelta del ‘vincolo esterno’ nasce sul ceppo di un pessimismo basato sulla convinzione che gli istinti animali della società italiana, lasciati al loro naturale sviluppo, avrebbero portato altrove questo Paese”. (Guido Carli, Cinquant’anni di vita italiana).
Questo “altrove” da impedire ad ogni costo era quella eredità del fascismo – invenzione italiana di successo di capitalismo pubblico – integrata nel dopoguerra dal cattolicesimo democristiano in stato sociale, e col “miracolo economico” prodotto dagli “istinti animali italiani” in società del benessere. La volontà di costoro era di metterci come popolo sotto la sferza del neoliberismo, a cominciare dall’esporre il nostro debito pubblico al giudizio dei “mercati” esteri intesi proprio come frusta, allo scopo primario di svalutare i salari, dunque il lavoro troppo imprevedibilmente creativo: Anche questo per odio, come disse uno di loro Padoa Schioppa: le nostre riforme hanno obbedito a “un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’ individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità“.
Il trattato di Maastricht, l’entrata nella moneta unica straniera strutturalmente deflattiva, nel liberismo strutturalmente austeritario a guida tedesca con l’obbligo di “rientrare dal debito pubblico” a tappe forza – non l’ha fatto Giorgia Meloni. L’hanno fatto gli altri, da 50 anni, fra gli applausi e l’approvazione dei media – fino a che salari italiani sono stati gli unici a non crescere negli ultimi 30 anni.
Inutile prendersela col suo governicchio incatenato mani e piedi e collo da decine di catene sempre più paralizzanti, ultima quella della UE che si identifica con la NATO per continuare la guerra in Ucraina “fino alla vittoria” e dal MES come scelta obbligata “così com’è”. E’ tardi, è arrivata tardi. E governo un popolo che decenni di austerità hanno a tal punto immiserito e dequalificato (con reddito di cittadinanza ormai al livello dei salari), che non ha più la cultura, anzi l’Istruzione per capire cosa è il “vincolo esterno” e combatterlo coscientemente.
Leggetevi, per capire meglio a quale cappio di ferro ci hanno appesi, questo, anzi in quale Vergine di Norimberga ci hanno chiusi con gli applausi dei media e le pressioni degli “economisti”
VERSO IL MES/ “È una nuova agenzia di rating, ecco la trappola pronta per l’Italia”
La Meloni è pronta a ratificare il Mes, ma giura di non volervi ricorrere. Non dipenderà da lei, ma dall’articolo 3 del trattato. Ecco come e perché
Intervista a Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale nell’Università Cattolica di Milano:
Almeno questa parte:
[…]
Ipotizziamo di ratificare il trattato. Abbiamo però al governo qualcuno che giura “col sangue” – come ha detto la Meloni – di non fare ricorso al Mes.
Lei conosce un altro Paese con un debito pubblico sopra il 150%, che non ha margini di bilancio, e che deve rinnovare 450 mld di titoli di Stato per l’anno in corso nel contesto che le ho descritto prima? Piaccia o non piaccia, questa è l’eredità del Governo Draghi. Il risultato è che chi è venuto dopo si trova esposto alla tempesta perfetta.
Allora giurare di non fare ricorso al Mes sono parole, nella migliore delle ipotesi, senza senso.
Se i candidati a ricorrere al Mes siamo noi, è chiaro che ratificando la riforma si rende tutto più facile, vista l’accelerazione delle procedure di ristrutturazione del debito che si vuole introdurre. Glielo dimostra il fatto che del Mes in questi termini si parli solo in Italia e non, ad esempio, in Francia o Spagna, che pure messe troppo bene non sono. Se ne parla in Italia perché, a meno di qualche crisi improvvisa del settore bancario, i bersagli dell’“aiuto” del Mes siamo noi. Anche perché, a parte i discorsi da anime belle, nel caso di una crisi bancaria di normale entità i soldi del Mes sarebbero insufficienti. Per cui si torna al punto di partenza.
Questo ci introduce, mi pare, a quello che di fatto nessuno ha messo in rilievo finora, e che lei ha richiamato nella nostra ultima intervista spiegando le novità del Mes riformato, tra le quali c’è “il monitoraggio, in teoria ad uso interno, della situazione di finanza pubblica dei singoli Stati, indipendentemente dalle richieste di sostegno”. Di che cosa stiamo parlando esattamente?
Del fatto che la riforma prevede l’attribuzione al Mes (art. 3) di una funzione di monitoraggio dell’andamento dei conti pubblici ulteriore rispetto a quella già prevista in capo alla Commissione. È da tempo che in ambienti europei si lamenta l’eccessiva “politicità” della Commissione: da qui le pretese di trasformare l’European Fiscal Board (o Comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche, ndr) in una specie di autorità “non politica”, che si aggiunga alla Commissione e ne “controlli” l’attività.
Quindi?
Visto che questa ipotesi è tramontata, questo obiettivo si raggiunge ora con il Mes. È un punto che è sfuggito a molti e su cui si è molto poco insistito, ma che è molto rilevante. Questa funzione di monitoraggio è stata presentata come un’attività preventiva, ad uso interno, finalizzata a mettere il Mes nelle condizioni di rispondere in caso di richiesta di supporto finanziario.
Che cosa dice il testo?
“Se necessario per prepararsi internamente a poter svolgere adeguatamente e con tempestività i compiti attribuitigli dal presente trattato, il Mes può seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei suoi membri, compresa la sostenibilità del debito pubblico, e analizzare le informazioni e i dati pertinenti. A tal fine il direttore generale collabora con la Commissione europea e la Bce per assicurare totale coerenza con il quadro di coordinamento delle politiche economiche stabilito dal Tfue”.
In pratica cosa fa l’articolo 3 del trattato riformato?
Trasforma il Mes in un’agenzia di rating sui conti pubblici statali, con tutti i rischi che ne vengono. È stupefacente che si sia adottato un testo del genere da parte dei rappresentanti italiani. Lei ricorda le polemiche di dieci anni fa, ai tempi della Grecia, sullo strapotere delle agenzie di rating e sul loro ruolo poco trasparente nell’orientamento dei mercati? Ecco, l’art. 3 istituirebbe finalmente l’agenzia di rating europea dei debiti sovrani, e questa sarebbe il Mes. Però ad “uso interno”. Non so se ci rendiamo conto.
Perché preoccuparci, se il monitoraggio avverrebbe ad uso interno?
Le dice nulla il fatto che già in questi giorni siamo stati inondati da interventi di “funzionari” del Mes che commentano la questione della ratifica? Per non parlare delle visite di direttore e segretario generale nei giorni scorsi. Il protagonismo del Mes è preoccupante. Lei capisce che la raccolta e l’eventuale diffusione di informazioni del genere è una questione delicatissima. E se questo aggiunge che dal 2012 tutti funzionari, i locali, gli archivi e i documenti del Mes sono coperti da immunità diplomatica (art. 32), appare evidente, come diciamo da anni, che il Mes è una banca con le prerogative degli Stati sovrani.
Questo lo abbiamo già spiegato, ma è meglio ripeterlo.
In pratica i funzionari del Mes non possono commettere reati perché non possono essere né perseguiti, né indagati da alcuna giurisdizione degli Stati aderenti al trattato. È un potere impressionante, limitato solo da procedure di auditing interno.
Diciamo che una banca alla quale non ho intenzione di chiedere un mutuo ha il potere di venire a raccogliere dati e informarsi sui conti di casa mia per valutare – naturalmente “ad uso interno” – il mio merito di credito. Il tutto nella prospettiva di intervenire in mio “aiuto” nel caso si spargesse la voce per cui, essendo io in difficoltà, le altre banche non mi volessero più prestare soldi. Se lei considera che, in più, i funzionari di questa banca si trovano in una condizione di immunità assoluta, lei capisce che la cosa può essere un tantino incauta.
Cosa deve fare secondo lei il Governo?
Non è in una posizione facile. Il Governo Draghi non ha lasciato alcun margine di bilancio; non ha approfittato dei bassi tassi di interesse; ha lasciato in sospeso buona parte dei dossier del Pnrr, nonostante i pubblici elogi di chi vedeva in Draghi una specie di Cromwell redivivo che commissariava lo Stato per il bene del Commonwealth. E cioè praticamente tutti. E badi che costoro sono gli stessi che adesso provano da un mese a trasformare la Meloni nella Regina Elisabetta. La verità è che, da un punto di vista logico, ratificare il trattato e chiedere soldi al Mes, con la rovina che ne seguirebbe, sono due cose distinte.
[…]
Leggete anche qui:
Olaf Scholz
A Germania e Francia i tre quarti degli aiuti di Stato nell’Ue. Per l’Italia meno del 5%
Su 540 miliardi di sussidi e prestiti avallati da Bruxelles, oltre 260 sono stati erogati da Berlino, 160 da Parigi e solo 25 da Roma. I numeri della Commissione fotografano l’abisso nelle politiche contro il caro energia
di Claudio Paudice
E qui:
E i nostri difensori?
https://twitter.com/PraesesMundi/status/1613853898271514626
E i media? Da settimane si occupano delle accise sulla benzina…